Le Tesi di Roma
La tattica del Partito comunista


Le tesi sulla tattica del Partito, dette Tesi di Roma, furono pubblicate sulla stampa comunista in vista del II Congresso del PcdI che si tenne a Roma dal 20 al 24 marzo 1922 e illustrate al Congresso da Amadeo Bordiga e Umberto Terracini. Il testo che pubblichiamo è tratto dal volume: "Da Gramsci a Berlinguer. La via italiana al socialismo attraverso i congressi del Partito comunista italiano, vol. I, 1921-1943", Edizioni del Calendario, 1985, pp. 79-96.


Premessa

  Le presenti tesi hanno per oggetto il problema generale dei modi e dei criteri coi quali si deve esplicare l'azione del Partito comunista per la realizzazione del suo programma e il rag­giungimento delle sue finalità, del metodo con cui il partito determina l'entità e la direzione dei suoi movimenti e delle sue iniziative. Gli aspetti particolari di questo problema, in quanto si prendano a considerare date sfere di attività del partito (quistione parlamentare, sindacale, agraria, militare, nazionale e coloniale, ecc.) non sono qui partitamente considerati, formando essi oggetto di altre discussioni e risoluzioni, dei congressi internazionali e nazionali. Le presenti tesi hanno come loro punto di partenza il programma adottato dal Partito comu­nista d'Italia a Livorno, quale espressione e risultato della dottrina e del metodo critico propri dell'Internazionale comunista e del partito. [...]


I. Natura organica del Partito comunista

  1. Il Partito comunista, partito politico della classe proletaria, si presenta nella sua azione come una collettività operante con indirizzo unitario. I moventi ini­ziali pei quali gli elementi e i gruppi di questa collettività sono condotti ad in­quadrarsi in un organismo ad azione unitaria sono gli interessi immediati di gruppi della classe lavoratrice suscitati dalle loro condizioni economiche. Carattere es­senziale della funzione del Partito comunista è l'impiego delle energie così in­quadrate per il conseguimento di obbiettivi che, per essere comuni a tutta la clas­se lavoratrice e situati al termine di tutta la serie delle sue lotte, superano attra­verso la integrazione di essi gli interessi dei singoli gruppi e i postulati immediati e contingenti che la classe lavoratrice si può porre.

  2. La integrazione di tutte le spinte elementari in una azione unitaria si mani­festa attraverso due principali fattori: uno di coscienza critica, dal quale il partito trae il suo «programma», l'altro di volontà che si esprime nello strumento con cui il partito agisce, la sua disciplinata e centralizzata «organizzazione». Questi due fattori di coscienza e di volontà sarebbe erroneo considerarli come facoltà che si possano ottenere o si debbano pretendere dai singoli poiché si realizzano solo per la integrazione dell'attività di molti individui in un organismo collettivo unitario.

   3. Alla precisa definizione della coscienza teorico-critica del movimento comu­nista, contenuta nelle dichiarazioni programmatiche dei partiti e della Interna­zionale comunista, come all'organizzarsi degli uni e dell'altra, si è pervenuti e si perviene attraverso l'esame e lo studio della storia della società umana e della sua struttura nella presente epoca capitalistica, svolti coi dati, colle esperienze e nella attiva partecipazione alla reale lotta proletaria.

   4. La proclamazione di queste dichiarazioni programmatiche come la designa­zione degli uomini a cui si affidano i vari gradi della organizzazione di partito si svolgono formalmente con una consultazione a forma democratica di consessi rappresentativi del partito, ma devono in realtà intendersi come un prodotto del processo reale che accumula gli elementi di esperienza e realizza la preparazione e la selezione dei dirigenti dando forma al contenuto programmatico ed alla co­stituzione gerarchica del partito.


II. Processo di sviluppo del Partito comunista

  5. L'organizzazione del partito proletario si forma e si sviluppa nella misura in cui esiste, per la maturità di evoluzione della situazione sociale, la possibilità di una coscienza e di una azione collettiva unitaria nel senso dell'interesse gene­rale e ultimo della classe operaia. D'altra parte il proletariato appare ed agisce nella storia come una classe quando appunto prende forma la tendenza a costruirsi un programma e un metodo comune di azione, e quindi ad organizzare un partito.

   6. Il processo di formazione e di sviluppo del partito proletario non presenta un andamento continuo e regolare, ma è suscettibile nazionalmente ed interna­zionalmente di fasi assai complesse e di periodi di crisi generale. Molte volte si è verificato un processo di degenerazione per il quale l'azione dei partiti proletari ha perduto o vi si è andata allontanando, anziché avvicinando, quel carattere in­dispensabile di attività unitaria e inspirata alle massime finalità rivoluzionarie, frammentandosi nel dedicarsi alla soddisfazione di interessi di limitati gruppi operai o nel conseguimento di risultati contingenti (riforme) a costo di adottare metodi che compromettevano il lavoro per le finalità rivoluzionarie, e la preparazione ad esse del proletariato. Per tale via i partiti proletari sono spesso giunti ad esten­dere i limiti della loro organizzazione a sfere di elementi i quali non potevano ancora porsi sul terreno della azione collettiva unitaria e massimalista. Questo fatto è sempre stato accompagnato da una revisione deformatrice della dottrina e del programma, e da un allentamento della disciplina interna per modo che anziché aversi uno stato maggiore di capi adatti e decisi alla lotta si è consegnato il movimento proletario nelle mani di agenti larvati della borghesia.

   7. Da una situazione di tal genere il ritorno, sotto l'influsso di nuove situazio­ni e sollecitazioni ad agire esercitate dagli avvenimenti sulla massa operaia, alla organizzazione di un vero partito di classe, si effettua nella forma di una separa­zione di una parte del partito che, attraverso i dibattiti sul programma, la critica delle esperienze sfavorevoli della lotta, e la formazione in seno al partito di una scuola e di una organizzazione colla sua gerarchia (frazione), ricostituisce quella continuità di vita di un organismo unitario fondata sul possesso di una coscienza e di una disciplina, da cui sorge il nuovo partito. E' questo processo che in genera­le ha condotto dal fallimento dei partiti della Seconda Internazionale al sorgere della Terza Internazionale comunista.

   8. Lo sviluppo del partito comunista dopo lo scioglimento di una simile crisi, e con riserva della possibilità di ulteriori fasi critiche prodotte da nuove situazio­ni, si può per comodità di analisi definire come sviluppo «normale» del partito. Presentando il massimo di continuità nel sostenere un programma e nella vita della gerarchia dirigente (al disopra delle sostituzioni personali di capi infedeli o logorati) il partito presenta anche il massimo di efficace ed utile lavoro nel gua­dagnare il proletariato alla causa della lotta rivoluzionaria. Non si tratta qui sem­plicemente di un effetto di ordine didattico sulle masse e tanto meno della vel­leità di esibire un partito intrinsecamente puro e perfetto, ma proprio del massi­mo rendimento nel processo reale per cui, come meglio si vedrà innanzi, attra­verso il sistematico lavoro di propaganda, di proselitismo e soprattutto di attiva partecipazione alle lotte sociali, si effettua lo spostamento dell'azione di un sem­pre maggior numero di lavoratori dal terreno degli interessi parziali e immediati a quello organico e unitario della lotta per la rivoluzione comunista; poiché solo quando una simile continuità esiste è possibile, non solo vincere le esitanti diffi­denze del proletariato verso il partito, ma incanalare e inquadrare rapidamente e efficacemente le nuove energie acquisite nel pensiero come nell'azione comu­ne, creando quella unità di movimento che è condizione rivoluzionaria indispensabile.

