Risoluzione della Conferenza
dei rappresentanti dei Partiti comunisti e operai

Mosca, novembre 1960

Testo italiano della risoluzione
pubblicato a cura della Commissione di propaganda del P.C.I., Roma, dicembre 1960


1 - IL SOPRAVVENTO DELLE FORZE SO­CIALISTE CARATTERISTICA DELLA NOSTRA EPOCA

I rappresentanti dei partiti comunisti e operai hanno discusso nel corso della pre­sente Conferenza le questioni attuali della situazione internazionale e i problemi dello sviluppo della lotta per la pace, l'indipen­denza nazionale, la democrazia e il socia­lismo.

La Conferenza ha dimostrato l'unità di giu­dizio dei delegati sui problemi esaminati. I partiti comunisti e operai ribadiscono una­nimi la loro fedeltà alla Dichiarazione e al Manifesto della pace approvati nel 1957. Questi documenti programmatici, espressione creativa del marxismo-leninismo, hanno ispirato le posizioni di principio del movi­mento comunista internazionale sui problemi più importanti della nostra epoca ed hanno contribuito immensamente ad orientare in modo unitario gli sforzi dei partiti comu­nisti e operai nella lotta per i comuni obiet­tivi. Essi rimangono sempre la bandiera di lotta e la guida nell'azione per l'intero mo­vimento comunista internazionale.

Nei tre anni passati, tutto il corso degli avvenimenti ha confermato l'esattezza dell'analisi della situazione internazionale e delle prospettive di sviluppo generale del mondo fornita dalla Dichiarazione e dal Ma­nifesto della pace; ha confermato il grande vigore scientifico e l'efficienza del marxismo-leninismo creativo.

Esaminando gli anni trascorsi si può in sostanza giungere alla conclusione che la potenza e l'influenza internazionale del si­stema socialista mondiale sono cresciute im­petuosamente, che sotto i colpi del movi­mento di liberazione nazionale il sistema coloniale è stato investito da un attivo pro­cesso di disgregazione, che le lotte di classe nel mondo capitalistico si sono acutizzate e il sistema capitalistico mondiale è entrato in una ulteriore fase di decadenza e di di­sgregazione.

E' sempre più manifesto su scala mondiale il sopravvento delle forze del socialismo su quelle dell'imperialismo, delle forze della pace su quelle della guerra.

L'imperialismo, tuttavia, volendo conser­vare le proprie posizioni, sabota ogni azione per il disarmo, si adopera per prolungare e inasprire al massimo la guerra fredda, prepara ostinatamente una nuova guerra mondiale. Di conseguenza la vita stessa esige, in modo imperioso, una unione ancora più stretta degli sforzi e azioni risolute dei paesi socialisti, della classe operaia internazionale, del movimento nazionale antimperialista, di tutti gli Stati amanti della pace, di tutti coloro che si battono per la pace, per scon­giurare la guerra e assicurare agli uomini la pace. La vita esige in modo pressante l'ulteriore coesione di tutte le forze rivolu­zionarie nella lotta contro l'imperialismo, per l'indipendenza nazionale, per il socia­lismo.

Il contenuto fondamentale della nostra epoca consiste nel passaggio dal capitalismo al socialismo, iniziatosi con la Grande Rivo­luzione socialista d'Ottobre. La nostra è l'epoca della lotta di due sistemi sociali opposti, delle rivoluzioni socialiste e delle rivoluzioni di liberazione nazionale, del crollo dell'imperialismo, della liquidazione del si­stema coloniale. E' l'epoca in cui nuovi po­poli si incamminano sulla via del socialismo, è l'epoca del trionfo del socialismo e del comunismo sul piano mondiale.

La caratteristica essenziale del nostro tempo consiste nella trasformazione del sistema so­cialista mondiale in fattore decisivo dello sviluppo della società umana.

La forza e l'invincibilità del socialismo sono state provate, negli ultimi decenni, dalle battaglie gigantesche tra il nuovo e il vecchio mondo. I tentativi dell'imperialismo e della sua forza d'urto - il fasci­smo - di ritardare con la guerra il corso dello sviluppo storico sono falliti. All'impe­rialismo sono mancate le forze per sbarrare la strada alle rivoluzioni socialiste in Europa e in Asia. Il socialismo è divenuto un sistema mondiale. L'imperialismo ha tentato di fre­nare lo sviluppo economico degli Stati socia­listi, ma questi disegni sono stati sventati. L'imperialismo ha fatto di tutto per tenere in piedi il sistema della schiavitù coloniale, ma esso sta crollando. Col rafforzarsi del sistema mondiale del socialismo, la situa­zione internazionale si modifica sempre più decisamente a favore dei popoli che lottano per l'indipendenza, per la democrazia e per il progresso sociale.

Il contenuto fondamentale, la direzione principale e le caratteristiche sostanziali dello sviluppo storico della società umana sono determinati, nell'epoca nostra, dal sistema socialista mondiale, dalle forze che si bat­tono contro l'imperialismo, per la trasforma­zione socialista della società. Nessuno sforzo dell'imperialismo potrà arrestare lo sviluppo progressivo della storia. Sono state gettate solide premesse per ulteriori decisive vit­torie del socialismo. La vittoria completa del socialismo è inevitabile.

Il corso dello sviluppo sociale conferma la previsione leninista, secondo la quale i paesi del socialismo vittorioso influiscono sul-l'evolversi della rivoluzione mondiale, soprat­tutto attraverso il loro sviluppo economico. Il socialismo ha conseguito prodigiosi suc­cessi creativi nel campo della produzione, della scienza e della tecnica e nella realiz­zazione di una nuova, libera collettività di uomini, le cui esigenze materiali e morali sono soddisfatte in misura crescente. Si avvi­cina il giorno in cui il socialismo si porterà al primo posto nella ripartizione delle quote della produzione mondiale. Il capitalismo sarà battuto anche nel campo decisivo delle attività umane: quello della produzione di beni materiali.

Il rafforzamento e lo sviluppo del sistema socialista esercitano una influenza sempre maggiore sulla lotta dei popoli dei paesi capitalistici. Il sistema socialista mondiale, con la forza del suo esempio, esercita un'in­fluenza rivoluzionaria sulle coscienze dei la­voratori del mondo capitalista, li incita alla lotta contro il capitalismo, migliora in modo rilevante le condizioni in cui questa lotta si svolge. Nei paesi capitalistici si ingros­sano e si irrobustiscono le forze interne chia­mate a salvaguardare la pace e l'indipen­denza nazionale, ad assicurare il trionfo della democrazia, la vittoria del socialismo.

Il sistema capitalistico mondiale è in preda a un profondo processo di disfacimento e di disgregazione. Le contraddizioni dell'imperia­lismo hanno accelerato la trasformazione del capitalismo monopolistico in capitalismo mo­nopolistico statale. Estendendo il potere dei monopoli nella vita nazionale, il capitalismo monopolistico statale aggiunge alla forza dei monopoli la forza dello Stato, formando un solo meccanismo destinato a salvare il re­gime capitalista, ad aumentare al massimo i profitti della borghesia imperialistica attra­verso lo sfruttamento della classe operaia e la spoliazione di vasti strati della popola­zione.

Senonché non esistono mezzi attraverso i quali la borghesia monopolistica possa sal­vare il capitalismo. Gli interessi di un pugno di monopolisti sono in contrasto antagoni­stico con gli interessi di tutta la nazione. Gli antagonismi nazionali e di classe, i con­trasti interni ed esterni della società capi­talista, si sono fortemente inaspriti. I ten­tativi di puntellare col militarismo le putride fondamenta del capitalismo non fanno che stringere più fortemente il nodo di queste contraddizioni.

Mai il conflitto fra le forze produttive e i rapporti di produzione nel mondo capitalistico è stato tanto profondo. Il capitalismo ostacola sempre più l'utilizzazione delle con­quiste della scienza e della tecnica moderne nell'interesse del progresso sociale. Esso ri­volge le scoperte del genio umano contro la stessa umanità, le trasforma, in temibili ordigni destinati a una guerra di sterminio.

Aumenta l'instabilità dell'economia capita­listica. Sebbene in certi paesi capitalistici si verifichi, in misura maggiore o minore, un determinato aumento della produzione, non cambia il fatto che i contrasti del capita­lismo si aggravano sia sul piano nazionale che su quello internazionale. Pur non avendo ancora superato le conseguenze della recente crisi economica, vari paesi capitalistici si sono trovati di fronte alla minaccia di altri sconvolgimenti economici. Si approfondisce sempre più il carattere anarchico della pro­duzione capitalistica. Si intensifica in pro­porzioni inaudite il processo di concentra­zione capitalistica, crescono i profitti e i sovraprofitti dei monopoli. Il capitale monopo­listico ha appesantito smisuratamente, in nuove forme, e soprattutto grazie all'inten­sificazione del lavoro, lo sfruttamento della classe operaia. Nelle condizioni del capita­lismo l'automazione e la «razionalizzazione» del lavoro significano per i lavoratori nuovi sacrifici. Soltanto con una lotta tenace la classe operaia è riuscita a ottenere, in sin­goli paesi, il soddisfacimento di varie sue rivendicazioni vitali, mentre in molti paesi capitalistici il tenore di vita resta sempre al disotto dell'anteguerra. Malgrado le pro­messe della borghesia, soltanto in singoli paesi capitalistici e solo temporaneamente e stato conseguito il pieno impiego. Il prepo­tere dei monopoli causa un danno crescente agli interessi di larghe masse contadine e di vasti ceti della piccola e media borghesia. Nei paesi capitalistici, compresi quelli più svi­luppati, continuano ad esistere, e anche ad allargarsi, zone sottosviluppate economica­mente, nelle quali la miseria delle masse è particolarmente notevole.

Tutto ciò smentisce ancora una volta le fandonie e le menzogne degli ideologi bor­ghesi e dei revisionisti, secondo i quali il capitalismo moderno si sarebbe tramutato in «capitalismo popolare» e avrebbe dato vita al cosiddetto «Stato della prosperità gene­rale», capace di superare l'anarchia della produzione, le crisi economiche e di assicu­rare il benessere delle masse.

Lo sviluppo diseguale del capitalismo muta continuamente il rapporto di forza tra i sin­goli Stati imperialisti. Quanto più si restringe la sfera del dominio imperialista, tanto più si manifestano i contrasti tra le singole po­tenze imperialiste. Si è inasprito in modo estremo il problema dei mercati. Le nuove organizzazioni interstatali, che nascono sotto il segno della «integrazione», in effetti de­terminano un aggravamento delle oontraddizioni e della lotta tra i paesi imperialisti: esse non sono che nuove forme di sparti­zione del mercato mondiale capitalista tra i maggiori raggruppamenti capitalistici, non sono che nuove forme di penetrazione degli Stati imperialistici più forti nell'economia degli Stati associati più deboli.

L'imputridimento del capitalismo si ma­nifesta nel modo più accentuato nel prin­cipale paese dell'imperialismo moderno, gli Stati Uniti d'America. Il capitale monopoli­stico degli Stati Uniti manifesta in modo evidente la sua incapacità di utilizzare in modo completo le forze produttive di cui dispone. Il più ricco fra i paesi capitalistici sviluppati, gli Stati Uniti d'America, è diven­tato il paese di una disoccupazione cronica particolarmente considerevole. Lo sfrutta­mento incompleto del potenziale produttivo dell'industria è diventato nell'economia statu­nitense un fenomeno permanente. Nonostante l'enorme aumento degli stanziamenti bellici, realizzati a spese di un peggioramento del tenore di vita dei lavoratori, i ritmi di incremento della produzione nel dopoguerra si sono rallentati, superando di poco l'incre­mento demografico. Ciò nonostante si fanno più frequenti le crisi di sovraproduzione. Il paese dall'industria più sviluppata del mondo capitalistico è divenuto un paese con una economia militarizzata nelle forme più mostruose. Gli Stati Uniti d'America, più degli altri paesi capitalistici, spremono ric­chezze dai paesi dell'Asia e soprattutto del­l'America Latina, frenando in tal modo il loro sviluppo. Si intensifica la penetrazione del capitale americano in Africa. L'imperia­lismo americano è diventato il più grande sfruttatore internazionale.

L'imperialismo degli Stati Uniti tende a subordinare al proprio dominio molti Stati, avvalendosi fondamentalmente a questo scopo della politica dei blocchi militari e della «assistenza» economica. Esso viola la so­vranità anche dei paesi capitalistici svilup­pati. La borghesia monopolistica che domina i paesi capitalistici altamente sviluppati, alleatasi all'imperialismo americano, sacrifica la sovranità dei propri paesi, perché spera nell'aiuto degli imperialisti statunitensi per soffocare le forze rivoluzionarie di libera­zione, per strappare ai lavoratori le libertà democratiche e ostacolare la lotta delle masse popolari per il progresso sociale. L'imperia­lismo americano coinvolge questi paesi nella corsa agli armamenti, nella politica di pre­parazione di una nuova guerra di aggres­sione e in un'attività sovversiva nei con­fronti degli Stati socialisti e neutrali. Le fon­damenta del regime capitalista sono talmente imputridite che, in molti paesi, la borghesia imperialistica, pur detenendo il potere, non è più in grado di opporsi da sola alle forze sempre più potenti e compatte della demo­crazia e del progresso in fase di consoli­damento e di ascesa.

Gli imperialisti formano i blocchi politico-militari, con a capo gli USA, per combat­tere congiuntamente il campo socialista, per soffocare il movimento di liberazione nazio­nale, il movimento operaio e socialista. L'evolversi degli avvenimenti internazionali di questi ultimi anni ha fornito molte nuove prove che l'imperialismo americano è la prin­cipale roccaforte della reazione mondiale, è il gendarme internazionale, nemico dei popoli di tutto il mondo.

