Friedrich Engels

L'Alleanza della Democrazia Socialista
e l'Associazione Internazionale dei Lavoratori
Rapporto contro Bakunin (1873)
[1]


I Introduzione

  L'Associazione Internazionale dei lavoratori, nel proporsi di riunire in un solo fascio le forze disperse del proletariato universale e di divenire così il vivente rappresentante della comunità d'interessi che unisce gli operai, doveva necessariamente aprire le porte ai socialisti di ogni sfumatura. I suoi fondatori e i rappresentanti delle organizzazioni operaie dei due mondi che nei Congressi internazionali hanno sanzionato gli statuti generali dell'Associazione, dimenticavano che la ampiezza stessa del suo programma avrebbe permesso ai declassati d'insinuarvisi e di dar vita nel suo seno a organizzazioni segrete i cui sforzi, invece di essere diretti contro la borghesia ed i governi esistenti, si sarebbero rivolti contro la stessa Internazionale. È questo il caso dell'Alleanza della democrazia socialista.

  Al Congresso dell'Aja il Consiglio generale chiese una inchiesta su questa organizzazione segreta. Il Congresso dette l'incarico ad una commissione di cinque membri (i cittadini Cuno, Lucain, Splingard, Vichard e Walter, dimissionario) che fece il suo rapporto nella seduta del 7 settembre. Il Congresso prese la risoluzione:

  1) di escludere dall'Internazionale Mikhail Bakunin quale fondatore dell'Alleanza e per fatto personale;

  2) di escludere James Guillaume [2] quale membro della Alleanza;

  3) di pubblicare i documenti relativi all'Alleanza.

  In conseguenza della dispersione dei suoi membri nei diversi paesi la commissione d'inchiesta sull'Alleanza si è trovata nell'impossibilità di pubblicare i documenti che avevano motivato il suo rapporto: il cittadino Vichard, l'unico dei suoi membri residente a Londra, li ha rimessi alla commissione dei processi verbali che li riproduce oggi, sotto la sua responsabilità, nel seguente rapporto.

  L'incartamento dell'Alleanza era così voluminoso che la commissione insediata durante il Congresso ebbe tempo di prendere conoscenza solamente dei documenti più importanti per arrivare ad una conclusione pratica; così la maggior parte dei documenti russi non hanno potuto esserle sottoposti e il rapporto da essa presentato al Congresso non potrebbe oggi esser più sufficiente comprendendo soltanto una parte della questione. Siamo stati dunque obbligati a fare la storia della Alleanza perché il lettore potesse comprendere il senso e l'importanza di questi documenti.

  I documenti che pubblichiamo appartengono a categorie diverse. Alcuni sono già stati pubblicati isolatamente e per la maggior parte in francese, ma per cogliere bene lo spirito dell'Alleanza occorre confrontarli con gli altri perché dal confronto appaiono sotto una nuova luce. A questo gruppo appartiene il programma dell'Alleanza pubblica. Altri documenti appartengono all'Internazionale e sono qui stampati per la prima volta; altri ancora si riferiscono al ramo dell'Alleanza segreta, la cui esistenza fu svelate pubblicamente nella primavera del 1871 da alcuni membri dell'Alleanza. Chi ha seguito il movimento spagnolo di quest'epoca non vi troverà che indicazioni più precise su fatti che sono più o meno di dominio pubblico. L'importanza di questi documenti non deriva dal fatto che vengono pubblicati per la prima volta, ma dal fatto che per la prima volta vengono presentati insieme in modo da rivelare la comune azione segreta che da essi promana e soprattutto dal fatto che li confrontiamo con i documenti delle due categorie successive. La prima si compone di documenti pubblicati in russo che svelano il vero programma e le modalità d'azione dell'Alleanza. Questi documenti, grazie alla lingua che li proteggeva, erano rimasti fin oggi sconosciuti in occidente e questa circostanza aveva permesso agli autori di darvi libero corso alla loro immaginazione e al loro linguaggio. La traduzione fedele che ne diamo permetterà al lettore di misurare il valore intellettuale, morale, politico ed economico dei capi dell'Alleanza.