   9 Per tutte le stesse ragioni va considerato come un procedimento affatto anor­male quello della aggregazione al partito di altri partiti o parti staccate di partiti. Il gruppo che si era fino a un tal momento distinto per una diversa posizione programmatica e per una organizzazione indipendente non arreca elementi util­mente assimilabili e viene ad alterare la saldezza della posizione politica e della struttura interna del vecchio dimodoché l'aumento di effettivi numerici è lungi dal corrispondere ad un aumento di forza e di potenzialità del partito, e potreb­be talvolta paralizzare il suo lavoro di inquadramento delle masse in luogo di agevolarlo. E' desiderabile che al più presto si affermi inammissibile nel seno della orga­nizzazione comunista mondiale la deroga a due principii fondamentali di orga­nizzazione: non può esservi in ogni paese che un solo partito comunista, e non si può aderire alla Internazionale comunista che per la via della ammissione indi­viduale nel partito comunista del dato paese.


III. Rapporti tra il Partito comunista e la classe proletaria

  10. La delimitazione e definizione dei caratteri del partito di classe, che sta a base della sua struttura costitutiva di organo della parte più avanzata della clas­se proletaria, non toglie, anzi esige, che il partito debba essere collegato da stretti rapporti col rimanente del proletariato.

   11. La natura di questi rapporti discende dal modo dialettico di considerare la formazione della coscienza di classe e della organizzazione unitaria del partito di classe, che trasporta una avanguardia del proletariato dal terreno dei moti spon­tanei parziali suscitati dagli interessi dei gruppi su quello della azione proletaria generale, ma non vi giunge con la negazione di quei moti elementari, bensì con­segue la loro integrazione e il loro superamento attraverso la viva esperienza, con l'incitarne la effettuazione, col prendervi parte attiva, col seguirli attentamente in tutto il loro sviluppo.

   12. L'opera di propaganda della sua ideologia e di proselitismo per la sua mili­zia che il partito continuamente compie, è dunque inseparabile dalla realtà del­l'azione e del movimento proletario in tutte le sue esplicazioni; ed è banale erro­re il considerare contraddittoria la partecipazione a lotte per risultati contingenti e limitati con la preparazione della finale e generale lotta rivoluzionaria. La esi­stenza stessa dell'organismo unitario del partito con le indispensabili condizioni di chiarezza di visione programmatica e di saldezza di disciplina organizzativa, dà la garanzia che mai verrà attribuito alle parziali rivendicazioni il valore di fine a se medesime, e si considererà soltanto la lotta per raggiungerle come un mezzo di esperienze e di allenamento per la utile e fattiva preparazione rivoluzionaria.

   13. Il partito comunista partecipa, quindi, alla vita organizzativa di tutte le forme di organizzazione economica del proletariato aperte a lavoratori di ogni fede politica (sindacati, Consigli di azienda, cooperative, ecc.). Posizione fonda­mentale per l'utile svolgimento dell'opera del partito è il sostenere che tutti gli organi di tal natura debbono essere unitari, cioè comprendere tutti i lavoratori che si trovano in una specifica situazione economica. Il partito partecipa alla vita di questi organi attraverso la organizzazione dei suoi membri che ne fanno parte in gruppi o cellule collegate alla organizzazione del partito. Questi gruppi, par­tecipando in prima linea alle azioni degli organi economici di cui fanno parte, attirano a sé e quindi nelle file del partito politico quegli elementi che nello svi­luppo dell'azione si rendono maturi per questo. Essi tendono a conquistare nelle loro organizzazioni il seguito della maggioranza e le cariche direttive divenendo così il naturale veicolo di trasmissione delle parole d'ordine del partito. Si svolge, così, tutto un lavoro che è di conquista e di organizzazione, che non si limita a fare opera di propaganda e di proselitismo e campagne elettorali interne nelle assemblee proletarie, ma si addentra sopra tutto nel vivo della lotta e dell'azio­ne, assistendo i lavoratori nel trarne le più utili esperienze.

   14. Tutto il lavoro e l'inquadramento dei gruppi comunisti tende a dare al partito il definitivo controllo degli organi dirigenti degli organismi economici, e in prima linea delle centrali sindacali nazionali che appaiono come il più sicuro congegno di direzione dei movimenti del proletariato non inquadrato nelle file del partito. Considerando suo massimo interesse l'evitare le scissioni dei sindaca­ti e degli altri organi economici, fino a quando la dirigenza ne resterà nelle mani di altri partiti e correnti politiche, il Partito comunista non disporrà che i suoi membri si regolino nel campo della esecuzione dei movimenti diretti da tali or­ganismi in contrasto con le disposizioni di essi per quanto riguarda l'azione, pur svolgendo la più aperta critica dell'azione stessa e dell'opera dei capi.

   15. Oltre a prendere parte in tal modo alla vita degli organismi proletari natu­ralmente sorti per la pressione dei reali interessi economici, e all'agevolare la loro diffusione e rafforzamento, il partito si sforzerà di porre in evidenza con la sua propaganda quei problemi di reale interesse operaio che nello svolgimento delle situazioni sociali possono dar vita a nuovi organismi di lotta economica. Con tut­ti questi mezzi il partito dilata e rafforza la influenza che per mille legami si estende dalle sue file organizzate a tutto il proletariato approfittando di tutte le sue ma­nifestazioni e possibilità di manifestazioni nella attività sociale.

   16. Totalmente erronea sarebbe quella concezione dell'organismo di partito che si fondasse sulla richiesta di una perfetta coscienza critica e di un completo spirito di sacrifizio in ciascuno dei suoi aderenti singolarmente considerato e limitasse lo strato della massa collegato al partito ad unioni rivoluzionarie di lavo­ratori costituite nel campo economico con criterio secessionista e comprenden­do solo quei proletari che accettano dati metodi di azione. D'altra parte non si può esigere che ad una data epoca o alla vigilia di intraprendere azioni generali il partito debba aver realizzata la condizione di inquadrare sotto la sua direzione o addirittura nelle proprie file la maggioranza del proletariato. Un simile postu­lato non può essere aprioristicamente affacciato prescindendo dal reale svolgimento dialettico del processo di sviluppo del partito e non ha alcun senso nemmeno astratto il confrontare il numero dei proletari inquadrati nella organizzazione disciplina­ta ed unitaria del partito, o al seguito di esso, col numero di quelli disorganizzati e dispersi o accodati ad organismi corporativi non capaci di collegamento organico.


IV. Rapporti del Partito comunista con altri movimenti politici proletari

  17. Una parte del proletariato è maggiormente restia all'inquadramento nelle file del Partito comunista e attorno ad esso per essere organizzata in altri partiti politici o simpatizzanti con questi. Tutti i partiti borghesi hanno aderenti prole­tari, ma soprattutto qui ci interessano i partiti socialdemocratici e le correnti sindacaliste ed anarchiche.

   18. Dinanzi a questi movimenti deve essere svolta una incessante critica dei loro programmi, dimostrandone la insufficienza agli effetti della emancipazione proletaria. Questa polemica teorica sarà tanto più efficace quanto più il Partito comunista potrà dimostrare che le critiche da esso fatte da tempo a tali movimen­ti secondo le proprie concezioni programmatiche vengono confermate dall'espe­rienza proletaria: per questa ragione nelle polemiche di tal natura non deve esse­re mascherato il dissenso tra i metodi anche per la parte che non si riferisce unica­mente ai problemi del momento ma riflette gli sviluppi ulteriori dell'azione del proletariato.

