Karl Marx

Indirizzo inaugurale dell’Associazione internazionale dei lavoratori

Testo redatto da Marx per l’Associazione fondata a Londra il 28 settembre 1864,
pubblicato in inglese il 5 novembre del 1864
. [1]


Nota (e lettera di Marx) sulla genesi del testo [2]


Il 28 settembre 1864 si riunì, alla St. Martin's Hall di Londra, una grande assemblea internazionale di operai, preparata da dirigenti delle Trade-Unions e da un gruppo di lavoratori proudhoniani di Pa;rigi. Ad essa parteciparono anche esponenti del movimento operaio tedesco e italiano che, in quel momento, vivevano a Londra e perso;nalità dell'emigrazione democratico-radicale.

  Marx assistette al comizio, alla tribuna della presidenza, mentre, a nome degli operai tedeschi, parlò, per suo suggerimento, Eccarius [3].

  Il comizio, in una sua risoluzione finale, decise la costituzione dell'Associazione internazionale degli operai (passata alla storia come la I Internazionale) ed elesse un comitato provvisorio. Marx vi venne incluso come rappresentante dei lavoratori tedeschi e fu anche chia;mato a far parte della commissione incaricata, dalla prima riunione del comitato, tenutasi il 5 ottobre, di redigere il programma dell'Associa;zione medesima.

  Marx non potè assistere, per ragioni di salute, alle prime sedute della commissione, nelle quali furono presentati vari progetti di pro;gramma, sentimentali, influenzati dalle concezioni mazziniane e dagli aspetti deteriori del socialismo francese. Infine il materiale venne affi;dato a Marx per una elaborazione definitiva.

  Del suo lavoro su questi materiali così Marx scrisse ad Engels (lettera del 4 novembre 1864):


«Vidi che era impossibile ricavare qualche cosa da quel pasticcio, e per giustificare il modo molto strano nel quale mi proponevo di redigere i già "votati sentiments" scrissi an address to the Working Classes, il che non era nel piano originario: a sort of review of the adventures of the Working Classes since 1845 con la scusa che in questo Indirizzo erano già contenuti tutti gli elementi di fatto e che non potevamo ripetere tre volte le stesse cose, cambiai tutto il preamble, buttai fuori la declaration des principes, e infine al posto dei quaranta rules ne misi dieci. Nei punti dell'Indirizzo in cui si parla di International Politics parlo di countries e non di nationalities, e denuncio la Russia e non le minores gentium. Le mie proposte furono accettate tutte dal sottocomitato. Mi fu soltanto chiesto di inserire nel preamble degli statuti due frasi su "duty" e su "right" e così pure su "truth, morality and justice", ma queste frasi sono collegate in modo tale che non possono recare nessun danno...

  «È stato molto difficile condurre le cose in modo che le nostre idee si presentassero in una forma che le rendesse acceptables dal;l'attuale punto di vista del movimento operaio. Le stesse persone tra un paio di settimane faranno dei meetings con Bright e Cobden [4], per il diritto di voto. Occorrerà del tempo prima che il risorto movimento permetta le ardite espressioni di una volta. Necessariamente fortiter in re suaviter in modo. Non appena i documenti saranno stampati li riceverai».


  I testi vennero pubblicati il 5 novembre 1864 nel giornale The Bee-Hive e la prima traduzione tedesca apparve nel Sozial-Demokrat di Berlino il 6 dicembre 1864.

Indirizzo inaugurale

  Operai!

