d) Della nuova politica economica
e dei rapporti di mercato

Il quarto errore di Bukharin riguarda la questione della nuova politica economica (Nep). L'errore di Bukharin consiste qui nel non vedere il duplice carattere della Nep, nel vederne solo un lato. Quando nel 1921 abbiamo introdotto la Nep, ne abbiamo diretto la punta contro il comunismo di guerra, contro un regime e un ordine di cose che escludevano qualsiasi libertà di commercio. Consideravamo e consideriamo che la Nep significa una certa libertà di commercio. Di quest'aspetto della questione Bukharin se ne ricorda. Molto bene. Ma Bukharin sbaglia quando suppone che la Nep si riduca solo a questo. Bukharin dimentica che la Nep ha anche un altro aspetto. In realtà la Nep non significa affatto piena libertà di commercio, libero gioco dei prezzi sul mercato. La Nep è la libertà di commercio entro certi limiti, in un certo quadro, integra restando la funzione regolatrice dello Stato sul mercato. Ed è proprio questo il secondo aspetto della Nep. Inoltre questo aspetto della Nep non è meno importante, se pur non è più importante del primo. Non esiste sul nostro mercato il libero gioco dei prezzi, come avviene di solito nei paesi capitalistici. Siamo noi che fissiamo i prezzi del grano, in sostanza. Siamo noi che fissiamo i prezzi dei prodotti industriali. Siamo noi che ci sforziamo di condurre una politica di riduzione del costo di produzione e di riduzione dei prezzi dei prodotti industriali, cercando di mantenere stabili i prezzi dei prodotti agricoli. Non è chiaro forse che queste forme speciali, specifiche, di ordinamento del mercato non esistono, generalmente, nei paesi capitalistici?

Ne deriva che, fino a quando esiste la Nep, ne devono essere conservate ambedue le parti: e la prima parte, diretta contro il regime del comunismo di guerra e avente per obiettivo di assicurare una certa libertà di commercio, e la seconda parte, diretta contro la completa libertà di commercio e avente per obiettivo di assicurare la funzione regolatrice dello Stato sul mercato. Annullate uno di questi due aspetti e non avrete più la Nep.

Bukharin pensa che la Nep non possa essere messa in pericolo che da «sinistra», da parte di coloro che vogliono liquidare ogni libertà di commercio. Questo è falso. Questo è un errore dei più grossolani. Inoltre questo pericolo, adesso, è per noi tanto meno reale, in quanto non esistono, o non esistono quasi più, nelle nostre organizzazioni locali e centrali, elementi che non comprendano tutta la necessità e l'opportunità di mantenere una certa libertà di commercio. È molto più reale il pericolo di destra, il pericolo rappresentato da coloro che vogliono liquidare la funzione regolatrice dello Stato sul mercato, che vogliono «emancipare» il mercato e aprire, in tal modo, una nuova era di piena libertà del commercio. Non vi può esser dubbio che il pericolo che si faccia saltare la Nep da destra è oggi molto più reale. Non bisogna dimenticare che l'elemento piccolo-borghese lavora precisamente in questa direzione, nella direzione cioè di far saltare la Nep da destra. Bisogna pure ricordare che gli strilli dei kulak e degli elementi agiati, gli strilli degli speculatori e degli accaparratori, a cui cedono sovente molti nostri compagni, bombardano la Nep proprio da questa parte. Il fatto che Bukharin non vede questo secondo pericolo, questo pericolo veramente reale che la Nep venga fatta saltare, prova irrefutabilmente che egli ha ceduto all'influenza dell'elemento piccolo-borghese.

Bukharin propone di «normalizzare» il mercato e di «manovrare» coi prezzi statali del grano secondo le regioni, propone cioè di aumentare il prezzo del grano. Che significa ciò? Significa che le condizioni sovietiche del mercato non lo soddisfano, che vuol liquidare a poco a poco la funzione regolatrice dello Stato sul mercato e propone di fare delle concessioni all'elemento piccolo-borghese, che sabota la Nep da destra.

Ammettiamo per un istante che noi seguissimo i consigli di Bukharin. Quali ne sarebbero le conseguenze? Aumenteremmo il prezzo del grano in autunno, per esempio, all'inizio del periodo della compera del grano da parte dello Stato. Ma siccome vi sono sempre sul mercato degli speculatori e degli accaparratori di ogni sorta, che possono pagare il grano tre volte più caro, e siccome non possiamo tener testa agli speculatori, perchè essi al massimo comprano una decina di milioni di pudi mentre noi dobbiamo comprare delle centinaia di milioni di pudi, i detentori di grano si terranno egualmente il loro grano, in attesa di un ulteriore aumento dei prezzi. Dovremo dunque aumentare di nuovo il prezzo del grano in primavera, quando lo Stato incomincia, per lo più, ad aver maggior bisogno di grano. Ma cosa vuol dire aumentale il prezzo del grano in primavera? Vuol dire strozzare i contadini poveri e gli strati meno abbienti della campagna, che sono obbligati essi stessi a comprare in primavera, parte per la semina, parte per mangiare, lo stesso grano che hanno venduto in autunno a un prezzo più basso. Potremmo ottenere qualcosa di serio con questa operazione, cioè ricevere una quantità sufficiente di grano? La cosa più verosimile è che non lo potremmo, perchè si troveranno sempre degli speculatori e degli accaparratori i quali potranno ancora una volta pagare lo stesso grano due o tre volte più caro. Dovremmo quindi prepararci ad aumentare nuovamente il prezzo del grano e cercheremmo inutilmente di tener testa agli speculatori e agli accaparratori.