   19. Simili polemiche debbono d'altra parte avere il loro riflesso nel campo del­l'azione. I comunisti partecipando alle lotte anche negli organismi proletari eco­nomici diretti da socialisti sindacalisti o anarchici non si rifiuteranno di seguirne l'azione, se non quando l'insieme della massa per spontaneo movimento vi si ribellasse, ma dimostreranno come questa azione ad un dato punto del suo svi­luppo viene resa impotente o utopistica a causa dell'errato metodo dei capi, mentre col metodo comunista si sarebbero conseguiti risultati migliori e utili ai fini del movimento generale rivoluzionario. Nella polemica i comunisti distingueranno sempre tra capi e masse, lasciando ai primi la responsabilità degli errori e delle colpe, e non tralasceranno di denunciare altrettanto vigorosamente l'opera di quei dirigenti che pur con sincero sentimento rivoluzionario propugnano una tattica pericolosa ed erronea.

   20. Se è scopo essenziale per il Partito comunista il guadagnare terreno in mez­zo al proletariato accrescendo i suoi effettivi e la sua influenza a scapito dei parti­ti e correnti politiche proletarie dissidenti, questo scopo deve essere raggiunto partecipando alla realtà della lotta proletaria su un terreno che può essere con­temporaneamente di azione comune e di reciproco contrasto, a condizione di non compromettere mai la fisionomia programmatica ed organizzativa del partito.

   21. Per attirare a sé i proletari aderenti ad altri movimenti politici il Partito comunista non può seguire il metodo di costituire in seno ad essi gruppi e frazioni organizzate di comunisti o simpatizzanti comunisti. Nei sindacati questo me­todo è applicato logicamente per fare opera di penetrazione, senza il proposito di fare uscire dai sindacati i gruppi comunisti organizzativi; per i movimenti po­litici un simile metodo comprometterebbe, per le ragioni già dette a proposito dello sviluppo della organizzazione del partito, la unità organica di questo.

   22. Nella propaganda e nella polemica sarà opportuno tener conto che nelle file sindacaliste ed anarchiche militano molti lavoratori che, mentre erano matu­ri per la concezione della lotta unitaria rivoluzionaria, sono stati fuorviati solo per una reazione alle passate degenerazioni dei partiti politici guidati dai social­democratici. L'asprezza della polemica e della lotta contro i partiti socialisti sarà un elemento di prim'ordine per riportare quei lavoratori sul terreno rivoluzionario.

   23. La evidente incompatibilità ad appartenere al tempo stesso al Partito co­munista e ad un altro partito si estende oltre che ai partiti politici anche a quei movimenti che non hanno il nome e la organizzazione di partito pur avendo ca­rattere politico, e a tutte le associazioni che pongano a base della accettazione dei loro membri tesi politiche: specialmente tra queste la massoneria.


V. Elementi della tattica del Partito comunista tratti dall'esame delle situazioni

  24. Con gli elementi che precedono sono stati stabiliti i criteri generali che re­golano i rapporti di organizzazione tra Partito comunista ed altri organismi del proletariato, in dipendenza della natura stessa del primo. Prima di arrivare ai ter­mini più propriamente tattici della questione occorre soffermarsi sugli elementi di risoluzione di ogni problema tattico dati dall'esame della situazione del mo­mento che si attraversa. Nel programma del Partito comunista è contenuta una prospettiva di successive azioni messe in rapporto a successive situazioni, nel pro­cesso di svolgimento che di massima gli si attribuisce. Vi è dunque una stretta connessione tra le direttive programmatiche e le regole tattiche. Lo studio della situazione appare quindi come un elemento integratore per la soluzione dei pro­blemi tattici, in quanto il partito nella sua coscienza ed esperienza critica già ave­va preveduto un certo svolgimento delle situazioni, e quindi delimitate le possi­bilità tattiche corrispondenti all'azione da svolgere nelle varie fasi. L'esame della situazione sarà un controllo per la esattezza della impostazione programmatica del partito; il giorno che esso ne imponesse una revisione sostanziale il problema si presenterebbe molto più grave di quelli che si possono risolvere con una sem­plice conversione tattica e la inevitabile rettifica di visione programmatica non potrebbe non avere serie conseguenze sulla organizzazione e la forza del partito. Questo dunque deve sforzarsi di prevedere lo sviluppo delle situazioni per espli­care in esse quel grado di influenza che gli è possibile; ma l'attendere le situazio­ni per subirne in modo eclettico e discontinuo le indicazioni e le suggestioni è metodo caratteristico dell'opportunismo socialdemocratico. Se i partiti comuni­sti dovessero essere costretti ad adattarsi a questo sottoscriverebbero la rovina del­la costruzione ideologica e militante del comunismo.

   25. Il Partito comunista in tanto riesce a possedere il suo carattere di unità e di tendenza a realizzare tutto un processo programmatico, in quanto raggruppa nelle sue file quella parte del proletariato che ha superato nell'organizzarsi la ten­denza a muoversi soltanto per gli impulsi immediati di ristrette situazioni econo­miche. L'influenza della situazione sui movimenti d'insieme del partito cessa di essere immediata e deterministica per divenire una dipendenza razionale e vo­lontaria, in quanto la coscienza critica e l'iniziativa della volontà che hanno limi­tatissimo valore per gli individui sono realizzate nella collettività organica del par­tito: tanto più che il Partito comunista si presenta come antesignano di quelle forme di associazione umana che trarranno dall'aver superato la presente infor­me organizzazione economica la facoltà di dirigere razionalmente, in luogo di subirlo passivamente, il gioco dei fatti economici e delle loro leggi.

   26. Il partito non può tuttavia adoperare la sua volontà e la sua iniziativa in una direzione capricciosa ed in una misura arbitraria; il limiti entro i quali deve e può fissare l'una e l'altra gli sono posti appunto dalle sue direttive programma­tiche e dalle possibilità e opportunità di movimento che si deducono dall'esame delle situazioni contingenti.

   27. Dall'esame della situazione si deve trarre un giudizio sulle forze del parti­to e sui rapporti tra queste e quelle dei movimenti avversari. Soprattutto bisogna preoccuparsi di giudicare l'ampiezza dello strato del proletariato che seguirebbe il partito quando questo intraprendesse un'azione e ingaggiasse una lotta. Si tratta di formarsi una esatta nozione degli influssi e delle spinte spontanee che la situa­zione economica determina in seno alle masse, e della possibilità di sviluppo di queste spinte per effetto delle iniziative del Partito comunista e dell'atteggiamento degli altri partiti. Le influenze della situazione economica sulla combattività di classe del proletariato sono assai complesse, a seconda che siamo in presenza di un periodo di crescente floridezza dell'economia borghese, o di crisi e di inaspri­mento e delle sue conseguenze. L'effetto di queste fasi sulla vita organizzativa e sulla attività degli organismi proletari è complesso e non può considerarsi pren­dendo ad esaminare soltanto la situazione economica di un dato momento per dedurne il grado di combattività del proletariato, poiché si deve tener conto del­la influenza di tutto il percorso delle situazioni precedenti nelle loro oscillazioni e variazioni. Ad esempio, un periodo di floridezza può dar vita ad un potente movimento sindacale che in una crisi successiva di immiserimento si può rapida­mente portare su posizioni rivoluzionarie conservando favorevolmente al succes­so rivoluzionario l'ampiezza del suo inquadramento di masse. Oppure può un periodo di immiserimento progressivo disperdere il movimento sindacale in mo­do che nel periodo di floridezza successivo esso si trovi in uno stadio di costitu­zione che non offra bastevole trama ad un inquadramento rivoluzionario. Questi esempi che potrebbero essere capovolti valgono a provare che «le curve della si­tuazione economica e della combattività di classe si determinano con leggi com­plesse, la seconda dalla prima, ma non si assomigliano nella forma». All'ascesa (o discesa) della prima può in dati casi indifferentemente corrispondere l'ascesa o la discesa della seconda.

