Terza Internazionale - V Plenum

Tesi sulla bolscevizzazione
dei partiti comunisti
[1]

aprile 1925



I. I problemi in discussione


1. La risoluzione del II Congresso mondiale del Comintern
sul ruolo del partito nella rivoluzione proletaria


  La risoluzione del II Congresso mondiale del Comintern sul ruolo del partito nella rivoluzione mondiale, che venne elaborata con la dire&ta collaborazione del compagno Lenin, è uno dei più significativi documenti dell'Internazionale comunista ed ha conservato a tutt'oggi la sua assoluta importanza. Questa risoluzione venne redatta in un periodo in cui l'Internazionale comunista era appunto in fase di formazione e di essa facevano ancora parte gruppi semi-sindacalisti e semi-anar&chici; essa aveva cominciato allora a formulare i 21 punti e conduceva trattative con gli «indipendenti» tedeschi e altre organizzazioni semi-socialdemocratiche circa la loro adesione all'Internazionale comunista. Questa risoluzione definì il ruolo del partito nella rivoluzione proletaria in generale. Nel momento attuale, quando ormai l'Internazionale comunista ha assunto forme solide e ha svolto un concreto lavoro nella lotta tanto contro le tendenze di destra quanto contro quelle di ultrasinistra, quando in una serie di paesi sono sorti partiti comunisti di massa che si sono consolidati, si presenta la necessità di definire non soltanto la concezione dell'Internazionale comunista sul ruolo del partito comunista nella rivoluzione proletaria in generale, ma anche la sua concezione di ciò che va fatto affinché i nostri partiti diventino entro il più breve tempo possibile partiti bolscevichi al massimo grado.

  Non si può dimenticare che tra il 1919 e il 1920 abbiamo avuto, in Germania come in Italia, partiti che aderivano al Comintern e che tuttavia non seppero rispondere alle richieste che la storia poneva loro, nonostante la gigantesca crescita spontanea del movimento di massa, appunto perché non erano affatto dei partiti bolscevichi.


2. Il ritmo rallentato della rivoluzione mondiale
e la parola d'ordine della bolscevizzazione


  Fin dall'epoca del III Congresso mondiale del Comintern cominciò ad apparire chiaro che andavamo incontro ad una fase di sviluppo più o meno rallentato della rivoluzione mondiale. Al V Congresso mondiale questo dato è emerso con chiarezza ancor maggiore.

  Supponendo che il processo di sviluppo della rivoluzione sia lungo e faticoso, la parola d'ordine della bolscevizzazione acquista importanza, non ne perde.

  Non è bolscevico chi aderisce al partito nel momento in cui la marea rivoluzionaria monta: bolscevico è colui che sa costruire per anni, per decenni se è necessario, il partito bolscevico, anche in periodi di riflusso dell'onda rivoluzionaria, in anni in cui la rivoluzione si svilup&pa lentamente. Ciò non significa che quei compagni che sono entrati nel partito nel momento dell'alta marea non siano equiparati agli altri che vi avevano aderito in precedenza.

  Un partito bolscevico non nasce da solo al culmine dell'ondata rivoluzionaria. Un partito bolscevico partecipa a tutte le lotte e si for&ma nel corso di queste stesse lotte. Gli elementi di destra o tentennanti all'interno del Comintern, e anche quelli che sono semplicemente vicini ad esso, credono che la parola d'ordine della bolscevizzazione dei partiti sia inopportuna dal momento che non si verifica un rapido sviluppo degli avvenimenti rivoluzionari. Non riescono a capire che, se il ritmo dello sviluppo rivoluzionario rallenta, se di conseguenza aumentano le esitazioni in certi strati del proletariato e si diffonde invece uno stato d'animo favorevole alla socialdemocrazia controrivoluzionaria, tanto più indispensabile diventa la parola d'ordine della bolscevizzazione dei partiti. Infatti, proprio in una situazione del genere i comunisti debbono operare con tenacia anche maggiore, crearsi solide basi contro le oscillazioni, mantenere nelle proprie file i migliori elemen&ti dell'avanguardia proletaria e aumentarne il numero, tenere alta la bandiera della rivoluzione proletaria e così, nella situazione più difficile, forgiare un nucleo proletario che sappia preparare e organizzare la rivoluzione proletaria in qualsiasi condizione.