  L'ultima categoria si compone di un unico documento: gli statuti segreti dell'Alleanza: trattasi del solo documento di una certa estensione che venga pubblicato per la prima volta in questo rapporto. Ci si chiederà, può darsi, se è permesso a dei rivoluzionari pubblicare gli statuti di una società segreta, di una pretesa cospirazione. Anzitutto questi statuti segreti erano espressamente indicati tra i documenti di cui fu reclamata la pubblicazione al Congresso dell'Aja, e nessuno dei delegati, neppure quello che rappresentava la minoranza della commissione, ha votato contro. Questa pubblicazione è stata dunque formalmente ordinata dal Congresso di cui dobbiamo eseguire le istruzioni. Quanto poi alla sostanza c'è da dire questo:

  Ecco una società che, sotto la maschera dell'anarchismo più oltranzista, dirige i suoi colpi non contro i governi esistenti, ma contro i rivoluzionari che non accettano la sua ortodossia e la sua direzione. Fondata dalla minoranza di un Congresso borghese, s'insinua nelle file dell'organizzazione internazionale della classe operaia, tenta prima di prenderne la direzione e cerca di disorganizzarla quando vede fallire il suo piano. Essa sostituisce sfrontatamente il suo programma settario e le sue idee ristrette al largo programma, alle grandi aspirazioni della nostra associazione; organizza nelle sezioni pubbliche dell'Internazionale le sue piccole sezioni segrete che, obbedienti alla stessa parola d'ordine, in molti casi riescono a dominarle attraverso la loro azione concertata preventivamente; attacca pubblicamente sui suoi giornali tutti gli elementi che si rifiutano d'assoggettarsi alla sua volontà; provoca la guerra aperta — sono le sue stesse parole — nelle nostre file. Per conseguire i suoi fini non si ritrae davanti a nessun mezzo, a nessun atto sleale: la menzogna, la calunnia, l'intimidazione, l'agguato, le sono egualmente propri. E finalmente in Russia si sostituisce intieramente all'Internazionale e compie, sotto il suo nome, delitti di diritto comune, truffe, un assassinio di cui la stampa governativa e borghese ha reso responsabile la nostra associazione. E l'Internazionale deve tacere tutti questi fatti perché la società che ne è colpevole è segreta! L'Internazionale ha nelle sue mani gli statuti di questa società che è la sua mortale nemica, statuti in cui essa si proclama apertamente una moderna Compagnia di Gesù e dichiara che è suo diritto e suo dovere mettere in opera tutti i mezzi d'azione gesuitici; statuti che spiegano d'un solo colpo tutta la serie d'ostilità a cui l'Internazionale è stata fatta segno da questa parte. Ma essa non deve servirsi di questi statuti: ciò sarebbe denunciare una società segreta!

  Contro tutti questi intrighi non c'è che un sol mezzo, ma di un'efficacia fulminea: la più completa pubblicità. Svelare queste mene nel loro insieme significa renderle impotenti. Proteggerle col nostro silenzio sarebbe non soltanto un'ingenuità di cui i capi dell'Alleanza sarebbero i primi a farsi beffa: sarebbe una vigliaccheria. Sarebbe inoltre un atto di tradimento nei confronti di quegl'internazionalisti spagnoli che, membri dell'Alleanza segreta, non hanno esitato a divulgarne l'esistenza e i modi di azione, non appena si mise in aperta ostilità con l'Internazionale. Del resto tutto ciò che contengono gli statuti segreti si trova già, e in forma ancor più accentuata, nei documenti pubblicati in russo da Bakunin e da Neciaiev stessi. Gli statuti non ne sono che la conferma.

  Che gl'intriganti dell'Alleanza gridino pure alla denuncia. Noi li denunciamo al disprezzo degli operai e alla benevolenza dei governi che essi hanno così bene serviti disorganizzando il movimento proletario. La Tagwacht di Zurigo, in una risposta a Bakunin, aveva ragione di dire: «Se voi non siete un agente prezzolato, certo è che un agente prezzolato non riuscirebbe a fare più male di voi».

II L'Alleanza segreta

  L'Alleanza della democrazia socialista è di origine assolutamente borghese. Essa non è nata dall'Internazionale, essa è il rampollo della Lega della pace e della libertà, società nata morta dei repubblicani borghesi. L'Internazionale era già saldamente costituita quando Mikhail Bakunin si mise in testa di recitare la parte di emancipatore del proletariato. Essa non gli offriva che il campo d'azione comune a tutti i suoi membri. Per diventarvi qualche cosa avrebbe dovuto anzitutto guadagnarvi i galloni con un lavoro assiduo e devoto: egli credette invece di trovare miglior fortuna e una strada più facile accanto ai borghesi della Lega.

