G. Stalin

Il Partito bolscevico in lotta
per il compimento dell’edificazione
della società socialista.
La nuova Costituzione entra in vigore
[1]

1935-1937


1. La situazione internazionale negli anni 1935-1937.
Temporanea attenuazione della crisi economica.
Inizio di una nuova crisi economica.
L’Italia si impadronisce dell’Abissinia.
Intervento tedesco e italiano in Spagna.
Invasione della Cina centrale da parte del Giappone.
Inizio della seconda guerra imperialista.


  La crisi economica scoppiata nei paesi capitalisti nel corso del secondo semestre del 1929 perdurò fino al termine del 1933. Da quel momento la caduta dell'industria si arrestò, la crisi si trasformò in stagnazione e l'industria conobbe una certa ripresa, un certo sviluppo. Ma quello non era lo sviluppo con cui ha inizio un rifiorire dell'industria su una base nuova e superiore. L'industria capitalistica mondiale non potè elevarsi neppure al livello del 1929 di cui, verso la metà del 1937, raggiungeva soltanto il 95-96 per cento. E già nella seconda metà del 1937 sopravvenne una nuova crisi economica che colpì innanzitutto gli Stati Uniti d'America dove, verso la fine del 1937, il numero dei disoccupati risaliva nuovamente a 10 milioni; rapidamente la disoccupazione aumentava anche in Inghilterra.

  Così, appena rimessisi dai colpi della recente crisi economica, i paesi capitalisti si trovano di fronte a una nuova crisi.

  Perciò gli antagonismi tra i paesi imperialisti, come tra la borghesia e il proletariato, si aggravano ancora. Gli Stati aggressori si sforzarono sempre più di colmare, a spese di altri paesi militarmente deboli, le perdite interne causate dalla crisi economica. Questa volta ai due noti    Stati aggressori, la Germania e il Giappone, un terzo era venuto ad aggiungersi: l'Italia.

  Nel 1935 l'Italia fascista aggredì l'Abissinia e nel 1936 la sottomise. Aggredì l'Abissinia senza alcuna ragione, senza alcun motivo dal punto di vista del «diritto internazionale», l'aggredì senza dichiarare la guerra, l'aggredì in modo subdolo, come è di moda oggi tra i fascisti. Il colpo era diretto non soltanto contro l'Abissinia ma contro l'Inghilterra, contro le sue vie marittime dall'Europa all'India e in Asia. I tentativi dell'Inghilterra per impedire all'Italia di insediarsi in Abissinia non hanno successo. Per avere le mani del tutto libere, l'Italia uscirà ben presto dalla Società delle Nazioni e si armerà con sempre maggior vigore.

  Così, sulle vie marittime più brevi tra l'Europa e l'Asia è apparso un nuovo focolaio di guerra.

  A sua volta la Germania fascista ruppe, con un atto unilaterale, il trattato di Versailles e si preparò a realizzare il suo piano per imporre la revisione delle frontiere degli Stati europei. I fascisti tedeschi, non nascondendo la loro volontà di assoggettare gli Stati vicini o almeno di strappare loro quei territori che sono popolati da tedeschi, si proponevano, nel loro piano, dapprima di occupare l'Austria, poi di attaccare la Cecoslovacchia, quindi, probabilmente, la Polonia, dove si trova un territorio intero popolato da tedeschi e confinante con la Germania. Poi... poi «si sarebbe visto».

  Nell'estate del 1936 cominciò l'intervento armato da parte della Germania e dell'Italia contro la Repubblica spagnola. Con il pretesto di sostenere i fascisti spagnoli, l'Italia e la Germania ebbero la possibilità di introdurre silenziosamente le loro truppe sul territorio della Spagna, alle spalle della Francia, e di inviare nello stesso tempo la loro flotta da guerra nelle acque spagnole, nei paraggi delle Baleari e di Gibilterra a sud, nella zona dell'Oceano Atlantico ad occidente, in quella del golfo di Biscaglia a nord. All'inizio del 1938 i fascisti tedeschi occuparono l'Austria, penetrando nella regione centro-danubiana e raggiungendo l'Europa meridionale, in prossimità dell'Adriatico.

  Mentre intensificavano l'intervento contro la Spagna, i fascisti tedeschi e italiani assicuravano di lottare contro i «rossi» in quel paese e di non perseguire alcun altro scopo: maschera grossolana e sciocca, volta a ingannare gli ingenui. In realtà il colpo era diretto contro l'Inghilterra e la Francia, di cui precludevano infatti le vie marittime verso i loro immensi possedimenti coloniali d'Africa e d'Asia.

  In quanto all'Austria, era assolutamente impossibile pretendere che l'annessione di questo paese rientrasse nel quadro della lotta contro il trattato di Versailles e della difesa degli interessi «nazionali» della Germania, anelante a recuperare i territori perduti nella prima guerra imperialista: l'Austria non ha mai fatto parte della Germania, né prima né dopo la guerra. L'annessione violenta dell'Austria costituisce una occupazione brutale, imperialista di territorio altrui e svela in modo evidente l'aspirazione della Germania fascista a regnare su tutta l'Europa occidentale. Essa pregiudicava innanzitutto gli interessi della Francia e dell'Inghilterra.

  In tal modo nell'Europa meridionale, nella regione dell'Austria e dell'Adriatico come pure nella sua punta occidentale, in Spagna e nelle acque che la bagnano, sono apparsi nuovi focolai di guerra.

  Nel 1937 i militaristi fascisti del Giappone occuparono Pechino, irruppero nella Cina centrale e s'impadronirono di Sciangai. L'invasione delle truppe giapponesi nella Cina centrale si operò come si era operata l'invasione della Manciuria alcuni anni prima, ossia alla maniera giapponese, sotto l'impudente pretesto di diversi «incidenti locali» provocati dagli stessi giapponesi, violando di fatto ogni «norma internazionale», trattati, accordi, ecc. L'occupazione di Tientsin e di Sciangai mise nelle mani del Giappone la chiave del commercio con la Cina e con il suo immenso mercato. Sicché il Giappone, fino a quando occuperà Sciangai e Tientsin, potrà in qualsiasi momento sloggiare l'Inghilterra e gli Stati Uniti dalla Cina centrale dove questi paesi hanno enormi interessi.

  Ma la lotta eroica del popolo cinese e del suo esercito contro gli invasori giapponesi, l'impetuoso slancio del sentimento nazionale in Cina, le gigantesche riserve del paese in uomini e in territori e, infine, la volontà del governo nazionale cinese di condurre la lotta per la liberazione della Cina fino a quando gli invasori non siano scacciati completamente dal paese, tutti questi dati di fatto provano in modo indubbio che gli imperialisti giapponesi non hanno e non possono avere in Cina prospettive favorevoli.

  Non è però meno vero che il Giappone tiene momentaneamente la chiave delle relazioni commerciali con la Cina, e che la sua guerra contro questo paese rappresenta in sostanza un ostacolo assai grave per gli interessi dell'Inghilterra e degli Stati Uniti d'America.

  Così nel Pacifico, nella regione cinese, è apparso un altro focolaio di guerra.