  Il partito comunista deve essere abbastanza elastico da saper passare ordinatamente nell'illegalità, se le circostanze lo esigono, senza cadere in preda al panico, senza per questo rinunciare passivamente alla legalità; deve collegare il lavoro legale a quello clandestino e saper sfrutta&re del pari qualsiasi appiglio «legale», anche il più irrisorio, per uscire dall'ambito della clandestinità e porsi alla testa di aperti movimenti di massa per preparare la rivoluzione, sempre restando irremovibilmente fedele ai suoi fondamentali compiti rivoluzionari.

  Nelle circostanze date, i partiti comunisti debbono tener conto di due pericoli fondamentali: da un lato il pericolo di trasformarsi in pic&cole sette di comunisti «puri», forniti di principi «eccellenti» ma incapaci di stabilire un contatto con il movimento operaio reale nel periodo dato; dall'altro, il pericolo di degradarsi a partiti informi e sem-socialdemocratici, in quanto trascurano di far concordare la lotta per la conquista di ampie masse operaie con la fedeltà ai principi del comunismo. I comunisti debbono imparare a evitare sia lo scoglio del settarismo e della grettezza, sia lo scoglio della genericità e della nebulosità.


3. I pericoli di destra e le deviazioni di estrema sinistra


  La parola d'ordine della bolscevizzazione dei partiti è scaturita nella lotta contro il pericolo di destra. Se il V Congresso mondiale del Comintern non avesse respinto con tanta decisione le deformazioni opportunistiche della tattica del fronte unico e della parola d'ordine del governo operaio, avremmo corso direttamente il pericolo di una degenerazione opportunistica di alcuni partiti del Comintern. La giusta parola d'ordine del III Congresso mondiale, «Alle masse!», fu applica&ta per due anni in una serie di paesi in modo così scorretto che si corse realmente il pericolo di sostituire la tattica autonoma del comunismo con una politica di «coalizione» dei comunisti con la socialdemocrazia controrivoluzionaria.

  La bolscevizzazione dei partiti anche in futuro dovrà essere diret&ta soprattutto e in primo luogo contro queste deformazioni di destra, che minacciano direttamente di annientare la missione storica del Comintern.

  Ma la bolscevizzazione non è possibile senza la lotta anche alle tendenze di estrema sinistra, che di frequente non rappresentano che l'altra faccia dell'opportunismo. Proprio in una situazione in cui tutti gli sforzi della borghesia e della socialdemocrazia sono volti a liquidare tra le masse il «pericolo comunista», le tendenze di estrema sinistra obiettivamente favoriscono questa pressione della reazione socialdemocratico-borghese. L'errore degli estremisti di sinistra, ad esem&pio sul problema della partecipazione dei comunisti ai sindacati riformisti e reazionari, potrebbe rovinare direttamente i partiti comunisti per una serie di anni. Anche il bolscevismo russo sorse nel corso della lotta contro l'opportunismo e contro il rivoluzionarismo piccolo-borghese «di sinistra».


4. Partiti comunisti e partiti bolscevichi


  Considerati in sé e per sé, comunismo, marxismo e bolscevismo sono una stessa cosa. Considerati in sé e per sé, «partito comunista» e «partito bolscevico» sono concetti identici. Ma nella prassi non sono la stessa cosa. Alcune importanti sezioni del Comintern dovettero e devono in parte ancor oggi compiere un graduale sviluppo dalla socialdemocrazia di sinistra (in qualche caso, dall'ideologia anarco-sindacalista) al vero comunismo, al bolscevismo.


  [Tutto il lavoro del Comintern può essere considerato in un certo senso un lavoro di bolscevizzazione dei partiti operai. Molti di essi, compreso quello russo, hanno fatto parte della Seconda Internazionale, cosa naturale dati i tempi. Soltanto che il partito russo, data la situazione rivoluzionaria esistente nel paese, si è trasformato prima degli altri in partito bolscevico.]


5. La bolscevizzazione e le concrete condizioni di lotta


  Non bisogna credere che esista una formula universale da applicare in modo indiscriminato per bolscevizzare tutti i partiti del Comintern. La vera bolscevizzazione richiede soprattutto una conoscenza precisa di tutte le concrete circostanze di tempo e di luogo.


  [Vi sono tre tipi di partiti aderenti al Comintern: quelli rimasti alla fase propagandistica, quelli già giunti alla fase della lotta e quelli che hanno già conquistato il potere. A quest'ultimo tipo appartiene per ora soltanto il partito comunista russo.]


