Pietro Secchia

14 luglio 1948: attentato a Togliatti
Quali sono state le cause?

Dal Promemoria autobiografico di Pietro Secchia, in Archivio Pietro Secchia, cit. pp.219-220.



  Nella seconda metà del 1947 i dirigenti della politica estera americana furono ossessionati dalla paura di un colpo di mano comunista in Italia. Fu questa loro paura che li portò da un lato a credere a tutti gli spacciatori di piani K, a pagare lautamente gli "informatori" che avevano trovato il modo di fare quattrini con un po' di fantasia, e che li portò d'altra parte a tramare ogni sorta di provocazioni e di delitti allo scopo di fare fallire "i piani" comunisti.

   La "grande paura" di Washington assunse forme particolarmente acute dal set­tembre al dicembre 1947, periodo in cui il Dipartimento di stato aveva creduto a certe informazioni secondo le quali ci si stava preparando ad un colpo di mano co­munista nell'Italia settentrionale con l'aiuto e la complicità di Tito.

   Il diario del segretario di stato alla Difesa americana, James Forrestal, pubbli­cato nel 1951, è assai rivelatore in proposito. Esso pubblica una serie di rivelazioni su quella che è stata la fase della politica estera americana caratterizzata dal pas­saggio dalla formula rooseveltiana della "grande alleanza" poggiata sulla tesi dello "one world", alla formula della guerra fredda basata sulla tesi della necessità di una "balance of power" tra i due mondi.

   Il diario in questione rivela come sin dal 1946 il dipartimento americano della Difesa, col pretesto di riportare in Turchia la salma dell'ambasciatore di Ankara morto a Washington, inviò nel Mediterraneo la corazzata Missouri, primo passo per la costituzione di una stabile squadra americana nel Mediterraneo. E' Forrestal che prese le prime iniziative che portarono in seguito l'ammiraglio Carney a stabilire il suo quartiere generale a Napoli.

   La prima riunione del "National Security Council" (il nuovo organo che era sta­to creato per iniziativa di Forrestal allo scopo di coordinare le necessità strategi­che e le necessità politiche), tenne la sua prima riunione il 26 settembre 1947 e la dedicò all'esame della situazione italiana.

   Il problema che Forrestal e il sottosegretario Robert Lovett sottoposero in tale riunione a Truman e agli altri membri della "National Security" era quello di un'azione da svolgere per prevenire e fronteggiare un eventuale colpo di mano co­munista nell'Italia del nord.

   Pochi giorni prima il Dipartimento di stato si era allarmato perché nel pome­riggio del 15 settembre, al momento in cui entrava in vigore il trattato di pace italiano (e gli americani avrebbero dovuto abbandonare il nostro paese), era giun­to al Dipartimento di stato un telegramma dell'ambasciatore americano in Italia James Dunn, il quale riferiva che gli jugoslavi avevano comunicato al generale John Lee, comandante delle truppe americane in Italia, la loro intenzione di entra­re a Trieste. Dopo uno scambio di idee con Dunn, il generale Lee, comandante delle truppe americane in Italia, aveva risposto agli jugoslavi che se essi avessero tenta­to di aprirsi la strada verso Trieste egli si sarebbe opposto con tutte le sue truppe.

   Al Dipartimento di stato venne preparata subito una nota di protesta a Belgra­do. La Casa Bianca inviò un messaggio radio al presidente Truman che si trovava in alto mare a bordo della Missouri.

   Nella notte Truman mandò la risposta ordinando a Forrestal di inviare al ge­nerale Lee tutti i rinforzi disponibili.

   L'episodio non ebbe alcun seguito, ma da quel momento Forrestal e il Diparti­mento di stato continuarono ad essere ossessionati dal timore di un colpo di mano combinato assieme dai comunisti italiani e jugoslavi. Quanto meno tale timore servì al Dipartimento di stato quale pretesto per mantenere, malgrado il trattato di pace, aliquote di sue truppe in Italia, per organizzare dei "commandos" clande­stini e semilegali, per inviare la flotta nel Mediterraneo.

   Nella riunione del 26 settembre fu Lovett che espose la situazione affermando tra l'altro che "Nenni ha l'illusione di poter controllare i comunisti di cui è alleato".