   28. Gli elementi integratori di questa ricerca sono svariatissimi e consistono nell'esaminare le tendenze effettive della costituzione e dello sviluppo delle or­ganizzazioni del proletariato e delle reazioni anche psicologiche che producono su di esso da una parte le condizioni economiche, dall'altra gli stessi atteggia­menti ed iniziative sociali e politiche della classe dominante e dei suoi partiti. L'esame della situazione viene a completarsi nel campo politico con quello delle posizioni e delle forze delle varie classi e dei partiti riguardo al potere dello Sta­to. Sotto questo aspetto si possono classificare in fasi fondamentali le situazioni nelle quali il Partito comunista può trovarsi ad agire e che nella loro normale successione lo conducono a rafforzarsi estendendo i suoi effettivi e nello stesso tem­po a precisare sempre di più i limiti del campo della sua tattica. Queste fasi pos­sono indicarsi come segue: Potere feudale assolutistico - Potere borghese demo­cratico - Governo socialdemocratico - Interregno di guerra sociale in cui di­vengono instabili le basi dello Stato - Potere proletario nella dittatura dei Con­sigli. In un certo senso il problema della tattica consiste oltre che nello scegliere la buona via per una azione efficace, nell'evitare che l'azione del partito esorbiti dai suoi limiti opportuni, ripiegando su metodi corrispondenti a situazioni sor­passate, il che porterebbe come conseguenza un arresto del processo di sviluppo del partito ed un ripiegamento nella preparazione rivoluzionaria. Le considera­zioni che seguono si riferiranno soprattutto all'azione del partito nella seconda e nella terza delle fasi politiche su accennate.

   29. Il possesso da parte del Partito comunista di un metodo critico e di una coscienza che conduce alla formulazione del suo programma è una condizione della sua vita organica. Perciò stesso il Partito e la Internazionale comunista non possono limitarsi a stabilire la massima libertà ed elasticità di tattica affidandone l'esecuzione ai centri dirigenti, previo esame delle situazioni, a loro giudizio. Non avendo il programma del partito il carattere di un semplice scopo da raggiungere per qualunque via, ma quello di una prospettiva storica di vie e di punti di arrivo collegati tra loro, la tattica nelle successive situazioni deve essere in rapporto al programma, e perciò le norme tattiche generali per le situazioni successive devo­no essere precisate entro certi limiti non rigidi ma sempre più netti e meno oscil­lanti man mano che il movimento si rafforza e si avvicina alla sua vittoria genera­le. Solo un tale criterio può permettere di avvicinarsi sempre più al massimo ac­centramento effettivo nei partiti e nell'Internazionale per la direzione della azio­ne, in modo che la esecuzione delle disposizioni centrali sia accettata senza rilut­tanza non solo nel seno dei partiti comunisti ma anche nel movimento delle mas­se che essi sono pervenuti ad inquadrare: non dovendosi dimenticare che a base dell'accettazione della disciplina organica del movimento vi è un fatto di inizia­tiva dei singoli e dei gruppi dipendente delle influenze della situazione e dei suoi sviluppi, ed un continuo logico progresso di esperienze e di rettifiche della via da seguire per la più efficace azione contro le condizioni di vita fatte dall'assetto presente al proletariato. Perciò il partito e l'Internazionale devono esporre in ma­niera sistematica l'insieme delle norme tattiche generali per l'applicazione delle quali potranno chiamare all'azione e al sacrificio le schiere dei loro aderenti e gli strati del proletariato che si stringono attorno ad esse, dimostrando come tali norme e prospettive di azione costituiscano la inevitabile via per arrivare alla vit­toria. E' dunque una necessità di pratica e di organizzazione, e non il desiderio di teorizzare e di schematizzare la complessità dei movimenti che il partito potrà essere chiamato a intraprendere, che conduce a stabilire i termini e i limiti della tattica del partito, ed è per queste ragioni affatto concrete che esso deve prendere delle decisioni che sembrano restringere le sue possibilità di azione, ma che sole danno la garanzia della organica unità della sua opera nella lotta proletaria.


VI. Azione tattica «indiretta» del Partito comunista

  30. Quando manchino le condizioni per una azione tattica che si può definire diretta, avente il carattere di un assalto al potere borghese colle forze di cui dispone il Partito comunista e della quale si dirà più innanzi, il partito può e deve esercitare - lungi dal restringersi a un puro e semplice lavoro di proselitismo e di propaganda - una sua influenza sugli avvenimenti, attraverso i suoi rap­porti e pressioni su altri partiti e movimenti politici e sociali, tendendo a deter­minare sviluppi della situazione in senso favorevole alle proprie finalità ed in modo da affrettare il momento in cui sarà possibile l'azione risolutiva rivoluzionaria.

   Le iniziative e gli atteggiamenti da adottare in tale caso costituiscono un deli­cato problema, alla base del quale bisogna stabilire la condizione che essi non devono in alcun modo essere e apparire in contraddizione colle esigenze ulteriori della lotta specifica del partito a seconda del programma di cui esso è il solo as­sertore e per il quale nel momento decisivo sarà solo a lottare. Ogni attitudine che causi o comporti il passaggio in seconda linea della affermazione integrale in quella propaganda, che non ha solo valore teorico, ma è soprattutto tratta dal­le quotidiane posizioni assunte nella reale lotta proletaria, e che continuamente deve porre in evidenza la necessità che il proletariato abbracci il programma e i metodi comunisti, ogni attitudine che del raggiungimento di dati caposaldi con­tingenti mostri di fare non un mezzo per procedere oltre ma un fine a se stessi, condurrebbe ad un indebolimento della struttura del partito e della sua influen­za nella preparazione rivoluzionaria delle masse.

   31. Nella situazione storico-politica che corrisponde al potere democratico bor­ghese si verifica in generale una divisione del campo politico in due correnti o «blocchi», di destra e di sinistra, che si contendono la direzione dello Stato. Al blocco di sinistra aderiscono di massima più o meno apertamente i partiti social­democratici, coalizionisti per principio. Lo svolgimento di questa contesa non è indifferente al Partito comunista, sia perché esso verte su punti e rivendicazioni che interessano le masse proletarie e ne richiamano l'attenzione, sia perché la sua soluzione con una vittoria della sinistra può realmente spianare la via alla rivolu­zione proletaria. Nell'esaminare il problema della opportunità tattica di coali­zioni con gli elementi politici di sinistra, e volendo evitare ogni apriorismo falsa­mente dottrinario o scioccamente sentimentale e puritano, si deve tener soprat­tutto presente che il Partito comunista dispone di una iniziativa di movimenti nella misura in cui è capace di seguire con continuità il suo processo di organizza­zione e di preparazione da cui trae quella influenza sulle masse che gli consente di chiamarle all'azione. Esso non può proporsi una tattica con un criterio occasio­nale e temporaneo, calcolando di poter eseguire in seguito, al momento in cui tale tattica apparisce superata, una brusca conversione e cambiamento di fronte mutando in nemici i suoi alleati di ieri. Se non si vogliono compromettere i lega­mi con la massa ed il loro rafforzamento nel momento in cui sarà più necessario che si manifestino, si dovrà dunque seguire nelle dichiarazioni e negli atteggia­menti pubblici ed ufficiali una continuità di metodo e di intenti strettamente coerente alla propaganda e alla preparazione ininterrotta per la lotta finale.