  Bolscevizzare le sezioni del Comintern significa conoscere e ap&plicare in pratica l'esperienza del PCR(b) nelle tre rivoluzioni russe, ma parimenti, com'è ovvio, l'esperienza di altre sezioni che abbiano alle spalle lotte importanti. Alla luce di tale esperienza, tutte le sezioni del Comintern debbono ponderare bene i compiti che le attendono e generalizzare la propria esperienza. Sarebbe tuttavia l'errore più grave quello di trasferire meccanicamente l'esperienza della Russia ad altri paesi, un errore contro il quale il compagno Lenin ha già messo in guardia. Nelle esperienze della rivoluzione russa vi sono molti elementi che il compagno Lenin ha sottolineato in quanto di importanza generale per gli altri paesi (i consigli, ecc.).


  [Lenin afferma che certi tratti della rivoluzione russa hanno un'im&portanza che trascende l'ambito russo in quanto hanno portata interna&zionale e tendono inevitabilmente a riprodursi su scala internazionale. Tale è ad esempio l'esperienza del potere dei soviet. Altri elementi, tuttavia, sono irripetibili. La peculiarità del passaggio dal capitalismo alla dittatura proletaria nei singoli paesi è legata alla peculiarità del loro sviluppo ca&pitalistico.] La bolscevizzazione è la capacità di applicare i principi generali del leninismo nella concreta situazione data in questo o quel paese. La bolscevizzazione, inoltre, è la capacità di cogliere quell'«anello fon&damentale» che consente di tirare dietro l'intera «catena». Ma questo «anello della catena», data la varietà degli ambienti e delle situazioni politiche che si riscontrano, non può essere lo stesso in ogni paese. La bolscevizzazione è un processo duraturo e ininterrotto, che sol&tanto ora si è avviato nei migliori partiti europei del Comintern. Il lavoro da svolgere in questa direzione è enorme e richiede per il suo svolgimento una serie di anni.


II. Marxismo e leninismo


6. Marxismo e leninismo


  Nell'epoca attuale le sezioni del Comintern possono trasformarsi realmente in partiti comunisti soltanto se si raggruppano sotto il ves&sillo del leninismo.

  È evidente che il leninismo non può in alcun modo essere con&trapposto al marxismo. Lenin fu il più eminente discepolo di Marx. Senza marxismo non ci sarebbe stato leninismo. Tuttavia il leninismo ha arricchito il marxismo innanzi tutto con le esperienze delle tre ri&voluzioni russe e inoltre con l'esperienza di tutta una serie di movi&menti rivoluzionari che vanno dall'inizio del XX secolo ad oggi. Il leninismo ha arricchito la teoria generale del marxismo soprattutto in quanto ha risolto i seguenti problemi:

  1) la teoria dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria;

  2) le condizioni e le forme della realizzazione della dittatura del proletariato;

  3) i rapporti reciproci tra proletariato e contadini;

  4) l'importanza della questione nazionale in generale;

  5) l'importanza, in particolare, dei movimenti nazionali nei paesi coloniali e semicoloniali per la rivoluzione proletaria mondiale;

  6) il ruolo del partito;

  7) la tattica del proletariato nel periodo della guerra imperialistica;

  8) il ruolo dello Stato proletario nel periodo di transizione;

  9) il potere sovietico in quanto tipo concreto di Stato proletario in questo periodo;

  10) il problema della stratificazione sociale all'interno dello stesso-proletariato in due tendenze, una opportunistica e una rivoluzionaria, in quanto fonte di scissione del movimento operaio, ecc.;

  11) il problema del superamento tanto delle tendenze socialdemo&cratiche di destra quanto delle deviazioni di sinistra «malattie infantili di sinistra» nel movimento comunista.


  [Le esperienze di Marx ed Engels erano soprattutto legate alla Francia, alla Germania e alla Gran Bretagna, quelle del leninismo scaturiscono an&che dal Medio ed Estremo Oriente. E se è vero che senza marxismo non ci sarebbe leninismo, è vero anche che senza leninismo non ci sarebbe un marxi&smo rivoluzionario nella situazione attuale.]