  È un fatto innegabile che la miseria della classe operaia non è diminuita dal 1848 al 1864 sebbene questo periodo non abbia l'uguale per lo sviluppo della sua industria e per l'incremento del suo commercio. Nel 1850 un organo moderato e tra i meglio informati della borghesia britannica prediceva che se il commercio di importazione ed esportazione dell'Inghilterra fosse salito del 50 per cento, il pauperismo inglese sarebbe disceso a zero. Ma ahimé! il 7 aprile 1864 il Cancelliere dello Scacchiere estasiava il suo uditorio parlamentare constatando che l'importo comples;sivo del commercio di esportazione e di importazione dell'Inghil;terra nell'anno 1863 era salito a «443.955.000 lire sterline: una somma stupefacente pari a circa tre volte il commercio dell'epoca relativamente non molto lontana del 1843!». Con tutto ciò, egli parlò con eloquenza della «povertà». «Pensate — esclamò — a coloro che sono quasi sull'orlo del pauperismo», ai «salari non aumentati», alla «vita umana che in nove casi su dieci è solo una lotta per l'esistenza!». E non parlò della popolazione dell'Ir;landa, che viene gradualmente sostituita nel Nord dalle macchine, nel Sud dai pascoli per le pecore, sebbene in quell'infelice paese anche le pecore diminuiscano di numero, per quanto non così ra;pidamente come gli uomini. Non ripetè ciò che appunto allora, in un subitaneo accesso di terrore, era stato svelato dai più alti rap;presentanti degli strati più alti del paese. Quando il panico suscitato dagli strangolatori [5] ebbe raggiunto un certo livello, la Ca;mera dei lord fece fare un'inchiesta e fece pubblicare una relazione intorno alla deportazione e ai lavori forzati. Allora fu rivelata la verità nel voluminoso Libro azzurro del 1863, e fu dimostrato con cifre e dati ufficiali che i peggiori tra i condannati per delitti comuni e tra i forzati d'Inghilterra e di Scozia fatica;vano molto meno ed erano molto meglio nutriti degli operai agricoli d'Inghilterra e di Scozia. Ma questo non era ancora tutto. E non fu tutto. Quando in seguito alla guerra civile americana, gli operai industriali del Lancashire e del Cheshire furono gettati sul lastrico, la stessa Camera dei lord mandò un medico nei distretti industriali con l'incarico di indagare sulla quantità minima di car;boidrati e di azotati da somministrare nella forma più semplice e più a buon mercato, sufficiente in media per «evitare malattie da inanizione». Il medico delegato, dottor Smith, assodò che 28.000 grani di carbonio e 1.330 di azoto costituiscono la razione settimanale sufficiente a mantenere un adulto medio appena al disopra del livello delle malattie da inanizione, e trovò inoltre che questa quantità coincideva press'a poco con il minimo nutri;mento a cui la pressione dell'estrema miseria aveva realmente ri;dotto gli operai dell'industria cotoniera [6]. Ma si badi! Lo stesso dotto medico fu più tardi nuovamente incaricato dall'ufficiale sa;nitario del Consiglio segreto (Privy Council) di fare un'inchiesta sull'alimentazione delle classi lavoratrici più povere. I risultati delle sue indagini sono stati inclusi nella Sesta relazione sullo stato della pubblica sanità, pubblicata nel corso di quest'anno per incarico del parlamento. E che cosa ha scoperto il medico? Che i tessitori di seta, le cucitrici, i guantai, i calzettai, ecc., in media non ricevevano neppure la razione di miseria degli operai cotonieri, nemmeno quella quantità di carboidrati e azotati «che è il minimo indispensabile per evitare le malattie da inanizione».


«Oltre a ciò — citiamo dalla relazione — per quel che riguarda le famiglie della popolazione agricola prese in esame, risultò che più di un quinto avevano meno della quantità minima considerata indispensabile di cibi carboidrati; più di un terzo avevano meno della quantità minima considerata indispensabile di alimenti azotati; e che in tre contee (Berkshire, Oxfordshire e Somersetshire) la dieta media di intiere località era sempre al disotto del minimo indispensabile quanto ai cibi azotati».
  «Si deve ricordare — aggiunge la relazione ufficiale — che le priva;zioni nell'alimentazione si sopportano con grande riluttanza e che, di regola, la dieta estremamente povera viene soltanto dopo tutta una serie di altre privazioni... La stessa pulizia appare costosa e malagevole, e quando per rispetto verso se stessi si fanno sforzi per mantenerla, ogni sforzo di questo genere aumenta il tormento della fame».
  «Queste sono considerazioni dolorose, specie quando si ricordi che la povertà alla quale si riferiscono, non è la meritata povertà dell'ozio; in tutti i casi è povertà di strati di popolazione che lavorano. In realtà, il lavoro necessario per guadagnare questa razione di fame è nella maggior parte dei casi prolungato oltre misura».