   Il diario non rivela le misure pratiche decise, ma l'esposizione fatta da Lovett non lascia alcun dubbio che l'Italia da quel giorno aveva perso la sua indipendenza, gli americani la consideravano come una loro base, e svilupparono quella politica che portò il nostro paese nel Patto atlantico.

   Il 24 febbraio 1948 Forrestal nota nel suo diario che il "National Security Ser­vice" discusse di nuovo la questione italiana e decise di affrettare l'invio all'Italia di materiale bellico "surplus".

   Si avvicinava il 18 aprile e nel diario si accenna ad un colloquio di Forrestal con Tarchiani avvenuto il 2 marzo, nel quale il Tarchiani avrebbe calcato sul grave pe­ricolo comunista, dicendo fra l'altro che i comunisti spendevano trenta milioni di dollari per le elezioni.

   Nei primi mesi del 1948 veniva pubblicato negli Stati Uniti un cosiddetto piano X, la cui elaborazione viene attribuita a Brigdes, presidente della Commissione del Senato per l'attribuzione dei crediti, nel quale piano è detto chiaramente che l'as­sassinio di personalità democratiche e in primo luogo di comunisti fa parte integran­te della politica americana in Europa.

   A proposito di questo piano il settimanale "United States News and World Report" scriveva apertamente che esso prevede l'organizzazione del sabotaggio, dello spionaggio e l'impiego dell'arma dell'assassinio.

   Il 25 maggio 1948 la Commissione per gli affari esteri della Camera americana pubblicava la lista dei cinquecento dirigenti dei partiti comunisti che avrebbero dovuto essere l'obiettivo dei banditi assoldati dagli imperialisti americani. In que­sta lista figuravano i nomi di Togliatti, Douclos, Tokuda e Lahaut. Con Togliatti vi era un elenco di altri quaranta comunisti italiani.

   Nel luglio 1948, alla vigilia dell'attentato a Togliatti, navi da guerra e portaerei americane incrociavano nel Mediterraneo.

   Alcuni giorni prima dell'attentato a Togliatti, il sottosegretario alla Marina de­gli Stati Uniti aveva pubblicamente affermato che le navi da guerra americane in­crocianti nel Mediterraneo con cannoni a lunga portata potevano appoggiare l'or­dine pubblico in qualsiasi punto della penisola italiana (dichiarazioni dello storico Tarlé alla TASS due giorni dopo l'attentato a Togliatti).

   Nel 1948 esisteva in Italia un'estesa organizzazione di "commandos" americani disseminati nelle diverse città italiane, sotto la copertura di uffici commerciali.

   Infine un'altra direzione nella quale si possono ricercare gli organizzatori del­l'attentato è quella delle organizzazioni fasciste che a quell'epoca sviluppavano una determinata attività di carattere terroristico, i piani ed anche gli agenti dell'una e dell'altra organizzazione, e cioè quella nazionale ed internazionale, possono aver confluito.

   Il 10 luglio Togliatti aveva pronunciato a Montecitorio un forte discorso contro la politica della "grande svolta" americana, contro la politica imperialistica, che avrebbe portato alla guerra di Corea e nuovamente minacciava la pace del mondo.

   Tra l'altro Togliatti aveva detto: "Alla guerra imperialista si risponde oggi con la rivolta, con l'insurrezione per la difesa della pace, dell'indipendenza, dell'avveni­re del proprio paese".

   Tre giorni dopo questo discorso Carlo Andreoni, direttore del quotidiano so­cialdemocratico "La Giustizia", rispondeva invocando una specie di "guerra pre­ventiva" contro il PCI. Per quanto ci riguarda - scrisse Andreoni - dinanzi a queste prospettive ed alla iat­tanza con la quale il russo Togliatti parla di rivolta, ci limitiamo ad esprimere l'augurio, la certezza, che se queste ore tragiche dovessero veramente suonare per il nostro popolo, prima che i comunisti possano consumare per intero il loro tradimento, prima che armate straniere possano giungere sul nostro suolo, il governo della Repubblica e la maggioranza degli italiani avranno il coraggio, l'energia, la decisione sufficienti per inchiodare al muro del tradimento Togliatti ed i suoi complici. E per inchiodarveli non metaforicamente.