  Il leninismo è il marxismo dell'epoca del capitalismo monopoli&stico (imperialismo), delle guerre imperialistiche e della rivoluzione proletaria. La vittoria della dittatura proletaria in Russia, la crescita del movimento operaio e del movimento contadino in quasi tutto il mondo, la crescita del movimento rivoluzionario per la libertà tra i popoli coloniali e semicoloniali, tutto ciò rappresenta nella sua totalità l'inizio della rivoluzione mondiale.

  Il leninismo ha conseguito la sua prima vittoria diretta in un paese a prevalente popolazione contadina (Russia). Ma come la rivoluzione russa è scaturita dalla situazione mondiale nel suo complesso, allo stes&so modo l'intero movimento proletario internazionale ha partorito il leninismo. Depurando la valutazione marxista dei grandi movimenti proletari del XIX secolo (cartismo e Comune di Parigi) dalle falsi&ficazioni opportunistiche, completando tale valutazione con l'analisi mar&xista dell'esperienza dei nuovi e crescenti movimenti di massa in Europa, in America e in altre parti del mondo, mettendo in luce la straordi&naria importanza dei movimenti contadini e degli altri movimenti nazio&nali rivoluzionari esplosi con particolare violenza fin dall'inizio del XX secolo, Lenin ha dato un nuovo, gigantesco impulso al marxismo.

  Il leninismo rappresenta il coerente sviluppo del concetto del&l'egemonia proletaria nelle circostanze in cui la dittatura del proletaria&to comincia a sostituirsi alla dittatura dell'imperialismo.

  L'opinione secondo cui il marxismo è soltanto teoria e il leninismo soltanto prassi è falsa. Il leninismo è teoria e prassi del marxismo nel&l'epoca dell'imperialismo, delle guerre imperialistiche e delle rivoluzio&ni proletarie, epoca il cui inizio fu segnato dalla dittatura del prole&tariato in Russia. Il Comintern si pone il compito di diventare un'orga&nizzazione internazionale che incarni la teoria e la prassi del leninismo.


7. La bolscevizzazione e le tradizioni rivoluzionarie


  La bolscevizzazione non rinunzia affatto all'eredità lasciata dalle precedenti generazioni di rivoluzionari. Studiare la storia delle lotte rivoluzionarie del proprio e degli altri paesi è oggi indispensabile per poter svolgere un'attività consapevole all'interno di un partito bol&scevico.


  [Non è possibile ammettere che i comunisti ignorino la storia e le opere dei rivoluzionari dei rispettivi paesi. Bolscevizzare un partito significa anche farne un consapevole continuatore di quanto vi fu di rivoluzionario nella Prima e nella Seconda Internazionale.]


8. La bolscevizzazione
e alcuni errori teorici nel campo dei comunisti
(in particolare gli errori dei seguaci della Luxemburg)


  È impossibile impadronirsi in modo corretto del leninismo e ap&plicarlo in pratica nella costruzione dei partiti comunisti in tutto il mondo senza tener conto degli errori di alcuni marxisti di primo piano, i quali affrontarono il compito di applicare il marxismo nelle condizio&ni date dell'epoca, ma non in tutto ebbero ragione.

  In questo gruppo vanno annoverati gli errori dei comunisti «di sinistra» in Russia, dei marxisti olandesi (Gorter e Pannekoek) e per&ciò anche gli errori di Rosa Luxemburg. Quanto più questi dirigenti politici sono vicini al leninismo, tanto più pericolose sono le loro opi&nioni laddove non concordano con il leninismo perché errate.

  Oggi la situazione è tale che una reale bolscevizzazione si rivela impossibile per tutta una serie di partiti del Comintern se non vengono superati, ad esempio, gli errori dei luxemburghiani, i quali grazie al&le attuali circostanze storiche sostengono un ruolo di rilievo nel movi&mento dei relativi paesi. Tra i più importanti errori dei luxem&bur&ghiani, che ancora oggi esercitano un peso effettivo, vi sono:


  A) Il metodo non bolscevico di trattare la questione della «spon&taneità» e della «coscienza», dell'«organizzazione» e della «massa». Il giudizio sbagliato dei luxemburghiani, che a suo tempo avevano sotto gli occhi l'esperienza della socialdemocrazia tedesca spesso diretta&mente paralizzante per lo slancio rivoluzionario della lotta di classe, non consentì loro di apprezzare in modo corretto il ruolo del partito nella rivoluzione.

  B) La sottovalutazione del momento tecnico della preparazione dell'insurrezione fu e in parte è anche ora di ostacolo per una giusta trattazione dell'«organizzazione della rivoluzione».