   32. Compito essenziale del Partito comunista per la preparazione ideologica e pratica del proletariato alla lotta rivoluzionaria per la dittatura è la critica spie­tata del programma della sinistra borghese e di ogni programma che voglia trarre la soluzione dei problemi sociali dal quadro delle istituzioni democratiche parla­mentari borghesi. Il contenuto dei dissensi tra la destra e la sinistra borghese per la massima parte viene a commuovere il proletariato solo in virtù di falsificazioni demagogiche, che naturalmente non possono essere sventate attraverso una pura opera di critica teorica, ma devono essere raggiunte e smascherate nella pratica e nel vivo della lotta. In generale le rivendicazioni politiche della sinistra, che nelle sue finalità non ha affatto quella di fare un passo innanzi per porre il piede su di uno scalino intermedio tra l'assetto economico e politico capitalistico e quello proletario, corrispondono a condizioni di miglior respiro e di più efficace difesa del capitalismo moderno tanto nel loro intrinseco valore tanto perché tendono a dare alle masse la illusione che le presenti istituzioni possano essere utilizzate per il loro processo di emancipazione. Questo deve dirsi per i postulati di allarga­mento del suffragio ed altre garanzie e perfezionamenti del liberalismo, come per la lotta anticlericale e tutto il bagaglio della politica «massonica».
Non diverso valore hanno le riforme di ordine economico o sociale: o la loro realizzazione non si avvererà o si avvererà solo nella misura e coll'intento di crea­re una remora alla spinta rivoluzionaria delle masse.

   33. L'avvento di un governo della sinistra borghese o anche di un governo so­cialdemocratico possono essere considerati come un avviamento alla lotta defini­tiva per la dittatura proletaria, ma non nel senso che la loro opera creerebbe utili premesse di ordine economico o politico, e mai più per la speranza che concede­rebbero al proletariato maggiore libertà di organizzazione, di preparazione, di azione rivoluzionaria. Il Partito comunista sa e ha il dovere di proclamare, in for­za di ragioni critiche e di una sanguinosa esperienza, che questi governi non ri­spetterebbero la libertà di movimenti del proletariato che fino al momento in cui questo li ravvisasse e li difendesse come propri rappresentanti, mentre dinan­zi ad un assalto delle masse contro la macchina dello Stato democratico risponde­rebbero con la più feroce reazione. E' quindi in un senso ben diverso che l'avven­to di questi governi può essere utile: in quanto cioè la loro opera permetterà al proletariato di dedurre dai fatti la reale esperienza che solo la instaurazione della sua dittatura dà luogo ad una reale sconfitta del capitalismo. E' evidente che la utilizzazione di una simile esperienza avverrà in modo efficace solo nella misura in cui il Partito comunista avrà preventivamente denunziato tale fallimento, e avrà conservata una salda organizzazione indipendente attorno a cui il proletaria­to potrà raggrupparsi allorquando sarà costretto ad abbandonare i gruppi e i par­titi che avrà in parte sostenuto nel loro esperimento di governo.

   34. Non solo dunque una coalizione del Partito comunista con partiti della sinistra borghese o della socialdemocrazia danneggerebbe la preparazione rivolu­zionaria e renderebbe difficile la utilizzazione di un esperimento di governo di sinistra, ma anche praticamente essa in massima ritarderebbe la vittoria del bloc­co di sinistra su quello di destra. Questi si contendono il seguito del centro bor­ghese, il quale si sposta verso sinistra per effetto della giusta convinzione che la sinistra non è meno antirivoluzionaria e conservatrice della destra, e propone del­le concessioni in gran parte apparenti e in piccola parte effettive per frenare l'in­calzante movimento rivoluzionario contro le stesse istituzioni accettate dalla de­stra come dalla sinistra. Quindi la presenza del Partito comunista nella coalizione di sinistra le toglierebbe più seguito, soprattutto sul terreno della lotta elettorale e parlamentare, di quello che non le arrecherebbe col suo appoggio, e l'esperi­mento sarebbe probabilmente ritardato anziché accelerato da una simile politica.

   35. D'altra parte il Partito comunista non trascurerà il fatto innegabile che i postulati su cui il blocco di sinistra impernia la sua agitazione attirano l'interesse delle masse e nella loro formulazione spesso corrispondono alle reali loro esigenze. Il Partito comunista non sosterrà la tesi superficiale del rifiuto di tali conces­sioni perché solo la finale e totale conquista rivoluzionaria meriti i sacrifizi del proletariato, in quanto non avrebbe nessun senso il proclamare questo, con l'ef­fetto che il proletariato passerebbe senz'altro al seguito dei democratici e social­democratici restando ad essi infeudato. Il Partito comunista inviterà dunque i la­voratori ad accettare le concessioni della sinistra come una esperienza, sull'esito della quale esso porrà bene in chiaro colla sua propaganda tutte le sue previsioni pessimistiche, e la necessità che il proletariato, per non uscire rovinato da questa ipotesi, non metta come posta del gioco la sua indipendenza di organizzazione e di influenza politica. Il Partito comunista solleciterà le masse ad esigere dai par­titi della socialdemocrazia, che garantiscono delle possibilità di realizzazione delle promesse della sinistra borghese, il mantenimento dei loro impegni e colla sua critica indipendente ed ininterrotta si preparerà a raccogliere i frutti del risultato negativo di tali esperienze dimostrando come tutta la borghesia sia in effetti schie­rata su di un fronte unico contro il proletariato rivoluzionario, e quei partiti che si dicono operai ma sostengono la coalizione con parte di essa non sono che i suoi complici e i suoi agenti.

   36. Le rivendicazioni affacciate dai partiti di sinistra e specie dai socialdemo­cratici sono spesso di tal natura che è utile sollecitare il proletariato a muoversi direttamente per conseguirle; in quanto se la lotta fosse ingaggiata risalterebbe subito la insufficienza dei mezzi coi quali i socialdemocratici si propongono di arrivare a un programma di benefizi per il proletariato. Il Partito comunista agi­terà allora sottolineandoli e precisandoli, quegli stessi postulati, come bandiera di lotta di tutto il proletariato, spingendo questo avanti per forzare i partiti che ne parlano solo per opportunismo a ingaggiarsi e impegnarsi sulla via della con­quista di essi. Sia che si tratti di richieste economiche, sia anche che esse rivestano carattere politico, il Partito comunista le proporrà come obbiettivi di una coali­zione degli organismi sindacali, evitando la costituzione di comitati dirigenti di lotta e di agitazioni nei quali tra altri partiti politici sia rappresentato e impegna­to quello comunista; e ciò sempre allo scopo di conservare l'attenzione delle masse sullo specifico programma comunista e la propria libertà di movimenti per la scelta del momento in cui si dovrà allargare la piattaforma di azione scavalcando gli altri partiti dimostratisi impotenti e abbandonati dalla massa. Il fronte unico sin­dacale così inteso offre la possibilità di azioni d'insieme di tutta la classe lavora­trice, dalle quali non potrà che uscire vittorioso il metodo comunista, il solo su­scettibile di dare un contenuto al movimento unitario del proletariato, e libero da ogni corresponsabilità con l'opera dei partiti che esibiscono per opportunismo e con intenti controrivoluzionari il loro appoggio verbale alla causa del proletariato.

   37. La situazione di cui ci andiamo occupando può prendere l'aspetto di un assalto della destra borghese contro un governo democratico o socialdemocratico. Anche in tal caso l'attitudine del Partito comunista non potrà essere quella di proclamare una solidarietà con governi di tal genere, poiché non si può prospet­tare al proletariato come una conquista da difendere un assetto politico il cui espe­rimento si è accolto e si segue coll'intento di accelerare nel proletariato la convinzione che esso non è fatto a suo favore ma a scopi controrivoluzionari.