Il sistema dei blocchi militari, creato dagli Stati Uniti d'America, è indebolito sia dai contrasti fra i paesi che li compongono sia dalla lotta delle masse per la liquidazione di tali blocchi. Gli imperialisti americani cer­cano di consolidare i blocchi aggressivi e ciò provoca una resistenza sempre più forte da parte delle masse. Gli USA rimangono la principale forza economica, finanziaria e mi­litare dell'imperialismo moderno, benché il loro peso specifico nell'economia del mondo capitalista sia in continua diminuzione. Gli imperialisti inglesi e francesi lottano con tenacia per conservare le loro posizioni. I mo­nopoli della Germania occidentale e del Giappone, che hanno restaurato la loro potenza e sono collegati strettamente con i monopoli americani, intensificano la loro espansione. I monopoli della Germania occidentale, rea­lizzando la loro politica imperialista, cercano di sfruttare sempre più intensamente i paesi sottosviluppati.

I popoli si levano però sempre più riso­luti nella lotta contro l'imperialismo. Si di­spiega una battaglia grandiosa fra le forze del lavoro e del capitale, della democrazia e della reazione, della libertà e del colo­nialismo. La vittoria di una rivoluzione schiettamente popolare a Cuba è divenuta un esempio luminoso per i popoli dell'Ame­rica Latina. Con forza inarrestabile si è svi­luppato il movimento anticoloniale per la libertà e l'indipendenza nazionale in Africa. Con successo si è conclusa l'insurrezione na­zionale antimperialista nell'Irak. Un pode­roso movimento delle masse popolari contro l'alleanza militare nipponico-americana, per la pace, la democrazia e l'indipendenza na­zionale si è sviluppato in Giappone. Lo slan­cio combattivo dei lavoratori è dimostrato dall'azione combattiva delle masse popolari italiane in difesa della democrazia. Si raf­forza la lotta per la democrazia, contro il regime reazionario del potere personale in Francia. Hanno avuto luogo grandi scioperi operai negli USA, in Argentina, nell'Uru­guay, nel Cile, in India, in Inghilterra, nel Canadà, nel Belgio e in altri paesi capitali­stici. Le agitazioni della popolazione negra negli Stati Uniti per i propri diritti vitali assumono un carattere di massa. Cresce la tendenza a unire le forze nazionali contro la dittatura fascista in Spagna e in Porto­gallo, si consolida il movimento democratico in Grecia. Sono stati rovesciati i regimi di tirannide militare in Colombia e nel Vene­zuela; è stato portato un colpo ai governi fantocci, apertamente filoamericani, nella Corea del Sud e in Turchia. Si sviluppa il movimento democratico e nazionale nel Viet-Nam del Sud e nel Laos, diretto contro gli imperialisti americani e i loro accoliti. Il po­polo indonesiano elimina le posizioni econo­miche che gli imperialisti detengono nel paese e particolarmente le posizioni dei colo­nialisti olandesi. Si allarga e si estende ad altri continenti il movimento di massa in difesa della pace. Tutto ciò sta a provare che crescono sempre più le ondate della lotta antimperialistica, di liberazione nazionale, antimilitarista e di classe.

Che lo sviluppo della crisi generale del capitalismo sia entrato in una nuova fase è provato dalla vittoria del socialismo in un grande gruppo di paesi d'Europa e d'Asia i quali comprendono un terzo dell'umanità; dalla poderosa ascesa delle forze che si bat­tono per il socialismo nel mondo intero e dal continuo indebolimento delle posizioni dell'imperialismo nella competizione econo­mica col socialismo; dalla nuova vigorosa ascesa della lotta di liberazione nazionale e dall'accelerarsi del processo di disgregazione del sistema coloniale; dalla crescente insta­bilità di tutto il sistema capitalista dell'eco­nomia mondiale; dall'inasprirsi delle contrad­dizioni del capitalismo, in seguito all'affer­marsi del capitalismo monopolistico statale e all'ascesa del militarismo; dall'approfondirsi delle contraddizioni tra gli interessi dei monopoli e quelli della nazione intera; dalla tendenza ad abbandonare la democrazia borghese e ad usare metodi di governo auto­ritari e fascisti; dalla crisi profonda della politica e della ideologia borghese.

L'originalità di questa nuova fase della crisi generale del capitalismo consiste nel fatto che essa non si è sviluppata in conse­guenza di una guerra mondiale, ma in un clima di competizione e di lotta tra i due sistemi. Questo clima è caratterizzato da un cambiamento sempre più sensibile dei rap­porti di forza a favore del socialismo, da un forte inasprimento di tutti i contrasti dell'imperialismo, dalla lotta vittoriosa delle forze amanti della pace per l'affermazione e il consolidamento della coesistenza pacifica.

In questa situazione, mentre cresce la lotta delle grandi masse popolari per la demo­crazia, l'indipendenza nazionale e il socia­lismo, gli imperialisti non hanno potuto, con i loro atti aggressivi, infrangere la pace mon­diale.

Nella lotta contro l'oppressione e lo sfrut­tamento imperialista si uniscono tutte le forze rivoluzionarie. I popoli che costruiscono il socialismo e il comunismo, il movimento rivo­luzionario della classe operaia nei paesi capi­talistici, i popoli oppressi impegnati nella lotta di liberazione nazionale, i vasti movi­menti democratici sono le grandi forze della nostra epoca che confluiscono in un solo torrente, il quale corrode e distrugge il sistema mondiale imperialista. Al centro dell'epoca moderna si trovano la classe operaia inter­nazionale e la sua creazione fondamentale: il sistema mondiale del socialismo. Queste forze sono il pegno della vittoria nella lotta per la pace, la democrazia, la liberazione nazionale, il socialismo e il progresso del­l'umanità.


2 - RAFFORZAMENTO E CONQUISTE DEL SISTEMA SOCIALISTA

Il sistema socialista mondiale è entrato in una nuova fase del suo sviluppo. L'Unione Sovietica realizza con successo la costruzione della società comunista su ampia scala. Altri paesi del campo socialista gettano felicemente le fondamenta del socialismo e alcuni di essi sono già entrati nel periodo della costru­zione di una società socialista avanzata.

Considerato nel suo insieme, il sistema socialista ha realizzato vittorie decisive che segnano la vittori a del marxismo-leninismo e dimostrano con evidenza a tutti i popoli, che si trovano sotto il giogo del capitale, come una società, organizzata secondo questa dottrina, offra possibilità illimitate per far fiorire l'economia e la cultura, per garan­tire un alto tenore di vita all'umanità, per assicurare agli uomini una vita pacifica e felice.

Il popolo sovietico, lavorando con successo alla realizzazione del piano settennale di svi­luppo dell'economia nazionale, sta rapida­mente edificando le basi tecnico-materiali del comunismo. La scienza sovietica ha aperto un'epoca nuova nello sviluppo della civiltà mondiale, ha dato inizio alla conquista del cosmo, fornendo una prova significativa della potenza economica e tecnica del campo so­cialista. L'Unione Sovietica per prima nella storia traccia la via del comunismo per tutta l'umanità. Essa rappresenta un esempio lu­minoso e costituisce insieme il più forte ba­luardo per i popoli di tutto il mondo nella loro lotta per la pace, per le libertà demo­cratiche, per l'indipendenza nazionale e per il progresso sociale. La rivoluzione popolare in Cina ha assestato un colpo decisivo alle posizioni dell'imperialismo in Asia e ha con­tribuito in grande misura al cambiamento dei rapporti di forza nel mondo in favore del socialismo. Avendo dato un potente im­pulso al movimento di liberazione nazionale, essa ha esercitato un'immensa influenza sui popoli, soprattutto su quelli dell'Asia, del­l'Africa e dell'America Latina.

Le Repubbliche democratiche popolari del­l'Albania, della Bulgaria, dell'Ungheria, la Repubblica democratica tedesca, la Repub­blica democratica del Viet-Nam, la Cina, la Repubblica democratica popolare coreana, la Mongolia, la Polonia, la Romania, la Repub­blica socialista cecoslovacca, che insieme alla grande Unione Sovietica hanno formato il potente campo socialista, hanno ottenuto, in un breve periodo storico, grandi successi nella costruzione del socialismo.

In questi paesi il potere popolare ha dimo­strato la sua incrollabile solidità. La funzione dominante nell'economia nazionale appar­tiene ai rapporti di produzione socialisti; lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo è stato li­quidato per sempre o è in via di liquida­zione. La realizzazione della politica di in­dustrializzazione socialista ha portato alla prosperità economica i paesi socialisti, i quali sviluppano la loro produzione a ritmi sensi­bilmente più celeri dei paesi capitalistici. Tutti questi paesi hanno creato un'industria progredita; da paesi agricoli, quali erano nel passato, si sono trasformati o si stanno tra­sformando in paesi industriali - agricoli.

Nel corso degli ultimi anni, in tutti i paesi a democrazia popolare, è già stato risolto, oppure si sta risolvendo felicemente, il pro­blema più difficile della costruzione socia­lista e cioè il passaggio volontario dei conta­dini dalla piccola proprietà privata alla grande azienda cooperativa socialista. Il piano leninista della cooperazione ha dimostrato la sua grande vitalità, sia per i paesi dove esi­steva una lunga tradizione di profondo attac­camento dei contadini alla proprietà indivi­duale della terra, sia per i paesi che hanno liquidato da poco i rapporti feudali. Si è consolidata quell'alleanza fraterna fra gli operai e i contadini, sotto la guida della classe operaia, il cui mantenimento e conso­lidamento, come Lenin insegnava, è il pre­supposto maggiore della dittatura del prole­tariato. Nel corso della costruzione del so­cialismo questa alleanza delle due classi la­voratrici, che costituiscono la base politica del regime socialista, si sviluppa senza posa e contribuisce all'ulteriore consolidamento del potere popolare sotto la direzione della classe operaia e alla trasformazione socia­lista dell'agricoltura sulla base del principio leninista della cooperazione volontaria dei contadini.

Nella struttura della società sono avvenuti mutamenti di portata storica. Nei paesi a democrazia popolare non ci sono più le classi dei proprietari fondiari e dei capitalisti. La classe operaia è oggi la forza principale della società. Le sue file aumentano, cresce la sua consapevolezza e maturità politica. Il so­cialismo ha strappato alla miseria secolare i contadini, facendone una forza attiva del progresso sociale. Si va formando la nuova intellettualità socialista che è carne della carne del popolo lavoratore. Il sapere e la cultura sono alla portata di tutti i citta­dini. Il socialismo ha creato in tal modo non solo le condizioni politiche, ma anche quelle materiali per lo sviluppo culturale della società, per una fioritura molteplice e completa del talento e delle capacità del­l'uomo. Con lo sviluppo dell'economia au­menta incessantemente il livello materiale di vita delle masse popolari.

Nei paesi socialisti a carattere plurinazio­nale si è formata e si è irrobustita l'alleanza indissolubile dei lavoratori di tutte le nazio­nalità. La vittoria della politica nazionale marxista-leninista nei paesi del socialismo, la effettiva parità dei diritti fra le nazio­nalità, l'ascesa della loro economia e della loro cultura sono un esempio che anima i popoli che si battono contro l'oppressione nazionale.

Nei paesi a democrazia popolare sono stati raggiunti sensibili successi nella lotta della ideologia socialista contro quella borghese. Questa lotta ha un carattere durevole e con­tinuerà, mentre si andrà sviluppando la co­struzione del socialismo, fino alla piena libe­razione della coscienza degli uomini dalle so­pravvivenze della ideologia borghese.

L'unità politica e morale della società, che per la prima volta nella storia è sorta e si è consolidata nell'Unione Sovietica, si svi­luppa oggi anche negli altri paesi socialisti. Ciò offre la possibilità di utilizzare l'energia creativa dei liberi lavoratori secondo i cri­teri più razionali per l'ascesa delle forze pro­duttive e per la prosperità della società so­cialista.

La società socialista si perfeziona conti­nuamente, diventa più matura; nel suo seno costantemente prendono forma gli atteggia­menti comunisti verso il lavoro e altri ele­menti della futura società comunista. Si per­fezionano sempre più i metodi di direzione della economia socialista e della pianifica­zione economica. Si verifica una ulteriore espansione della democrazia socialista, si allarga l'apporto delle masse popolari alla direzione della vita economica e culturale; singole funzioni dello Stato passano gradual­mente nelle mani delle organizzazioni sociali.

Oggi non solo nell'Unione Sovietica, ma anche negli altri paesi socialisti, sono state liquidate le possibilità sociali ed economiche di restaurazione capitalistica. Le forze unite del campo socialista garantiscono, nel modo più sicuro, ogni paese socialista dagli attentati della reazione imperialistica. In tal modo l'unione degli Stati socialisti in un solo campo, la crescente compattezza e la sempre maggiore potenza di esso assicurano, nel qua­dro di tutto il sistema preso nel suo insieme, la vittoria completa del socialismo.

Negli anni trascorsi, in seguito al lavoro eroico della classe operaia e dei contadini, alla grande attività svolta dai partiti comu­nisti ed operai, sono state create possibi­lità oggettive molto favorevoli per impri­mere alle forze produttive un ulteriore im­petuoso sviluppo, per guadagnare il mas­simo di tempo e assicurare la vittoria dei paesi socialisti nella competizione economica pacifica con il capitalismo. I partiti marxisti-leninisti, che guidano gli Stati socialisti, considerano loro dovere sfruttare sapiente­mente e razionalmente queste possibilità.

I partiti comunisti, conseguendo grandi vit­torie e passando attraverso serie prove, hanno accumulato una ricca e molteplice esperienza nella direzione della edificazione socialista. I successi dei paesi del socialismo e di tutto il campo socialista sono stati raggiunti grazie alla giusta applicazione delle leggi generali dell'edificazione socialista, tenendo conto sia delle particolarità storiche di ogni paese, sia degli interessi dell'intero sistema socialista e ancora grazie agli sforzi dei popoli di que­sti paesi, alla stretta e fraterna collabora­zione e all'aiuto reciproco internazionalista e, in primo luogo, grazie all'aiuto internaziona­lista e fraterno dell'Unione Sovietica.