  Si fece dunque eleggere, nel settembre del 1867, membro del Comitato permanente della Lega della pace e prese il suo compito sul serio: si può dire anche che lui e Barni, oggi deputato a Versailles, furono l'anima di questo Comitato. Bakunin, atteggiandosi a teorico della Lega, doveva pubblicare, sotto i suoi auspici, un'opera: Il federalismo, il socialismo e l'anti-teologismo [3]. Tuttavia si convinse presto che la Lega rimaneva una società insignificante e che i liberali che la componevano non vedevano nei suoi Congressi se non un mezzo per combinare un viaggio di piacere con discorsi magniloquenti, mentre al contrario l'Internazionale cresceva di giorno in giorno. Sognò allora d'innestare la Lega sull'Internazionale. Per mettere in pratica questo piano Bakunin, presentato da Elpidin, si fece accettare, nel luglio 1868, come membro della sezione centrale di Ginevra, inoltre fece adottare al Comitato della Lega una proposta che richiedeva al Congresso internazionale di Bruxelles un patto di alleanza offensiva e difensiva tra le due società. E per far sanzionare al Congresso della Lega questa calda iniziativa redasse, poi fece accogliere e inviare dal Comitato, una circolare confidenziale ai Signori della Lega. Egli vi confessa francamente che la Lega, fino ad allora farsa impotente, non potrà divenire importante se non opponendo all'alleanza degli oppressori «l'alleanza dei popoli, l'alleanza dei lavoratori... noi non potremo divenire qualcosa se non nella misura in cui vorremo essere i rappresentanti sinceri e seri di milioni di lavoratori». La missione provvidenziale della santa Lega era quella di dotare di un parlamento borghese, nominato da essa medesima, la classe operaia invitata a rimettere a lui la cura della sua direzione politica. «Per diventare una potenza salutare e reale, dice in conclusione la circolare, la nostra lega dovrà diventare la pura espressione politica dei grandi interessi e dei principi economici e sociali che sono trionfalmente sviluppati e propagati oggi dalla grande Associazione internazionale dei lavoratori dell'Europa e dell'America».

  Il Congresso di Bruxelles osò respingere la proposta della Lega. Grande fu la delusione e il corruccio di Bakunin. Da una parte l'Internazionale sfuggiva dalle sue mani protettrici, dall'altra il presidente' della Lega, il professor Gustav Vogt, lo rimbrottava apertamente: «o tu non eri affatto sicuro, scriveva a Bakunin, dell'effetto del nostro invito, e allora hai compromesso la nostra Lega; o tu sapevi che sorpresa ci riservassero i tuoi amici dell'Internazionale, e allora ci hai ingannato in un modo indegno. Ti chiedo che cosa diremo al nostro Congresso...». Bakunin rispose con una lettera di cui fu data lettura a chi voleva capirla: «Non potevo prevedere, rispose, che il Congresso dell'Internazionale ci avrebbe risposto con un insulto tanto grossolano quanto pretenzioso, ma ciò è dovuto agl'intrighi di una cricca di tedeschi che detesta i russi (e spiegò verbalmente al suo uditorio che questa cricca era quella di Marx). Mi chiedi che cosa dobbiamo fare? Io sollecito l'onore di rispondere a questo grossolano insulto, a nome del Comitato, dalla tribuna del nostro Congresso».

  Invece di mantenere la parola Bakunin voltò gabbana. Propose al Congresso della Lega di Berna un programma di socialismo fantasioso, in cui chiedeva l'eguaglianza delle classi e degl'individui, per superare le dame della Lega che non chiedevano ancora altro che l'eguaglianza dei sessi. Sconfitto di nuovo, si ritirò dal Congresso con un'infima minoranza e se ne andò a Ginevra [4].

  L'alleanza tra borghesi e lavoratori sognata da Bakunin non doveva limitarsi ad un'alleanza pubblica. Gli statuti segreti dell'Alleanza della democrazia socialista (vedi documento giustificativo n. 1 ) contengono delle indicazioni che dimostrano che, nel seno stesso della Lega, Bakunin aveva gettato le basi di una società segreta che doveva dirigerla. Non soltanto la denominazione dei gruppi dirigenti è identica a quella della Lega (Comitato centrale permanente, ufficio centrale, comitati nazionali) ma gli statuti segreti dichiarano che «la maggior parte dei membri fondatori dell'Alleanza» sono «degli ex membri del Congresso di Berna». Per farsi riconoscere come capo dell'Internazionale, bisognava presentarsi come capo d'un'altra armata la cui devozione assoluta verso la sua persona doveva essergli assicurata attraverso un'organizzazione segreta. Dopo avere apertamente impiantato la sua società nell'Internazionale, contava di estenderne le ramificazioni in tutte le sezioni e accaparrarsene con questo mezzo la direzione assoluta. A questo scopo fondò a Ginevra l'Alleanza (pubblica) della democrazia socialista. Apparentemente non sarebbe stata che una società pubblica che, sebbene fusa interamente con l'Internazionale, avrebbe dovuto tuttavia avere una distinta organizzazione internazionale, un comitato centrale, e sezioni indipendenti dalla nostra associazione. A lato del nostro Congresso annuale l'Alleanza avrebbe tenuto pubblicamente il suo. Ma questa Alleanza pubblica ne mascherava un'altra che, a sua volta, era diretta dall'Alleanza ancora più segreta dei fratelli internazionali, le Cento Guardie del dittatore Bakunin.