  C) Gli errori nel problema del rapporto con i contadini.


  [La Luxemburg lo ha riconosciuto nel suo ultimo articolo. Uguale errore è stato commesso dai comunisti ungheresi, polacchi, bulgari, italiani e tedeschi.]


  D) Altrettanto gravi furono gli errori di Rosa Luxemburg e di una serie di marxisti polacchi, olandesi e russi circa la questione nazionale. L'aver respinto la parola d'ordine del diritto nazionale all'autodeterminazione (cioè del diritto a creare uno Stato indipendente), con la motivazione che sotto l'imperialismo sarebbe «impossibile» risolvere il problema nazionale, condusse de facto in questo campo ad una sorta di nichilismo, e ciò ostacolò straordinariamente il lavoro dei comunisti in molti paesi.

  E) L'aver propagandato il carattere politico di partito dei sindacati, come avvenne per parecchi anni da parte del partito polacco sotto la guida di Rosa Luxemburg, fu un grave errore che dimostrò la mancan&za di una pur minima comprensione del ruolo dei sindacati in quanto organizzazione che deve accogliere senza riserve tutti i salariati.


  [Analogo errore commise una parte dei comunisti tedeschi prima del congresso del 1924.]


  Se non si superano gli aspetti sbagliati del luxemburghismo, è impossibile arrivare a una effettiva bolscevizzazione. Soltanto il leninismo può diventare la stella polare dei partiti comunisti di tutto il mondo. Ogni deviazione dal leninismo equivale a una deviazione dal marxismo.

  Non meno decisamente debbono essere combattute tutte le deviazioni dal leninismo nel campo della cosiddetta «teoria pura», della filosofia, della teoria dell'economia politica, ecc.

  L'insufficiente apprezzamento della teoria che si è potuto rilevare in parecchi partiti costituisce il maggior ostacolo ad una effettiva bolscevizzazione dei partiti del Comintern. Se permane un atteggiamento «tollerante» verso deviazioni teoriche, ecc., non si può certo parlare di una effettiva bolscevizzazione. L'assimilazione del leninismo in quan&to teoria è la premessa per una fruttuosa bolscevizzazione dei partiti. Una deviazione particolarmente pericolosa del leninismo è il trotskismo, una varietà del menscevismo che fonde l'opportunismo «europeo» con la retorica della «sinistra radicale» e in tal modo maschera di frequente la propria passività politica. Il trotskismo non è una deviazione isolata in direzione del menscevismo, ma un sistema avverso al leninismo vecchio di anni. Del pari, il trotskismo non è un fenomeno unicamente russo ma di carattere internazionale. Realizzare il leninismo nel Co&mintern significa smascherare il trotskismo in tutti i partiti e liquidarlo come corrente.


III. La bolscevizzazione e la conquista
della maggioranza della classe operaia


9. La bolscevizzazione e la parola d'ordine «alle masse»


  [Bolscevizzazione significa creazione di un movimento rivoluzionario di massa seguendo le teorie di Marx e Lenin. Pertanto è pienamente valida ancora la parola d'ordine «Alle masse!» lanciata dal III Congresso mondiale.]


10. La bolscevizzazione e il lavoro nei sindacati


  La deviazione nella questione del lavoro dei comunisti in seno ai sindacati cela gravissimi pericoli per la causa dell'effettiva bolscevizzazione dei nostri partiti. In tutto il mondo capitalistico i sindacati sono la più importante forma di organizzazione di massa del proletariato. Senza dubbio, grandissimo valore hanno anche altre forme di organizzazione di massa (consigli di fabbrica e simili), e senza dubbio anch'esse hanno davanti a sé un grandissimo futuro rivoluzionario; ma soltanto ora queste nuove forme di organizzazione di massa cominciano a guadagnare il riconoscimento generale di ampie masse operaie. D'altra parte, tali forme di organizzazione di massa dell'intero proletariato, come i consigli, sono possibili soltanto all'inizio della rivoluzione. Credere che i comunisti nell'ambito del capitalismo possano improvvisare accanto ai sindacati un'altra qualsiasi forma di organizzazione operaia di massa significa abbandonare il terreno della realtà.


  [Come insegna il leninismo, i comunisti debbono lavorare anche nei sindacati più reazionari; il non averlo fatto è costato assai caro in Germania.]