   38. Potrà avvenire che il governo di sinistra lasci compiere ad organizzazioni di destra, a bande bianche borghesi, le loro gesta contro il proletariato e le sue istituzioni, e non solo non chieda l'appoggio del proletariato ma pretenda che questo non abbia il diritto di rispondere organizzando una resistenza armata. In tal caso i comunisti dimostreranno come non possa trattarsi che di una effettiva complicità, anzi di una divisione di funzioni tra governo liberale e forze irregola­ri reazionarie: la borghesia allora non discute più se le convenga meglio il meto­do dell'addormentamento democratico e riformista o quello della repressione vio­lenta, ma li impiega tutti e due nello stesso tempo. In questa situazione il vero e peggiore nemico della preparazione rivoluzionaria è la parte liberale governan­te: essa illude il proletariato che ne prenderà la difesa in nome della legalità per trovarlo inerme e disorganizzato e poterlo prostrare in pieno accordo coi bianchi il giorno che esso si trovasse messo dalla forza degli eventi nella necessità di lotta­re contro l'apparecchio legale che presiede al suo sfruttamento.

   39. Un'altra ipotesi è quella che il governo e i partiti di sinistra che lo compon­gono invitassero il proletariato a partecipare alla lotta armata contro l'assalto del­la destra. Questo invito non può che preparare un tranello, ed il Partito comuni­sta lo accoglierà proclamando che le armi nella mano dei proletari significano l'av­vento del potere e dello Stato proletario, e il disarmo della macchina tradizionale burocratica e militare dello Stato, poiché questa non seguirà mai gli ordini di un governo di sinistra giunto al potere con mezzi legalitari quando questo chia­masse il popolo alla lotta armata, e poiché solo la dittatura proletaria potrebbe dare carattere di stabilità ad una vittoria sulle bande bianche. Per conseguenza nessun «lealismo» dovrà essere proclamato né praticato verso un tale governo; e dovrà soprattutto essere indicato alle masse il pericolo che il consolidamento del suo potere con l'aiuto del proletariato contro la sommossa di destra o il tenta­tivo di colpo di Stato vorrebbe dire consolidamento dell'organismo che contra­sterà l'avanzata rivoluzionaria del proletariato quando questa si imporrà come unica via di uscita, se il controllo della organizzazione armata statale fosse rima­sto ai partiti democratici di governo, se cioè il proletariato avesse deposto le armi senza averle adoperate a rovesciare le attuali forme politiche e statali, contro tut­te le forze della classe borghese.


VII. Azione tattica «diretta» del Partito comunista

  40. Abbiamo considerato il caso in cui l'attenzione delle masse sia richiamata dai postulati che i partiti della sinistra borghese e della socialdemocrazia formu­lano come caposaldi da conquistare o da difendere, e in cui il Partito comunista li propone a sua volta, con maggiore chiarezza ed energia, al tempo stesso che fa aperta critica della insufficienza dei mezzi da altri proposti per realizzarli. In altri casi però immediate e urgenti esigenze della classe lavoratrice sia di carattere di conquista che di difesa, trovano indifferenti i partiti di sinistra e i partiti so­cialdemocratici. Non disponendo di forze sufficienti per chiamare direttamente le masse a quelle conquiste, a causa dell'influenza dei socialdemocratici su di es­se, il Partito comunista, evitando di offrire un'alleanza ai socialdemocratici, anzi proclamando che essi tradiscono persino gli interessi contingenti e immediati dei lavoratori, formulerà quei postulati di lotta proletaria invocando il fronte unico del proletariato realizzato sul terreno sindacale per la loro realizzazione. La effet­tuazione di questo troverà al loro posto i comunisti che militano nei sindacati, ma d'altra parte lascerà al partito la possibilità di intervenire quando la lotta pren­desse un altro sviluppo contro cui inevitabilmente si schiererebbero i socialdemocratici e talvolta i sindacalisti e anarchici. Invece il rifiuto degli altri partiti prole­tari a effettuare il fronte unico sindacale per quei postulati sarà utilizzato dal Par­tito comunista per abbattere la loro influenza, non solo con la critica e la propa­ganda che dimostrino come si tratti di una vera complicità colla borghesia, ma soprattutto col partecipare in prima linea a quelle azioni parziali del proletariato che la situazione non mancherà di suscitare sulla base di quei caposaldi per cui il partito aveva proposto il fronte unico sindacale di tutte le organizzazioni locali e di tutte le categorie, traendo da questo la dimostrazione concreta che i dirigenti socialdemocratici opponendosi alla estensione delle azioni ne preparano la scon­fitta. Naturalmente il Partito comunista non si limiterà a questa opera di rove­sciamento sugli altri delle responsabilità di una tattica errata, ma con estrema sagacia e stretta disciplina studierà se non giunga il momento di passare sopra alle resistenze dei controrivoluzionari, quando nello svolgersi dell'azione si de­termini una situazione tale in seno alle masse che esse seguirebbero contro ogni resistenza un appello all'azione diretta del Partito comunista. Una simile inizia­tiva non può essere che centrale e mai è ammissibile che sia presa localmente da organismi del Partito comunista o sindacati controllati dai comunisti.

   41. Colla espressione di tattica «diretta» va indicata più specialmente l'azio­ne del partito in una situazione che gli suggerisca di prendere la iniziativa indi­pendente di un attacco al potere borghese per abbatterlo o per vibrargli un colpo che gravemente lo indebolisca. Il partito per poter intraprendere una simile azio­ne deve disporre di una solida organizzazione interna che dia assoluta certezza di stretta disciplina alle disposizioni del centro dirigente; deve inoltre poter con­tare sulla stessa disciplina delle forze sindacali da esso dirette in modo da essere sicuro del seguito di una larga parte delle masse, ed ha ancora bisogno di un in­quadramento a tipo militare di una certa efficienza oltre che di tutto l'attrezza­mento di azione illegale e soprattutto di comunicazioni e collegamenti incon­trollabili da parte del governo borghese che gli consentano di conservare la dire­zione sicura del movimento nella prevedibile situazione di essere messo fuori della legge con misure di eccezione. Ma soprattutto nel prendere una decisione di azione offensiva da cui può dipendere la sorte di tutto un lunghissimo lavoro di prepa­razione, il Partito comunista dovrà basarsi su uno studio della situazione che non solo gli assicuri la disciplina delle forze direttamente da esso inquadrate e dirette, non solo gli faccia prevedere che i legami che lo congiungono al vivo della massa proletaria non si infrangeranno nella lotta, ma dia affidamento che il seguito del partito tra le masse e l'ampiezza della partecipazione del proletariato al movi­mento andranno crescendo progressivamente nel corso dell'azione, poiché l'or­dine di questa verrà a risvegliare e mettere in efficienza tendenze naturalmente diffuse nei profondi strati della massa.

   42. Non sempre un movimento generale iniziato dal Partito comunista per il tentativo di rovesciare il potere borghese potrà essere annunciato con questo aperto obbiettivo. La parola d'ordine di ingaggiare la lotta potrà, salvo caso d'eccezio­nale precipitare di situazioni rivoluzionarie che sommuovano il proletariato, rife­rirsi a caposaldi che non sono ancora la conquista del potere proletario, ma che in parte sono realizzabili solo attraverso questa suprema vittoria, benché le masse non li vedano che come esigenze immediate e vitali, e in parte limitata, in quan­to siano realizzabili da parte di un governo che non sia ancora quello della ditta­tura proletaria, lasciando la possibilità di fermare l'azione a un certo punto che conservi intatto il grado di organizzazione e di combattività delle masse, quando appaia impossibile continuare la lotta fino alla fine senza compromettere, con l'esito, le condizioni di riprenderla efficacemente in situazioni ulteriori.