  Da tutto ciò deriva che la seconda guerra imperialista è di fatto cominciata. E' cominciata furtivamente, senza dichiarazione di guerra. Gli Stati e i popoli sono scivolati quasi, diremmo, insensibilmente, nell'orbita di una seconda guerra imperialista. Questa guerra è stata attizzata in diverse parti del mondo da tre Stati aggressori: dai circoli dirigenti fascisti della Germania, dell'Italia e del Giappone. Si svolge su un territorio immenso, da Gibilterra a Sciangai. Coinvolge già nella sua orbita oltre mezzo miliardo di persone ed è condotta, in ultima analisi, contro gli interessi capitalistici della Inghilterra, della Francia e degli Stati Uniti d'America, poiché il suo scopo è la redistribuzione del mondo e delle sfere d'influenza a vantaggio dei paesi aggressori e a spese di quegli Stati cosiddetti democratici.

  La particolarità della seconda guerra imperialista consiste, per ora, nel fatto che è condotta e svolta dalle potenze aggressive, mentre le altre potenze, le potenze «democratiche» contro cui è diretta, fanno finta di credere che questa guerra non le interessi, se ne lavano le mani, fanno marcia indietro, esaltano il loro amore per la pace, lanciano invettive contro gli aggressori fascisti e... cedono loro dolcemente le proprie posizioni, pur pretendendo di prepararsi alla risposta.

  Questa guerra ha, come si vede, un carattere abbastanza singolare e unilaterale. Ma non è meno feroce e meno brutalmente espansionistica, fatta com'essa è contro i popoli militarmente deboli dell'Abissinia, della Spagna e della Cina.

  Sarebbe errato spiegare questo carattere unilaterale della guerra con la debolezza militare o economica degli Stati «democratici», i quali sono senza dubbio più forti degli Stati fascisti. Il carattere unilaterale della guerra mondiale in atto si spiega con l'assenza di un fronte unico degli Stati «democratici» contro le potenze fasciste. Di certo, gli Stati cosiddetti «democratici» non approvano le «esagerazioni» a cui si abbandonano gli Stati fascisti e temono che questi Stati si rafforzino. Ma essi temono ancor più il movimento operaio in Europa e il movimento di liberazione nazionale in Asia, e ritengono che il fascismo sia un «buon antidoto» contro tutti questi movimenti «pericolosi». Ecco perché i circoli dirigenti degli Stati «democratici», soprattutto i circoli conservatori inglesi, si limitano a una politica di persuasione degli sfrenati capibanda fascisti perché «non spingano le cose agli estremi», lasciando loro intendere contemporaneamente che in sostanza essi «comprendono pienamente» la loro politica reazionaria e poliziesca contro il movimento operaio e il movimento di liberazione nazionale e simpatizzano con essa. I circoli dirigenti inglesi seguono ora pressapoco la stessa politica seguita sotto lo zarismo dai borghesi liberali monarchici della Russia, i quali, pur temendo le «esagerazioni» della politica zarista, temevano ancor più il popolo e adottavano perciò una politica di persuasione nei riguardi dello zar, ossia una politica di collusione con lo zar, contro il popolo. Com'è noto, la borghesia liberale monarchica della Russia pagò ben cara la propria doppiezza politica. Si hanno tutte le ragioni di credere che i circoli dirigenti dell'Inghilterra e i loro amici di Francia e degli Stati Uniti riceveranno anch'essi dalla storia la meritata punizione.

  E' naturale che l'URSS, vedendo la piega che prendevano gli avvenimenti internazionali, non potesse restare indifferente di fronte a questi avvenimenti densi di minacce. Qualsiasi guerra scatenata dagli aggressori, sia pure poco estesa, costituisce un pericolo per i paesi che aspirano alla pace. A maggior ragione la seconda guerra imperialista, che è venuta «impercettibilmente», alla chetichella, a sorprendere i popoli, coinvolge già oltre mezzo miliardo di uomini, non può non costituire un gravissimo pericolo per tutti i popoli, e in primo luogo per l'URSS. E' ciò che prova eloquentemente la creazione di un «blocco anticomunista» tra la Germania, l'Italia e il Giappone. Perciò il nostro paese, pur attuando la sua politica di pace, non tralascia di rafforzare la capacità di difesa delle nostre frontiere e il valore militare dell'Esercito Rosso e della Flotta Rossa. Alla fine del 1934 l'URSS ha aderito alla Società delle Nazioni, sapendo che questa istituzione, malgrado la sua debolezza, poteva tuttavia fornire un terreno adatto per smascherare gli aggressori e servire in certa misura come strumento di pace, senza dubbio fragile, per ostacolare lo scatenamento della guerra. L'URSS ha considerato che, in tempi come questi, nulla si deve trascurare, nemmeno una organizzazione debole come la Società delle Nazioni. Nel maggio del 1935 è stato stipulato tra la Francia e l'URSS un trattato di mutua assistenza contro un eventuale attacco da parte degli aggressori. Contemporaneamente è stato concluso un accordo simile con la Cecoslovacchia. Nel marzo del 1936 la URSS ha concluso con la Repubblica popolare mongola un trattato di mutua assistenza. Nell'agosto del 1937 è stato firmato un trattato di non aggressione tra l'URSS e la Repubblica cinese.



2. Continua l’ascesa dell’industria e dell’agricoltura nell’URSS.
Il secondo piano quinquennale realizzato prima del termine.
Ricostruzione dell’agricoltura e compimento della collettivizzazione.
L’importanza dei quadri.
Il movimento Stakhanovista.
Ascesa del benessere nazionale.
Ascesa della cultura nazionale.
Potenza della rivoluzione sovietica


  Mentre nei paesi capitalistici, a soli tre anni dalla crisi economica del 1930-1933, sopravveniva un'altra crisi economica, nell'URSS in tutto quel periodo continuava irresistibilmente l'ascesa industriale. Se l'industria capitalistica mondiale raggiungeva nel suo complesso, verso la metà del 1937, a mala pena il 95-96 per cento del livello del 1929, per cadere poi, nella seconda metà del 1937, in una nuova crisi economica, l'industria dell'URSS, nella sua ascesa sempre più vigorosa, raggiungeva verso la fine del 1937 il 428 per cento rispetto al livello del 1929, e in confronto all'anteguerra era più che settuplicata.

  Questi successi erano la conseguenza diretta della politica di ricostruzione, seguita con la massima perseveranza dal partito e dal governo.

  Per questi successi, il secondo piano quinquennale nell'industria veniva realizzato prima del termine stabilito. Il secondo piano quinquennale fu compiuto il 1° aprile 1937, ossia in quattro anni e tre mesi.

  Era una grandiosa vittoria del socialismo.

  Un'ascesa quasi identica si verificava nell'agricoltura. La superficie seminata - tenendo conto di tutte le coltivazioni - aumentò da 105 milioni di ettari nel 1913 (periodo dell'anteguerra) a 135 milioni di ettari nel 1937. La produzione cerealicola aumentò da 4.800 milioni di pud nel 1913 a 6.800 milioni di pud nel 1937; la produzione del cotone greggio da 44 milioni a 154 milioni di pud; la produzione del lino (fibra) da 19 milioni a 31 milioni di pud; la produzione delle barbabietole da 654 milioni a 1.311 milioni di pud; la produzione delle piante oleacee da 129 milioni a 306 milioni di pud.

  Occorre notare che i colcos da soli (senza i sovcos) diedero al paese nel 1937 più di 1.700 milioni di pud di grano mercantile, ossia almeno 400 milioni di pud di più di quanto avessero dato nel 1913 i grandi proprietari fondiari, i kulak e i contadini nel loro complesso.