L'esperienza dello sviluppo dei paesi so­cialisti mostra ancora una volta che l'aiuto e il sostegno reciproci, l'utilizzazione di tutti i vantaggi offerti dall'unità e dalla coesione dei paesi del campo socialista, sono la prin­cipale condizione internazionale dei loro suc­cessi e delle loro conquiste. Le speranze ri­poste dall'imperialismo, dai rinnegati e dai revisionisti, nella possibilità di una scissione del campo socialista sono costruite sulla sab­bia e condannate al fallimento. Tutti i paesi socialisti salvaguardano come la pupilla dei loro occhi l'unità del campo socialista.

Il sistema economico mondiale del socia­lismo è unito dai comuni rapporti di pro­duzione socialista e si evolve sulla strada segnata dalle leggi economiche del socia­lismo. Gli interessi di una sua felice evolu­zione esigono: l'applicazione coerente della legge dello sviluppo armonico e proporzio­nale nella costruzione socialista; lo sprigio­narsi dell'iniziativa creativa delle masse po­polari; il perfezionamento costante del si­stema della divisione internazionale del la­voro, mediante la coordinazione dei piani eco­nomici nazionali; la specializzazione e la cooperazione della produzione nel quadro del sistema socialista mondiale, secondo prin­cìpi di volontarietà e di vantaggio reciproco; la necessità dell'elevamento generale del li­vello tecnico-scientifico; lo studio dell'espe­rienza collettiva; l'intensificarsi della colla­borazione e dell'assistenza reciproca fraterna; il graduale superamento, su questo terreno, delle differenze storicamente formatesi nei livelli di sviluppo economico e la creazione della base materiale per il passaggio più o meno simultaneo al comunismo di tutti i popoli del sistema socialista.

L'opera di edificazione pratica del socia­lismo in diversi paesi ha permesso di accu­mulare l'esperienza collettiva di tutto il campo socialista. Lo studio approfondito di questa esperienza da parte dei partiti fra­telli, la sua applicazione creativa e il suo arricchimento, tenuto conto delle condizioni concrete e delle peculiarità nazionali, è una legge inviolabile dello sviluppo di ogni paese socialista.

I partiti comunisti ed operai dei paesi so­cialisti considerano loro dovere internazio­nalista utilizzare appieno tutti i vantaggi del sistema socialista e le risorse interne di ogni paese per sviluppare in ogni paese, secondo le possibilità esistenti, la produzione indu­striale e agricola a ritmi elevati al fine di raggiungere, con sforzi comuni ed entro i termini più brevi, lo storico obiettivo di supe­rare il sistema capitalistico mondiale nel vo­lume assoluto della produzione industriale e agricola e oltrepassare, in seguito, i paesi capitalistici economicamente più progrediti anche nel livello di produzione pro-capite e nel tenore di vita. Per raggiungere questo obiettivo è necessario migliorare incessante­mente il lavoro politico ed economico, perfe­zionare senza posa i metodi di gestione del­l'economia nazionale, amministrare l'econo­mia socialista secondo criteri scientifici. E' ne­cessario cioè aumentare, con tutti i mezzi, la produttività del lavoro mediante un pro­gresso tecnico continuo, rispettare i piani economici, osservare fermamente i princìpi leninisti dell'interessamento materiale, dare il massimo impulso agli stimoli morali nei confronti del lavoro socialmente utile me­diante l'elevamento della coscienza politica delle masse, ed esercitare un controllo sulla misura del lavoro e del consumo.

La base materiale indispensabile per il passaggio dei paesi socialisti al comunismo è il conseguimento di un alto livello di pro­duzione attraverso l'impiego della tecnica più moderna e progredita, mediante l'elettrifica­zione dell'economia nazionale, la meccaniz­zazione e la automazione del lavoro. Senza di ciò, non può essere assicurata quella abbondanza di beni di consumo che è neces­saria alla società comunista. Occorre svilup­pare su questa base i rapporti sociali comu­nisti, elevare con tutti i mezzi la coscienza politica delle masse popolari, educare l'uomo della società nuova: la società comunista.

Il campo socialista è una comunità sociale, economica e politica di popoli liberi e so­vrani, uniti da stretti legami di solidarietà internazionale, dall'unità degli interessi e degli obiettivi comuni ai popoli che avan­zano sulla strada del socialismo e del comu­nismo. La rigorosa osservanza dei princìpi del marxismo-leninismo, dell'internazionali­smo socialista, è la legge intangibile dei rapporti reciproci fra i paesi socialisti. Nel campo socialista è garantita una vera parità di diritti ed è garantita l'indipendenza di ogni paese che ne fa parte. Gli Stati socia­listi, ispirandosi ai princìpi della completa parità di diritti, del vantaggio reciproco e della mutua assistenza amichevole, perfezio­nano sotto tutti gli aspetti la loro collabo­razione economica, politica e culturale, il che corrisponde sia agli interessi di ogni singolo paese socialista che a quelli dell'intero campo socialista.

Una delle più grandi conquiste del sistema socialista mondiale consiste nella conferma pratica della tesi marxista-leninista secondo cui, insieme alla estinzione dell'antagonismo di classe, si estingue anche l'antagonismo fra le nazioni. Mentre al regime capitalista, per le sue stesse leggi, sono proprie contraddi­zioni antagonistiche fra le classi, le nazioni e gli Stati, che sfociano in conflitti armati, non esistono nella natura del sistema socia­lista cause oggettive per contrasti e conflitti fra i popoli e gli Stati che ne fanno parte. Lo sviluppo di questo sistema si manifesta con una crescente compattezza degli Stati e delle nazioni, con un rafforzamento di tutte le forme della loro collaborazione. Il socia­lismo fonde organicamente lo sviluppo del­l'economia, della cultura e della vita statale di ogni paese con gli interessi del potenzia­mento e dello sviluppo di tutto il sistema socialista mondiale e di una maggiore unità tra le nazioni. Gli interessi di tutto il sistema socialista nel suo complesso e gli interessi nazionali sono in perfetta armonia. Su que­sto terreno è sorta e si consolida l'unità politica e morale di tutti i popoli della grande comunità socialista. L'isolamento po­litico e l'egoismo nazionale, propri del capi­talismo, sono stati sostituiti dall'amicizia fra­terna e dall'aiuto reciproco tra i popoli, frutti del regime socialista.

Gli interessi comuni dei popoli dei paesi socialisti, gli interessi della causa del socia­lismo e della pace esigono nell'azione poli­tica una giusta connessione dei princípi del­l'internazionalismo socialista con quelli del patriottismo socialista. Ogni partito comuni­sta, diventato partito di governo, si addossa la responsabilità storica per le sorti tanto del proprio paese, quanto di tutto il campo socialista.

Nella dichiarazione del 1957, si rileva, in modo assolutamente giusto, che, quando si sopravaluta la funzione delle particolarità nazionali, quando ci si discosta dalle leggi generali del marxismo-leninismo sulla rivo­luzione socialista e sulla edificazione socia­lista, si danneggia la causa comune del so­cialismo. Ma nella dichiarazione si rileva an­che, sempre in modo assolutamente giusto, che il marxismo-leninismo richiede un'appli­cazione creativa dei princìpi generali della rivoluzione socialista e della costruzione so­cialista a seconda delle condizioni storiche concrete di ogni paese e non tollera che la politica e la tattica dei partiti comunisti di altri paesi vengano copiate meccanicamente. Se un partito proletario non tiene conto delle peculiarità nazionali, ciò può isolarlo dalla vita, dalle masse e danneggiare la causa del socialismo.

Le manifestazioni di nazionalismo e di angustia nazionale non scompaiono automatica­mente con l'affermarsi del regime socialista. Per consolidare i rapporti fraterni e l'ami­cizia fra i paesi socialisti è necessaria una politica marxista-leninista internazionalista dei partiti comunisti ed operai: bisogna edu­care tutti i lavoratori a saper armonizzare l'internazionalismo e il patriottismo, e lot­tare a fondo per superare le sopravvivenze del nazionalismo borghese e dello sciovi­nismo.

I partiti comunisti ed operai educano in­cessantemente i lavoratori nello spirito del­l'internazionalismo socialista, dell'intransi­genza verso tutte le manifestazioni di nazio­nalismo e di sciovinismo. La fonte princi­pale della forza e della invincibilità di ogni paese socialista e dell'intero campo socia­lista sta nella compattezza, nell'unità dei partiti comunisti e operai, dei popoli dei paesi socialisti, nella loro fedeltà alla dot­trina marxista-leninista.

I popoli dei paesi socialisti, aprendo la via al comunismo, creano per tutto il genere umano il prototipo di una nuova società. I lavoratori del mondo capitalista seguono con profondo interesse l'attività creativa dei costruttori del socialismo e del comunismo. Tutto ciò rende i partiti marxisti-leninisti ed i popoli dei paesi socialisti responsabili davanti al movimento operaio internazionale di una felice costruzione del socialismo e del comunismo.

I partiti comunisti ed operai considerano loro compito rafforzare instancabilmente la grande comunità socialista dei popoli, la cui funzione internazionale e la cui influenza sull'evolversi degli avvenimenti mondiali au­mentano di anno in anno.

E' giunto il momento in cui i paesi socia­listi, formando un sistema mondiale, sono divenuti una forza internazionale che eser­cita una potente influenza sullo sviluppo della politica mondiale. Sono comparse possibilità reali per risolvere i più importanti problemi dell'epoca moderna in modo nuovo nell'in­teresse della pace, della democrazia e del socialismo.


3. - L'UMANITÀ' PUÒ' E DEVE ESSERE LIBERA DALL' INCUBO TERRIBILE DELLA GUERRA

II problema più scottante del nostro tempo è quello della guerra e della pace.

La guerra si accompagna immancabilmente al capitalismo. Il sistema dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo e il sistema dello stermi­nio dell'uomo da parte dell'uomo sono le due facce del regime capitalista. L'imperialismo ha già scagliato l'umanità in due guerre mon­diali devastatrici ed ora minaccia di gettarla in una catastrofe ancora più terribile. Sono stati creati mostruosi mezzi di sterminio in massa e di distruzione. L'uso di questi mezzi in una nuova guerra causerebbe inaudite de­vastazioni ad interi paesi e trasformerebbe in rovine i maggiori centri della produzione e della cultura mondiale. Una guerra di que­sto genere arrecherebbe rovina e sofferenze a milioni di persone, comprese quelle che vivono nei paesi non impegnati nella guerra. L'imperialismo pone in grave pericolo tutta l'umanità.

La vigilanza dei popoli deve dunque es­sere più che mai desta. Finché esiste l'impe­rialismo, esiste anche il terreno per le guerre di aggressione.

I popoli di tutti i paesi sanno che il peri­colo di una nuova guerra non è ancora pas­sato. La principale forza di aggressione e di guerra è l'imperialismo americano. La sua politica incarna l'ideologia della reazione mi­litante. Sotto l'insegna della difesa dalla «mi­naccia del comunismo», l'imperialismo ame­ricano, con il concorso degli imperialisti del­l'Inghilterra, della Francia e della Germania Occidentale, ha coinvolto molti paesi in bloc­chi militari (NATO, CENTO, SEATO ed al­tri), ha avviluppato il cosiddetto «mondo li­bero», cioè i paesi capitalistici dipendenti dall'imperialismo americano, nella rete delle proprie basi militari, puntate prima di tutto contro i paesi socialisti. La esistenza di questi blocchi e basi militari costituisce una minac­cia alla pace generale e alla sicurezza; non solo calpesta la sovranità, ma minaccia l'esi­stenza stessa degli Stati, che concedono i loro territori per installarvi basi militari ame­ricane.

Le forze imperialistiche degli Stati Uniti, dell'Inghilterra e della Francia si sono unite in una delittuosa congiura con l'imperialismo della Germania Occidentale. Nella Germania Occidentale è risorto il militarismo; si acce­lera la ricostituzione dell'esercito regolare di massa sotto il comando dei generali hitle­riani; questo esercito viene dotato dagli impe­rialisti americani di armi atomico-missilistiche e di altri modernissimi mezzi di stermi­nio. Ciò provoca la risoluta protesta dei po­poli amanti della pace. A questo esercito aggressivo sono concesse basi militari in Francia ed in altri paesi dell'Europa Occi­dentale. La minaccia alla pace e alla sicu­rezza dei popoli d'Europa, che parte dall'im­perialismo della Germania Occidentale, si aggrava. I revanscisti della Germania Occi­dentale proclamano apertamente la loro in­tenzione di rivedere le frontiere fissate dopo la seconda guerra mondiale. Come fece già a suo tempo la cricca hitleriana, i militaristi della Germania Occidentale preparano una guerra contro i paesi socialisti ed altri Stati d'Europa, operano per attuare i loro propri piani di aggressione. Berlino Occidentale si è trasformata in un focolaio di provocazioni internazionali. Lo Stato di Bonn è divenuto il maggior nemico della coesistenza pacifica, del disarmo e della distensione in Europa.

Ai disegni aggressivi dell'imperialismo del­la Germania Occidentale deve essere opposta la potenza unita di tutti gli Stati e popoli di Europa amanti della pace. Nella lotta contro le velleità aggressive del militarismo della Germania Occidentale una funzione di par­ticolare importanza appartiene alla Repub­blica Democratica Tedesca. I delegati alla Conferenza ritengono che il dovere di tutti gli Stati del campo socialista, di tutti i popoli amanti della pace debba essere quello di di­fendere l'immunità della RDT, fortilizio avan­zato del socialismo nell'Europa Occidentale, vera interprete della volontà di pace del po­polo tedesco.