  Gli statuti segreti della «organizzazione dell'Alleanza dei fratelli internazionali» recano che in questa Alleanza ci sono «tre gradi: I) i fratelli internazionali; II) i fratelli nazionali; III) l'organizzazione mezza segreta e mezza pubblica della Alleanza internazionale della democrazia socialista».

  I. I fratelli internazionali, il cui numero è limitato a cento, formano il Sacro Collegio. Essi sono sottomessi a un Comitato centrale e a dei comitati nazionali organizzati in uffici esecutivi e comitati di sorveglianza. Questi comitati sono essi stessi responsabili di fronte alla Costituente o assemblea generale di almeno due terzi dei fratelli internazionali. Questi fratelli alleanzisti «non hanno altra patria che la rivoluzione universale, altro paese straniero e altro nemico che la reazione. Essi respingono ogni politica di transazioni e di concessioni e considerano come reazionario ogni movimento politico che non abbia come scopo immediato e diretto il trionfo dei loro principi». Ma siccome questo articolo rinvia alle calende greche l'azione politica dei Cento e poiché questi irreconciliabili non intendono rinunciare ai vantaggi connessi alle pubbliche funzioni, l'articolo 8 dice: «Nessun fratello accetterà un pubblico servizio se non col consenso del Comitato di cui farà parte». Vedremo, quando parleremo della Spagna e dell'Italia, come i capi dell'Alleanza si sono affrettati a mettere in pratica questo articolo. I fratelli internazionali «sono fratelli... ciascuno deve essere sacro per gli altri, più sacro di un fratello per nascita; ogni fratello sarà soccorso e difeso da tutti gli altri fino alla estinzione del possibile». L'affare Neciaiev ci rivelerà che cosa sia questa misteriosa estinzione del possibile. «Tutti i fratelli internazionali si conoscono. Non deve mai esistere un segreto politico tra loro. Nessuno potrà mai far parte di una qualsiasi società segreta senza l'accordo positivo del suo comitato, e se necessario, quando questi lo esiga, senza quello del Comitato centrale. E non ne potrà far parte che a condizione di svelar loro tutti i segreti che potessero interessarli sia direttamente che indirettamente». I Piétri e gli Stieber non adoperano come spie che gente inferiore e perduta: inviando i suoi falsi fratelli nelle società segrete per tradirne i segreti, l'Alleanza impone il compito di spia a quegli stessi uomini che, nel suo piano, devono prendere la direzione della «rivoluzione universale». Del resto il pagliaccio rivoluzionario corona l'ignobile con il grottesco. «Potrà diventare fratello internazionale soltanto chi abbia accettato il programma in tutte le sue conseguenze teoriche e pratiche e chi, all'intelligenza, all'energia, all'onestà (!) e alla discrezione unisca anche la passione rivoluzionaria, abbia il diavolo in corpo».

  II. I fratelli nazionali sono organizzati in ogni paese come associazione nazionale per i fratelli internazionali e sullo stesso piano, ma in nessun caso devono sospettare anche l'esistenza di un'organizzazione internazionale.

  III. L'Alleanza internazionale segreta della Democrazia socialista, i cui membri sono reclutati ovunque, possiede un organo legislativo nel Comitato centrale permanente che quando è riunito, si battezza: Assemblea generale segreta dell'Alleanza. Questa riunione si fa una volta all'anno al Congresso dell'Internazionale o, straordinariamente, su convocazione dell'Ufficio centrale, o anche della Sezione centrale di Ginevra.

  La Sezione centrale di Ginevra è «la delegazione permanente del Comitato centrale permanente» e «il Consiglio esecutivo dell'Alleanza». Essa si suddivide in Ufficio centrale e Comitato di sorveglianza. L'Ufficio centrale composto da tre a sette membri è il vero potere esecutivo dell'Alleanza: «esso riceverà le sue ispirazioni dalla Sezione centrale di Ginevra e intimerà le sue comunicazioni, per non dire i suoi ordini segreti, a tutti i Comitati nazionali da cui riceverà i rapporti segreti almeno una volta al mese». Questo Ufficio centrale ha trovato il modo di essere insieme carne e pesce, segreto e pubblico, poiché come parte «della sezione centrale segreta, l'Ufficio centrale sarà un'organizzazione segreta;... come direttorio publico dell'Alleanza pubblica, sarà un'organizzazione pubblica». Ognun vede, dunque, che Bakunin aveva già organizzato tutta la direzione segreta e pubblica della sua «cara Alleanza», prima ancora che essa esistesse e che i membri che hanno preso parte ad una qualsiasi elezione non sono stati che le marionette di una farsa montata da lui. Del resto non si fa scrupolo di dirlo: lo vedremo presto. La Sezione centrale di Ginevra la cui missione era d'ispirare l'Ufficio centrale, non era anch'essa che una sezione da commedia, poiché le sue decisioni, sebbene prese a maggioranza, non sono obbligatorie per l'ufficio che quando questo, a maggioranza dei suoi membri, vorrà farne appello all'Assemblea generale che dovrà convocare entro tre settimane. L'Assemblea generale, così convocata, per essere regolare dovrà essere composta dei due terzi di tutti i suoi membri. Come si vede l'Ufficio centrale si era circondato di ogni garanzia costituzionale per assicurare la sua indipendenza.