  Solo un ramo dell'agricoltura, l'allevamento del bestiame, ritardava ancora sul livello d'anteguerra e progrediva a un ritmo rallentato.

  La collettivizzazione nell'agricoltura poteva ormai considerarsi compiuta. Nel 1937 i colcos abbracciavano 18 milioni e mezzo di famiglie contadine, ossia il 93 per cento del totale, e la superficie seminata a cereali dai colcos comprendeva il 99 per cento di tutte le aree contadine seminate a grano.

  I risultati della ricostruzione dell'agricoltura e del suo intenso rifornimento in trattori e macchine agricole erano evidenti.

  In tal modo, il compimento della ricostruzione dell'industria e dell'agricoltura aveva permesso di dotare abbondantemente l'economia nazionale di un materiale tecnico di prim'ordine. L'industria e l'agricoltura, i trasporti e l'esercito erano stati attrezzati largamente con materiale tecnico moderno, con nuove macchine e macchine-utensili, con trattori e macchine agricole, con locomotive e piroscafi, con artiglieria e carri armati, con aeroplani e navi da guerra. Si trattava di formare decine e centinaia di migliaia di quadri specializzati, capaci di dominare questa tecnica e di trarne il massimo vantaggio. Senza di essi, senza un numero sufficiente di specialisti che se ne fossero resi padroni, questa tecnica correva il rischio di trasformarsi in un cumulo di metallo inerte, inutilizzato. In ciò stava un grave pericolo, giacché la formazione di quadri capaci di dominare la tecnica non marciava di pari passo con lo sviluppo della tecnica, anzi rimaneva molto indietro. Un'altra circostanza complicava inoltre il problema: numerosi nostri militanti non avevano la consapevolezza di quel pericolo e ritenevano che la tecnica «avrebbe fatto tutto da sé». Se, prima, avevano sottovalutato e disdegnato la tecnica, ora la sopravvalutavano, facendone quasi un feticcio. Non si comprendeva che la tecnica, senza uomini capaci di impadronirsene, è una cosa morta. Non si comprendeva che soltanto con uomini che se ne fossero impadroniti la tecnica poteva dare un rendimento superiore.

  La questione dei quadri tecnici acquistava dunque un'importanza di prim'ordine.

  Di necessità, i nostri militanti dovevano liberarsi dal feticismo per la tecnica e dalla sottovalutazione della funzione dei quadri per assimilare la tecnica, prenderne possesso, intensificare al massimo la formazione di numerosi quadri capaci di dominarla e di trarne il massimo vantaggio.

  Prima, all'inizio del periodo di ricostruzione, quando cioè il paese era affamato di tecnica, il partito aveva lanciato la parola d'ordine «la tecnica nel periodo della ricostruzione decide di tutto». Ma ora che si era abbondantemente provvisti di mezzi tecnici, dopo che era stato ultimato nelle sue grandi linee il periodo di ricostruzione, e che si sentiva acutamente nel paese la mancanza di quadri, il partito doveva lanciare una nuova parola d'ordine per richiamare l'attenzione non più sulla tecnica ma sugli uomini, sui quadri capaci di utilizzarla in pieno.

  Una grande importanza ebbe a questo riguardo il discorso del compagno Stalin pronunciato dinanzi agli allievi dell'Accademia dell'Esercito Rosso nel maggio del 1935, in occasione della loro promozione:

  
«Prima - dichiarò il compagno Stalin - noi dicevamo che 'la tecnica decide di tutto'. Quella parola d'ordine ci è stata di aiuto, in quanto abbiamo fatto scomparire l'arretratezza nel campo della tecnica e abbiamo creato una vastissima base tecnica in tutti i rami di attività, per armare i nostri uomini di una tecnica di prim'ordine. Tutto ciò va molto bene, ma è lontano, ben lontano, dall'essere sufficiente. Per mettere la tecnica in movimento e utilizzarla a fondo sono necessari uomini che si siano impadroniti della tecnica, sono necessari quadri capaci di assimilare e di utilizzare questa tecnica a regola d'arte. La tecnica senza uomini che se ne siano impadroniti è cosa morta. La tecnica guidata da uomini che se ne siano resi padroni può e deve fare miracoli. Se nelle nostre fabbriche e nelle nostre officine di prim'ordine, nei nostri sovcos e nei nostri colcos, nei nostri trasporti, nel nostro Esercito Rosso, avessimo un numero sufficiente di quadri capaci di dominare questa tecnica, il nostro paese otterrebbe risultati tre o quattro volte maggiori di quelli che ottiene oggi. Ecco perché il centro dei nostri sforzi deve essere oggi spostato verso gli uomini, verso i quadri, verso i lavoratori che si sono impadroniti della tecnica. Ecco perché la vecchia parola d'ordine 'la tecnica decide di tutto', riflesso di un periodo ormai trascorso, il periodo della carestia nel campo della tecnica, deve essere sostituita oggi da una nuova parola d'ordine, dalla parola d'ordine: ‘i quadri decidono di tutto’. E' questo oggi l'essenziale...

  «Bisogna capire una buona volta che, di tutti i capitali preziosi che esistono nel mondo, il capitale più prezioso e più decisivo è costituito dagli uomini, dai quadri. Bisogna comprendere che, nelle nostre condizioni attuali 'i quadri decidono di tutto'. Se avremo dei quadri buoni e numerosi nell'industria, nell'agricoltura, nei trasporti, nell'esercito, il nostro paese sarà invincibile. Se non avremo questi quadri, zoppicheremo da un piede e dall'altro». [2]



  In tal modo, l'accelerata formazione dei quadri tecnici e la rapida assimilazione della nuova tecnica per assicurare la ascesa costante della produttività del lavoro, erano divenuti un compito di prim'ordine.

  Ciò che mostrò nel modo più splendido lo sviluppo di questi quadri, l'assimilazione della nuova tecnica da parte dei nostri uomini e l'aumento ulteriore della produttività del lavoro fu il movimento stakhanovista. Questo movimento, sorto e sviluppatosi nel bacino del Donez, nell'industria carbonifera, allargatosi agli altri rami industriali, ai trasporti e in seguito all'agricoltura, è stato chiamato movimento stakhanovista dal nome del suo promotore, Alessio Stakhanov, un perforatore della miniera Zentralnaia-Irmino (bacino del Donez). Già prima di Stakhanov, Nikita Isotov aveva conquistato record senza precedenti nell'estrazione del carbone. L'esempio di Stakhanov, che in un solo turno di lavoro produsse, il 31 agosto 1935, 102 tonnellate di carbone, superando così di 14 volte la norma corrente, segnò l'inizio di un movimento delle masse operaie e colcosiane per elevare le norme di produzione, per aumentare ancora la produttività del lavoro. Bussighin nell'industria automobilistica, Smetanin in quella delle calzature, Krivonos nei trasporti, Mussinski nell'industria forestale, Eudokia e Maria Vinogradova nell'industria tessile, Maria Demcenko, Marina Gnatenko, P. Anghelina, Polagutin, Kolessov, Kovardak, Borin nell'agricoltura, tali i nomi dei pionieri del movimento stakhanovista.

  Altri pionieri li hanno seguiti: intere schiere di pionieri, che hanno superato i loro predecessori elevando ancora la produttività del lavoro.

