La resistenza contro Kruscev dopo il XX Congresso.
1957: l'espulsione del 'gruppo antipartito'

Nel giugno 1957 il Presidium del CC del PCUS approva la destituzione di Kruscev da segretario ma le contromosse dei suoi sostenitori portano all'espulsione dal CC di quello che sarà chiamato il 'gruppo antipartito'. La ricostruzione degli avvenimenti e il commento che riportiamo è tratto dai diari dello storico e militante comunista tedesco Kurt Gossweiler, in: Kurt Gossweiler, Contro il revisionismo, da Chruščëv a Gorbačëv: saggi, diari e documenti, Zambon editore, 2009, pp. 330-340. L'originale tedesco si trova nell'opera in due volumi di Kurt Gossweiler, Die Taubenfuss-Chronik oder Die Chruschtschowiade. 1953 bis 1964.

7-8 giugno 1957

Seduta del Presidium del CC del PCUS.

Da Viktor Aleksandrov, Das Leben des Nikita Chruschtschow (La vita di Nikita Chruščëv), Monaco, 1957, p. 162.
In questa seduta il Presidium approva a maggioranza la destituzione di Chruščëv. La Furceva va in aiuto di Chruščëv, chiamando a raccolta tutti i membri del CC se­guaci di Chruščëv che si trovavano a Mosca, invitandoli a una seduta del Comitato centrale, in cui non solo viene re­vocata la decisione del Presidium ma si capovolge la si­tuazione, così che gli accusatori (Molotov, Kaganovic e al­tri) diventano gli accusati.

Al XXII Congresso la Furceva ha riportato anche la seguente storia sulla seduta del Presidium: Chruščëv aveva preteso la riabilitazione di Tuchacevskij, Jakir, Uborevic, Jegorov, Kork e altri. Si dice che anche Molotov e Kaganovic avessero votato a favore, al che Chruščëv avrebbe chiesto loro quando avessero agito correttamente, nel caso della condanna o ora con la riabilitazione. Questo racconto della Furceva dimostra in ogni caso che già allo­ra Chruščëv aveva cercato di incolpare delle repressioni Molotov e gli altri, ossia i leader dei veri comunisti, per poterli poi estromettere. Allora, nel giugno del 1957, non riuscì però ancora a raggiungere questo traguardo.

22-29 giugno 1957

Plenum di giugno del CC del PCUS.

Il "gruppo anti-partito" di Molotov, Malenkov, Kaganovic e Šepilov viene escluso dal Presidium del CC e dal CC (ma non ancora dal Partito). Il comunicato della seduta è un modello di demagogia e falsità. Con scaltrezza vengono messi in luce tutti gli elementi che possono costituire un motivo di risentimento della popolazione nei confronti degli esclusi, mentre i temi cruciali della discussione, ov­vero gli accadimenti in Ungheria, la posizione della Jugo­slavia ecc., vengono menzionati in modo tale da impedire a chiunque di farsi un quadro chiaro sulle effettive diver­genze d'opinione.

Che la condanna da parte del CC sia stata unanime è natu­ralmente un'assurdità. È impossibile che si sia giunti a que­sto risultato senza violenti scontri ed è anche impossibile che Molotov e il suo gruppo non abbiano ricevuto il soste­gno di altri compagni all'interno del CC. La situazione del PCUS non può essere stata già tragica a tal punto, sebbene tragica lo fosse in effetti, visto che non è bastato il caso del­l'Ungheria per rendere impossibile un Chruščëv! Che Molotov abbia tentato di provocare questa decisione dimostra quanto grave egli valutasse la situazione, dimostra che egli è ancora il vecchio bolscevico e lottatore che è sempre stato. Che un'astuta canaglia come Chruščëv sia riuscito a raggi­rarlo, resterà per sempre un'onta addosso al CC del PCUS. Questo è il solo esito che resta incomprensibile.