  La relazione rileva inoltre il fatto strano e abbastanza inatteso che «delle quattro parti del Regno Unito», Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda, «la popolazione agricola dell'Inghilterra», della parte più ricca, «è di gran lunga la peggio nutrita»; e che persino gli operai agricoli del Berkshire, dell'Oxfordshire e del Somer;setshire stanno meglio di una grande massa di operai qualificati a domicilio del quartiere orientale di Londra.

  Tali sono i dati ufficiali pubblicati per incarico del parla;mento nel 1864, nell'età dell'oro del libero scambio, nel momento in cui il Cancelliere dello Scacchiere diceva alla Camera dei co;muni che «in media le condizioni dell'operaio britannico sono migliorate in misura che noi sappiamo straordinaria, che non ha confronto nella storia di nessun paese e di nessuna epoca». Su queste congratulazioni ufficiali stride la secca osservazione della Relazione ufficiale sulla sanità pubblica:


«La sanità pubblica di un paese significa la sanità delle sue masse, e le masse possono difficilmente essere sane, se non hanno almeno una certa modesta agiatezza anche nei loro strati inferiori».


  Abbagliato dalle statistiche che danzano davanti ai suoi occhi e che provano il «progresso della nazione», il Cancelliere dello Scacchiere esclama al colmo dell'estasi:


«Dal 1842 al 1852 il reddito imponibile del paese è cresciuto del 6 per cento, negli otto anni che vanno dal 1853 al 1861 è cresciuto del 20 per cento rispetto al 1853! Fatto così stupefacente da essere quasi incredibile!...Questo aumento vertiginoso di ricchezza e di potenza — aggiunge il si;gnor Gladstone [7] — è interamente limitato alle classi abbienti!».


  Se volete sapere in quali condizioni di salute rovinata, di morale corrotta e di rovina mentale è stato e viene prodotto dalle classi operaie questo «aumento inebriante di ricchezza e di po;tenza interamente limitato alle classi abbienti», gettate uno sguar;do al quadro dei laboratori dei sarti, delle sarte e dei tipografi che viene tracciato dall'ultima Relazione sulla sanità pubblica! Confrontatelo con la relazione della Commissione sul lavoro dei fanciulli del 1863, nella quale, ad esempio, si rileva che «i vasai, uomini e donne, rappresentano, come classe, una popolazione fisicamente e mentalmente molto degenerata», che «i figli mal;sani diventano, alla loro volta, genitori malsani», che «è inevita;bile una degenerazione progressiva della razza» e che «la degene;razione della popolazione dello Staffordshire sarebbe anche mag;giore, se non vi affluissero costantemente nuovi elementi dalle zone limitrofe ed essa non si mescolasse, mediante matrimoni, con razze più sane». Gettate uno sguardo sul Libro azzurro del signor Tremenheere sulle lagnanze dei garzoni fornai! E chi non è rabbrividito alla constatazione paradossale degli ispettori delle fabbriche, corroborata dagli uffici di anagrafe, che lo stato di salute degli operai delle fabbriche del Lancashire si è real;men;te migliorato proprio nel tempo in cui erano ridotti alla razione di fame, perché in seguito alla carestia di cotone erano temporanea;mente esclusi dai cotonifici, e che la mortalità dei fanciulli in questo tempo era in diminuzione, perché le loro madri ora finalmente erano in condizione di nutrire i figli col loro seno e non col preparato Godfrey [8].