  Un'importanza enorme ebbero nello sviluppo del movimento stakhanovista la prima conferenza degli stakhanovisti dell'URSS al Cremlino nel novembre 1935 e il discorso pronunciatovi dal compagno Stalin:



   «Il movimento stakhanovista - disse il compagno Stalin nel suo discorso - esprime un nuovo slancio dell'emulazione socialista, una tappa nuova, superiore, dell'emulazione socialista... In passato, tre anni fa, nel periodo della prima tappa dell'emulazione socialista, l'emulazione socialista non era di necessità legata con la nuova tecnica. Allora da noi, infatti, la nuova tecnica quasi non esisteva. Invece nella presente tappa dell'emulazione socialista, il movimento stakhanovista, è legato di necessità con la nuova tecnica. Il movimento stakhanovista non sarebbe concepibile senza una tecnica nuova, superiore. C'è davanti a voi della gente come i compagni Stakhanov, Bussighin, Smetanin, Krivonos, Pronin, le Vinogradova e molti altri, uomini nuovi, operai e operaie che si sono impadroniti pienamente della tecnica del loro lavoro, l'hanno dominata e fatta balzare avanti. Da noi, gente come questa non ce n'era o quasi, tre anni fa... L'importanza del movimento stakhanovista sta in questo, che esso è un movimento il quale spezza le vecchie norme tecniche come insufficienti, sorpassa in tutta una serie di casi il rendimento del lavoro nei paesi capitalistici più progrediti e in questo modo rende praticamente possibile l'ulteriore consolidamento del socialismo nel nostro paese, rende possibile la trasformazione del nostro paese nel paese più ricco». [3]


  Caratterizzando i metodi di lavoro degli stakhanovisti e analizzando l'enorme importanza del movimento stakhanovista per l'avvenire del nostro paese, il compagno Stalin proseguiva:

   «Guardate infatti i compagni stakhanovisti. Chi sono? Sono in principal modo operai e operaie, giovani o di media età, colti e tecnicamente preparati, che danno l'esempio della precisione e dell'accuratezza nel lavoro, che nel lavoro sanno apprezzare il fattore tempo e hanno imparato a calcolare il tempo non solo a minuti, ma a secondi. La maggior parte di loro è passata per i corsi cosiddetti di preparazione 'tecnica minima' e continua a completare la sua educazione tecnica. Essi sono immuni dal conservatorismo e dal tradizionalismo di alcuni ingegneri, tecnici e dirigenti d'aziende; vanno arditamente avanti spezzando le norme tecniche invecchiate e creando norme nuove, più elevate; apportano correzioni alle potenzialità previste e ai piani economici stabiliti dai dirigenti della nostra industria; spesso completano e correggono gli ingegneri e i tecnici; non di rado insegnano loro qualche cosa e li spingono avanti, perché sono gente che possiede a fondo la tecnica del proprio lavoro e che sa ottenere dalla tecnica tutto ciò che da essa si può ottenere. Oggi gli stakhanovisti sono ancora pochi, ma chi può dubitare che domani saranno dieci volte di più? Non è forse chiaro che gli stakhanovisti sono degli innovatori della nostra industria, che il movimento stakhanovista rappresenta l'avvenire della nostra industria, reca in sé il germe del futuro slancio culturale e tecnico della classe operaia e ci apre la sola strada per la quale si possono raggiungere quegli alti indici di produttività del lavoro che sono indispensabili per passare dal socialismo al comunismo ed eliminare il contrasto tra il lavoro intellettuale e il lavoro fisico?».[4]



  Il largo sviluppo del movimento stakhanovista e l'esecuzione prima del termine del secondo piano quinquennale crearono le condizioni necessarie per una nuova ascesa del benessere e dello sviluppo culturale dei lavoratori.

  Il salario reale degli operai e degli impiegati durante il secondo piano quinquennale si è più che raddoppiato. Il fondo salari passò da 34 miliardi di rubli nel 1933 a 81 miliardi nel 1937. Il fondo delle assicurazioni sociali dello Stato salì da 4.600 milioni di rubli nel 1933 a 5.600 milioni di rubli nel 1937. Solo nel 1937 furono spesi circa 10 miliardi di rubli per le assicurazioni sociali dello Stato a favore degli operai e degli impiegati, per migliorare le loro condizioni di vita, per le opere culturali, per i sanatori, le stazioni di cura, le case di riposo e l'assistenza medica.

  Nelle campagne il regime colcosiano si consolidò definitivamente. Due fattori vi contribuirono fortemente: lo statuto dell'artel agricolo, adottato al II Congresso dei colcosiani udarnichi nel febbraio del 1935, e la conferma della concessione ai colcos in godimento perpetuo di tutte le terre da essi coltivate. Grazie al consolidamento del regime colcosiano, la povertà e l'incertezza del domani scomparvero dalle campagne. Mentre tre anni prima era assegnato per ogni giornata lavorativa un chilo o due di grano, ora la maggioranza dei colcosiani delle regioni cerealicole ne riceve da 5 a 12, e molti di essi fino a 20 chilogrammi per ogni giornata lavorativa, senza parlare degli altri prodotti e dei guadagni in denaro. Vi sono oggi milioni di famiglie colcosiane che nelle regioni cerealicole ricevono annualmente da 500 a 1.500 pud di cereali, e decine di migliaia di rubli come guadagno annuale nelle regioni che producono cotone, barbabietole, lino o che si dedicano all'allevamento del bestiame, alla viticoltura, alla produzione di agrumi, di frutta e ortaggi. I colcos sono diventati prosperi. La costruzione di nuovi granai e rimesse è diventata la preoccupazione principale delle famiglie colcosiane, perchè i vecchi magazzini per i prodotti, calcolati per insignificanti riserve annuali, non bastavano neppure più a soddisfare la decima parte dei nuovi bisogni dei colcosiani.

  Dato il benessere crescente delle masse popolari, il governo promulgò nel 1936 una legge che proibiva gli aborti. Al tempo stesso fu elaborato un vasto programma per la costruzione di case di maternità, di nidi d'infanzia, di dispensari per lattanti, di asili infantili. Nello stesso anno, per queste istituzioni furono stanziati 2.174 milioni di rubli, rispetto a 875 milioni nel 1935. Fu emessa una legge speciale che stabilisce sussidi considerevoli alle famiglie con prole numerosa. In seguito a questa legge furono distribuiti nel 1937 sussidi per più di un miliardo di rubli.

  Con l'introduzione dell'istruzione generale obbligatoria e con la costruzione di nuove scuole, il livello di cultura delle masse popolari si è elevato in modo prodigioso. In tutta la URSS si persegue un'opera grandiosa per lo sviluppo dell'insegnamento. Il numero degli allievi delle scuole elementari e secondarie, da 8 milioni nel 1914, passò a 28 milioni nell'anno scolastico 1936-1937. Quello degli studenti negli istituti d'istruzione superiore, da 112.000 nel 1914, passò a 542.000 nell'anno scolastico 1936-1937.

  Era una rivoluzione culturale.

  Nell'ascesa del benessere materiale e dello sviluppo culturale delle masse popolari si rivelarono la forza, la potenza, l'invincibilità della nostra rivoluzione sovietica. Le rivoluzioni in passato fallivano perché, dopo aver dato la libertà al popolo, non avevano in pari tempo la possibilità di migliorarne seriamente la situazione materiale e culturale. Questa era la loro principale debolezza. La nostra rivoluzione si distingue da tutte le altre, non soltanto perché ha liberato il popolo dallo zarismo, dal capitalismo, ma anche perché ne ha migliorato radicalmente la situazione materiale e culturale. E in ciò consiste la sua forza, è ciò che la rende invincibile.