Gli imperialisti degli USA lavorano atti­vamente per creare un focolaio di guerra anche nell'Estremo Oriente. In combutta con i circoli dirigenti reazionari giapponesi, cal­pestando l'indipendenza nazionale di quel po­polo e la sua volontà, essi hanno imposto al Giappone un nuovo trattato militare, che per­segue scopi aggressivi diretti contro l'Unione Sovietica, la Repubblica Popolare Cinese ed altri Stati amanti della pace. Gli aggressori americani hanno occupato l'isola di Taiwan (Formosa), appartenente alla Repubblica Po­polare Cinese, e la Corea del Sud. Essi si in­geriscono sempre più negli affari del Viet Nana meridionale. Hanno fatto di questi pae­si focolai di provocazioni militari e di peri­colose avventure. Minacciando di aggressioni Cuba, ingerendosi negli affari dei popoli del­l'America Latina, dell'Africa e del Vicino Oriente, gli imperialisti americani cercano di suscitare nuovi focolai di guerra in varie parti del mondo. Gli imperialisti americani utilizzano forme di unioni regionali come, per esempio, l'organizzazione degli Stati ameri­cani, per continuare a esercitare il loro con­trollo economico e politico e per coinvolgere i paesi dell'America Latina nella realizzazione dei loro piani aggressivi.

L'imperialismo americano ha creato un enorme apparato militare e non vuol permet­terne la smobilitazione. Ogni proposta costrut­tiva dell'Unione Sovietica e di altri paesi amanti della pace a favore del disarmo viene sabotata dagli imperialisti. La corsa agli ar­mamenti continua. Le scorte di armi nucleari aumentano minacciosamente. Nonostante le proteste del proprio popolo e dei popoli degli altri paesi, soprattutto del continente afri­cano, i circoli dirigenti francesi si sono in­camminati sulla strada della fabbricazione e degli esperimenti di armi atomiche. I militaristi americani si preparano a riprendere le nocive prove nucleari. Continuano le pro­vocazioni belliche foriere di gravi conflitti internazionali.

I circoli dirigenti americani, con la loro politica di provocazioni e di atti aggressivi, hanno silurato la Conferenza di Parigi dei capi di governo; essi puntano su un ulte­riore inasprimento della tensione internazio­nale e sull'aggravamento della guerra fred­da. Il pericolo di guerra si è fatto più sen­sibile.

Le provocazioni imperialistiche contro la pace hanno suscitato la indignazione e gene­rato la resistenza dei popoli. L'imperialismo americano si è smascherato ancora di più e la sua influenza nel mondo ha ricevuto altri duri colpi.

La natura aggressiva dell'imperialismo non è cambiata. Si sono però formate le forze reali che sono in grado di sventare i suoi piani aggressivi. La guerra non è fatalmente inevitabile. Se si trattasse solo della volontà degli imperialisti essi avrebbero già coinvolto l'umanità nel baratro delle sciagure e degli orrori di una nuova guerra mondiale. Ma sono tramontati i tempi in cui gli imperialisti ave­vano la possibilità di decidere a loro arbitrio della guerra o della pace. Più di una volta, nel corso di questi ultimi anni, gli imperia­listi hanno spinto l'umanità sull'orlo di una catastrofe mondiale, scatenando conflitti loca­li. L'atteggiamento risoluto dell'URSS, degli altri Stati socialisti, di tutte le forze amanti della pace, ha stroncato l'intervento anglo-franco-israeliano in Egitto, ha evitato l'in­tervento militare degli imperialisti in Siria, nell'Irak e in alcuni altri paesi. L'eroico po­polo algerino continua a battersi coraggio­samente per l'indipendenza e la libertà. I po­poli del Congo e del Laos oppongono una resistenza sempre più energica alle azioni criminose dell'imperialismo. L'esperienza con­ferma che è possibile lottare efficacemente contro le guerre locali, scatenate dagli impe­rialisti, che è possibile liquidare vittoriosa­mente i focolai di queste guerre.

E' giunto il momento, in cui è possibile stroncare i tentativi degli aggressori impe­rialisti di scatenare la guerra mondiale. Con gli sforzi congiunti del campo socialista mon­diale, della classe operaia internazionale, del movimento di liberazione nazionale, di tutti i paesi che si battono contro la guerra e di tutte le forze amanti della pace, la guerra mondiale può essere scongiurata.

Lo sviluppo dei rapporti internazionali nei nostri tempi è determinato dalla lotta dei due sistemi sociali, dalla lotta delle forze del socialismo, della pace e della democrazia con­tro le forze dell'impe­ria­lismo, della reazione e dell'aggressione, da una lotta in cui il so­pravvento delle forze del socialismo, della pace e della democrazia diviene sempre più evidente.

E' la prima volta, nella storia, che grandi forze organizzate si battono contro la guerra. Queste forze sono, la potente Unione Sovie­tica, che ha conquistato primati mondiali nei settori-chiave della scienza e della tecnica; tutto il campo socialista che ha messo al ser­vizio della causa della pace la sua enorme potenza materiale e politica; gli Stati paci­fici sempre più numerosi dell'Asia, dell'Afri­ca e dell'America Latina, che si impegnano a salvaguardare la pace; la classe operaia internazionale e le sue organizzazioni, tra cui stanno in primo piano i partiti comunisti: il movimento di liberazione nazionale dei po­poli delle colonie e dei paesi dipendenti; il movimento mondiale della pace; i paesi neu­trali che non condividono la politica impe­rialistica guerrafondaia e si pronunciano per la coesistenza pacifica. Per la politica di coe­sistenza pacifica si pronuncia anche una par­te determinata della borghesia dei paesi ca­pitalistici sviluppati, capace di valutare a mente fredda gli attuali rapporti di forza e le gravi conseguenze della guerra moderna. Per conservare la pace nel mondo occorre il più vasto fronte unitario dei partigiani della pace, dei combattenti contro la politica im­perialistica di aggressione e di guerra, ispi­rata dall'imperialismo americano. Le azioni attive e unite di tutte le forze amanti della pace possono salvaguardare la pace, scongiu­rare una nuova guerra.

Tutte le forze democratiche e pacifiche non hanno oggi compito più urgente che quello di salvaguardare l'umanità dalla catastrofe ter­monucleare. L'inaudita potenza devastatrice dei moderni mezzi di guerra esige che l'azio­ne fondamentale di tutte le forze che si bat­tono contro la guerra e per la pace tenda a scongiurare un conflitto bellico. Non si può rinviare la lotta contro la guerra al giorno in cui essa fosse scatenata, perché allora, per molte regioni del mondo e per le loro popo­lazioni, impegnarsi in questa lotta potrebbe essere troppo tardi. Bisogna lottare contro il pericolo di una nuova guerra mondiale sen­za aspettare che comincino a piovere le bom­be atomiche e nucleari. In questa lotta biso­gna impegnarsi subito, potenziando di gior­no in giorno gli sforzi. L'essenziale è di im­brigliare in tempo gli aggressori, di scon­giurare la guerra, di non permettere che essa venga scatenata.

Lottare per la pace oggi significa essere più che mai vigili, smascherare senza tregua la politica dell'imperialismo, seguire attenta­mente le trame e le macchinazioni dei guer­rafondai, sollevare il sacro odio dei popoli contro coloro che mirano alla guerra, ele­vare il grado di organizzazione delle forze amanti della pace, intensificare incessan­temente l'attività delle masse in difesa della pace, rafforzare la cooperazione con tutti gli Stati che non sono interessati a nuove guerre. Nei paesi, dove gli imperialisti han­no installato le loro basi militari, occorre accentuare la lotta per lo smantellamento di dette basi, condizione importante per sal­vaguardare l'indipendenza nazionale e la so­vranità di tali paesi e per scongiurare la guerra. La lotta dei popoli contro la milita­rizzazione dei rispettivi paesi va coordinata con la lotta contro i monopoli, subordinati agli imperialisti degli Stati Uniti. Oggi co­me mai nel passato è importante battersi con tenacia in ogni paese perchè il movi­mento a favore della pace si rafforzi con­tinuamente e si estenda nelle città e nei villaggi, nelle fabbriche e negli uffici.

Il movimento per la pace è il più largo movimento dell'epoca moderna. Esso si estende a persone dalle convinzioni politi­che e dalle fedi religiose più diverse, ap­partenenti a differenti classi della società, ma unite dalla nobile aspirazione di non permettere nuove guerre e di assicurare una pace stabile.

L'ulteriore rafforzamento del sistema so­cialista mondiale avrà una importanza es­senziale per il mantenimento di una pace stabile. Fino a che non sarà realizzalo il disarmo, i paesi socialisti dovranno mante­nere al livello necessario la loro potenza difensiva.

Cessare la corsa agli armamenti, inter­dire l'arma atomica, i suoi esperimenti e la sua fabbricazione, smantellare le basi mi­litari straniere e ritirare le truppe straniere dai territori altrui, sciogliere i blocchi mi­litari, stipulare un trattato di pace con la Germania, trasformare Berlino-Ovest in una città libera e smilitarizzata, stroncare le trame aggressive dei revanscisti della Germania occidentale, non permettere la ri­nascita del militarismo giapponese - tali sono i compiti a cui, secondo i comunisti, occorre prima di tutto adempiere per ga­rantire la pace.

Nella lotta per scongiurare una nuova guerra la storia ha assegnato una particolare responsabilità alla classe operaia internazio­nale. Gli imperialisti ordiscono complotti e si alleano per scatenare una guerra termo­nucleare. Spetta alla classe operaia di tutto il mondo consolidare le proprie file per sal­vare l'umanità dalla catastrofe di una nuo­va guerra mondiale. Nessuna divergenza su problemi politici, religiosi e di altra natura deve impedire la coesione di tutte le forze della classe operaia contro il pericolo di guerra. E' giunta l'ora di contrapporre alle forze della guerra la ferma volontà e l'unità d'azione di tutti i reparti e di tutte le or­ganizzazioni del proletariato internazionale, di unire tutte le sue forze per scongiu­rare la guerra e mantenere la pace!

I partiti comunisti ritengono che la lotta per la pace è il loro compito principale. Essi esortano la classe operaia, i sindacati, le as­sociazioni cooperative, femminili, le unioni giovanili, tutti i lavoratori, indipendente­mente dalle diverse convinzioni politiche e fedi religiose, ad opporsi risoluti, con azio­ni di massa, ad ogni atto aggressivo degli imperialisti.

Se i paesi imperialistici scateneranno una guerra, i popoli spazzeranno via il capita­lismo e lo seppelliranno.

Base intangibile della politica estera dei paesi socialisti è il principio leninista della coesistenza pacifica e della competizione eco­nomica dei paesi socialisti con i paesi capi­talistici. In tempo di pace il regime socia­lista manifesta sempre più i suoi vantag­gi di fronte al regime capitalista in tutti i campi dell'economia, della cultura, della scienza e della tecnica. L'avvenire immedia­to porterà nuovi successi alle forze della pace e del socialismo. L'URSS diventerà la prima potenza industriale del mondo. La Cina si trasformerà in un potente paese in­dustriale. Il sistema socialista fornirà più della metà della produzione industriale mondiale. L'area della pace continuerà ad estendersi. Il movimento operaio nei paesi capitalistici e il movimento di liberazione nazionale nelle colonie e nei paesi dipen­denti conseguiranno nuove vittorie. Si com­pleterà la disgregazione del sistema colonia­le. La superiorità delle forze del socialismo e della pace sarà assoluta. In queste con­dizioni, già prima della vittoria completa del socialismo in tutta la Terra, pur sussi­stendo il capitalismo in una parte del mon­do, sorgerà la possibilità reale di eliminare la guerra mondiale dalla vita della società. La vittoria del socialismo in tutto il mondo eliminerà definitivamente le cause sociali e nazionali dello scoppio di qualsiasi guerra.

Concordi e coerenti, i comunisti di tutto il mondo difendono la coesistenza pacifica e si battono risolutamente per scongiurare la guerra. I comunisti devono lavorare in­stancabilmente fra le masse per evitare che le possibilità di scongiurare la guerra mon­diale siano sottovalutate, per evitare che sia sottovalutata la possibilità della coesistenza pacifica ed al tempo stesso per evitare una sottovalutazione del pericolo di guerra.

Nelle condizioni attuali, per cui il mondo è diviso in due sistemi, l'unico principio giusto e ragionevole, nei rapporti interna­zionali, è quello della coesistenza pacifica fra Stati con diverso regime sociale, già for­mulato da V. I. Lenin e ulteriormente svi­luppato nella Dichiarazione di Mosca e nel Manifesto della pace del 1957, nelle decisio­ni del XX e XXI Congresso del PCUS, nei documenti di altri partiti comunisti ed operai.

I cinque principi della coesistenza pacifi­ca, formulati congiun­tamente dalla Repub­blica Popolare Cinese e dalla Repubblica Indiana, nonché le tesi votate dalla Confe­renza di Bandung corrispondono agli inte­ressi della pace e dei popoli pacifici.

O coesistenza pacifica tra Stati con di­verso regime o guerra devastatrice, questo è oggi il dilemma. Una terza via non esiste. I comunisti respingono risolutamente la dot­trina americana della «guerra fredda», del­l'equilibrio sull'«orlo della guerra», consi­derandola una politica che conduce alla ca­tastrofe termonucleare. Difendendo i prin­cípi della coesistenza pacifica, i comunisti si battono per giungere alla totale cessa­zione della «guerra fredda», allo sciogli­mento dei blocchi militari, allo smantella­mento delle basi militari, al disarmo gene­rale e completo sotto il controllo interna­zionale, alla soluzione delle controversie in­ternazionali mediante negoziati, al rispetto dell'uguaglianza fra gli Stati, della loro in­tegrità territoriale, della loro indipendenza e sovranità, della non ingerenza reciproca negli affari interni, ad un ampio incremen­to dei rapporti commerciali, culturali e scientifici tra i popoli.

La politica della coesistenza pacifica ri­sponde agli interessi fondamentali di tutti i popoli, di tutti coloro che non vogliono nuove guerre e lavorano per una pace sta­bile. Questa politica contribuisce a raffor­zare le posizioni del socialismo, ad innalza­re il prestigio e l'influenza internazionale dei paesi socialisti, ad elevare prestigio e influenza dei partiti comunisti dei paesi ca­pitalistici. La pace è un alleato fedele del socialismo, giacché il tempo lavora per il socialismo, contro il capitalismo.