  E ancora una volta il rovescio della medaglia! I rendiconti presentati alla Camera dei comuni il 20 luglio 1864 sulla impo;sta sul reddito e la proprietà ci fanno sapere che, nel periodo che va dal 5 aprile 1862 al 5 aprile 1863, il numero delle persone con un reddito annuo di 50.000 lire sterline e più si è accresciuto di una dozzina più uno, salendo, in questo solo anno, da 67 a 80. Gli stessi rendiconti rivelano il fatto che circa 3.000 persone si dividono un'entrata annua di 25 milioni di lire sterline, somma alquanto superiore all'entrata totale che tocca all'intiera massa degli operai agricoli dell'Inghilterra e del Galles. Aprite il censimento del 1861 e troverete che il numero dei proprietari fondiari maschi dell'Inghilterra e del Galles è sceso da 16.934 nel 1851 a 15.066 nel 1861, cosicché la concentrazione della proprietà terriera in dieci anni è aumentata del 15 per cento. Se la concentrazione della proprietà terriera nelle mani di pochi dovesse continuare con questo ritmo, ciò porterebbe a una singolare semplificazione del problema della terra, come accadde nell'impero romano, quan;do Nerone sogghignò venendo a scoprire che la metà della pro;vincia dell'Africa era proprietà di sei famiglie patrizie [9].

  Ci siamo soffermati tanto a lungo su questi «fatti così stu;pefacenti da essere quasi incredibili», perché l'Inghilterra marcia alla testa dell'Europa commerciale e industriale. Ci si ricorderà che alcuni mesi or sono uno dei figli di Luigi Filippo ivi rifu;giati si è pubblicamente felicitato con l'operaio agricolo inglese, perché la sua sorte sarebbe migliore di quella del suo compagno meno felice d'oltre Manica. E infatti: cambiato il color locale, e su una scala alquanto ridotta i fatti che succedono in Inghil;terra si ripetono in tutti i paesi industriali e progressivi del con;tinente. In tutti questi paesi si è avuto dopo il 1848 uno svi;luppo inaudito dell'industria, una mai sognata espansione del com;mercio di importazione e di esportazione. In tutti questi paesi l’«aumento di ricchezza e di potenza interamente limitato alle classi abbienti» fu qualcosa di veramente «inebriante». In tutti questi paesi, come in Inghilterra, una minoranza delle classi lavo;ratrici ottenne un salario reale un po' più elevato; ma nella maggior parte dei casi l'aumento del salario in denaro non ha significato un aumento reale degli agi della vita, allo stesso modo, per esempio, che un ricoverato nell'ospizio dei poveri o degli orfani della capitale non abbia tratto il minimo vantaggio dal fatto che i generi di prima necessità indispensabili alla sua esi;stenza costino 9 sterline, 15 scellini e 8 pence nel 1861, mentre nel 1852 costavano 7 sterline, 7 scellini e 4 pence. Dappertutto la grande massa delle classi lavoratrici è caduta più in basso, al;meno nella stessa misura in cui le classi che stanno sopra di esse sono salite nella scala sociale. In tutti i paesi d'Europa è ora diventata verità dimostrabile a ogni intelletto libero da pregiudizi, che viene contestata solo da coloro che hanno interesse a rinchiudere gli altri in una felicità illusoria, che nessun perfeziona;mento delle macchine, nessuna applicazione della scienza alla pro;duzione, nessun progresso dei mezzi di comunicazione, nessuna nuova colonia, nessuna emigrazione, nessuna apertura di nuovi mercati, nessun libero scambio, né tutte queste cose prese insieme elimineranno la miseria delle masse lavoratrici; che, anzi, sulla falsa base presente, ogni nuovo sviluppo delle forze produttive del lavoro inevitabilmente deve tendere a rendere più profondi i contrasti sociali, e più acuti gli antagonismi sociali. La morte per inanizione in questa inebriante epoca di progresso economico si è quasi elevata, nella metropoli dell'impero britannico, al grado di una istituzione permanente. Questa epoca è contrassegnata, negli annali del mondo, dal ritorno sempre più frequente, dalla estensione sempre più larga, dagli effetti sempre più mortali di quella peste sociale che si chiama crisi economica e industriale.