  Si potrebbe avere l'ingenuità di credere che questo autonomo Ufficio centrale fosse stato almeno eletto liberamente dalla Sezione centrale di Ginevra. Neppure per sogno: l'ufficio centrale provvisorio è stato «presentato al gruppo iniziatore di Ginevra come eletto provvisoriamente da tutti i membri fondatori dell'Alleanza la cui maggior parte, già membri del Congresso di Berna, se ne sono tornati ai loro paesi (eccettuato Bakunin) dopo aver delegato i loro poteri al cittadino B.». I membri fondatori dell'Alleanza non son dunque altri che quei pochi borghesi secessionisti della Lega della pace.

  Così dunque il Comitato centrale permanente che si era arrogato il potere costituente e legislativo per conto di tutta l'Alleanza si era nominato da se stesso. La delegazione esecutiva permanente di questo Comitato centrale permanente, la Sezione centrale di Ginevra, era nominata da se stessa e non da quel Comitato. L'ufficio centrale esecutivo di questa Sezione centrale di Ginevra, invece di essere eletto da lei, le era stato imposto da un gruppo d'individui che tutti avevano «delegato i loro poteri al cittadino B.».

  Dunque, il «cittadino B.» è il perno dell'Alleanza. Per mantenere la sua funzione di perno, gli statuti segreti della Alleanza dicono in tutte lettere: «il suo governo ostensibile sarà quello di una presidenza in una repubblica federativa», presidenza a cui preesisteva già il presidente, il permanente «cittadino B.».

  In ciascun paese, essendo l'Alleanza una società internazionale, ci sarà un Comitato nazionale formato «da tutti i membri del Comitato centrale permanente che appartengono ad una stessa nazione». Per costituire un Comitato nazionale bastano tre membri. Per assicurare la regolarità della trafila gerarchica «i Comitati nazionali fungeranno da unici intermediari tra l'Ufficio centrale e i gruppi locali del loro paese». I Comitati nazionali «avranno cura d'organizzare l'Alleanza nei loro paesi in modo che essa sia sempre dominata e rappresentata nei Congressi da membri del Comitato centrale permanente». Ecco ciò che si chiama, nel linguaggio alleanzista, organizzare dal basso in alto. Questi gruppi locali non hanno altri diritti che di indirizzare ai Comitati nazionali i loro programmi e regolamenti affinché siano sottomessi «alla approvazione dell'ufficio centrale, senza la quale approvazione i gruppi locali non potranno far parte dell'Alleanza». Per completare questa organizzazione segreta, dispotica e gerarchica, una volta inoculata nell'Internazionale, non restava che disorganizzare quest'ultima. Per questo era sufficiente anarchizzare e autonomizzare le sue sezioni e trasformare i suoi organi centrali in semplici cassette per lettere, «uffici di corrispondenza e di statistica», come in effetti fu tentato più tardi.

  Lo stato di servizio rivoluzionario del permanente «cittadino B.» non era così glorioso da fargli sperare di sempiternizzare, nell'Alleanza segreta, e ancor meno nell'Alleanza pubblica, la permanenza della dittatura che aveva confiscato a suo vantaggio. Occorreva dunque nasconderla dietro chiacchiere democratiche. Gli statuti segreti prescrivono dunque che l'Ufficio centrale provvisorio (leggi il cittadino permanente) funzionerà fino alla prima assemblea generale pubblica dell'Alleanza che nominerà i membri del nuovo Ufficio centrale permanente. Ma «dato che è urgente che l'Ufficio centrale sia sempre composto di membri del Comitato centrale permanente, quest'ultimo, attraverso i suoi Comitati nazionali, avrà cura di organizzare e di dirigere tutti i gruppi locali in modo che essi non inviino come delegati a questa assemblea che membri del Comitato centrale permanente, o, in loro mancanza, uomini assolutamente devoti alla direzione dei loro rispettivi comitati nazionali, così che il Comitato centrale permanente abbia sempre la preminenza in tutta l'organizzazione dell'Alleanza». Queste istruzioni non sono date da un ministro o da un prefetto bonapartista alla vigilia delle elezioni, ma dall'anti-autoritario quintessenziale, l'immenso anarchico, l'apostolo dell'organizzazione dal basso in alto, il Baiardo dell'autonomia delle sezioni e della libera federazione dei gruppi autonomi, da San Michele Bakunin, per difendere la sua permanenza.