La politica di coesistenza pacifica è una politica tesa a mobilitare le masse, ad im­pegnare azioni attive contro i nemici della pace. La coesistenza pacifica fra gli Stati non implica affatto, come affermano i revi­sionisti, la rinunzia alla lotta di classe. La coesistenza fra gli Stati con diverso sistema sociale è una forma della lotta di classe tra il socialismo e il capitalismo. Nelle condi­zioni della coesistenza pacifica si creano pos­sibilità favorevoli allo sviluppo della lotta di classe nei paesi capitalistici e allo svilup­po del movimento di liberazione nazionale dei popoli dei paesi coloniali e dipendenti.

A loro volta, i successi della lotta rivolu­zionaria, di classe e di liberazione naziona­le, contribuiscono a consolidare la coesisten­za pacifica. I comunisti ritengono loro do­vere rafforzare la fiducia delle masse popo­lari nella possibilità di affermare la coesi­stenza pacifica e la loro volontà di scon­giurare la guerra mondiale. Essi faranno quanto è in loro potere affinchè i popoli, con la loro lotta attiva per la pace, la de­mocrazia e l'indipendenza nazionale, indebo­liscano al massimo l'imperialismo e scalzino il più possibile le sue posizioni.

La coesistenza pacifica fra Stati con dif­ferenti ordinamenti sociali non implica una conciliazione fra l'ideologia socialista e quella borghese. Presuppone, anzi, un in­tensificarsi della lotta della classe operaia e di tutti i partiti comunisti per il trionfo delle idee socialiste. Ma le controversie ideo­logiche e politiche fra gli Stati non devono essere risolte con la guerra.

La Conferenza ritiene che la realizzazione del programma di disarmo generale e to­tale, proposto dall'Unione Sovietica, avreb­be una importanza storica per le sorti del­l'umanità. Ottenere la realizzazione di que­sto programma significa eliminare la pos­sibilità stessa di condurre le guerre tra i paesi. La sua attuazione non è però opera facile. Essa si urta alla tenace resistenza de­gli imperialisti. Perciò occorre una lotta at­tiva e risoluta contro le forze aggressive dell'imperialismo per la pratica attuazione di questo programma. Tale lotta va condot­ta con slancio crescente, perseguendo tena­cemente obiettivi concreti: l'interdizione de­gli esperimenti nucleari e della fabbrica­zione di armi atomiche, la liquidazione dei blocchi militari e lo smantellamento delle basi militari in territorio altrui, una note­vole riduzione delle forze armate e degli armamenti che spiani la strada al disarmo generale. Con la lotta attiva e decisa degli Stati socialisti e degli altri Stati pacifici, della classe operaia di tutti i paesi, di vaste masse popolari in tutto il mondo è possibile conseguire l'isolamento dei gruppi aggres­sivi, porre fine alla corsa agli armamenti e alla preparazione della guerra, costringe­re gli imperialisti a venire ad un accordo sul disarmo generale.

La corsa agli armamenti non è nè un fattore che ponga argine alla guerra, nè un fattore destinato a garantire l'alta occupa­zione della manodopera e il benessere della popolazione. Essa porta alla guerra. Alla corsa agli armamenti è interessato soltanto un piccolo pugno di monopolisti e di mer­canti di cannoni. Nei paesi capitalistici la riduzione delle spese militari e l'impiego dei fondi in tal modo risparmiati per migliora­re le condizioni di vita delle masse popo­lari è una rivendicazione costante dei popoli. In ogni paese è necessario sviluppare un va­sto movimento di massa per impiegare i mezzi e le risorse, che si renderanno dispo­nibili con il disarmo, per i bisogni della produzione di pace, dell'edilizia, della sa­nità pubblica, dell'istruzione, della previ­denza sociale, dello sviluppo delle ricerche scientifiche e così via. Il disarmo è diven­tato una rivendicazione di lotta delle masse popolari, una matura necessità storica. Una lotta risoluta ed efficace costringa gli im­perialisti ad accattare questa rivendicazione dei popoli!

I partiti comunisti ed operai dei paesi so­cialisti continueranno a seguire con coerenza la linea della coesistenza pacifica fra gli Stati con diversi sistemi sociali e faranno quanto è in loro potere per salvare i popoli dagli orrori e dai disastri di una nuova guerra. Essi saranno quanto mai vigili nei confronti dell'imperialismo, rafforzeranno con tutti i mezzi disponibili la potenza e la capacità difensiva di tutto il campo socia­lista, prenderanno tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza dei popoli e il mantenimento della pace.

I comunisti ritengono che la loro mis­sione storica consiste non solo nell'abolire lo sfruttamento ed eliminare la miseria sul piano mondiale, nell'escludere per sempre la possibilità di qualsiasi guerra, dalla vita della società umana, ma anche nel libe­rare l'umanità dall'incubo di una nuova guerra mondiale sin dall'epoca presente. I partiti comunisti dedicheranno le proprie forze e le proprie energie alla realizzazio­ne di questo grande obiettivo.


4 - IL CROLLO COMPLETO DEL COLO­NIALISMO E' ORMAI DIVENTATO INEVITABILE

In vastissime zone del mondo hanno trion­fato le rivoluzioni di liberazione nazionale. Nel corso di 15 anni trascorsi dopo la guerra sono apparsi in Asia ed in Africa quasi 40 nuovi Stati sovrani. La vittoria della rivolu­zione cubana ha impresso un potente impulso alla lotta dei popoli dell'America Latina e di altri paesi per la completa liberazione nazio­nale. Nella vita dell'umanità è sopravvenuto un nuovo periodo storico: i popoli affrancati d'Asia, d'Africa e dell'America Latina hanno cominciato ad assolvere una funzione attiva nella politica internazionale.

Il crollo completo del sistema coloniale è ormai inevitabile. Il crollo del sistema della schiavitù coloniale, sotto l'impeto del movi­mento di liberazione nazionale, è per la sua portata storica il secondo fenomeno in ordine di importanza dopo la formazione del sistema mondiale del socialismo.

La Grande Rivoluzione socialista d'Ottobre ha segnato il risveglio dell'Oriente, ha trasci­nato i popoli coloniali nel comune torrente del movimento rivoluzionario mondiale. La vittoria dell'URSS nella seconda guerra mon­diale, l'instaurazione del regime di democra­zia popolare in diversi paesi d'Europa e d'A­sia, il trionfo della rivoluzione socialista in Cina, la costituzione del sistema socialista mondiale, hanno enormemente accelerato lo sviluppo di questo processo. Le forze del so­cialismo organizzate su scala mondiale hanno dato un contributo determinante alla lotta dei popoli delle colonie e dei paesi dipendenti per la loro liberazione dal giogo dell'imperia­lismo. Il sistema socialista è divenuto un so­lidissimo scudo di protezione per lo sviluppo nazionale indipendente dei popoli affrancati. Il movimento di liberazione nazionale gode del largo appoggio del movimento operaio mondiale.

L'Asia ha cambiato radicalmente la propria fisionomia. Crolla il regime coloniale in Afri­ca. Un fronte di lotta attiva contro l'imperia­lismo si è aperto nell'America Latina. Centi­naia di milioni di uomini in Asia, in Africa e in altre parti del mondo hanno conquistato la propria indipendenza con lotte accanite contro l'imperialismo. I comunisti hanno sem­pre riconosciuto il significato progressivo e rivoluzionario delle guerre di liberazione na­zionale. Essi sono i più strenui combattenti per l'indipendenza nazionale. L'esistenza del sistema mondiale del socialismo e l'indebo­limento delle posizioni dell'imperialismo han­no aperto davanti ai popoli oppressi nuove possibilità di conquistare l'indipendenza.

A seconda delle condizioni specifiche dei propri paesi, i popoli coloniali conquistano la loro indipendenza sia attraverso la lotta armata sia con mezzi che esulano dalla lotta armata. In ogni caso essi conseguono una vittoria stabile, solo facendo leva su un po­deroso movimento di liberazione nazionale. Le potenze coloniali non regalano la libertà ai popoli delle colonie, non abbandonano volontariamente i paesi da esse sfruttati.

Il principale baluardo del colonialismo mo­derno sono gli Stati Uniti d'America. Gli imperialisti, con a capo gli USA, compiono sforzi disperati per continuare a sfruttare i popoli delle ex-colonie con nuovi metodi e forme nuove. I monopoli cercano di mante­nere nelle proprie mani le leve di controllo economico e di influenza politica nei paesi dell'Asia, dell'Africa e dell'America Latina. Questi sforzi mirano a conservare le vecchie posizioni nell'economia dei paesi liberati ed a conquistarne altre sotto la copertura dei cosidetti «aiuti» economici, a inquadrare nei blocchi militari i paesi liberati, ad imporre a questi paesi regimi dittatoriali di carattere militare e ad installarvi basi militari. Gli imperialisti cercano di svirilizzare e di scal­zare la sovranità nazionale dei paesi affran­cati, di travisare l'espressione della volontà nazionale, di imporre, sotto la bandiera della cosidetta «indipendenza», nuove forme di dominio coloniale, di mettere al potere in questi paesi governi fantoccio, di corrompere una parte della borghesia. Essi ricorrono al­l'arma avvelenata delle discordie nazionali per indebolire i giovani Stati che non si sono ancora irrobustiti. Servono a questo scopo i blocchi militari aggressivi e le alleanze mili­tari aggressive bilaterali. Complici degli im­perialisti sono i circoli più reazionari delle classi sfruttatrici locali.

I compiti urgenti della rinascita nazionale nei paesi liberatisi dal giogo coloniale possono essere risolti solo impegnando una lotta de­cisa contro l'imperialismo e i residui del feudalismo, mediante la coalizione di tutte le forze patriottiche della nazione in un unico fronte democratico nazionale. Consolidare l'autonomia politica, attuare riforme agrarie nell'interesse dei contadini, liquidare i re­sidui e le sopravvivenze del feudalismo, estirpare le radici economiche della domina­zione imperialistica, limitare ed eliminare la presenza dei monopoli stranieri nella propria economia, costruire e sviluppare l'industria nazionale, elevare il tenore di vita della po­polazione, democratizzare la vita sociale, rea­lizzare una politica estera pacifica indipen­dente, sviluppare la collaborazione economica e culturale con i paesi socialisti e con gli altri paesi amici: ecco quali sono gli obiettivi democratici che sul piano nazionale costitui­scono la piattaforma, su cui possono unirsi e di fatto si uniscono le forze progressive delle nazioni dei paesi liberati.

La classe operaia che ha avuto una parte rilevante nella lotta per la liberazione nazio­nale si batte ora per portare a compimento in modo conseguente gli obiettivi della rivo­luzione nazionale, antimperialista e demo­cratica, contro i tentativi delle forze reazio­narie di ritardare il progresso sociale.

Di importanza primordiale per questi paesi è la soluzione del problema agrario, che tocca direttamente gli interessi della maggior parte della popolazione. Senza profonde ri­forme agrarie è impossibile risolvere il pro­blema dell'approvvigionamento, dell'elimina­zione definitiva dei residui del feudalesimo, che ostacolano lo sviluppo delle forze pro­duttive nell'agricoltura e nell'industria. Una grande importanza ha, in questi paesi, la crea­zione di un settore statale dell'economia nazionale, specie per l'industria, settore che sia indi­pendente dai monopoli stranieri e si vada trasformando con coerenza in un fattore de­terminante dell'economia nazionale.

L'alleanza della classe operaia e dei conta­dini è la forza più importante per conquistare e difendere l'indipendenza nazionale, attuare profonde trasformazioni democratiche e assi­curare il progresso sociale. Questa alleanza è destinata ad essere la base di un largo Fronte nazionale. Dalla sua forza e dalla sua saldezza dipende il grado di partecipazione della borghesia nazionale alla lotta di libe­razione. Possono svolgere una grande fun­zione tutte le forze nazionali patriottiche, tutti gli elementi della nazione che sono pronti a lottare per l'indipendenza nazionale, contro l'imperialismo.

Nelle condizioni attuali la borghesia nazio­nale dei paesi coloniali e dipendenti, non legata ai circoli imperialistici, è oggettiva­mente interessata alla realizzazione dei com­piti fondamentali della rivoluzione antim­perialista e antifeudale; perciò essa è tuttora capace di partecipare alla lotta rivoluzionaria contro l'imperialismo e il feudalismo. Da questo punto di vista essa ha un carattere progressivo. Ma è vacillante e, pur essendo progressiva, è propensa alla collaborazione con l'imperialismo e il feudalismo. A causa di questa sua duplice natura la borghesia nazionale partecipa alla rivoluzione in misura diversa da paese a paese. Tale misura di­pende dalle condizioni concrete, dai cambia­menti avvenuti nei rapporti di forza tra le classi, dall'asprezza delle contraddizioni tra l'imperialismo, il feudalismo e le masse popo­lari, dalla profondità delle contraddizioni tra l'imperialismo, il feudalismo e la borghesia nazionale.

Conquistata l'indipendenza politica, i po­poli cercano una soluzione ai problemi sociali che scaturiscono dalla realtà stessa e ai pro­blemi che nascono dalla necessità di raffor­zare l'indipendenza nazionale. Classi e partiti differenti propongono soluzioni differenti. La scelta della via da seguire è un affare interno dei popoli. Nella misura in cui si inaspriscono i contrasti sociali, la borghesia nazionale è sempre più incline a venire a patti con la reazione interna e con l'imperialismo. Le masse popolari, invece, si persuadono sempre più che il modo migliore per uscire dalla arretratezza secolare e migliorare le condi­zioni di vita è quello di uno sviluppo che non sia di tipo capitalistico. Solo seguendo questo cammino i popoli riusciranno a libe­rarsi dallo sfruttamento, dalla miseria e dalla fame. Nella soluzione di questo problema sociale fondamentale la classe operaia e le grandi masse dei contadini sono chiamati ad assolvere ad una funzione importantissima.