  Dopo l'insuccesso delle rivoluzioni del 1848, tutte le orga;nizzazioni di partito e i giornali di partito delle classi operaie furono distrutti sul continente dalla ferrea mano della violenza; i figli più progrediti del lavoro fuggirono disperati nella repub;blica transatlan;tica; e gli effimeri sogni di emancipazione svani;rono davanti a un'epoca di febbrile attività industriale, di mara;sma morale e di reazione politica. La sconfitta delle classi lavora;trici sul continente, dovuta in parte alla diplomazia del governo inglese, che allora come adesso lavorava in fraterna solidarietà col gabinetto di Pietroburgo, estese presto i suoi effetti contagiosi su questa riva della Manica. Mentre la sconfitta dei loro fratelli del continente scoraggiava le classi lavoratrici inglesi e toglieva loro la fede nella propria causa, la stessa sconfitta restituiva ai signori della terra e del capitale la loro fiducia in se stessi già alquanto scossa. Costoro ritirarono insolentemente le concessioni già pub;blicamente annunciate. Le scoperte di nuovi terreni auriferi por;tarono a un esodo immenso che lasciò un vuoto incolmabile nelle file del proletariato britannico. Altri membri già attivi del pro;letariato si lasciarono adescare dalla temporanea lusinga di maggior lavoro e di salari più alti e divennero dei «crumiri politici». Tutti gli sforzi per tener su il movimento cartista o per ricosti;tuirlo non condussero a nulla. I giornali della classe operaia mori;rono l'un dopo l'altro per l'apatia delle masse; e in realtà la classe operaia inglese sembrava essersi completamente adattata a una situazione di nullità politica, come mai era avvenuto prima. Se dunque tra la classe operaia inglese e quella del continente non vi era stata solidarietà di azione, vi era ora, in ogni caso, una solidarietà nella disfatta.

  E tuttavia il periodo trascorso dopo la rivoluzione del 1848 non è stato privo di tratti positivi. Accenneremo qui soltanto a due fatti importanti.

  Dopo una lotta di trent'anni, combattuta con mirabile costanza, la classe operaia inglese, approfittando di un passeggero dissidio tra l'aristocrazia terriera e quella del denaro, riusci a far approvare la legge delle dieci ore. Gli immensi benefici fisici, morali e intellettuali che ne vennero agli operai delle fabbriche e che si trovano indicati nelle relazioni semestrali degli ispettori di fabbrica, sono ora riconosciuti universalmente. La maggior parte dei governi continentali si videro costretti ad accettare, in forma più o meno modificata, la legge inglese sulle fabbriche, e lo stesso parlamento britannico è costretto a estendere d'anno in anno la sfera d'azione di questa legge. Ma oltre alla sua importanza pratica, qualche altra cosa ancora accrebbe il meraviglioso successo di questa legge operaia. Per mezzo dei suoi scienziati più famosi, come per esempio il dottor Ure, il professor Senior, ed altri sapienti di questo stampo, la borghesia aveva predetto e dimostrato con pro;pria gran soddisfazione che ogni limitazione legale della giornata di lavoro avrebbe sonato a morto per l'industria inglese, la quale, come un vampiro, poteva vivere solo succhiando sangue e so;prattutto sangue di fanciulli. Nei tempi antichi l'uccisione dei fan;ciulli era un rito misterioso della religione di Moloch, che veniva però praticato soltanto in occasioni solenni, forse una volta al;l'anno, e poi, Moloch non aveva alcuna predilezione esclusiva per i figli dei poveri. Questa lotta contro la limitazione legale della giornata di lavoro infuriò tanto più rabbiosamente perché, a pre;scindere dall'avarizia, essa toccava invero la grave controversia tra il cieco dominio delle leggi dell'offerta e della domanda, che costituiscono l'economia politica della borghesia, e la produzione sociale regolata dalla previsione sociale, che è l'economia politica della classe operaia. Perciò la legge delle dieci ore non fu soltanto un grande successo pratico; fu la vittoria di un principio. Per la prima volta, alla chiara luce del giorno, l'economia politica della borghesia soggiaceva all'economia politica della classe operaia.

