Testo ripreso da Internationale Presse Korrespondenz, 14 marzo1923, n.48, p. 378, in traduzione italiana da Aldo Agosti, La Terza Internazionale - Storia documentaria, vol I,2, pp.814-816.
La giustizia imperialista in India ha condannato 172 uomini a morte. Un anno fa 228 uomini, accusati di aver preso parte ai disordini che condussero all'incendio della stazione di polizia di Chauri-Chaura e all'assassinio di 22 poliziotti furono rinviati a giudizio. Ora 172 uomini dovrebbero essere giustiziati per la morte di 22 poliziotti, caduti in difesa «della legge e dell'ordine». La ferocia di questo crimine giudiziario è ineguagliata perfino nella storia sanguinosa del dominio britannico sull'India.
Fin dal 1919 l'India è stata teatro di assassinii di massa e di brutali repressioni. A cominciare da Amritsar, l'imperialismo britannico ha fatto liberamente uso per ogni dove di carri armati, bombe, mitragliatrici e baionette per soffocare le popolazioni ribelli in un bagno di sangue. Più di 30.000 uomini e donne sono in prigione con imputazioni varie per aver preso parte al movimento nazionalista. Più di 6.600 contadini poveri del Malabar stanno scontando condanne ai lavori forzati, 5 sono stati fucilati e 70 impiccati. Nel Punjab, 5.000 contadini sikh sono in prigione, sottoposti a percosse e maltrattamenti. Questa scandalosa lista dovrebbe ora allungarsi con la condanna di 172 uomini alla forca.
La grande maggioranza dei condannati è rappresentata da contadini poveri, spinti alla rivolta dall'insopportabile carico delle tasse di guerra e dal rialzo dei prezzi. La rivolta era diretta sia contro i proprietari terrieri indigeni che contro il governo straniero, poiché gli uni e l'altro succhiano il sangue dei contadini. Essa prese la forma di una gigantesca dimostrazione di massa con slogan nazionalisti e sotto la direzione dei nazionalisti stessi. Le dimostrazioni erano pacifiche, perché i leader del movimento nazionalista sono pacifisti piccolo-borghesi che credono nella vittoria della non-violenza. Ma l'imperialismo non può permettere nemmeno una dimostrazione pacifica di masse disarmate. La polizia di Chauri-Chaura aprì il fuoco su una folla di circa 3.000 persone che si stava dirigendo a un vicino mercato con l'intenzione di affiggervi manifesti contro la vendita di merci straniere. Questo atto provocatorio suscitò l'ira dei pacifici dimostranti, che assali la stazione di polizia, e tutti coloro che vi si trovavano furono uccisi. Il numero delle perdite fra i rivoltosi non è stato mai stabilito, ma è facile immaginare l'effetto del fuoco aperto su 3.000 persone. L'indignazione si diffuse rapidamente nei vicini distretti e si sviluppò in una pericolosa rivolta agraria, che fu repressa da forze militari rapidamente adunate. Il numero dei caduti sotto la mano spietata «della legge e dell'ordine» è sconosciuto; dopo la rivolta furono effettuati molti arresti, e 228 persone furono rinviate a giudizio sotto l'accusa di omicidio e incendio. La causa si è conclusa con l'emanazione di 172 condanne a morte.
Il proletariato internazionale, che sta conducendo un'aspra lotta contro il capitalismo in ogni parte del globo, non permetterà che questo massacro imperialista abbia luogo senza la sua protesta. La rivolta delle masse lavoratrici dei paesi coloniali è un elemento possente nella lotta rivoluzionaria per il rovesciamento della dittatura borghese e per l'instaurazione di un nuovo ordine sociale. L'imperialismo sta cercando di soffocare la ribellione delle masse coloniali in un fiume di sangue, e il proletariato dei paesi imperialisti non può rimanere indifferente. Un'azione energica deve essere intrapresa a sostegno dei nostri compagni indiani, che stanno conducendo una lotta sanguinosa contro il terrore imperialista.
Lavoratori e lavoratrici! Organizzate assemblee di protesta e dimostrazioni che bollino a fuoco questo tentativo di massacro imperialista, e esigete la libertà dei condannati! Fate appello alla Seconda Internazionale e alla Federazione sindacale internazionale di Amsterdam perché chiedano alla loro colonna, il Labour Party inglese, di salvare la vita dei 172 contadini indiani il cui solo crimine era la fame: una fame insopportabile in cui li ha piombati l'obbligo di contribuire in modo troppo gravoso alla «guerra per la democrazia». Fate appello all'Internazionale due e mezzo perché prema sul suo pilastro, l'Independent Labour Party, e lo induca a provare nei fatti la sua nobile professione di pacifismo!
Proletari della Gran Bretagna! È vostro dovere assumere la direzione di questa campagna. Chiedete al Labour Party di intraprendere un'azione parlamentare contro questo crimine sanguinoso dell'imperialismo britannico. Se i dirigenti riformisti non possono essere spinti all'azione nemmeno da una violazione così flagrante di quella legge morale e giuridica che riconoscono vincolante per gli altri, abbandonate questi dirigenti e intraprendete azioni dirette voi stessi in appoggio al diritto dei popoli soggetti a ribellarsi e per affermare la solidarietà delle masse lavoratrici nella lotta contro il capitalismo.