Nella situazione storica attuale si vengono a creare in molti paesi condizioni interne ed internazionali favorevoli alla costituzione di uno Stato indipendente a democrazia na­zionale, cioè di uno Stato che difenda coeren­temente la propria indipendenza politica ed economica, lotti contro l'imperialismo e i suoi blocchi militari, contro le basi militari sul proprio territorio. Si tratta di uno Stato che lotta contro le nuove forme di colonia­lismo e contro la penetrazione del capitale imperialistico, che ripudia i metodi di governo dittatoriali e dispotici, uno Stato in cui ven­gono garantiti al popolo ampi diritti e libertà democratiche (di parola, di stampa, di riu­nione, di manifestazioni, di organizzazione in partiti politici e in associazioni). Entro tale stato il popolo deve avere la possibilità di ottenere l'applicazione della riforma agra­ria e l'accoglimento delle altre rivendicazioni nel campo delle trasformazioni democratiche e sociali, la possibilità di partecipare alla determinazione della politica statale. Ponen­dosi sulla via della democrazia nazionale, questi stati hanno la possibilità di svilup­parsi speditamente sulla via del progresso sociale, di assolvere una funzione attiva nella lotta dei popoli per la pace, contro la poli­tica aggressiva del campo imperialistico, per la liquidazione completa del giogo coloniale.

I partiti comunisti conducono una lotta attiva per portare a fondo coerentemente la rivoluzione antimperialistica, antifeudale e democratica, per fondare uno Stato a demo­crazia nazionale, per migliorare decisamente il tenore di vita delle masse popolari. Essi appoggiano l'opera dei governi nazionali volta a consolidare le posizioni conquistate e a scalzare le posizioni dell'imperialismo. Nello stesso tempo questi partiti si battono attiva­mente contro gli atti antidemocratici ed anti­popolari, contro quei provvedimenti dei cir­coli dirigenti che costituiscono un pericolo per l'indipendenza nazionale. I comunisti combattono i tentativi dell'ala reazionaria della borghesia di presentare i propri egoi­stici e angusti interessi di classe quali inte­ressi di tutta la nazione e denunciano la demagogia con cui allo stesso fine vengono sbandierate parole d'ordine socialiste da parte di uomini politici borghesi; essi si adoperano per ottenere una vera democratizzazione della vita sociale ed uniscono tutte le forze pro­gressive per lottare contro i regimi dispotici e per stroncare le tendenze ad insediare re­gimi di tale tipo.

Gli obiettivi dei comunisti corrispondono agli interessi superiori della nazione. La vo­lontà dei circoli reazionari di distruggere il fronte nazionale col pretesto dell'antico­munismo e di isolare i comunisti, che costi­tuiscono la parte più avanzata del movimento di liberazione, indebolisce le forze del movi­mento nazionale, è in contrasto con gli inte­ressi nazionali dei popoli e mette in pericolo le conquiste nazionali.

I paesi socialisti sono amici sinceri e fedeli dei popoli che lottano per la liberazione o che si sono affrancati dal giogo e dall'oppres­sione dell'imperialismo. Rifuggendo in linea di principio da ogni ingerenza negli affari interni dei giovani Stati nazionali, essi riten­gono loro dovere internazionale aiutare i popoli nella loro lotta per il consolidamento dell'indipendenza nazionale. Essi prestano tutto il loro aiuto e appoggio a questi paesi nel loro sviluppo sulla via del progresso; li aiutano a creare le proprie industrie nazio­nali, a sviluppare e a rafforzare la propria economia, a formare quadri nazionali e col­laborano con essi nella lotta per la pace nel mondo, contro l'aggressione imperialista.

Gli operai coscienti delle metropoli hanno lottato coerentemente per il diritto all'auto­determinazione delle nazioni oppresse dallo imperialismo, consci, come erano, che «non può essere libero un popolo che opprime altri popoli». Ora che questi popoli si incammi­nano sulla via dell'indipendenza nazionale, il dovere internazionale degli operai e di tutte le forze democratiche dei paesi capita­listici, industrialmente sviluppati, consiste nal prestare il massimo appoggio alla lotta di quei popoli contro gli imperialisti, per l'indi­pendenza nazionale, per il suo consolida­mento, nell'aiutarli a risolvere con successo i problemi della rinascita economica e cul­turale. Comportandosi così, essi difendono anche gli interessi delle masse popolari dai propri paesi.

La liquidazione totale e definitiva dell'or­dinamento coloniale in tutte le sue forme e manifestazioni è imposta da tutto lo svi­luppo della storia mondiale negli ultimi de­cenni. A tutti i popoli che sono ancora avvinti dalle catene del colonialismo deve essere pre­stato il massimo sostegno nella loro lotta per conquistare l'indipendenza nazionale. Tutte le forme di asservimento coloniale de­vono essere soppresse. La liquidazione del colonialismo avrà una grandissima importan­za anche per la distensione internazionale e il consolidamento della pace universale. La Conferenza esprime la sua solidarietà a tutti i popoli dell'Asia, dell'Africa, dell'America latina, dell'Oceania, che lottano eroicamente contro l'imperialismo. La Conferenza saluta i popoli dei giovani Stati africani che han­no ottenuto l'indipendenza politica, passo in avanti verso la loro completa liberazione. La Conferenza esprime la sua fervente simpa­tia ed il suo appoggio all'eroico popolo alge­rino nella lotta per la propria libertà ed indipendenza nazionale ed esige l'immediata cessazione della guerra contro l'Algeria.

Essa condanna sdegnosamente il sistema inumano delle persecuzioni e della tirannide nella Unione Sud-africana («Apartheid») e incita l'opinione pubblica democratica inter­nazionale a sostenere attivamente i popoli dell'Africa del Sud nella loro lotta per la libertà e per l'eguaglianza. La Conferenza esige la non ingerenza nei diritti sovrani dei popoli di Cuba, del Congo e di tutti i paesi che hanno acquistato la libertà.

Tutti i paesi socialisti, il movimento ope­raio e comunista interna­zionale considerano loro dovere prestare il più vasto appoggio morale e materiale ai popoli che si battono per il loro affrancamento dal giogo imperia­lista e coloniale.


5 - NUOVE POSSIBILITÀ' PER I COMUNI­STI DI FAR TRIONFARE IL SOCIA­LISMO

I nuovi rapporti di forza che si sono stabiliti su scala mondiale aprono ai partiti comunisti ed operai nuove possibilità per risolvere i problemi della lotta per la pace, l'indipen­denza nazionale, la democrazia e il socialismo.

I partiti comunisti determinano le loro pro­spettive e stabiliscono i compiti della rivo­luzione conformemente alle condizioni stori­che e sociali concrete dei loro paesi, tenendo conto della situazione internazionale. Essi si battono con abnegazione per far valere, già nelle condizioni attuali, gli interessi della classe operaia e delle masse popolari, per migliorare le loro condizioni di vita, per esten­dere i diritti e le libertà democratiche del popolo, senza rinviare tutto ciò fino alla vit­toria del socialismo. Conscia che il peso prin­cipale della lotta per l'affrancamento del pro­prio popolo dal giogo del capitale ricade sulle sue spalle, la classe operaia e la sua avan­guardia rivoluzionaria condurranno con cre­scente energia l'offensiva contro il dominio degli opressori e degli sfruttatori in tutti i campi della vita politica, economica e cultu­rale di ogni paese. Nel corso di questa azione si preparano le masse e si creano le condizioni per le lotte decisive per rovesciare il regime capitalista e portare alla vittoria la rivolu­zione socialista.

Nelle condizioni attuali, il colpo principale viene diretto in modo sempre più deciso con­tro i monopoli capitalistici che sono i prin­cipali responsabili della corsa agli armamenti, il baluardo della reazione e dell'aggressione; viene diretto contro tutto il sistema del ca­pitalismo monopolistico di Stato, in quanto esso sta a guardia degli interesi di questi monopoli.

In singoli paesi capitalistici progrediti ex­traeuropei, che si trovano sotto il predominio politico, economico e militare dell'imperiali­smo americano, la classe operaia e le masse popolari indirizzano il colpo principale contro il predominio dell'imperialismo americano, nonché contro il capitalismo monopolistico e le altre forze della reazione interna, che tra­discono gli interessi della nazione. Nel corso di questa lotta, si stringono in un fronte uni­tario tutte le forze democratiche e patriottiche della nazione, che si battono per la conquista rivoluzionaria di una vera indipendenza na­zionale e della democrazia, così da creare le premesse per passare alla soluzione dei com­piti della rivoluzione socialista.

I grandi monopoli calpestano gli interessi della classe operaia e delle grandi masse po­polari in tutti i campi. Si intensifica lo sfrut­tamento dei lavoratori e il processo di im­poverimento delle larghe masse dei contadini; nello stesso tempo aumentano le difficoltà per la piccola e media borghesia urbana. Il giogo dei grandi monopoli diventa sempre più pe­sante per tutti gli strati della nazione. Quindi, di pari passo con l'inasprirsi della contraddi­zione fondamentale fra le classi della società borghese - quella fra il lavoro ed il capi­tale - nell'epoca presente si aggrava anche la contraddizione fra il pugno dei monopolisti e tutti gli strati della popolazione.

I monopoli cercano di distruggere o di limi­tare al massimo i diritti democratici delle masse popolari. In certi paesi continua ad im­perversare il terrore fascista aperto. In altri paesi un processo di fascistizzazione si svi­luppa in forme nuove: i metodi dittatoriali di governo si accompagnano ad un simulacro di parlamentarismo, privo di contenuto demo­cratico e ridotto a pura formalità. Molte or­ganizzazioni democratiche sono messe al ban­do e costrette a passare alla clandestinità. Mi­gliaia di combattenti per la causa della classe operaia, per la causa della pace, vengono gettati in prigione.

A nome di tutti i comunisti del mondo la Conferenza esprime la sua solidarietà prole­taria ai gloriosi figli e figlie della classe ope­raia e ai combattenti per la democrazia, che gemono nelle carceri degli Stati Uniti, di Spagna, del Portogallo, del Giappone, della Germania Occidentale, della Grecia, dell'Iran, del Pakistan, della Republica Araba Unita, della Giordania, dell'Irak, della Argentina, del Paraguay, del Messico, della Repubblica Dominicana, dell'Unione Sudafricana, del Sudan e di altri paesi. La Conferenza invita a lan­ciare una potente campagna internazionale per liberare coloro che combattono per la pa­ce, per l'indipendenza nazionale e per la democrazia.

La classe operaia, i contadini, gli intellet­tuali, la piccola e media borghesia delle città sono profondamente interessati alla liquida­zione del dominio dei monopoli. Si stanno creando condizioni favorevoli per l'alleanza di tutte queste forze.

I comunisti ritengono che tale alleanza sia del tutto realizzabile sulla base della lotta per la pace, per l'indipendenza nazionale, per difendere e sviluppare la democrazia, per nazionalizzare i settori-chiave dell'eco­nomia e democratizzarne la gestione, per indirizzare tutta l'economia a fini di pace, soddisfare le esigenze vitali della popola­zione, realizzare radicali riforme agrarie, mi­gliorare le condizioni di vita dei lavoratori, difendere gli interessi dei contadini, della piccola e media borghesia urbana dall'ar­bitrio dei monopoli.

La realizzazione di tali misure costitui­rebbe un importante passo sulla via del pro­gresso sociale e corrisponderebbe agli inte­ressi della maggioranza della nazione. Tutte queste misure hanno un carattere democra­tico. Esse non eliminano lo sfruttamento del­l'uomo sull'uomo. Ma la loro realizzazione limiterebbe il potere dei monopoli e aumen­terebbe l'autorità e il peso politico della classe operaia nella vita del paese, contribui­rebbe a isolare le forze più reazionarie e faciliterebbe l'alleanza di tutte le forze pro­gressive. La partecipazione di vasti strati della popolazione alle lotte per le trasfor­mazioni democratiche li convince della ne­cessità dell'unità d'azione con la classe ope­raia e contribuisce a elevare la loro fun­zione politica. Il dovere principale della classe operaia e della sua avanguardia co­munista è quello di guidare la lotta econo­mica e politica delle masse per le trasfor­mazioni democratiche e per l'abbattimento del dominio dei monopoli e di garantire il successo di tale lotta.
I comunisti operano per la democratizza­zione generale della vita pubblica, economica e sociale, di tutti gli enti ed istituti ammi­nistrativi, politici e culturali.
I comunisti considerano la lotta per la democrazia parte integrante della lotta per il socialismo. Nel corso di questa lotta i co­munisti consolidano continuamente i vincoli che li legano alle masse, elevano il livello della loro coscienza politica, aiutano le masse a comprendere i compiti della rivoluzione socialista e la necessità di realizzarla. In ciò consiste la differenza radicale dei partiti marxisti-leninisti da quelli riformisti, per i quali le riforme nel quadro del regime capitalistico sono l'obiettivo finale e la necessità della rivoluzione socialista va respinta. I marxisti-leninisti sono fermamente convinti che i popoli dei paesi capitalistici nel corso delle loro lotte quotidiane arriveranno a compren­dere che solo il socialismo costituisce una soluzione reale dei loro problemi.

Ora che sempre nuovi strati della popola­zione si inseriscono nella lotta di classe attiva, importanza eccezionale assume il raf­forzamento del lavoro dei comunisti nei sin­dacati, nelle cooperative, fra i contadini, tra i giovani, le donne, nelle società sportive, fra la popolazione non organizzata. Attual­mente sono sorte nuove possibilità di por­tare le giovani generazioni alla lotta per la pace e la democrazia, per i grandi ideali del comunismo. Il grande precetto di Lenin - andare più profondamente tra le masse, lavorare ovunque siano le masse, rafforzare i legami con le masse per condurle sul no­stro cammino - deve diventare il compito principale di ogni partito comunista.