  Ma l'economia politica della classe operaia stava per ripor;tare una vittoria ancora più grande sull'economia politica della proprietà. Parliamo del movimento cooperativo, specialmente del;le fabbriche cooperative create dagli sforzi di pochi lavoratori intrepidi non aiutati da nessuno. Il valore di questi grandi espe;rimenti sociali non può mai essere apprezzato abbastanza. Coi fatti, invece che con argomenti, queste cooperative hanno dimo;strato che la produzione su grande scala e in accordo con le esi;genze della scienza moderna, è possibile senza l'esistenza di una classe di padroni che impieghi una classe di lavoratori; che i mezzi di lavoro non hanno bisogno, per dare i loro frutti, di es;sere monopolizzati come uno strumento di asservimento e di sfruttamento del lavoratore; e che il lavoro salariato, come il la;voro dello schiavo, come il lavoro del servo della gleba, è solo una forma transitoria e inferiore, destinata a sparire dinanzi al lavoro associato, che impugna i suoi strumenti con mano volen;terosa, mente alacre e cuore lieto. In Inghilterra il seme del si;stema cooperativo fu gettato da Robert Owen; gli esperimenti fatti da operai sul continente furono in realtà il risultato pra;tico delle teorie, non inventate, ma proclamate ad alta voce nel 1848.

  Nello stesso tempo però l'esperienza del periodo che va dal 1848 al 1864 ha provato fuori di ogni dubbio che il lavoro coo;perativo, per quanto eccellente in via di principio e utile nella pratica, finché rimane limitato all'angusta cerchia di tentativi oc;casionali di operai singoli, non sarà mai in grado di arrestare l'aumento del monopolio che avviene in progressione geometrica, di liberare le masse e nemmeno di alleviare in modo sensibile il peso delle loro miserie. Forse appunto per questa ragione è avve;nuto che aristocratici pieni di buone intenzioni, filantropi borghesi chiacchieroni e persino economisti d'ingegno sottile hanno coperto improvvisamente di complimenti stucchevoli quello stesso sistema cooperativo, che invano avevano cercato di soffocare in germe deridendolo come utopia di sognatori e bollandolo come sacri;legio di socialisti. Per salvare le masse lavoratrici il lavoro coope;rativo dovrebbe svilupparsi in dimensioni nazionali e, per conse;guenza, dovrebbe essere alimentato con mezzi della nazione. Ma invece i signori della terra e del capitale utilizzeranno sempre i loro privilegi per difendere e perpetuare i loro monopoli econo;mici. Ben lungi dal cooperare all'emancipazione del lavoro, essi continueranno a opporle ogni ostacolo possibile. Ricordate lo scherno, con cui lord Palmerston [10] liquidò, nell'ultima sessione parlamentare, i sostenitori del disegno di legge sui diritti dei fitta;voli irlandesi. La Camera dei comuni — esclamò — è una Camera di proprietari fondiari! Perciò il grande compito della classe ope;raia è diventato la conquista del potere politico. Essa sembra averlo compreso, perché in Inghilterra, in Germania, in Italia e in Francia si è avuto un risveglio simultaneo e vengono fatti simul;tanei sforzi per riorganizzare politicamente il partito operaio.

  La classe operaia possiede un elemento del successo, il nu;mero; ma i numeri pesano sulla bilancia solo quando sono uniti dall'organizzazione e guidati dalla conoscenza. L'esperienza del passato ha insegnato come il dispregio di quel legame fraterno, che dovrebbe esistere tra gli operai dei diversi paesi e spronarli a sostenersi gli uni con gli altri in tutte le loro lotte per l'eman;cipazione, venga punito inesorabilmente con la sconfitta comune dei loro sforzi incoerenti. Questa idea ha spinto operai di diversi paesi radunati il 28 settembre 1864 in pubblica assemblea in St. Martin's Hall, a fondare l'Associazione internazionale degli operai.