   «La nostra rivoluzione proletaria - ha detto il compagno Stalin nel suo discorso alla I Conferenza degli stakhanovisti dell'URSS - è l'unica rivoluzione al mondo che sia riuscita a mostrare al popolo non solo risultati politici, ma anche risultati materiali. Di tutte le rivoluzioni operaie, ne conosciamo soltanto una che, bene o male, abbia raggiunto il potere. Essa è la Comune di Parigi. Ma la sua esistenza non è stata lunga. Essa tentò, è vero, di spezzare le catene del capitalismo, ma non ebbe il tempo di spezzarle e ancor meno di mostrare al popolo i benefici risultati materiali della rivoluzione. La nostra rivoluzione è la unica che non soltanto abbia distrutto le catene del capitalismo e abbia dato la libertà al popolo, ma sia anche riuscita a dare al popolo le condizioni materiali per una vita agiata. In questo sta la forza e l'invincibilità della nostra rivoluzione».[5]



3.    L'VIII Congresso dei Soviet.
L’approvazione della nuova Costituzione dell’URSS


  Nel febbraio del 1935, il VII Congresso dei Soviet dell'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche aveva deciso di apportare alla Costituzione dell'URSS, adottata nel 1924, le modificazioni rese necessarie dagli immensi cambiamenti avvenuti nella vita del paese dal 1924, ossia dal momento in cui era stata adottata la prima Costituzione dell'Unione Sovietica. Durante gli anni precedenti, il rapporto di forza delle classi era completamente cambiato: era stata creata una nuova industria, l'industria socialista; i kulak erano stati schiacciati; il regime colcosiano aveva vinto; la proprietà socialista dei mezzi di produzione si era affermata in tutta l'economia nazionale come la base della società sovietica. La vittoria dei socialismo rendeva possibile proseguire la democratizzazione del sistema elettorale, introdurre il suffragio universale, eguale, diretto, a scrutinio segreto.

  Una commissione speciale per la Costituzione, sotto la presidenza del compagno Stalin, elaborò il progetto di una nuova Costituzione dell'URSS. Il progetto fu sottoposto alla discussione da parte di tutto il popolo per cinque mesi e mezzo e quindi portato in discussione all'VIII Congresso dei Soviet, congresso straordinario.

  Il congresso, tenuto nel novembre del 1936, era chiamato ad approvare o respingere il progetto della nuova Costituzione dell'URSS.

  Nella sua relazione all'VIII Congresso sul progetto della nuova Costituzione, il compagno Stalin espose i cambiamenti fondamentali sopravvenuti nel paese dei Soviet dall'adozione della Costituzione del 1924.

  La Costituzione del 1924 era stata elaborata nel primo periodo della NEP, quando il potere dei Soviet tollerava ancora lo sviluppo del capitalismo accanto allo sviluppo del socialismo. In quel tempo il potere sovietico contava, nel corso della competizione dei due sistemi, il sistema capitalistico e quello socialista, di organizzare e di assicurare la vittoria del socialismo sul capitalismo nel campo economico. In quel momento, il quesito «Chi vincerà?» non era ancora risolto. Basata su una tecnica antiquata e povera, l'industria non raggiungeva neppure il livello dell'anteguerra. Un quadro ancor più lamentevole era allora offerto dall'agricoltura: i sovcos e i colcos esistevano soltanto come piccoli isolotti nell'immenso oceano delle aziende contadine individuali. Si trattava allora non già di liquidare i kulak, ma soltanto di limitarli. Nel campo del commercio, il settore socialista non raggiungeva che la proporzione del 50 per cento circa.

  Ben altro era il quadro che l'URSS presentava nel 1936. In quegli anni l'economia nazionale era completamente cambiata. Gli elementi capitalisti erano stati completamente annientati: il sistema socialista trionfava in tutti i campi dell'economia nazionale. La potente industria socialista forniva una produzione sette volte superiore a quella dell'anteguerra e aveva completamente spodestato l'industria privata. Nell'agricoltura trionfava la produzione socialista, la più grande produzione del mondo, meccanizzata e armata di una tecnica moderna, nella forma del sistema dei colcos e dei sovcos. I kulak erano stati, intorno al 1936, completamente liquidati come classe e il settore dei contadini individuali non aveva più alcuna seria importanza nell'economia del paese. Il commercio intero era concentrato nelle mani dello Stato e delle cooperative. Lo sfruttamento dell'uomo era soppresso per sempre. La proprietà sociale, socialista, dei mezzi di produzione si affermava come la base incrollabile del nuove regime, del regime socialista, in tutti i rami dell'economia nazionale. Nella nuova società socialista erano scomparse per sempre le crisi, la miseria, la disoccupazione e la rovina. Erano state create le condizioni per una vita agiata e civile di tutti i membri della società sovietica.

  Come dichiarò nella sua relazione il compagno Stalin, la composizione di classe della popolazione dell'Unione Sovietica si era, di conseguenza, modificata. La classe dei grandi proprietari fondiari e la grossa borghesia imperialista erano state spazzate via già fin dal tempo della guerra civile. Durante il periodo della costruzione socialista erano stati distrutti tutti gli elementi sfruttatori: capitalisti, negozianti, kulak, speculatori. Delle classi sfruttatrici eliminate non sussistevano che insignificanti residui, la cui soppressione completa sarebbe avvenuta in un prossimo avvenire.

  I lavoratori dell'URSS - operai, contadini, intellettuali - erano radicalmente cambiati negli anni dell'edificazione del socialismo.

  La classe operaia aveva cessato di essere una classe sfruttata, priva di mezzi di produzione, come sotto il capitalismo. Essa aveva soppresso il capitalismo, aveva tolto ai capitalisti i mezzi di produzione di cui aveva fatto una proprietà sociale. Aveva cessato di essere un proletariato nel senso proprio, nel vecchio senso della parola. Il proletariato dell'URSS, padrone del potere statale, era diventato una classe completamente nuova, si era trasformato in una classe operaia libera dallo sfruttamento, che ha distrutto il sistema economico capitalistico e istituito la proprietà socialista dei mezzi di produzione, ossia in una classe operaia che la storia dell'umanità non aveva mai conosciuto.

  Non meno profondi erano i cambiamenti sopravvenuti anche nella situazione dei contadini dell'URSS. Nei vecchi tempi, oltre 20 milioni di aziende contadine isolate, piccole e medie, lavoravano separatamente sulle loro particelle di terra. Esse non conoscevano allora che una tecnica arretrata; erano sfruttate dai proprietari fondiari, dai kulak, dai negozianti, dagli speculatori, dagli usurai, e così via. Ma ora un contadino assolutamente nuovo era sorto nell'URSS: non più proprietari fondiari, né kulak, né negozianti, né usurai che possano sfruttare i contadini. L'immensa maggioranza delle aziende contadine è entrata nei colcos, che sono fondati non sulla proprietà privata dei mezzi di produzione, ma sulla proprietà collettiva nata dal lavoro collettivo. E' questo un nuovo tipo di contadino libero da ogni sfruttamento. Un contadino che la storia dell'umanità non aveva mai conosciuto.