  Abbiamo analizzato l'organizzazione segreta destinata a perpetuare la dittatura del «cittadino B.»; veniamo ora al suo programma. «L'associazione dei fratelli internazionali vuole la rivoluzione universale, sociale, filosofica, economica e politica insieme, affinché dell'ordine attuale di cose, fondato sulla proprietà, sullo sfruttamento, sul principio di autorità sia religiosa, sia metafisica borghesemente dottrinaria, sia anche giacobinamente rivoluzionaria, non resti, prima in tutta l'Europa e poi nel resto del mondo, pietra su pietra. Al grido di pace ai lavoratori, libertà a tutti gli oppressi e di morte ai dominatori, sfruttatori e ai tutori d'ogni specie, noi vogliamo distruggere tutti gli Stati e tutte le Chiese con tutte le loro istituzioni e leggi religiose, politiche, giuridiche, finanziarie, poliziesche, universitarie, economiche e sociali, affinché tutti questi milioni di poveri esseri umani, ingannati, asserviti, tormentati, sfruttati, liberati da tutti i loro dirigenti e benefattori ufficiali e ufficiosi, associazioni e individui, respirino infine con completa libertà».

  Ecco del rivoluzionarismo rivoluzionario! Per giungere a questo abracadabra di scopo, la prima condizione è quella di non combattere gli Stati e i governi esistenti coi mezzi in uso ai volgari rivoluzionari, ma al contrario di attaccare con frasi sonore e dottorali «l'istituzione dello Stato e la sua conseguenza e base, la proprietà individuale». Non si tratta dunque di rovesciare lo Stato bonapartista, prussiano o russo, ma lo Stato astratto, lo Stato come tale, Stato che non esiste in nessuna parte. Ma se i fratelli internazionali sanno evitare, nella loro lotta accanita contro questo Stato situato tra le nuvole, i manganelli, la prigione e le pallottole che gli Stati reali somministrano ai rivoluzionari volgari, abbiamo visto che loro si sono riservati il diritto, sottoposto soltanto a dispensa papale, di profittare di tutti i vantaggi offerti da questi Stati borghesi reali. Fanelli, deputato italiano, Soriano, funzionario del governo di Amedeo di Savoia e, probabilmente Albert Richard e Gaspard Blanc, agenti della polizia bonapartista, dimostrano quanto sia cortese il papa sotto questo aspetto... Così la polizia non si dà affatto pena dell'Alleanza o, per dirla francamente, della cospirazione «del cittadino B.» contro l'idea astratta dello Stato.

  Il primo atto della rivoluzione deve dunque essere quello di decretare l'abolizione dello Stato, come ha fatto Bakunin il 28 settembre a Lione [5], benché questa abolizione dello Stato sia necessariamente un atto autoritario. Per Stato egli intende ogni potere politico, rivoluzionario o reazionario, «poiché ci importa poco che questa autorità si chiami Chiesa, monarchia, Stato costituzionale, repubblica borghese o anche dittatura rivoluzionaria. Noi le detestiamo e le respingiamo tutte a egual titolo come fonti immancabili di sfruttamento e di dispotismo». E dichiara che tutti i rivoluzionari che il giorno dopo della rivoluzione vogliono «la costruzione dello Stato rivoluzionario» sono molto più pericolosi dei governi esistenti e che «noi, fratelli internazionali, siamo i nemici naturali di questi rivoluzionari», poiché disorganizzare la rivoluzione è il primo dovere dei fratelli internazionali.

  La risposta a queste fanfaronate sull'abolizione immediata dello Stato e l'istituzione dell'anarchia si trova già nella circolare privata dell'ultimo Consiglio generale: Le pretese scissioni nell'Internazionale, marzo 1873, p. 37:

  «L'anarchia, ecco il grande cavallo di battaglia del loro maestro Bakunin che dei sistemi socialisti non ha preso che le etichette.' Tutti i socialisti per anarchia intendono questo: lo scopo del movimento proletario, l'abolizione delle classi: non appena raggiunto, il potere dello Stato che serve a mantenere la grande maggioranza produttrice sotto il giogo di una minoranza sfruttatrice poco numerosa, scompare, e le funzioni governative si trasformano in semplici funzioni amministrative. L'Alleanza prende la cosa a rovescio. Essa proclama la anarchia tra i ranghi del proletariato come il mezzo più infallibile per spezzare la potente concentrazione delle forze sociali e politiche tra le mani degli sfruttatori. Con questo pretesto essa chiede all'Internazionale, nel momento in cui il vecchio mondo tenta di schiacciarla, di rimpiazzare la sua organizzazione con l'anarchia».