I punti deboli della posizione di Molotov:

O si chiede la destituzione di Chruščëv, perché è un nemi­co del partito e un agente di Tito, fornendo le dovute pro­ve in merito. Ma che ciò non risultasse possibile, di questo ci si è preoccupati [da parte di Chruščëv, ndr], dopo che con la liquidazione di Berija è evidentemente riuscito a Chruščëv di prendere nelle sue mani l'apparato della giu­stizia e della sicurezza. Questa gente fabbrica per lui tutti i documenti di accusa contro gli oppositori, di cui Chruščëv ha bisogno.

Oppure bisogna chiedere la destituzione di Chruščëv, per­ché la sua linea è errata.

La difesa dagli attacchi contro la sua linea è stata accura­tamente preparata da Chruščëv. Il primo successo risiede nel fatto che in gennaio egli era stato capace, cosa che ap­pare evidente soltanto ora, di rinviare un confronto sugli accadimenti in Ungheria e sulla posizione della Jugosla­via, al fine di guadagnare tempo per rinsaldare la propria posizione, che aveva preso a vacillare. Chruščëv ha sapu­to sfruttare a fondo questo tempo. Ha creato la sua base centrale tra i contadini collettivizzati. A questo scopo ha viaggiato in lungo e in largo per l'Unione, ha tenuto da­vanti ai contadini collettivizzati discorsi, alla cui diffusio­ne a tutto spiano è stato provveduto dalla stampa e dalla radio. È stato anche zelante nel guadagnare il favore di persone che avevano dei buoni motivi per detestarlo, co­me dimostra il suo discorso gesuitico in onore di Lysenko. Ma sono stati gli americani a offrigli il maggior sostegno nell'opera di rinsaldamento della sua posizione, fornendo­gli un palcoscenico (interviste sui giornali e alla televisio­ne), dal quale Chruščëv si è potuto presentare come alfiere della lotta contro il revisionismo (!). Lo scopo principale di queste interviste consisteva nell'indebolire in anticipo le accuse che gli venivano lanciate contro e che gli sarebbero state rivolte in vista del confronto in seno alla leadership del partito, e ciò con il dimostrare agli occhi del mondo in­tero la sua immutata fedeltà al leninismo. Significativo di quanto questo soggetto sia riuscito ad assopire l'istinto e la vigilanza di classe, è il fatto che a nessun compagno sia ve­nuto in mente come mai proprio le agenzie imperialiste ab­biano palesato tanta solerzia nel rendere popolare Chruščëv. Si ha difficoltà a sopportare e ad ascoltare con quale entusiasmo i compagni ripetono le mediocri battute e gli scherzi triti e ritriti di questo farabutto con la masche­ra di galantuomo dall'astuzia contadina. E la cosa più as­surda è che non si accorgono di come questo "alfiere della lotta contro il culto della personalità" sfrutti sistematica­mente la posizione di primo segretario per disabituarli dal riflettere autonomamente su fatti ed eventi, per invece tranquillamente far loro prendere come oro colato le gros­solane menzogne che ha saputo costruire con scaltrezza. Se Chruščëv dice che la condanna di Tito era immotivata, al­lora essa era immotivata, e Tito ha carta bianca per attuare le più impensabili porcherie. "Dobbiamo per tutto ciò ave­re comprensione, perché pensate un po' quanta ingiustizia ha ricevuto quest'uomo, come è stato ingiustamente calun­niato durante i tempi bui dello stalinismo", ecc.

Chruščëv è il più abile discepolo di Hitler: maggiore è la menzogna (e il crimine), tanto meno la gente prende la menzogna per menzogna e il crimine per crimine, perché non riesce a credere possibili mostruosità simili!