  Anche gli intellettuali sono cambiati nell'URSS. In generale sono divenuti degli intellettuali assolutamente diversi dai vecchi intellettuali. In maggioranza provengono dall'ambiente operaio e contadino. Non servono il capitalismo, come i vecchi intellettuali, ma il socialismo; gli intellettuali sono divenuti membri, con uguali diritti, della società socialista; costruiscono insieme con gli operai e i contadini una società nuova, la società socialista. Sono intellettuali di tipo nuovo, al servizio del popolo e liberi da ogni sfruttamento. Intellettuali che la storia dell'umanità non aveva mai conosciuto.

  Così scompaiono le divisioni di classe tra i lavoratori dell'URSS, così scompare il vecchio esclusivismo di classe. Cadono e svaniscono le contraddizioni economiche e politiche tra gli operai, i contadini e gli intellettuali. Si è creata una base per l'unità morale e politica della società.

  Sono questi profondi cambiamenti sopravvenuti nella vita dell'URSS, questi successi decisivi del socialismo nell'URSS, che hanno trovato la loro espressione nella nuova Costituzione dell'URSS.

  Secondo questa Costituzione, la società sovietica è composta di due classi amiche: gli operai e i contadini, tra cui sussistono ancora delle distinzioni di classe. L'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche è uno Stato socialista degli operai e dei contadini.

  La base politica dell'URSS è costituita dai Soviet dei deputati dei lavoratori, sviluppatisi e consolidatisi in seguito all'abbattimento del potere dei proprietari fondiari e dei capitalisti e alla conquista della dittatura del proletariato.

  Tutto il potere nell'URSS appartiene ai lavoratori della città e della campagna, rappresentati dai Soviet dei deputati dei lavoratori.

  L'organo supremo del potere di Stato nell'URSS è il Soviet Supremo dell'URSS.

  Il Soviet Supremo dell'URSS, che si compone di due Camere aventi eguali diritti, il Soviet dell'Unione e il Soviet delle Nazionalità, è eletto dai cittadini dell'URSS per la durata di quattro anni, a suffragio universale, eguale, diretto, e a scrutinio segreto.

  Le elezioni al Soviet Supremo dell'URSS come pure a tutti i Soviet dei deputati dei lavoratori, si fanno a suffragio universale. Ciò significa che tutti i cittadini dell'URSS che compiono i 18 anni di età, indipendentemente dalla razza e dalla nazionalità cui appartengono, dalla confessione, dal grado di istruzione, dalla residenza, dall'origine sociale, dalla condizione economica e dalla loro attività passata, hanno diritto di partecipare alle elezioni dei deputati e di essere eletti, ad eccezione dei minorati psichici e delle persone condannate dal tribunale con privazione dei diritti elettorali.

  Le elezioni dei deputati si fanno a suffragio eguale. Ciò significa che ogni cittadino dispone di un voto e tutti i cittadini partecipano alle elezioni a eguali condizioni.

  Le elezioni dei deputati si fanno a suffragio diretto. Ciò significa che le elezioni a tutti i Soviet dei deputati dei lavoratori, a partire dal Soviet dei lavoratori di villaggio e di città fino al Soviet Supremo dell'URSS, si fanno dai cittadini direttamente per via di elezione diretta.

  Il Soviet Supremo dell'URSS elegge, in una seduta comune delle due Camere, il suo Presidium e Consiglio dei Commissari del popolo dell'URSS.

  La base economica dell'Unione Sovietica è costituita dal sistema socialista dell'economia e dalla proprietà socialista degli strumenti e mezzi di produzione. Nell'URSS si attua il principio del socialismo: «Da ciascuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo il suo lavoro».

  A tutti i cittadini dell'URSS è assicurato il diritto al lavoro, il diritto al riposo, il diritto all'istruzione, il diritto ai mezzi materiali di esistenza per la vecchiaia, nonché in caso di malattia o di perdita della capacità lavorativa.

  Alle donne sono accordati diritti eguali a quelli degli uomini in tutti i campi della vita.

  L'eguaglianza dei diritti dei cittadini dell'URSS, indipendentemente dalla loro nazionalità e razza, è legge irrevocabile.

  La libertà di coscienza e la libertà di propaganda antireligiosa sono riconosciute a tutti i cittadini.

  La Costituzione, allo scopo di consolidare la società socialista, garantisce la libertà di parola, di stampa, di riunione e di comizi, il diritto di unirsi in organizzazioni sociali, l'inviolabilità della persona, del domicilio, il segreto epistolare, il diritto di asilo ai cittadini stranieri perseguitati per aver difeso gli interessi dei lavoratori, o per la loro attività scientifica, o per aver partecipato a lotte di liberazione nazionale.

  La nuova Costituzione impone al tempo stesso seri doveri a tutti i cittadini dell'URSS: rispettare le leggi; osservare la disciplina del lavoro; adempiere onestamente i doveri sociali; rispettare le norme della convivenza socialista; salvaguardare e consolidare la proprietà sociale, socialista; difendere la patria socialista.


  «La difesa della patria è sacro dovere di ogni cittadino-dell'URSS».


  Parlando del diritto dei cittadini ad associarsi in differenti organizzazioni, la Costituzione scrive in uno dei suoi articoli:-


  «... I cittadini più attivi e più coscienti appartenenti alla classe operaia e agli altri strati di lavoratori si uniscono nel Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS, che è la avanguardia dei lavoratori nella loro lotta per il consolidamento e lo sviluppo del regime socialista e rappresenta il nucleo dirigente di tutte le organizzazioni dei lavoratori, tanto sociali che di Stato».


  L'VIII Congresso dei Soviet approvò e ratificò all'unanimità il progetto della nuova Costituzione dell'URSS.

  Il paese dei Soviet ebbe così una nuova Costituzione, la Costituzione della vittoria del socialismo e della democrazia operaia e contadina.

  Così, la Costituzione consacrò questo fatto capitale per la storia dell'umanità: che l'URSS è entrata in una nuova fase di sviluppo, nella fase del compimento dell'edificazione della società socialista e del passaggio progressivo alla società comunista, dove il principio direttivo della vita sociale deve essere il principio comunista: «Da ciascuno secondo le sue capacità,, a ognuno secondo i suoi bisogni».



4. Liquidazione dei rottami bukhariniani e trotskisti, spie, sabotatori, traditori della patria.
Preparazione delle elezioni al Soviet supremo dell’URSS.
Il Partito si orienta verso una larga democrazia interna.
Elezioni al Soviet supremo dell’URSS.


  L'anno 1937 apportò nuove rivelazioni sui mostri della banda bukhariniana e trotskista. Il processo contro Piatakov, Radek ed altri, il processo contro Tukhacevski, Iakir ed altri, e infine il processo contro Bukharin, Rykov, Krestinski, Rosenholz ed altri, tutti questi processi mostrarono che i bukhariniani e i trotskisti formavano già da lungo tempo una sola banda di nemici del popolo, nella forma di un «blocco dei destri e dei trotskisti».