  Tuttavia seguiamo il vangelo anarchico fino alle sue conseguenze: supponiamo lo Stato abolito per decreto. Secondo l'articolo 6, le conseguenze di questo atto saranno: la bancarotta dello Stato, la cessazione dell'esazione dei debiti privati con l'intervento dello Stato, la cessazione del pagamento di ogni imposta e contributo, la dissoluzione dell'esercito, della magistratura, della burocrazia, della polizia e dei preti (!), l'abolizione della giustizia ufficiale, accompagnata da un autodafé di tutti i titoli di proprietà e di tutta la cartaccia giuridica e civile, la confisca di tutti i capitali produttivi e degli strumenti di lavoro a beneficio delle associazioni operaie, e l'alleanza di queste associazioni che «costituirà la Comune». Questa Comune fornirà agl'individui così spogliati lo stretto necessario, pur lasciandoli liberi di guadagnare di più con il loro lavoro.

  I fatti di Lione hanno provato che il semplice decreto di abolizione dello Stato è lontano dall'esser sufficiente per mantenere tutte queste belle promesse. Due compagnie di guardie nazionali borghesi bastarono invece a distruggere questo sogno brillante e rimettere Bakunin in tutta fretta sulla strada di Ginevra col suo mirifico decreto in tasca. Perciò non poteva supporre che i suoi accoliti fossero così stupidi da non vedere la necessità di dar loro un piano qualsiasi di organizzazione per assicurare la messa in pratica del suo decreto. Ecco questo piano:

  «Per l'organizzazione della Comune, la federazione delle barricate in permanenza e la funzione d'un Consiglio della Comune rivoluzionaria cui sono delegati uno o due deputati per ogni barricata, uno per strada o quartiere, deputati investiti di mandato imperativo, sempre responsabili e sempre revocabili» (sono amene barricate quelle dell'Alleanza, dove si redigono mandati invece di combattere). «Il Consiglio comunale così organizzato potrà scegliere nel suo seno dei Comitati esecutivi separati da ogni ramo dell'amministrazione rivoluzionaria della Comune». La capitale insorta, costituita così in Comune, dichiara allora agli altri comuni del paese ch'essa rinuncia ad ogni pretesa di governarli, li invita a riorganizzarsi rivoluzionariamente e in seguito a delegare i loro deputati revocabili, responsabili e portatori di mandati imperativi, ad un luogo di riunione convenuto per costituirvi la federazione delle associazioni, comuni e provincie insorti, e per organizzare una forza rivoluzionaria capace di trionfare sulla reazione. Questa organizzazione non sarà limitata ai comuni del paese insorto, altre provincie o paesi potranno farne parte, mentre «le provincie, comuni, associazioni e individui che prenderanno partito per la reazione, ne saranno esclusi». La abolizione delle frontiere qui va di pari passo con la tolleranza più benevola verso le provincie reazionarie che non tarderanno a ricominciare la guerra civile.

  Noi abbiamo dunque in questa organizzazione anarchica di barricate-tribune, prima il Consiglio comunale, poi dei Comitati esecutivi che, per poter eseguire ciò che si sia, devono essere investiti di un potere qualunque e sostenuti dalla forza pubblica. Abbiamo poi tutto un parlamento federale il cui oggetto principale sarà di organizzare questa forza pubblica. Questo parlamento, analogamente al Consiglio comunale, dovrà delegare il potere esecutivo ad uno o più comitati che per ciò stesso sono investiti di un carattere autoritario che le necessità della lotta accentueranno sempre di più. Noi abbiamo dunque ricostituito bel bello ogni elemento dello «Stato autoritario» e che noi chiamiamo questa macchina «Comune rivoluzionaria organizzata dal basso in alto» importa poco. Il nome non cambia niente alla cosa: l'organizzazione dal basso in alto esiste in ogni repubblica borghese, e anche i mandati imperativi datano dal medio evo. Del resto Bakunin lo riconosce lui stesso quando (art. 8) qualifica la sua organizzazione come «Stato rivoluzionario nuovo».

  Sul valore pratico di questo piano di rivoluzione in cui si discute invece di battersi, non aggiungeremo parola.

  Adesso metteremo le mani sul segreto di tutte le scatole a doppio o a triplo fondo dell'Alleanza. Perché sia seguito il programma ortodosso e l'anarchia si orienti nella giusta direzione, «è necessario che in mezzo all'anarchia popolare che costituirà la vita stessa e ogni energia della rivoluzione, l'unità del pensiero e dell'azione rivoluzionaria trovi un organo. Questo organo deve essere l'associazione segreta e universale dei fratelli internazionali.