  Una delle più importanti componenti della bolscevizzazione è il lavoro nei sindacati esistenti socialdemocratici o di altro genere (gialli, nazionalsocialisti, confessionali e fascisti); ad esso bisogna dedicare un'attenzione centuplicata rispetto al passato. Soltanto così sarà possibile spezzare il monopolio dei vertici riformisti nei sindacati. Soltanto così i sindacati potranno realmente liberarsi dall'influenza corruttrice del riformismo che cerca di neutralizzare la loro importanza di solido strumento per la lotta di classe. Naturalmente, tutto ciò va riferito an&che ai consigli di fabbrica là dove essi esistono o dove vi sia la possibilità di crearli a livello di massa.

  I comunisti accresceranno la loro influenza e acquisteranno autorità tra le masse operaie appunto battendosi per tutte le rivendicazioni concrete: aumento dei salari, difesa della giornata lavorativa di otto ore, lotta contro la disoccupazione, ecc., e ponendosi seriamente e coraggiosamente alla testa di tutti i conflitti, accanto alla classe operaia.


  [Per poter assumere un punto di vista corretto, essi devono esaminare con cura tutte le circostanze concrete relative a ogni lotta, sia per quanto concerne le fabbriche sia per quanto riguarda la situazione organizzativa dei sindacati e la volontà di lotta degli operai.]


11. La bolscevizzazione e la giusta tattica del fronte unico


  La bolscevizzazione dei partiti del Comintern non soltanto non esclude che si applichi la tattica del fronte unico, ma al contrario presuppone che i partiti la applichino. La capacità di accostarsi in modo corretto alle masse e di delineare con chiarezza i compiti dell'avanguardia rispetto all'intera classe, costituisce una delle caratteristiche essenziali del bolscevismo. La tattica del fronte unico era e resta esclusivamente un metodo di agitazione rivoluzionaria e di organizzazione delle masse, vale a dire di corretto avvicinamento dei comunisti alle grandi masse operaie in un determinato stadio di sviluppo, nel quale la socialdemocrazia ha ancora dietro di sé in parecchi paesi la maggioranza degli operai. La tattica del fronte unico non è affatto monopolio degli elemen&ti di destra del Comintern. Questi elementi possono rivendicare una cosa sola: il monopolio degli errori di opportunismo commessi nell'applicare la tattica del fronte unico. Tale tattica di per sé scaturisce invece propriamente dal leninismo.

  La lotta, appoggiata dal Comintern, per l'unità del movimento sindacale internazionale sarà al centro dei prossimi anni. L'idea dell'unità del movimento sindacale internazionale va guadagnando terreno in vasti settori delle masse operaie. Non è lontano il momento in cui questo problema diventerà il più scottante per ciascun sindacato in tutti i paesi.

  Per il momento, il Comintern sta appena muovendo i primi passi nell'applicare la tattica del fronte unico (ed in particolare la parola d'ordine del governo operaio e contadino, secondo l'interpretazione datane dal V Congresso mondiale). Il rifiuto di applicare la tattica del fronte unico è inconciliabile con la bolscevizzazione.


12. Bolscevizzazione e rivendicazioni parziali


  [Gli elementi «di estrema sinistra» rifiutano le rivendicazioni parziali, accettate invece dal leninismo.]


  I riformisti invece utilizzano ogni singola proposta di rivendicazioni parziali e con esse intendono surrogare la lotta realmente rivoluzionaria. I bolscevichi utilizzano ogni rivendicazione parziale per chiarire alle masse la necessità della rivoluzione, si servono di tali rivendicazioni per dimostrare alle masse, sulla base di dati concreti, l'impossibilità di un miglioramento, anche parzialmente effettivo e permanente, - tanto meno poi fondamentale, - della loro condizione qualora rimanga in piedi il potere del capitale. I bolscevichi collegano ogni rivendicazione concreta, capace di mobilitare le masse, alla prospettiva della lotta per la rivoluzione.


  [Rifiutare le rivendicazioni parziali equivale a rifiutare la tattica del fronte unico e quindi dell'avvicinamento alle masse. Del resto, sono proprio i riformisti a sabotare ogni lotta per le rivendicazioni parziali, che soltanto il partito comunista può portare avanti in modo coerente.]