  I processi stabilirono che questi rifiuti del genere umano, insieme coi nemici del popolo Trotski, Zinoviev e Kamenev, avevano tramato un complotto contro Lenin, contro il partito, contro lo Stato Sovietico fin dai primi giorni della Rivoluzione Socialista d'Ottobre. Tentativi provocatori di far fallire la pace di Brest-Litovsk all'inizio del 1918; complotto contro Lenin e collusione con i socialisti-rivoluzionari «di sinistra» per l’arresto e l'uccisione di Lenin, di Stalin, di Sverdlov nella primavera del 1918; scellerato colpo di rivoltella contro Lenin, che rimase ferito nell'estate del 1918; rivolta dei socialisti-rivoluzionari «di sinistra» nell'estate del 1918; deliberato aggravamento delle divergenze in seno al partito nel 1921 per indebolire e abbattere dall'interno la direzione di Lenin; tentativi di rovesciare la direzione del partito durante la malattia e dopo la morte di Lenin; tradimento dei segreti di Stato e consegna di informazioni ai servizi di spionaggio stranieri; scellerato assassinio di Kirov; sabotaggi, provocazioni, attentati dinamitardi; scellerato assassinio di Menginski, di Kuibyscev, di Gorki: tutti questi delitti e gli altri crimini commessi erano stati perpetrati, come si seppe più tardi, durante vent'anni, con la partecipazione o sotto la direzione di Trotski, di Zinoviev, di Kamenev, di Bukharin, di Rykov e dei loro accoliti, per incarico dei servizi di spionaggio dei paesi capitalisti.

  I processi rivelarono che i mostri trotskisti e bukhariniani, per ordine dei loro padroni, i servizi di spionaggio borghesi, si erano proposti di distruggere il partito e lo Stato sovietico, di scalzare alle radici la difesa del paese, di facilitare l'intervento militare straniero, di preparare la disfatta dell'Esercito Rosso, di smembrare l'URSS, di consegnare ai giapponesi la Regione sovietica del Litorale, di consegnare ai polacchi la Bielorussia sovietica, di consegnare ai tedeschi l'Ucraina sovietica, di annientare le conquiste degli operai e dei colcosiani, di restaurare la schiavitù capitalistica nell'URSS.

  Senza dubbio questi pigmei controrivoluzionari, la cui forza si poteva soltanto paragonare a quella di un miserevole moscerino, si consideravano i padroni del paese e si immaginavano di poter realmente distribuire, vendere a gente straniera l'Ucraina, la Bielorussia, la Regione del Litorale.

  Questo putridume di guardie bianche aveva dimenticato che il padrone del paese dei Soviet è il popolo sovietico, mentre i signori Rykov, Bukharin, Zinoviev, Kamenev non erano che servitori temporanei dello Stato, il quale in qualsiasi momento poteva buttarli fuori dalle sue amministrazioni come inutili ferri vecchi.

  Questi miserabili lacchè dei fascisti avevano dimenticato che al popolo sovietico bastava muovere un dito perché non rimanesse nessuna traccia di loro.

  Il tribunale sovietico condannò i mostri bukhariniani e trotskisti alla fucilazione.

  Il Commissariato del popolo degli Affari interni eseguì il verdetto.

  Il popolo sovietico approvò l'annientamento della banda bukhariniana e trotskista e passò alle questioni del giorno.

  E all'ordine del giorno si poneva la preparazione alle elezioni del Soviet Supremo dell'URSS, alle quali si doveva procedere in modo organizzato.

  Il partito sviluppò in pieno quest'opera preparatoria. Il partito considerava che l'applicazione della nuova Costituzione dell'URSS segnava una svolta nella vita politica del paese e considerava che quella svolta consisteva nel democratizzare del tutto il sistema elettorale, nel passare dal suffragio ristretto al suffragio universale, dal suffragio non del tutto eguale, al suffragio eguale, dalle elezioni a più gradi al suffragio diretto, dallo scrutinio pubblico allo scrutinio segreto.

  Mentre prima dell'adozione della nuova Costituzione i ministri del culto, le ex-guardie bianche, gli ex kulak e le persone che non facevano un lavoro di utilità pubblica non avevano diritto al voto, la nuova Costituzione sopprime tutte le restrizioni al diritto elettorale per queste categorie di cittadini, facendo eleggere i deputati a suffragio universale.

  Mentre prima l'elezione dei deputati non si svolgeva a suffragio eguale, dato che esistevano norme elettorali diverse per la popolazione delle città e quella delle campagne, ora non è più necessario limitare l'eguaglianza del suffragio: tutti i cittadini hanno diritto a partecipare alle elezioni sulla base della eguaglianza.

  Mentre prima le elezioni degli organi intermedi e superiori del potere sovietico si facevano a più gradi, ora, secondo la nuova Costituzione, tutti i Soviet, rurali e urbani, fino al Soviet Supremo devono essere eletti direttamente dai cittadini, a suffragio diretto.

  Mentre prima le elezioni dei deputati ai Soviet si facevano con voto pubblico e a scrutinio di lista, ora il voto è segreto, l'elettore si pronuncia non su una lista di candidati, ma su candidature individuali proposte nelle circoscrizioni elettorali.

  Era innegabilmente una svolta nella vita politica del paese.

  Il nuovo sistema elettorale doveva provocare, e ha realmente provocato, il raddoppiamento dell'attività politica delle masse, il rafforzamento del controllo delle masse sugli organi del potere sovietico e l'aumento della responsabilità di questi organi di fronte al popolo.

  Per essere all'altezza di quella svolta, il partito doveva mettersi alla testa del nuovo orientamento e assicurarsi in pieno una funzione di direzione nelle elezioni imminenti. Ma, a tal fine, occorreva che le organizzazioni del partito obbedissero anch'esse, nel loro pratico funzionamento, ai principi di una assoluta democrazia; che esse applicassero pienamente alla loro vita interna i principi del centralismo democratico, come è richiesto dallo statuto del partito; che tutti gli organi del partito fossero elettivi; che la critica e l'autocritica si sviluppassero in pieno nel partito; che la responsabilità delle organizzazioni del partito di fronte alla massa degli aderenti fosse completa e che questa massa si dedicasse a un'attività intensa.

  Dalla relazione del compagno Zdanov alla sessione plenaria del Comitato centrale verso la fine del febbraio 1937, sui preparativi delle organizzazioni del partito nell'imminenza delle elezioni del Soviet Supremo dell'URSS, risultò che certe organizzazioni del partito, nella loro attività pratica, spesso violavano lo statuto del partito e i principi del centralismo democratico e sostituivano alle elezioni la cooptazione, al voto uninominale il voto a scrutinio di lista, allo scrutinio segreto la votazione pubblica, ecc. E' evidente che simili organizzazioni, con sistemi di tal fatta, sarebbero state incapaci di adempiere al loro compito nelle elezioni del Soviet Supremo. Era necessario quindi innanzitutto porre termine a questa pratica antidemocratica delle organizzazioni del partito e riorganizzare il lavoro del partito sulla base di una democrazia largamente sviluppata.

  Ecco perché la sessione plenaria del Comitato centrale, dopo aver ascoltato la relazione del compagno Zdanov, prese le seguenti decisioni:


  a) Riorganizzare il lavoro del partito sulla base dell'incondizionata e piena applicazione, all'interno del partito, dei principi democratici prescritti dallo statuto;

  b) porre fine alla pratica della cooptazione a membri dei Comitati del partito e ristabilire, in conformità allo statuto del partito, l'eleggibilità degli organi dirigenti delle organizzazioni del partito;

  c) proibire nelle elezioni degli organi del partito il voto a scrutinio di lista; procedere al voto per scrutinio uninominale, garantendo a tutti i membri del partito il diritto illimitato di respingere i candidati e di criticarli;

  d) stabilire per le elezioni degli organi del partito la votazione a scrutinio segreto;

  e) procedere in tutte le organizzazioni del partito alla elezione degli organi dirigenti del partito, dai comitati delle organizzazioni primarie ai comitati di territorio e di regione e ai comitati centrali dei partiti comunisti delle repubbliche nazionali;

  f) fare obbligo a tutte le organizzazioni del partito di rispettare i termini fissati dallo statuto del partito per le elezioni dei suoi organismi: ogni anno nelle organizzazioni primarie; ogni anno nelle organizzazioni di settore e di città; ogni 18 mesi nelle regioni, territori e repubbliche;

  g) assicurare nelle organizzazioni primarie del partito il rispetto rigoroso del regolamento relativo alle elezioni dei comitati di partito che devono essere fatte nelle assemblee plenarie d'officina, senza permettere che siano sostituite da conferenze;

  h) eliminare la pratica constatata in certe organizzazioni primarie del partito, che sopprimono di fatto le assemblee plenarie d'officina e le sostituiscono con assemblee generali di reparto o con conferenze.