Il colpo più importante messo a segno in questo periodo di preparazione allo scontro, la sua bomba atomica, l'aver annunciato l'obiettivo di voler eguagliare e addirittura su­perare entro il 1960-61 gli Stati Uniti nella produzione pro capite di prodotti agricoli! Lanciato con veri e propri toni propagandistici alla Goebbels come l'asserita "torpedine più potente contro l'imperialismo". In realtà non si tratta­va di una torpedine contro l'imperialismo, ma contro Mo­lotov e Malenkov. Un esempio modello della sua demagogia, poiché Molotov poteva aver pienamente ragione nel sostenere che questo obiettivo non fosse realistico. Ancora più importante però il fatto che tale obiettivo rappresenta­va una pericolosa alterazione della linea generale del par­tito, che deve essere orientata a raggiungere gli standard statunitensi della produzione pro capite di carbone, accia­io, ecc. Concentrare tutti gli sforzi e l'impegno nell'agri­coltura equivale a dare gioco facile all'imperialismo, inde­bolisce la capacità di difesa dell'Urss, crea un clima di di­sarmo a livello ideologico, accende illusioni e speranze piccolo-borghesi di avere una vita quanto mai facile nei tempi il più possibile brevi, e tutto questo in un periodo in cui il contrasto tra imperialismo e socialismo va sempre più acuendosi. La bomba atomica contro l'imperialismo costruita da Chruščëv reca il timbro: made in Usa!

Un elemento quanto mai caratteristico dell'era Chruščëv: sotto la bandiera del "superamento del dogmatismo" si nasconde una corruzione sistematica della popolazione sovietica con un'ideologia piccolo-borghese. A riguardo un numero imponente e inquietante di esempi:

Nel film Der letzte Schuss (L'ultimo colpo), l'amore, il "ge­neralmente" umano, vince sul rigido e disumano punto di vista di classe! È grave che si siano riusciti a trovare attori e registi sovietici disposti a girare questa pellicola! E anco­ra Nun schlägt's 13! (L'ora del mai), in una veste innocen­te, l'americanizzazione del gusto della popolazione sovie­tica. Per non parlare della letteratura. Che Dudincev ven­ga ora stampato e pubblicato in Urss ("Non si vive di so­lo pane"...) è eloquente.

Riepilogando. Il plenum di giugno ha dimostrato che far cadere Chruščëv limitandosi a criticare la sua linea è stato sia troppo tardi che troppo presto. Troppo tardi: ci si era lasciati sfuggire il momento adatto, il prima possibile do­po gli accadimenti in Polonia e Ungheria. Troppo presto: gli effetti perniciosi della sua politica non sono ancora evi­denti alla massa dei membri del partito, per non parlare poi della popolazione.

I suoi [di Chruščëv, ndr] presumibili argomenti principali: sappiamo tutti naturalmente che cosa si debba pensare di Tito. Ma il suo colpo è fallito. E giunto il momento in cui la riconciliazione con la Jugoslavia deve rivelarsi un vantag­gio per noi. Un cambio nella dirigenza distruggerebbe que­ste possibilità. Lo stesso dicasi per la politica della disten­sione. Un cambio nella dirigenza sarebbe interpretato come un ritorno al corso duro, agevolando gli imperialisti nel ri­prendere la guerra fredda. Per questo motivo le sue [di Chruščëv, ndr] lusinghe nei confronti dei sentimenti nazio­nalistici della popolazione non russa, "maggiori diritti per le Repubbliche dell'Unione", le promesse fatte ai contadini collettivizzati (eliminazione dell'obbligo di consegna per le attività economiche collaterali), il suo ventilare disordini, qualora si dovesse tornare al vecchio corso. E il primo argo­mento: mantenere l'unità del partito! Una minaccia a que­sta unità equivale ad acutizzare il pericolo di guerra!

Interessante 1'"analisi" delle cause alla base dell'"ostilità al partito" da parte del gruppo di Molotov: molto mode­rata, "conservatorismo", "settarismo" e così via. Nei di­scorsi, soprattutto a Leningrado, Chruščëv recupera poi ciò a cui il CC non era preparato: diffamazione personale e grossolane meschinità (Malenkov è troppo codardo per venire a Leningrado). La stampa ha seguito, dopo che l'in­dignazione popolare, "spontaneamente" organizzata, co­me da programma, era esplosa durante i raduni nel pae­se. A questo punto vengono lanciate accuse, di cui non si ha traccia nel comunicato: il gruppo "antipartito" ha in ul­tima analisi voluto indebolire anche la potenza difensiva dell'Urss, giocando a favore degli imperialisti! Da qui alla richiesta di esclusione dal partito e di perseguimento giu­diziario il passo è pur breve.