Il ristabilimento dell'unità del movimento sindacale, sia nei singoli paesi dove esso è diviso, sia su scala mondiale, assume una importanza di prim'ordine affinché la classe operaia possa elevare la sua funzione nella vita politica e difendere con successo i suoi interessi. I lavoratori che militano nei dif­ferenti sindacati hanno interessi comuni. Nelle principali lotte di classe degli ultimi anni, ogni volta che le varie organizzazioni sindacali hanno lottato in comune, proprio grazie a tale unità, esse hanno ottenuto di solito l'accoglimento delle rivendicazioni dei lavoratori. I partiti comunisti sono del pa­rere che esistano le premesse per ristabilire l'unità sindacale e faranno tutti gli sforzi per realizzare questo compito. Nei paesi, in cui praticamente non esiste la democrazia sindacale, la lotta per l'unità sindacale ri­chiede un lavoro incessante per ottenere la autonomia del movimento sindacale e per far riconoscere e rispettare i diritti sindacali di tutti i lavoratori, senza alcuna discriminazione politica o di altro genere.

Gli interessi della causa della pace e del progresso sociale esigono anche il ripristino, su scala nazionale e internazionale, dell'unità di tutti gli altri movimenti democratici di massa. L'unità delle oranizzazioni di massa può essere raggiunta solo sul terreno del­l'unità d'azione nella lotta per il manteni­mento della pace, dell'indipendenza nazio­nale, per la salvaguardia e l'estensione dei diritti democratici, per il miglioramento delle condizioni di vita e l'ampliamento dei diritti sociali dei lavoratori.

Nella lotta delle masse popolari dei paesi capitalistici per la realizzazione dei loro obiettivi una funzione decisiva appartiene all'alleanza della classe operaia con i contadini. Questa alleanza costituisce la forza motrice principale della rivoluzione sociale.

L'ostacolo maggiore che si frappone alla lotta della classe operaia per raggiungere i propri obiettivi continua ad essere la scis­sione nelle sue file. A tale scissione, sul piano nazionale e internazionale, sono inte­ressate le classi dominanti, i capi social­democratici di destra e i leaders sindacali reazionari. I comunisti lottano risolutamente per il superamento di tale scissione. Allo scopo di dividere la classe operaia e mi­nare la sua compattezza gli imperialisti e i reazionari di vari paesi ricorrono, oltre che ai mezzi di repressione, anche ai metodi dell'inganno e della corruzione. Gli avveni­menti degli ultimi anni hanno riconfermato che questa scissione mina le posizioni della classe operaia e torna a vantaggio soltanto della reazione imperialista.

Certi leaders socialdemocratici di destra sono passati apertamente sulle posizioni del­l'imperialismo, difendono il sistema capita­lista e dividono la classe operaia. A causa della loro ostilità verso il comunismo e della loro paura di fronte alla crescente influenza del socialismo su scala mondiale, essi capi­tolano davanti alle forze della reazione e della conservazione. In vari paesi la dire­zione di destra è riuscita a far adottare dai partiti socialdemocratici programmi nei quali essi rinunciano apertamente al marxismo, alla lotta di classe, alle tipiche parole d'or­dine socialiste. Con ciò essa ha reso un nuovo servizio alla borghesia. Nei partiti socialdemocratici si rafforza però l'opposi­zione a questa politica dei leaders di de­stra. Tale opposizione abbraccia anche una parte dei quadri socialdemocratici. Si accre­scono le forze che si battono per l'unità d'azione della classe operaia e degli altri lavoratori nelle lotte per la pace, la demo­crazia e il progresso sociale. La schiacciante maggioranza degli iscritti ai partiti social­democratici, soprattutto gli operai, sono par­tigiani della pace e del progresso sociale.

I comunisti continueranno a criticare le posizioni ideologiche e la prassi opportuni­stica della socialdemocrazia di destra, con­tinueranno il loro lavoro per indurre le masse socialdemocratiche a porsi sul terreno di una lotta di classe conseguente contro il capitalismo, per la vittoria del socialismo. I comunisti sono fermamente convinti che le divergenze ideologiche esistenti fra loro e i socialdemocratici non debbano impedire gli scambi di opinioni sui problemi maturi nel movimento operaio e sulla lotta comune, particolarmente contro il pericolo di guerra.

I comunisti vedono nei lavoratori social­democratici i loro fratelli di classe. Spesso essi militano insieme nei sindacati e nelle altre organizzazioni e conducono una lotta comune per gli interessi della classe operaia e di tutto il popolo.

Gli interessi fondamentali del movimento operaio esigono imperiosamente che i partiti comunisti e socialdemocratici si incamminino sulla strada di azioni comuni sul piano na­zionale e internazionale allo scopo di otte­nere l'immediato divieto della fabbricazione e dell'impiego delle armi nucleari e dei rela­tivi esperimenti, la creazione di zone disa­tomizzate, la realizzazione del disarmo gene­rale e completo sotto controllo internazio­nale, lo smantellamento delle basi militari nei territori altrui, il ritiro delle truppe straniere, l'aiuto al movimento di liberazione nazionale dei popoli dei paesi coloniali e dipendenti. Ugualmente sono necessarie azioni comuni per garantire la sovranità nazionale, per rafforzare la democrazia e respingere il pericolo del fascismo, per elevare il tenore di vita dei lavoratori, per ridurre la setti­mana di lavoro, ferme restando le retribu­zioni, e così via. Milioni di socialdemocra­tici e alcuni partiti socialdemocratici, in una forma o nell'altra, si sono già pronunciati in modo favorevole alla soluzione di questi pro­blemi. Si può affermare con certezza che la classe operaia di molti paesi capitalistici, dopo avere superato la scissione nelle pro­prie file e aver conseguito l'unità d'azione di tutti i suoi settori, potrà infliggere un duro colpo alla politica dei circoli governa­tivi dei paesi capitalistici e costringerli a cessare la preparazione di una nuova guerra, potrà respingere l'offensiva del capitale mo­nopolistico e assicurare il soddisfacimento delle sue più vitali e urgenti rivendicazioni democratiche.

Sia nella lotta per migliorare le condi­zioni di vita dei lavoratori, per ampliare e salvaguardare i loro diritti democratici, per conquistare e difendere l'indipendenza na­zionale, per la pace tra i popoli, che nella lotta per la conquista del potere e la costru­zione del socialismo, i partiti comunisti si pronunciano a favore della collaborazione con i partiti socialisti. I comunisti posseg­gono la teoria del marxismo-leninismo, teo­ria omogenea, scientificamente fondata, e con­validata dalla pratica di una ricca esperienza internazionale di costruzione socialista. Essi sono pronti ad intavolare discussioni con i socialdemocratici, convinti come sono che questa sia la via migliore per confrontare le proprie concezioni e le proprie esperienze allo scopo di eliminare i preconcetti ormai radicati, e di superare la scissione fra i lavo­ratori e dare avvio alla collaborazione.

La reazione imperialista, cercando di pro­vocare la diffidenza verso il movimento co­munista e la sua ideologia, continua ad inti­midire le masse affermando che i comu­nisti avrebbero bisogno delle guerre tra gli Stati per abbattere il regime capitalista e stabilire un ordinamento socialista. I partiti comunisti respingono risolutamente questa calunnia. Il fatto che ambedue le guerre mon­diali, scatenate dagli imperialisti, siano ter­minate con rivoluzioni socialiste, non significa affatto che il cammino verso la rivoluzione sociale debba senz'altro passare attraverso una guerra mondiale, soprattutto nella no­stra epoca, in cui esiste il potente sistema mondiale del socialismo. I marxisti-leninisti non hanno mai ritenuto che la strada della rivoluzione sociale debba passare attraverso le guerre fra gli Stati.

La scelta di questo o quell'ordinamento so­ciale è un diritto inalienabile del popolo di ogni paese. La rivoluzione socialista non viene importata e non può essere imposta dal­l'esterno. Essa è il risultato dello sviluppo interno di ogni paese e dell'estremo acutiz­zarsi delle contraddizioni sociali nel suo seno. I partiti comunisti, ispirandosi alla dottrina marxista-leninista, sono sempre stati contro l'esportazione della rivoluzione. Nel contempo essi lottano risolutamente contro la espor­tazione imperialista della controrivoluzione. Essi considerano loro dovere internazionale invitare i popoli di tutti i paesi all'unità, a mobilitare tutte le loro forze interne, e a lottare, facendo leva sulla potenza del sistema socialista mondiale, per impedire o rintuzzare vigorosamente l'ingerenza degli imperialisti negli affari del popolo di ogni paese che abbia iniziato una rivoluzione.

I partiti marxisti-leninisti guidano la lotta della classe operaia e delle masse lavora­trici per l'attuazione della rivoluzione socia­lista e l'istaurazione della dittatura del pro­letariato in questa o quella forma. Le forme e le vie di sviluppo della rivoluzione socia­lista dipenderanno dal concreto rapporto delle forze di classe in questo o quel paese, dal grado di organizzazione e dalla matu­rità della classe operaia e della sua avan­guardia, dal grado di resistenza delle classi dominanti. Indipendentemente dalle forme in cui sarà istaurata, la dittatura del proleta­riato significherà sempre l'allargamento della democrazia, il passaggio dalla democrazia for­male borghese alla vera democrazia, alla de­mocrazia reale per tutto il popolo.

I partiti comunisti ribadiscono le tesi della Dichiarazione del 1957 sulla questione delle forme di passaggio dei vari paesi dal capita­lismo al socialismo.

La classe operaia e la sua avanguardia, il partito marxista-leninista, - è detto nella Dichiarazione - aspirano ad attuare la rivo­luzione socialista in modo pacifico. Il realiz­zarsi di questa possibilità sarebbe conforme agli interessi della classe operaia e di tutto il popolo all'interesse nazionale di ogni paese.

Nelle condizioni attuali, in una serie di paesi capitalistici la classe operaia, con alla testa il suo reparto di avanguardia, ha la pos­sibilità di unire la maggioranza del popolo sulla base di un fronte operaio e popolare e di altre possibili forme di intesa e di collabo­razione politica tra vari partiti ed organizza­zioni sociali di conquistare il potere senza guerra civile e di assicurare il passaggio dei mezzi fondamentali di produzione nelle mani del popolo. Con l'appoggio della maggioranza del popolo e con una risoluta opposizione agli elementi opportunisti, incapaci di rinun­ciare alla politica di conciliazione con i capi­talisti e i grandi proprietari terrieri, la classe operaia ha la possibilità di sconfiggere le forze reazionarie ed antipopolari, di con­quistare una salda maggioranza in parlamen­to, di trasformare il parlamento da strumento al servizio della borghesia in strumento al servizio del popolo lavoratore, di sviluppare una larga lotta di massa extraparlamentare, di spezzare la resistenza delle forze reazio­narie e di creare le condizioni necessarie per l'attuazione pacifica della rivoluzione socia­lista.

Tutto ciò può essere conseguito solo me­diante un vasto e incessante sviluppo della lotta di classe da parte degli operai, delle masse contadine e dei ceti medi cittadini con­tro il grande capitale monopolistico, contro la reazione, per l'attuazione di profonde ri­forme sociali, per la pace e il socialismo.

Ma, nel caso che le classi dominanti ricor­rano alla violenza contro il popolo, è neces­sario tener presente l'altra possibilità: il pas­saggio non pacifico al socialismo. Il leninismo insegna, e l'esperienza storica lo conferma, che le classi dominanti non cedono spontanea­mente il potere L'acutizzazione dei contrasti e le forme di lotta di classe in queste condi­zioni dipendono non tanto dal proletariato quanto dal grado di resistenza dei circoli poli­tici reazionari alla volontà della schiacciante maggioranza del popolo, dal ricorso alla vio­lenza, da parte di questi circoli, in questa o quella fase della lotta per il socialismo.

In ogni singolo paese le possibilità di questo o quei modo di passaggio al socialismo sono determinate dalle concrete condizioni storiche.

Nei nostri giorni, quando il comunismo non è solamente la dottrina più avanzata, ma è un sistema sociale che già esiste nella realtà e ha dimostrato la sua superiorità sul capitalismo, si creano condizioni parti­colarmente favorevoli per allargare l'in­fluenza dei partiti comunisti, per smascherare a fondo l'anticomunismo, sotto la cui bandiera la classe dei capitalisti conduce la lotta contro il proletariato, e guadagnare alle idee comuniste i più vasti strati dei lavo­ratori.

L'anticomunismo è sorto fin dagli albori del movimento operaio come arma ideolo­gica fondamentale della classe dei capita­listi nella sua lotta contro il proletariato e l'ideologia marxista. Ma via via che la lotta di classe si andava inasprendo e, so­prattutto, dopo la formazione del sistema mondiale del socialismo, l'anticomunismo è diventato ancor più rabbioso e raffinato. Se­gno della profonda crisi ideologica e della estrema degradazione dell'ideologia borghese, l'anticomunismo si serve di mostruose defor­mazioni della dottrina marxista, di brutali calunnie contro il sistema sociale socialista, falsifica la politica e i fini dei comunisti, perseguita le forze e le organizzazioni demo­cratiche e pacifiche.

Per difendere con successo gli interessi dei lavoratori e per salvaguardare la pace, per realizzare gli ideali socialisti della classe operaia occorre una lotta a fondo contro l'anticomunismo, arma avvelenata, di cui la borghesia si serve per staccare le masse dal socialismo. Bisogna aumentare la diffusione delle idee del socialismo fra le masse, edu­care i lavoratori in uno spirito rivoluzio­nario, elevare la loro coscienza di classe rivo­luzionaria, e, sulla scorta dell'esperienza dei paesi del sistema socialista mondiale, dimo­strare a tutti i lavoratori la superiorità della società socialista, illustrare in modo con­creto quali beni reali il socialismo arrecherà agli operai, ai contadini e ad altri strati della popolazione di ogni paese.