  In tal modo il partito cominciò la preparazione alle elezioni imminenti.

  Questa decisione del Comitato centrale ebbe un immenso valore politico. Ciò che la rendeva importante non era soltanto il fatto che essa segnava per il partito l'inizio della campagna per le elezioni al Soviet Supremo dell'URSS, ma innanzitutto il fatto che essa aiutava le formazioni del partito a riorganizzarsi, a orientarsi verso la democrazia interna e ad assicurare una perfetta condotta delle elezioni del Soviet Supremo.

  Aprendo una larga campagna elettorale il partito aveva deciso di portare al primo posto nella sua politica elettorale l'idea di un blocco elettorale dei comunisti e dei senza partito. Il partito si presentò alle elezioni in un sol blocco con i senza partito, in alleanza con loro, dopo aver deciso di presentare coi senza partito candidature comuni in tutte le circoscrizioni elettorali. Fatto senza precedenti e assolutamente impossibile nella pratica elettorale dei paesi borghesi. E tuttavia si vide che il blocco dei comunisti e dei senza partito era un fenomeno del tutto naturale nel nostro paese, dove non esistono più classi ostili e dove l'unità morale e politica di tutti gli strati del popolo è un fatto incontestabile.

  Il 7 dicembre 1937 il Comitato centrale del partito rivolse un messaggio a tutti gli elettori. Nel messaggio era detto:


  «Il 12 dicembre 1937 i lavoratori dell'Unione Sovietica, sulla base della nostra Costituzione socialista, eleggeranno i deputati al Soviet Supremo dell'URSS. Il partito bolscevico partecipa alle elezioni in blocco, in alleanza con i lavoratori senza partito: operai, contadini, impiegati, intellettuali... Il partito bolscevico non si separa dai senza partito, ma si presenta invece alle elezioni in blocco, in alleanza con i senza partito, in blocco con i sindacati degli operai e degli impiegati, con la Gioventù comunista e le altre organizzazioni e associazioni di senza partito. Di conseguenza i candidati saranno comuni ai comunisti e ai senza partito; ogni deputato senza partito sarà anche il deputato dei comunisti, come ogni deputato comunista sarà il deputato dei senza partito».


  Il messaggio del Comitato centrale si chiudeva col seguente appello rivolto agli elettori:


  «Il Comitato centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS chiama tutti i comunisti e simpatizzanti a votare per i candidati senza partito con la stessa unanimità con cui devono votare per i candidati comunisti.

  «Il Comitato centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS chiama tutti gli elettori senza partito a votare per i candidati comunisti con la stessa unanimità con cui voteranno per i candidati senza partito.

  «Il Comitato centrale del Partito Comunista (bolscevico) dell'URSS chiama gli elettori a presentarsi come un sol uomo, il 12 dicembre 1937, alle urne, per eleggere i deputati al Soviet dell'Unione e al Soviet delle Nazionalità.

  «Nessun elettore rinunzi all'onore di esercitare il suo diritto: eleggere i deputati all'organo supremo dello Stato sovietico.

  «Nessun cittadino attivo manchi al suo dovere civile di aiutare a far partecipare tutti gli elettori senza eccezione alle elezioni al Soviet Supremo!

  «Il 12 dicembre 1937 deve diventare la grande festa dell'unione dei lavoratori di tutti i popoli dell'URSS intorno alla vittoriosa bandiera di Lenin e di Stalin».


  L'11 dicembre 1937, alla vigilia, il compagno Stalin, prendendo la parola davanti agli elettori della sua circoscrizione elettorale, esaminò ciò che devono essere gli eletti dal popolo, i deputati al Soviet Supremo dell'URSS. Il compagno Stalin dichiarò:


  «Gli elettori, il popolo, devono esigere dai loro deputati che essi rimangano all'altezza dei loro compiti; che essi, nella loro attività, non scendano al livello di filistei politici, che essi rimangano al loro posto di uomini politici di tipo leninista; che essi siano degli uomini politici perspicaci e diritti, come fu Lenin; che essi siano intrepidi nella lotta e inesorabili contro i nemici del popolo, come fu Lenin; che essi siano esenti da qualsiasi panico, da qualsiasi ombra di panico quando le cose cominciano a complicarsi e all'orizzonte si delinea un pericolo qualsiasi, che essi siano esenti da qualsiasi ombra di panico, come fu Lenin. Che essi siano saggi ed estranei ad ogni precipitazione quando si tratta di risolvere problemi complicati che necessitano un orientamento complessivo e uno studio approfondito di tutti i lati positivi e negativi, come fu Lenin. Che essi siano diritti e onesti come fu Lenin; che essi amino il loro popolo, come l'amò Lenin» [6]


  Il 12 dicembre ebbero luogo le elezioni del Soviet Supremo dell'URSS. Esse si svolsero tra un indescrivibile entusiasmo. Non furono semplicemente delle elezioni, ma una festa grandiosa, il trionfo del popolo sovietico, la dimostrazione della grande amicizia tra i popoli dell'URSS.

  Su 94 milioni di elettori parteciparono alle elezioni più di 91 milioni, ossia il 96,8 per cento. 89 milioni e 844.000, ossia il 98,6 per cento, votarono per il blocco dei comunisti e dei senza partito. Solo 632.000 persone, cioè meno dell'uno per cento, votarono contro i candidati del blocco dei comunisti e dei senza partito. Tutti i candidati del blocco dei comunisti e dei senza partito, senza alcuna eccezione, furono eletti.

  Novanta milioni di persone confermarono così con il loro voto unanime la vittoria del socialismo nell'URSS.

  Fu una vittoria clamorosa del blocco dei comunisti e dei senza partito.

  Fu il    trionfo del partito bolscevico.

  L'unità morale e politica del popolo sovietico, di cui aveva parlato il compagno Molotov nel suo storico discorso in occasione del XX anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, ebbe così una splendida consacrazione.


Note


[1] Si tratta del XII Capitolo della Storia del Partito comunista (bolscevico) dell’URSS – Breve corso, redatto da una commissione del CC del PC(b) dell’URSS diretta da Stalin nel 1938. Traduzione italiana Edizioni in Lingue Estere, Mosca 1947, ripubblicata dalle Edizioni Servire il Popolo, 1970, cap. XII, pp. 356-381.
[2] Stalin, Questioni del leninismo, p. 596-7, Edizione italiana
[3] Ibidem, p. 599-601.
[4] Ibidem, p. 602-3.
[5] Ibidem, p. 605-6.
[6] Stalin, Lenin, p. 50, Edizione italiana.