Da questo risulta che, una volta presa la via dell'aumento del prezzo del grano, saremmo costretti a scivolare sempre più giù, senza aver la garanzia di ricevere una quantità sufficiente di grano.

Ma non è tutto. In primo luogo, se aumentiamo i prezzi statali del grano, dovremo poi elevare anche i prezzi delle materie prime, per mantenere una certa proporzione nei prezzi dei prodotti agricoli. In secondo luogo, se aumentiamo i prezzi statali del grano, non potremo mantenere un basso prezzo del pane in città, cioè dovremo aumentare pure i prezzi di vendita del pane. E siccome non possiamo e non dobbiamo ledere gli operai, dovremo aumentare il salario a ritmo accelerato. Ma questo non può non portare a un aumento dei prezzi anche dei prodotti industriali, perchè, nel caso contrario, si può avere uno spostamento di risorse finanziarie dalla città alla campagna, contrariamente agli interessi dell'industrializzazione. Dovremo dunque equilibrare i prezzi dei prodotti industriali e dei prodotti agricoli non sulla base di prezzi discendenti o, per lo meno, stabili, ma sulla baso di prezzi ascendenti sia per il grano che per i prodotti industriali. In altri termini, dovremo orientarci verso un rincaro dei prezzi dei prodotti industriali e dei prodotti agricoli. Non è difficile comprendere che questa «manovra» sui prezzi non può che condurre alla liquidazione completa della politica sovietica dei prezzi, a liquidare la funzione regolatrice dello Stato sul mercato e a lasciare completamente libero l'elemento piccolo-borghese. Chi ne trarrà profitto? Solo gli strati agiati della città e della campagna, perchè i prodotti industriali e agricoli cari diventeranno inaccessibili sia alla classe operaia che ai contadini poveri e agli strati meno abbienti della campagna. Ci guadagneranno i kulak e gli elementi agiati, i nepman e le altre classi abbienti.

Questa pure sarà un'alleanza, ma un'alleanza singolare: l'alleanza con gli strati abbienti della campagna e della città. Gli operai e gli strati meno abbienti della campagna avranno pienamente ragione di domandarci: - Che cosa e il nostro potere; e il potere degli operai e dei contadini, o il potere dei kulak e dei nepman?

Rottura con la classe operaia e con gli strati meno abbienti della campagna, alleanza con gli strati agiati della campagna e della «città, - ecco i risultati a cui condurrebbero la «normalizzazione» bukhariniana del mercato e le sue «manovre» sui prezzi del grano secondo le regioni.

È chiaro che il partito non può mettersi su questa via disastrosa.

Fino a che punto si sono imbrogliate, in Bukharin, tutte le idee sulla Nep e fino a che punto egli è caduto prigioniero dell'elemento piccoloborghese, lo si può vedere, tra l'altro, dalla posizione più che negativa che egli assume verso le nuove forme di scambio delle merci fra la città e la campagna, fra lo Stato e i contadini. Egli è indignato e strilla perchè lo Stato è diventato fornitore di merci ai contadini e i contadini diventano fornitori di grano allo Stato. Egli considera che questa è una violazione di tutte le regole della Nep, quasi un siluramento della Nep. Perchè, domandiamo, per quale ragione? Che vi può esser di male nel fatto che lo Stato, che l'industria statale sia fornitrice di merci ai contadini e i contadini siano fornitori di grano all'industria, allo Stato? Che vi può esser di male, dal punto di vista del marxismo e della politica marxista della Nep, nel fatto che i contadini si siano già trasformati in fornitori di cotone, di barbabietole, di lino pei bisogni dell'industria statale, e l'industria statale in fornitrice di merci cittadine, di sementi e di strumenti di produzione per questi rami dell'agricoltura? Il metodo della stipulazione è qui il metodo fondamentale per stabilire queste nuove forme di scambio di merci fra la città e la campagna. Ma il metodo della stipulazione contraddice forse alle esigenze della Nep? Che vi può esser di male nel fatto che i contadini diventino fornitori dello Stato anche per il grano e non solo per il cotone, le barbabietole, il lino, grazie sempre al metodo della stipulazione? Perchè il commercio in piccolo si può chiamare scambio di merci, e il commercio in grande, con dei patti stabiliti in precedenza (stipulazione) per quanto riguarda i prezzi e la qualità della merce, non si può considerare scambio di merci? Da che cosa deriva questa incongruenza? È forse difficile capire che queste nuove forme, queste forme di scambio di merci fra la città e la campagna, col metodo della stipulazione, sono sorte precisamente sulla base della Nep, che esse costituiscono un grandissimo passo in avanti, da parte delle nostre organizzazioni, nel senso di rafforzare la direzione pianificata, socialista dell'economia nazionale?

Non è strano che Bukharin abbia disimparato delle cose così semplici ed evidenti?