   43. Neppure è da escludersi che il Partito comunista trovi opportuno lanciare direttamente la parola d'ordine di una azione pur sapendo che non si tratta di giungere fino alla suprema conquista rivoluzionaria, ma solo di condurre una bat­taglia da cui l'avversario esca scosso nel suo prestigio e nella sua organizzazione e il proletariato materialmente e moralmente rafforzato. In tal caso il partito chia­merà le masse alla lotta formulando una serie di obbiettivi che potranno essere quelli stessi da raggiungere, o apparire più limitati di quelli che il partito si pro­pone di realizzare nel caso che la lotta si svolga con successo. Tali obbiettivi, so­pratutto nel piano di azione del partito, dovranno essere gradualmente collocati in modo che la conquista di ognuno di essi costituisca una posizione di possibile rafforzamento per una sosta verso lotte successive, evitando per quanto più è pos­sibile, la tattica disperata di lanciarsi nella lotta in condizioni tali che solo il trionfo supremo della rivoluzione costituisca la probabilità favorevole mentre nel caso opposto vi è la certezza della disfatta e della dispersione delle forze proletarie per un periodo imprevedibile. Gli obbiettivi parziali sono dunque indispensabili per conservare il sicuro controllo dell'azione, e la loro formulazione non è in con­trasto colla critica del loro stesso contenuto economico e sociale in quanto le mas­se potrebbero accoglierli non come occasioni di lotte che sono un mezzo e un avviamento alla vittoria finale, ma come finalità di valore intrinseco sulle quali si possa soffermarsi dopo averle conquistate. Naturalmente è sempre un delicato e tremendo problema il fissare questi scopi e termini della azione, è nella eserci­tazione della sua esperienza e nella selezione dei suoi capi che il partito si tempra a questa suprema responsabilità.

   44. Il partito deve evitare di farsi e di spargere l'illusione che in una situazione di ristagno della combattività del proletariato sia possibile provocare il risveglio delle masse verso la lotta col semplice effetto dell'esempio dato da un gruppo di audaci che si lanci nel combattimento, e tenti dei colpi di mano contro gli istituti borghesi. Le ragioni per le quali il proletariato può sollevarsi da una situa­zione di depressione, vanno cercate nel reale svolgimento delle situazioni econo­miche: la tattica del partito può e deve contribuire a questo processo, ma con un'opera molto più profonda e continuativa che non sia il gesto clamoroso di una avanguardia lanciata all'assalto.

   45. Il partito si servirà tuttavia delle sue forze e del suo inquadramento per azioni ben controllate nel progetto e nella esecuzione, da parte di gruppi armati, di organizzazioni operaie, e di folle, che abbiano valore dimostrativo e difensivo allo scopo di dare alla massa la prova concreta che è possibile con la organizzazio­ne e la preparazione fronteggiare certe resistenze e ritorni offensivi della classe dominante, sia come imposizioni terroristiche di gruppi reazionari armati, sia come impedimento polizie­sco a date forme di organizzazione e di attività proletaria. Lo scopo non sarà quello di provocare una azione generale, ma di riportare la massa depressa e demoralizzata al più alto grado di combattività con una serie di azioni che si colleghino al ridestarsi in essa dei sentimenti e del bisogno della riscossa.

   46. Il partito eviterà assolutamente che si giunga in tali azioni locali alla infra­zione della disciplina interna degli organismi sindacali da parte degli organi locali e dei militanti in essi, che sono aderenti al Partito comunista, poiché questi non devono venire alla rottura cogli organi centrali nazionali diretti da altri par­titi, dovendo, come già si è detto, servire da indispensabili punti di appoggio per la conquista degli stessi al partito. Il Partito comunista e i suoi aderenti segui­ranno però attivamente le masse offrendo ad esse tutta la loro assistenza, quando queste rispon­dono con impulso spontaneo alle provocazioni borghesi anche uscendo dai limiti della disciplina ai criteri di inazione e di passività dei capi dei sindacati riformisti e opportunisti.

   47. Nella situazione che è caratteristica del momento in cui il potere dello Sta­to è scosso sulle sue basi, e sta per cadere, il Partito comunista, trovandosi nel pieno dello spiegamento delle sue forze e della agitazione delle masse intorno alla sua bandiera di massime conquiste, non si lascerà sfuggire la possibilità di influire sui momenti di equilibrio instabile della situazione approfittando di tut­te le forze per un momento concomitanti colla direzione della sua indipendente azione. Quando esso sarà ben certo di guadagnare il controllo del movimento appena la organizza­zione statale tradizionale avrà ceduto, esso potrà far ricorso ad accordi transitori e contingenti con altri movimenti che dispongano di forze nel campo della lotta, senza elevare tali alleanze a motivo di propaganda e a pa­rola di ordine del partito alle masse. Il successo sarà in ogni caso la sola misura della opportunità di avere acceduto a tali contatti e del calcolo che se ne dovrà tenere in appresso. Tutta la tattica del Partito comunista non è dettata da pre­concetti teorici o da preoccupazioni etiche ed estetiche, ma solo dalla reale pro­porzione dei mezzi al fine ed alla realtà del processo storico, in quella sintesi dia­lettica di dottrina e di azione che è il patrimonio di un movimento destinato ad essere il protagonista del più vasto rinnovamento sociale, il condottiero della più grande guerra rivoluzionaria.


VIII. Il Partito comunista italiano e il momento attuale

  48. La fase, e quindi il problema, della formazione del partito è ormai com­pletamente superata in Italia. Col Congresso socialista di Milano, fino al quale non era stata ancora definitivamente scartata la possibilità di una modificazione sostanziale della base di costituzione del Partito comunista italiano colla fusione di una frazione di sinistra del Partito socialista, che vi avrebbe acquistato l'im­portanza di elemento essenziale ed integratore, col Congresso di Milano e colle sue decisioni questa possibilità è venuta completamente a mancare ed appare evi­dente che solamente la frazione estrema staccatasi a Livorno poteva costituirne il nucleo creatore. Ed ugualmente, è ormai chiaro che lo sviluppo progressivo nor­male del partito procederà per l'avvenire non già per l'avvicinarsi di gruppi orga­nizzati staccantisi da altre formazioni politiche, ma solamente per l'adesione in­dividuale di singole persone che, entrando nelle sue file preordinate a riceverle, non vi apporteranno disordine e mutamenti ma forza più grande di numero e conseguentemente di azione.

   49. Il partito perciò, libero delle sue cure inerenti ad ogni periodo di incominciamento, deve dedicarsi completamente al suo lavoro di penetrazione sempre più ampia tra le masse costituendo e moltiplicando gli organi di collegamento tra esse e se stesso. Nessun campo dell'attività proletaria deve restare ignorato ai comunisti: i Sindacati, le Cooperative, le Mutue, devono essere penetrate sempre più profondamente colla costituzione dei Gruppi comunisti, col loro collega­mento, e conquistate alle direttive del partito; mentre i vari Comitati di assi­stenza, pro vittime politiche, pro Russia, ecc., devono avere la rappresentanza dei comunisti e devono godere della loro collaborazione. Questo però soltanto perché il partito non deve disinteressarsi di nessuno strumento che lo ponga mag­giormente a contatto col proletariato, deve porre cura alla soddisfazione delle ne­cessità contingenti di questo, non mai per costituire rapporti durevoli con altri partiti politici, sia pure sovversivi.

   50. Nei confronti di questi la polemica tendente a chiarificare di fronte ai lavo­ratori il loro atteggiamento ed a spezzare l'equivoco delle loro dichiarazioni pro­grammatiche, deve continuare instancabile. Socialisti e libertari perseguono oggi in Italia in due diverse forme l'indebolimento della classe proletaria: gli uni colla loro tattica di remissione e di disarmo verso l'attacco del capitalismo, gli altri con la loro lotta contro la Repubblica dei Soviet ed il principio della dittatura del proletariato cui contrappongono la vuota e teorica apoteosi di una libertà astratta. L'attuale situazione italiana caratteristica dell'offensiva sempre più vasta e com­pleta della borghesia, porge ogni giorno mille dolorosi documenti alla nostra po­lemica contro gli anarchici e contro i socialdemocratici che danno prova evidente della loro incomprensione del momento il quale, anziché costituire qualche cosa di eccezionale e di transitorio, è in realtà uno stadio naturale e prevedibile dello sviluppo del regime capitalistico, una manifestazione specifica della funzione e degli scopi dello Stato democratico.