Tutto questo, messo insieme, rivela in primo luogo che, dal­la reazione nei confronti della dichiarazione su Stalin espressa al XX Congresso, Chruščëv ha imparato che quel­la dichiarazione presentata allora era talmente raffazzonata da costringerlo ad ingoiare il chiaro e brusco rimprovero di Togliatti e le parole non meno chiare, seppure più gentili, dei compagni cinesi, che evidenziarono come la sua dichiarazione non avesse nulla a che vedere con un'analisi marxi­sta. Sicuramente il poveretto si sarà scritta la lezione a ca­ratteri cubitali e avrà giurato a se stesso che qualcosa del genere non gli sarebbe mai più dovuto capitare.

Che l'"analisi" degli "errori" commessi da Molotov non sia stata tanto grossolana e superficiale come la dichiara­zione su Stalin ha però certo anche un'altra ragione, e cioè che dovrebbero essere rimasti solo pochi banditi all'inter­no del CC, e che al contrario molti membri tengono ormai Chruščëv sotto un controllo alquanto più stretto.

Eppure, resta ancora poco chiara la questione per quanto riguarda gli schieramenti nel CC. Quale ruolo svolge ad esempio Žukov? È uno dei cospiratori trockisti oppure è solo un loro strumento, implicato per una qualche intrica­ta ragione? E Švernik? Qui, ancor più interrogativi.

Come bisogna inquadrare la situazione dopo il plenum di giugno? Si tratta di una vittoria decisiva e definitiva di Chruščëv e della sua gente? Quali conseguenze ha sul mo­vimento operaio internazionale?

Senza dubbio il colpo inferto al gruppo di Molotov rap­presenta una disfatta delle forze sane nel PCUS, un peri­coloso e fatale rafforzamento della posizione degli agenti dell'imperialismo nel partito, che fino a quel momento era stato la guida del movimento comunista mondiale. La speranza in un rapido ripristino della normalità è destina­ta a cadere. Il PCUS ha ora perso per sempre la capacità di essere la forza guida nel fronte socialista. Il suo risana­mento può avvenire solo con un aiuto dall'esterno, in par­ticolare grazie al Pc cinese. Gli altri partiti comunisti nelle democrazie popolari, ma anche quelli dei paesi capitalisti­ci, sono chiamati a difendere la propria unità ora più che mai. Come in passato hanno conosciuto il sostegno più deciso del PCUS, così ora devono essere pronti a far fron­te ai più pericolosi attacchi alla loro unità da parte di esso. Perché, se lo scopo della politica interna della banda di Chruščëv è quello di disorganizzare l'economia popolare in Urss, di distruggere l'ideologia del partito e delle mas­se popolari, in breve, di minare in tutti gli ambiti la forza difensiva dell'Unione Sovietica, l'obiettivo della politica estera consiste in un programma che mira a proseguire quest'opera di distruzione, che ha annoverato successi in Ungheria e in Polonia. Ora, in altri termini, ha inizio il se­condo giro di attuazione del programma, formulato da Ti­to tanto chiaramente nel discorso di Pola, nel senso del­l'eliminazione delle dirigenze "staliniste" dalle leader­ship, facendo al loro posto salire, ai vertici del potere, i va­ri Nägy, Kádár e Gomulka. Nella "lista nera" di questa banda spiccano per primi, su questo non c'è dubbio, i no­mi dei compagni che guidano il nostro [della Rdt, ndr] partito.

La minaccia è dunque grave e non si dileguerà senza nuo­ve e violente scosse, dopo che quella in Ungheria non è bastata a smascherare la banda e porre fine alle sue male­fatte.