13. Il lavoro tra gli operai appartenenti alla Seconda Internazionale
e all'Internazionale di Amsterdam


  Nella maggioranza dei paesi, la Seconda Internazionale e l'Internazionale di Amsterdam in un modo o nell'altro raccolgono nelle loro file strati ancora rilevanti di operai. Tra i compiti della bolscevizzazione dei nostri partiti vi è anche quello di svolgere un lavoro costante tra quei proletari che ancora appartengono alle organizzazioni a noi ostili. Ovviamente, i metodi per lavorare tra questi strati del proletariato non possono essere identici e dipendono in tutto e per tutto dalla situazione concreta di ciascun paese, anzi addirittura di ciascun settore professionale. Ma l'impegno a svolgere tale lavoro appartiene in eguale misura a tutti i partiti aderenti al Comintern.

14. La bolscevizzazione e il movimento giovanile


  [È necessario aumentare l'impegno verso il lavoro tra i giovani operai cresciuti durante la guerra e all'inizio dell'ondata rivoluzionaria.]


15. La bolscevizzazione e il lavoro tra le donne


  [Quanto più un movimento popolare è profondo tanto maggiore è la partecipazione ad esso delle donne lavoratrici. Al momento attuale il nostro lavoro in questo campo è insoddisfacente, e per questo è necessario attuare le deliberazioni del V Congresso in proposito.]


16. Il lavoro tra i disoccupati


  I partiti comunisti di tutto il mondo devono dedicare la più scrupolosa attenzione al lavoro tra i disoccupati. Dato l'atteggiamento assunto dalla borghesia e dalla socialdemocrazia rispetto ai milioni di disoccupati, i partiti comunisti, qualora dedichino la necessaria attenzione a questo problema, potranno acquistare un'influenza determinante in questo strato del proletariato.


17. La bolscevizzazione e la nostra stampa


  [Non è ammissibile che abbiamo tanti elettori comunisti e così pochi lettori della nostra stampa. Essa deve diventare stampa popolare, ed è quindi necessario prendere le misure adeguate in tal senso, giacché una stampa popolare è un'arma per la bolscevizzazione delle masse.]



IV. La bolscevizzazione e il problema
degli alleati del proletariato nella rivoluzione


18. Sugli alleati del proletariato nella rivoluzione


  La posizione di principio dei comunisti rispetto alla piccola borghesia, in quanto possibile alleata del proletariato nella rivoluzione, è stata esposta con chiarezza esauriente nelle opere classiche di Marx, Engels e Lenin, dal Manifesto del partito comunista fino agli ultimi scritti di Lenin.

  Uno dei compiti principali della bolscevizzazione consiste nel saper applicare questa posizione di principio ad ogni situazione concreta in cui ciascun partito comunista si trova volta per volta a combattere.

  Uno degli elementi più solidi del leninismo che hanno assicurato la vittoria del bolscevismo nella rivoluzione è sempre stata la sua capacità di garantirsi, per risolvere via via ogni problema concreto, l'appoggio di un determinato alleato: in Russia, ad esempio, l'alleanza con l'intera massa dei contadini contro lo zarismo, più tardi l'alleanza con determinati strati contadini contro la borghesia, e così via.

  Il leninismo ha sempre considerato che uno dei suoi compiti fondamentali fosse quello di risolvere nel modo più preciso e concreto il problema di individuare quali strati intermedi siano in grado, in ciascuna tappa dello sviluppo rivoluzionario, di diventare alleati del proletariato; di individuare quali siano cioè le rivendicazioni di fondo che in ogni situazione data ne fanno un alleato del proletariato.

  Proprio perché il leninismo si pone il problema della dittatura del proletariato come un compito quotidiano sul piano pratico e storico, esso ha portato in primo piano il problema dei possibili alleati della classe operaia nella rivoluzione come uno dei più importanti problemi tattici del presente.

  In linea generale, il leninismo suddivide la piccola borghesia in tre gruppi: determinati strati della piccola borghesia possono, e quindi devono, sia pure soltanto temporaneamente, essere conquistati come diretti alleati del proletariato; altri strati devono invece essere neutralizzati; altri ancora infine (gli strati superiori della piccola borghesia urbana e rurale) devono essere combattuti direttamente, per improrogabile necessità.

  Dato l'attuale rapporto di forze tra la borghesia e il proletariato, in parecchi paesi dell'Europa occidentale (ad esempio in Germania) considerevoli strati urbani di impiegati e funzionari inferiori, di tecnici, ecc. possono entro un certo grado diventare alleati del proletariato in lotta. In determinate circostanze tali strati possono sostenere in uno o nell'altro paese anche un ruolo pressapoco analogo a quello sostenuto dai contadini in Russia in determinate tappe della rivoluzione proletaria.