   51. Si può oggi constatare in Italia una caratteristica involuzione dello Stato in ordine al modo del suo funzionamento: il periodo costitutivo dello Stato bor­ghese che ha segnato un progressivo accentramento di tutte le funzioni di gover­no nell'organizzazione di un'autorità centrale, trova il suo riscontro e la sua ne­gazione nell'attuale periodo in cui l'unità salda di tutti i poteri, già sottratti al­l'arbitrio dei singoli, si sminuzza e si sparpaglia; i poteri statali ritornano ad esse­re esercitati individualmente da ogni singolo, e non sarebbe neppure più neces­sario che lo Stato ponesse esplicitamente, come pure fa, a disposizione della con­servazione borghese i suoi organi dall'esercito alla magistratura, dal Parlamento ai funzionari del potere esecutivo, poiché ciascuno di essi, nella persona dei suoi addetti, usa delle proprie attribuzioni allo stesso scopo in maniera autonoma ed incontrollabile.
Per impedire poi che [per] un improvviso arresto di questa crisi di dissoluzione lo Stato possa riprendere un qualsiasi controllo sull'attività dei singoli, la classe borghese procede affrettatamente alla costituzione di organi supplettivi che, in perfetto accordo con gli organi statutari quando questi funzionano secondo i de­sideri espliciti della conservazione, si contrappongono loro invece e vi si sostitui­scono quando essi si dimostrano restii alla più supina acquiescenza (Comitati ci­vili, Comitati della difesa, ecc.).
Invocare come fanno i socialdemocratici il ritorno all'autorità dello Stato ed al rispetto della legge indica che essi, pure affermando che lo Stato democratico parlamentare è uno Stato di classe, non giungono a comprendere che appunto per ciò esso assolve oggi al suo compito essenziale, violando le leggi scritte che furono necessarie al suo progressivo consolidarsi ma che danneggerebbero da og­gi la sua conservazione.

   52. La presente situazione italiana racchiude in sé sinteticamente tutti gli elementi costitutivi del colpo di Stato pure non essendosi verificato il fatto esteriore e probante del gesto militarista. Il progressivo verificarsi di episodi di violenza annullanti l'uno dopo l'altro le normali condizioni di vita sociale per tutta una classe di cittadini, il sovrapporsi alle disposizioni della legge scritta della volontà mutevole di gruppi e di singoli, la immunità assicurata a questi, e la persecuzio­ne stabilita per i loro avversari, tutto ciò è giunto agli stessi risultati cui sarebbe pervenuto un atto unico più grandioso e più violento che avesse posto in moto contemporaneamente forze più numerose. La classe borghese ha perfetta coscienza di questa condizione di cose, ma il suo interesse richiede che l'apparenza esteriore di una democrazia formale non venga distrutta; e che l'economia generale non venga più profondamente turbata da un mutamento violento che in definitiva non porgerebbe al suo privilegio una tutela maggiore di quella di cui oggi fruisce. È probabile quindi che essa, divisa sulla valutazione della sua necessità ed ancora sufficientemente potente per stron­carlo, si opporrebbe ad un tentativo militarista perturbatore e motivato quasi so­lo da ambizioni personali. Nessuna nuova forma di governo potrebbe avere più della presente lo sprezzo per la libertà, per i diritti acquisiti e sanciti, per la vita degli operai; soltanto in un ulteriore perfezionamento dello Stato democratico, più capace a coprire la reale sostanza del regime dittatoriale della borghesia, que­sta può porre la sua meta. Ciò si otterrà con la formazione di un governo socialdemocratico.

   53. La situazione attuale italiana genera e matura appunto questo ulteriore stadio del martirio del proletariato. Da due parti si lavora a questo risultato: una forte corrente del Partito socialista ed i partiti di sinistra della borghesia saggiano il terreno per trovare il punto favorevole al loro incontro ed alla loro alleanza. Gli uni e gli altri motivano in realtà la loro azione solamente con la necessità di tro­vare e costruire una difesa alla violenza fascista distruggitrice, e su questo terreno chiedono l'accordo di tutti i partiti sovversivi e pretendono che si ponga termine alle polemiche ed ai reciproci attacchi.
Se un governo socialdemocratico avrà la forza di combattere e sconfiggere il fascismo, del che siamo fortemente dubbiosi e per le nostre convinzioni teoriche e per gli esempi della storia più recente, e fosse quindi necessario preparare un terreno favorevole alla sua formazione, questo sarà tanto più facilmente e rapida­mente costituito quanto più i comunisti proseguiranno la loro attuale recisa ed instancabile polemica contro il Partito socialista. L'attacco comunista valorizza il Partito socialista di fronte alla borghesia come bersaglio della violenza rivolu­zionaria e come remora ed ostacolo allo sfrenarsi della lotta di classe, e rende così più probabile il loro accordo e la loro alleanza. Non bisogna infatti dimenticare che si incominciò ad affacciare come realizzabile in Italia la collaborazione socia­lista per parte dei gruppi di sinistra della borghesia da quando, colla scissione di Livorno, il Partito socialista venne liberato da ogni corrente comunista. Un ac­quietarsi della lotta tra comunisti e socialisti riporrebbe questi ultimi nella appa­rente e falsa posizione di favorevoli alla dottrina ed alla pratica della III Interna­zionale impedendo il rafforzarsi di quella fiducia che è il presupposto per la crea­zione del blocco socialdemocratico. Perciò l'intransigenza più assoluta verso i partiti sovversivi è da praticarsi sul campo della lotta politica, sia pure nella previsione, per noi fallace, che un mutamento di uomini nello stato formalmente immuta­to, sia possibile in un senso favorevole al proletariato.

   54. In quanto al fascismo, il PCI, pure reputandolo una conseguenza inelutta­bile dello sviluppo del regime, non ne trae la conseguenza che di fronte ad esso sia da assumersi un atteggiamento di inerte passività. Combattere il fascismo non significa credere di poter annullare una funzione della società borghese, pure non troncando la esistenza di questa, e neppure illudersi che il fascismo possa essere vinto di per sé, come episodio staccato ed isolato della complessa azione di offesa del capitalismo; ma tende invece a rendere meno gravi e dolorosi i danni che la violenza nemica infligge in questo spirito combattivo e d'insofferenza.

   55. Il PCI non escludendo, anzi tenendo presente la possibilità che dalla situa­zione instabile possa sorgere la occasione di una azione violenta di una parte del­la borghesia ed approntando quindi un minimum di mezzi necessari ad affron­tarla e superarla, si pone di fronte al problema dell'azione diretta in un atteggia­mento di preparazione. La crisi mondiale dell'economia capitalistica ha influito sinistramente sullo slancio del proletariato il quale ne ha viste spezzate le sue organizzazioni più salde che non l'avevano prevista e non si erano quindi preparate a sormontarla vittoriosa­mente. Il partito crede che occorre oggi ricostruire questa saldezza passata, gui­dato dalla persuasione che, in una situazione analoga a quella trascorsa, un pro­letariato saldamente inquadrato e guidato da un partito rivoluzionario potrebbe validamente passare all'attacco. Costituire quindi questo partito e allargare la sua influenza sulle masse; dare ai propri aderenti coesione, disciplina e preparazio­ne; attrarre dietro a sé strati sempre più ampi della classe lavoratrice: ecco i com­piti essenziali dei comunisti italiani che li assolveranno avendo per norma le tesi che sulle varie quistioni (sindacale, agricola, ecc.) verranno approvate e discusse dal presente Congresso.