E ciò nonostante la banda ha ormai oltrepassato l'apice dei suoi successi. L'elemento decisivo del plenum di giu­gno in effetti non risiede tanto in ciò che le forze sane han­no dovuto subire ancora una volta, e non sarà di certo l'ul­tima, una sconfitta. Decisivo è stato il fatto che le forze sa­ne hanno preso l'offensiva, mentre i banditi sono stati co­stretti a difendersi. Si penserebbe troppo male del PCUS, se si credesse che migliaia di compagni sovietici non si formino una propria idea sugli eventi e non siano in gra­do di intuire e cogliere le reali divergenze d'opinione cela­te dietro la versione ufficiale. E cosa più importante: il Partito è stato educato nello spirito del leninismo e gli at­tacchi allo spirito del leninismo non potranno restare alla lunga occulti, pur nelle così frequenti professioni a favore del leninismo. Sono sicuro che molti cittadini sovietici si chiederanno come mai proprio coloro che tanto si prodi­gano per dimostrare amicizia e simpatia a un nemico del marxismo e dell'Unione Sovietica e simpatizzante degli imperialisti americani come Tito siano gli stessi che con­temporaneamente perseguitano bolscevichi provati come Molotov e Malenkov con astio tanto furente e con le più insidiose accuse. Come è possibile che queste persone, quando parlano di "unità", intendano l'unità con rinnega­ti e nemici del socialismo, escludendo al tempo stesso da questa unità fedeli comunisti, collaudati dalla lotta, come Rákosi, Malenkov e Molotov?

Un ulteriore effetto, intenzionale, del plenum di giugno è pure che la lotta per l'unità del Partito, che fino a quel mo­mento era rivolta contro i revisionisti e innanzitutto con­tro la cricca di Tito, viene ora di nuovo dirottata contro i "dogmatici", considerati i "nemici principali dell'unità". Non senza motivo Gomulka e Tito hanno gioito a voce al­ta per il risultato del plenum di giugno. Soprattutto per Gomulka l'evento ha rappresentato un sollievo urgente all'estremo, se è vero che al IX plenum egli era già stato messo alle strette al punto da essere riuscito a preservare la propria posizione solo con l'atteggiarsi lui stesso a pu­gnace combattente contro i revisionisti!

Chruščëv ha però compiuto anche un'altra mossa per cor­rere in aiuto del suo amico in difficoltà. In un discorso tenu­to durante una visita del gruppo in Cecoslovacchia, ha de­finito improvvisamente il gruppo di Molotov non più come dogmatici o settari, bensì come revisionisti! Chiaro è l'obiet­tivo: poiché si era imposta l'idea che il principale pericolo per l'unità fosse rappresentato dal revisionismo, con un trucco da prestigiatori si è semplicemente passati a etichet­tare come revisionismo la posizione dei leninisti più coe­renti! E i Gomulka possono a questo punto gridare: abbas­so i revisionisti! deviando così i colpi addosso ai leninisti.