Il comunismo garantisce agli uomini la libertà dalla paura della guerra, una pace stabile, la libertà dall'oppressione imperia­listica e dallo sfruttamento, dalla disoccu­pazione e dalla miseria; garantisce l'agiatezza generale e un elevato tenore di vita, la libertà dalla paura di crisi economiche, lo sviluppo impetuoso delle forze produttive per il bene di tutta la collettività, la libertà dal­l'oppressione del denaro sulla personalità umana, lo sviluppo completo delle doti mo­rali e intellettuali dell'uomo, la fioritura di tutte le capacità umane e un illimitato pro­gresso scientifico e culturale della società. Dalla vittoria del nuovo regime sociale avranno da guadagnare tutti gli strati della popolazione, eccetto un pugno di sfruttatori. Ciò è quanto occorre appunto far compren­dere a milioni di uomini dei paesi capita­listici.


6 - L'UNITA' E LA COMPATTEZZA DEI PARTITI COMUNISTI
GARANZIE DI NUOVE VITTORIE DEL MOVIMENTO OPERAIO

Il movimento comunista mondiale si è tra­sformato nella forza politica più influente dei nostri tempi ed è diventato il più importante fattore del progresso sociale. Il movimento comunista, lottando accanitamente contro la reazione imperialista per gli interessi della classe operaia e di tutti i lavoratori, per la pece, l'indipendenza nazionale, la democrazia e il socialismo, avanza continuamente, si con­solida e si tempra.

Ora i Partiti comunisti operano in 87 paesi del mondo. Essi organizzano oltre 36 milioni di persone. E' questa una magnifica vittoria del marxismo-leninismo, una immensa con­quista della classe operaia. Si sviluppa anche un processo di unione tra coloro che profes­sano la teoria marxista nei paesi che hanno rovesciato il giogo colonialista e si sono avviati sulla strada di uno sviluppo indipen­dente. I partiti comunisti considerano loro dovere internazionale contribuire alla lotta comune contro l'imperialismo, al rafforza­mento dell'amicizia e della solidarietà della classe operaia dei loro paesi con il movi­mento operaio degli Stati affrancati.

Il crescere delle file dei partiti comunisti e il loro rafforzamento organizzativo, la vit­toria ormai consolidata dei partiti comunisti di vari paesi nella lotta contro le deviazioni, il superamento delle conseguenze nocive dei culto della personalità, l'accresciuta influenza del movimento comunista internazionale, schiudono prospettive nuove per una solu­zione positiva dei compiti che si pongono davanti ai partiti comunisti.

I partiti marxisti-leninisti considerano co­me legge assoluta della loro attività il ri­spetto scrupoloso delle norme leniniste nella vita del partito, fondate sul principio del centralismo democratico; ritengono necessa­rio salvaguardare come la pupilla dei propri occhi l'unità del partito, osservare rigorosa­mente i princípi della democrazia di partito e della direzione collettiva; attribuire, come vogliono i princípi organizzativi del lenini­smo, una grande importanza alla funzione degli organi dirigenti del partito nella sua vita interna, preoccupandosi costantemente di rafforzare i legami di quest'ultimi con gli aderenti al partito e con le grandi masse dei lavoratori; non tollerare il culto della per­sonalità, che incatena lo sviluppo del pen­siero creativo e l'iniziativa dei comunisti; incrementare al massimo l'attività dei co­munisti, sviluppando la critica e l'autocritica nelle proprie file.

I partiti comunisti hanno sconfìtto ideolo­gicamente all'interno delle proprie file i re­visionisti che tentavano di farli deviare dalla linea del marxismo-leninismo. Nella lotta contro il revisionismo e l'opportunismo di destra si è avuto un ulteriore consolidamento ideologico e organizzativo di ogni partito co­munista e di tutto il movimento comunista internazionale nel suo insieme.

I partiti comunisti hanno condannato una­nimi la versione jugoslava dell'opportunismo internazionale, quale espressione concentrata delle «teorie» dei revisionisti d'oggigiorno. I dirigenti della Lega dei comunisti di Jugo­slavia, tradendo il marxismo-leninismo e di­chiarandolo invecchiato, hanno contrapposto alla Dichiarazione del 1957 il loro programma revisionista antileninista, hanno contrapposto la Lega dei comunisti di Jugoslavia a tutto il movimento comunista internazionale, han­no isolato il loro paese dal campo socialista, facendolo dipendere dai cosiddetti «aiuti» degli imperialisti americani e di altri, tanto da creare il rischio che il popolo jugoslavo perda le conquiste rivoluzionarie, da esso ottenute con una lotta eroica. I revisionisti jugoslavi svolgono un'opera sovvertitrice con­tro il campo socialista e il movimento comu­nista mondiale. Col pretesto di fare una poli­tica al di fuori dei blocchi, essi svolgono un'azione che danneggia la causa dell'unità di tutte le forze e di tutti gli Stati pacifici. L'ulteriore smascheramento dei dirigenti dei revisionisti jugoslavi e la lotta attiva per preservare il movimento comunista, nonché il movimento operaio, dalle loro idee anti­leniniste restano per i partiti marxisti-leni­nisti un compito indispensabile.

L'esperienza di lotta della classe operaia e tutta la prassi dello sviluppo sociale hanno fornito una nuova brillante conferma della grande forza vittoriosa e della vitalità dei marxismo-leninismo, confutando radicalmen­te tutte le «teorie» dei revisionisti d'oggigiorno.

Gli interessi dello sviluppo ulteriore del movimento comunista e operaio richiedono che anche in avvenire, come si rileva dalla Dichiarazione di Mosca del 1957, sia conti­nuata la lotta a fondo su due fronti: contro il revisionismo, che resta il pericolo princi­pale, e contro il dogmatismo e il settarismo.

Il revisionismo, l'opportunismo di destra, travisando il marxismo-leninismo, svuotan­dolo dallo spirito rivoluzionario, riflette in teoria e in pratica l'ideologia borghese, mor­tifica lo slancio rivoluzionario della classe operaia, disarma e smobilita gli operai e le masse dei lavoratori nella loro lotta contro il giogo degli imperialisti e contro gli sfrut­tatori, per la pace e la democrazia, la libera­zione nazionale e il trionfo del socialismo.

Il dogmatismo e il settarismo possono di­ventare a loro volta, sia in teoria che in pra­tica, il pericolo principale in questa o quella tappa di sviluppo di singoli partiti, se non si conduce contro di essi una lotta conse­guente. Essi privano i partiti rivoluzionari della capacità di sviluppare il marxismo-le­ninismo sulla base dell'analisi scientifica della situazione e di applicarlo in modo creativo alle condizioni concrete; isolano i comunisti dagli strati più ampi dei lavoratori; li con­dannano all'attesismo e alla passività; li spin­gono ad azioni sinistroidi, avventuristiche nella lotta rivoluzionaria; impediscono di va­lutare con tempestività ed equilibrio i cam­biamenti della situazione e le nuove espe­rienze, di utilizzare tutte le possibilità di successo della classe operaia e di tutte le forze democratiche nell'azione contro l'impe­rialismo, la reazione e il pericolo di guerra; di conseguenza, impediscono ai popoli di ri­portare la vittoria nella loro giusta lotta.

Allorché la reazione imperialista raccoglie le sue forze per combattere il comunismo è particolarmente indispensabile cementare con tutte le forze l'unità del movimento co­munista mondiale. L'unità e la coesione decu­plicano le forze del nostro movimento e co­stituiscono una sicura garanzia che la grande causa del comunismo avanzerà vittoriosa e tutti gli attacchi dei nemici saranno respinti con successo.

I comunisti di tutto il mondo sono uniti dalla grande dottrina del marxismo-leninismo e dalla lotta comune per la sua applicazione.

Gli interessi del movimento comunista ri­chiedono il rispetto solidale da parte di ogni partito comunista delle valutazioni e delle conclusioni che riguardano i compiti generali della lotta contro l'imperialismo, per la pace, la democrazia e il socialismo, elaborate in comune dai partiti fratelli nelle loro confe­renze.

Gli interessi della causa della classe ope­raia richiedono una compattezza sempre mag­giore delle file di ogni partito comunista e della grande schiera dei comunisti di tutti i paesi, l'unità di volontà e di azione. E' su­premo dovere internazionalista di ogni partito marxista-leninista aver cura di consolidare senza posa l'unità del movimento comunista internazionale.

La difesa risoluta dell'unità del movimento comunista internazionale, sulla base dei prin­cípi del marxismo-leninismo e dell'interna­zionalismo proletario, l'inammissibilità di qualsiasi azione che possa minare questa unità costituiscono condizioni imprescindibili per la vittoria nella lotta per l'indipendenza nazio­nale, la democrazia e la pace, per una solu­zione positiva dei compiti della rivoluzione socialista, della costruzione del socialismo e del comunismo. La violazione di questi prin­cípi condurrebbe all'indebolimento delle forze del comunismo.

Tutti i partiti marxisti-leninisti sono in­dipendenti, godono di uguali diritti, elabo­rano la loro politica partendo dalle concrete condizioni dei loro paesi e ispirandosi ai princípi del marxismo-leninismo, si prestano a vicenda un aiuto reciproco. Per il successo della causa della classe operaia in ogni paese è indispensabile la solidarietà internazionale di tutti i partiti marxisti-leninisti. Ogni par­tito è responsabile di fronte alla classe ope­raia, ai lavoratori del proprio paese, e di fronte a tutto il movimento operaio e comu­nista internazionale.

I partiti comunisti ed operai, convocano, quando ciò sia necessario, conferenze per la discussione di problemi d'attualità, per scambi di esperienze, per prender conoscenza delle vedute e delle posizioni reciproche, per ela­borare una linea comune mediante la consul­tazione e il coordinamento della propria atti­vità nella lotta per gli obiettivi comuni.

Quando, in questo o quel partito, sorgono problemi che riguardano l'attività di un altro partito fratello, la sua direzione si rivolge alla direzione del partito corrispettivo e, in caso di necessità, si convocano incontri e con­sultazioni.

L'esperienza e i risultati degli incontri dei rappresentanti dei partiti comunisti, che han­no avuto luogo negli ultimi anni, e soprattutto i risultati delle due maggiori Conferenze - quella del novembre 1957 e la presente Conferenza - dimostrano che, nelle condi­zioni attuali, tali Conferenze costituiscono una forma efficace per lo scambio reciproco di opinioni e di esperienze, per l'arricchimento, attraverso un impegno collettivo, della teoria marxista-leninista e per elaborare posizioni unitarie nella lotta per gli obiettivi comuni.

I partiti comunisti ed operai dichiarano unanimi che il grande Partito comunista del­l'Unione Sovietica, essendo il reparto più esperto e temprato del movimento comunista internazionale, è stato e continua ad essere l'avanguardia, universalmente riconosciuta, del movimento comunista mondiale. L'espe­rienza del PCUS, accumulata nella lotta per la vittoria della classe operaia, nella costru­zione del socialismo e nell'edificazione del comunismo su ampia scala, ha un valore di principio per tutto il movimento comunista internazionale. L'esempio del PCUS e la sua fraterna solidarietà ispirano tutti i partiti comunisti nella loro lotta per la pace ed il socialismo e sono una prova di applicazione pratica dei princípi rivoluzionari dell'inter­nazionalismo proletario. Le decisioni storiche del XX Congresso del PCUS non solo hanno un grande significato per il PCUS e per l'e­dificazione comunista nell'URSS, ma hanno dato inizio ad una nuova tappa del movi­mento comunista internazionale, hanno con­tribuito al suo ulteriore sviluppo sulla base del marxismo-leninismo.

I partiti comunisti ed operai danno il loro contributo allo sviluppo della grande dottrina del marxismo-leninismo. L'aiuto e il sostegno reciproci nei rapporti fra i partiti marxisti-leninisti fratelli rappresentano una applica­zione pratica dei principi rivoluzionari del­l'internazionalismo proletario.

Nelle condizioni attuali le questioni ideo­logiche assumono un'importanza particolare. La classe degli sfruttatori contrappone ai suc­cessi del socialismo il tentativo di corrompere ideologicamente le masse che si fanno sempre più attive e cerca così di mantenerle sotto l'influenza dell'ideologia borghese. I comunisti considerano loro compito sviluppare a fondo l'azione sul fronte ideologico per liberare le masse popolari dalla influenza dell'ideologia borghese, in qualsiasi forma essa si manifesti, ivi compresa quella perniciosa del riformismo, e di divulgare tra le masse quelle concezioni di avanguardia che stimolano il progresso so­ciale, quelle concezioni democratiche che ispi­rano l'amore della libertà e l'ideologia del socialismo scientifico.

L'esperienza storica dimostra che le soprav­vivenze del capitalismo nella coscienza degli uomini sussistono durante un lungo periodo di tempo anche dopo l'affermarsi del regime socialista. Perciò è necessario che il partito esplichi un immenso lavoro - articolato in tutti i suoi aspetti - per educare le masse in uno spirito comunista, per perfezionare la preparazione marxista-leninista e la tem­pra dei quadri del partito e dello stato.

Il marxismo-leninismo è una grande con­cezione rivoluzionaria unitaria, un'idea guida per la classe operaia e per i lavoratori del mondo intero in tutte le tappe della loro grande lotta per la pace, per la libertà e una vita migliore, per la creazione della società più giusta, quella comunista. La gran­de forza creativa e trasformatrice del mar­xismo risiede nel suo indissolubile legame con la vita, nel suo incessante arricchimento sulla base di una analisi della realtà che sia attenta a tutti i suoi aspetti. Sulla base del marxismo-leninismo sono state raggiunte le grandi vittorie storiche della comunità dei paesi socialisti, del movimento internazionale comunista, operaio e di liberazione; solo sulla sua base possono essere felicemente risolti tutti i compiti assegnati ai partiti comunisti ed operai.

I delegati alla Conferenza vedono in una maggiore compattezza dei partiti comunisti, sulla piattaforma del marxismo-leninismo e dell'internazionalismo proletario, la condi­zione più importante per unire tutte le forze della classe operaia e le forze della democrazia e del progresso, garanzia di nuove vittorie del movimento comunista ed operaio mondiale nella sua grande lotta per un lumi­noso futuro di tutta l'umanità, per la vittoria della causa della pace e del socialismo.