  «Questa associazione parte dalla convinzione che le rivoluzioni non sono mai fatte né dagl'individui né dalle società segrete. Esse si fanno da se stesse, prodotte dalla forza delle cose e dal moto degli avvenimenti e dei fatti. Esse si preparano a lungo nella profondità della coscienza istintiva delle masse popolari, poi esplodono... tutto quello che può fare una società segreta ben organizzata è, in primo luogo, di aiutare la nascita di una rivoluzione diffondendo tra le masse idee corrispondenti agli istinti delle masse, e di organizzare, non l'armata della rivoluzione — l'armata deve essere sempre il popolo» (la carne da cannone) — «ma uno Stato maggiore rivoluzionario composto d'individui devoti, energici, intelligenti e soprattutto amici sinceri e non ambiziosi né vanitosi, del popolo, capaci di servire da intermediari tra l'idea rivoluzionaria» (monopolizzata da loro) «e gl'istinti popolari. Il numero di questi individui non deve dunque essere immenso. Per l'organizzazione internazionale in tutta l'Europa, cento rivoluzionari seriamente e fortemente alleati sono sufficienti. Due, trecento rivoluzionari saranno sufficienti per organizzare il più grande paese».

  Così, dunque, tutto si trasforma. L'anarchia, la «vita popolare scatenata», «le cattive passioni», e tutto il resto non bastano più. Per assicurare il successo della rivoluzione è necessaria l'unità del pensiero e dell'azione. Gl'internazionalisti si pongono il compito di creare questa unità attraverso la propoganda, la discussione e l'organizzazione pubblica del proletariato: a Bakunin basta una organizzazione segreta di cento uomini, rappresentanti privilegiati dell'idea rivoluzionaria, stato maggiore a disposizione della rivoluzione, nominato da lui stesso e comandato dal permanente «cittadino B.». L'unità del pensiero e dell'azione non vuol dire altro che ortodossia e cieca obbedienza. Perinde ac cadaver. Siamo in piena Compagnia di Gesù.

  Dire che i cento fratelli internazionali devono «servire quali intermediari tra l'idea rivoluzionaria e gl'istinti popolari», significa scavare un abisso insuperabile tra l'idea rivoluzionaria alleanzista e le masse proletarie: significa proclamare l'impossibilità di reclutare queste Cento Guardie se non in mezzo alle classi privilegiate.


Note


[1] Riportiamo le prime due sezioni del rapporto contro Bakunin della cui redazione Engels fu incaricato dopo l’espulsione decisa dal Congresso dll’Aja dell’Internazionale (settembre 1872). Il rapporto fu poi presentato al Congresso di Ginevra del settembre 1873. Testo completo in L’internazionale e gli anarchici, a cura di Antonio Bernieri, Editori Riuniti, Roma 1965.
[2] James Guillaume (1844-1916), maestro elementare, principale collaboratore di Bakunin e dirigente della Federazione del Giura svizzero, esponente dell'Alleanza (n.d.t.).
[3] Questa bibbia degli ismi fu interrotta al terzo foglio per mancanza di manoscritto.
[4] Tra i secessionisti troviamo i nomi di Albert Richard di Lione attualmente agente di polizia bonapartista, Gambuzzi, avvocato in Napoli (vedi il capitolo sull'Italia), Giukovski, più tardi segretario dell'Alleanza pubblica e un certo Buttner, lattonaio di Ginevra che appartiene ora al partito ultra-reazionario.
[5] Il 4 settembre 1870 la municipalità di Lione era stata assunta da cittadini rappresentanti la borghesia schierata a fianco del governo di Difesa Nazionale. Bakunin recatosi a Lione vi fece convenire tutto il suo stato maggiore: Gaspard Blanc, Albert Richard (due agenti bonapartisti), Bastélica, Ozerov, ecc., creò un Comitato di salute pubblica che lanciò un manifesto di un’immaginaria Federazione rivoluzionaria dei Comuni, col quale si aboliva la macchina governativa dello Stato, si sostituiva una magistratura popolare a quella ordinaria, si abolivano i debiti, ecc. Deciso il movimento insurrezionale per il 28, Bakunin e i suoi occuparono il municipio da dove poco dopo vennero sloggiati dalla Guardia Nazionale. Bakunin venne anche arrestato durante l'incruento trambusto e liberato un'ora dopo dal fido Ozerov. Sulla diversa posizione politica di Marx sulla guerra in Francia, vedi La guerra civile in Francia in Marx-Engels, Il partito e l'Internazionale, Roma, 1948 pag.129 ss. (ndt).