  Anche un'altra convinzione animava quest'assemblea.

  Se l'emancipazione della classe operaia richiede la sua fra;terna unione e cooperazione, come potrà essa adempiere questa grande missione sino a che una politica estera che persegue disegni criminosi punta sui pregiudizi nazionali, e profonde in guerre di rapina il sangue e la ricchezza del popolo? Non la saggezza della classe dominante, ma l'eroica resistenza della classe operaia inglese alla sua delittuosa follia, fu ciò che salvò l'Europa occi;dentale dall'essere gettata nell'avventura di una infame crociata per eternare e propagare la schiavitù sull'opposta riva dell'Oceano [11]. Il plauso spudorato, la simpatia ipocrita o l'indifferenza idiota, con cui le classi superiori dell'Europa hanno veduto la fortezza montuosa del Caucaso essere preda della Russia e la eroica Polo;nia essere assassinata dalla Russia stessa; le mostruose e incontra;state soperchierie di questa potenza barbarica, la cui testa è a Pie;troburgo e le cui mani sono in tutti i gabinetti europei, hanno in;segnato alle classi lavoratrici che è loro dovere dominare anche esse i misteri della politica internazionale, vigilare gli atti diplo;matici dei loro rispettivi governi, opporsi ad essi, all'occorrenza, con tutti i mezzi in loro potere, e che, ove siano nell'impossibilità di prevenire, è loro dovere unirsi, per smascherare simultaneamente questa attività, e per rivendicare le semplici leggi della morale e del diritto, le quali dovrebbero regolare i rapporti fra i privati, come leggi supreme nei rapporti fra le nazioni.

  La lotta per una tale politica estera è una parte della lotta generale per l'emancipazione della classe operaia.

Proletari di tutti i paesi, unitevi!

Note

[1] In traduzione italiana da Marx-Engels, Opere scelte, Editori Riuniti, Roma 1966, pagg. 753-762.
[2] Op. cit. pp.751-752
[3] Johann George Eccarius (1818-1889), sarto, già membro della Lega dei comu;nisti, fu poi nominato segretario generale della Associazione internazionale degli operai.
[4] John Bright (1811-1889), industriale inglese, esponente del liberismo econo;mico, sostenne il libero scambio contro i dazi sui grani. Richard Cobden (1804-1865), uomo politico ed economista inglese. Difensore del libero scambio, riusci ad ottenere l'abolizione del dazio sul grano.
[5] Strangolatori (garotters) erano chiamati dal popolo i banditi che afferravano al collo le loro vittime per derubarle. I casi di strangolamento erano diventati così frequenti a Londra attorno al 1860 da provocare un vero panico e da costringere il parlamento a pubblicare una legge speciale contro gli strangolatori.
[6] Nota di Marx. È appena necessario ricordare al lettore che il carbonio e l'azoto, oltre gli elementi che compongono l'acqua e alcune sostanze organiche, costituiscono la materia prima del nutrimento dell'uomo. Ma per nutrire l'organismo umano queste sostanze chimiche semplici devono essergli somministrate sotto forma di sostanze vegetali o animali. Le patate, ad esempio, contengono soprattutto carbonio, mentre il pane di frumento contiene sostanze carboniche e azotate nelle dovute proporzioni.
[7]] William Ewart Gladstone (1809-1898), conservatore passato più tardi al liberalismo. Presiedette alcuni governi dopo il 1868.
[8] Nel testo tedesco: «...nutrirli col loro seno e non con una mistura di oppio di Godfrey.
[9] Per Nerone fu semplice sopprimere queste famiglie e impadronirsi delle loro proprietà.
[10] Henry John Palmerston (1784-1865), liberale, più volte ministro e primo ministro.
[11] Allude al movimento che si sviluppò nel 1861 in Inghilterra contro l'intervento di questa a favore degli Stati del Sud nella guerra civile americana.