Un altro esempio ancora mostra di quali infami bassezze questo soggetto fosse capace: accusare Molotov, Malen­kov e gli altri di aver gettato tutta la colpa su Stalin per sviare l'attenzione da quelle che erano le loro responsabi­lità per le repressioni! Menzogne, come tutto quello che proviene da questa fonte! In realtà Molotov, Malenkov e gli altri si erano opposti a una tale "correzione" degli er­rori di Stalin nella forma in cui era stata attuata da Chruščëv al XX Congresso. Essi hanno difeso Stalin contro Chruščëv! Basta rileggere ad esempio il discorso che ten­ne Molotov al XX Congresso per convincersene. Era stato Chruščëv che allora, per motivi tattici e comunque per guadagnare il consenso sulla sua personale "correzione", aveva adottato questa linea, ossia scaricare tutta la colpa su Stalin. Una volta che è riuscito a diffamare Stalin e le misure da questo prese, delle quali la volpe Chruščëv al­lora aveva sostenuto che fossero state possibili solo perché Stalin aveva ignorato il CC, ora lo stesso Chruščëv fa ca­dere nei fatti l'accusa, secondo cui Stalin fosse l'esclusivo dominatore, per poter diffamare i più stretti collaboratori di quest'ultimo. Questa è la maledizione dell'azione mal­vagia. Dopo che i compagni del CC, non si sa per quali ra­gioni, hanno permesso che la politica precedente alla mor­te di Stalin venisse definita con termini quali "crimini" e "violazioni della legalità socialista", il passo successivo inevitabile è stato che la banda di trockisti avrebbe colto la prima occasione per prenderli al laccio. Non per nulla Sta­lin aveva messo al primo posto la purezza del partito! Non è mai conveniente concedere il mignolo ai nemici. Ma nonostante ciò: Chruščëv ha già lanciato le sue frec­ce più velenose. Dovrebbe essere difficile per lui proce­dere contro le dirigenze sane dei partiti comunisti con gli stessi mezzi che aveva utilizzato contro Rákosi e la diri­genza del Partito polacco. E soprattutto: da Pechino a Pa­rigi i compagni alla guida dei partiti sanno ormai, se già non lo sapevano da tempo, con chi hanno a che fare. Non senza motivo Togliatti aveva sostenuto con tanta ostina­zione che il movimento comunista mondiale era ormai divenuto policentrico e sconsigliava di copiare quanto proveniva da Mosca! E non senza motivo i compagni ci­nesi si erano opposti tanto energicamente alla canea con­tro Stalin. La reazione del Pc cinese al plenum di giugno è sufficientemente chiara: una breve conferma di ricezio­ne della comunicazione relativa al plenum, portata da Judin (una nota positiva il fatto che questi sia stato man­dato là), senza nessuna presa di posizione in merito alla delibera. Nessun articolo in cui venga approvata la deli­bera, nessuna riunione del partito con relative risoluzio­ni di consenso, ma silenzio fino ad oggi (2 luglio 1957)! E già questo dice tutto! Eppure non a caso, in tutti i discor­si che ha tenuto fino ad ora in Germania e anche in altri paesi, Ho Chi Minh ha sempre sottolineato che il campo socialista si trova sotto la guida dell'Urss e della Repub­blica popolare cinese! (Molotov è del resto giunto a que­sta affermazione la prima volta nel 1955. Oggi capisco il perché).

La posizione di Chruščëv si è fatta sempre più delicata anche per un'altra ragione: il pretesto principale con cui aveva colpito Molotov, garantire l'unità del Partito, è per tutti i partiti, i cui vertici sono ancora sani, un motivo eccellente per opporsi alla gente di Chruščëv presente nelle loro file. Bene, approviamo la delibera del PCUS e ne traiamo la lezione, difendere l'unità del Partito in modo così coerente come ci insegna Chruščëv: più o meno questo doveva essere il tenore delle reazioni della Csr e della Rdt, e così via, e tale è stato in realtà. In Romania e in Bulgaria si è andati ancora più a fondo: si è trascritta quasi letteralmente la motivazione del colpo inferto a Molotov come risulta dalla decisione del ple­num di giugno per sferrare il colpo contro la destra, con­tro quelle persone nelle quali Chruščëv avrebbe riposto le proprie speranze per il caso di futuri attacchi alla dirigen­za (Kischinevski e Constantinescu in Romania). Anche i viaggi di Chruščëv nelle democrazie popolari sono stati, sì uno strumento per perseguire il suo scopo e certo per disseminare mine qua e là, ma non hanno potuto d'altro lato evitare di rafforzare l'autorità delle leadership in carica. Oltretutto, i diversi contatti bilaterali hanno già consentito ai partiti sani di accordarsi sulla linea ormai da seguire per porre freno all'ulteriore processo di sfalda­mento. Riepilogando, anche se ci saranno ancora dei con­traccolpi di ogni tipo, l'epilogo è già scritto: il socialismo ha respinto i primi attacchi, ha chiuso i conti con i trocki­sti e la gente di Bucharin, ha battuto il fascismo, saprà anche annientare la covata trockista di Chruščëv! Lenin, Stalin, Rákosi, Molotov vinceranno su Tito, Dulles, Chruščëv, Mikojan, Kádár e Gomulka!