  Una delle più importanti componenti della bolscevizzazione è appunto una tattica corretta e adeguata nei riguardi di quegli strati intermedi della popolazione che oscillano tra il proletariato e la borghesia e che tuttavia, in una determinata situazione, possono in parte diventare compagni di strada della classe operaia.


19. La bolscevizzazione e la politica proletaria
nei confronti dei contadini


  Il partito bolscevico è un partito operaio. La dottrina della dittatura del proletariato è la dottrina fondamentale del bolscevismo. Tuttavia, il problema dei contadini in quanto classe molto vicina al proletariato e in quanto strato più importante tra i possibili alleati del proletariato nella rivoluzione riveste una importanza cardinale per il bolscevismo, tanto prima quanto dopo la conquista del potere da parte del proletariato.


  [Come dice Lenin, il proletariato diventerà la classe davvero rivoluzionaria soltanto quando agirà come avanguardia di tutti i lavoratori; quindi deve coinvolgere nella lotta anche i lavoratori delle campagne. A proposito dei contadini Lenin traccia nella risoluzione adottata dal II Congresso del Comintern alcune direttive di fondo. Egli distingue tre gruppi: i salariati agricoli, i semiproletari o contadini parcellizzati, che alternano il lavoro salariato a quello su piccolissimi fondi propri, e i piccoli contadini, che lavorano fondi propri o sono fittavoli, riuscendo appena a sostentare la propria famiglia e non impiegando mano d'opera estranea. Questi tre gruppi rappresentano la maggioranza della popolazione contadina in tutti i paesi e ciò garantisce il successo della rivoluzione proletaria anche nelle campagne. La bolscevizzazione dei partiti comunisti esige dunque un serio lavoro per attuare questa risoluzione.]


20. La bolscevizzazione e la politica proletaria
nella questione nazionale


  La questione nazionale nei paesi coloniali e semicoloniali - non soltanto in questi, peraltro - è in larga misura una questione contadina, in quanto in questi paesi i contadini rappresentano la maggioranza della popolazione. È dunque del tutto impossibile attuare la politica bolscevica nella questione coloniale senza impostare in modo corretto la questione nazionale.


  [Come dimostra l'esperienza degli ultimi anni, i comunisti hanno spesso sottovalutato la sua importanza, con conseguenze negative; così in Germania, nei Balcani, in Cecoslovacchia, India, Polonia, Gran Bretagna, ecc.]


V. I compiti concreti dei singoli partiti


21. I compiti concreti immediati dei singoli partiti


  [Per il PCR(b) essi consistono nella liquidazione definitiva del trotskismo e nello sviluppo degli elementi propri di una economia socialista. Per il CPGB sono il lavoro nei sindacati, l'agitazione contro le tendenze imperialistiche, la creazione di un'organizzazione di partito centralizzata e il fronte unico. Per il PCF, la campagna per l'unità sindacale e la creazione di ampi sindacati di massa, un più stretto contatto tra il partito e la CGTU, la creazione di un solido partito comunista di massa, il consolidamento dell'influenza sugli operai di Parigi e l'aumento di influenza su quelli di altri dipartimenti e sui contadini, la propaganda antimilitarista, il lavoro tra gli operai emigrati e nelle colonie. Per il KPD, la liquidazione degli errori «di sinistra» anche nella prassi, la costruzione di più solide basi per 1a propaganda, il fronte unico, una maggior attenzione dedicata all'organizzazione delle masse e al lavoro tra impiegati e funzionari, e altresì a quello tra i contadini, la diffusione della parola d'ordine «governo operaio e contadino», misure atte a garantire un sano sviluppo della vita del partito, la lotta contro nuove deviazioni, l'attuazione della linea politica del partito accompagnata da un'intensa opera di chiarificazione. Per il KSČ [2], il potenziamento della volontà di lotta nel partito e l'eliminazione dell'opportunismo regionale e delle tendenze di destra, la fusione di tutti i sindacati, il conseguimento dell'unanimità in organizzazioni delle grandi città, un maggior impegno nella questione giovanile, un'impostazione rivoluzionaria nel&la questione nazionale e contadina, la creazione di quadri di partito. Per il PCd'I, l'aumento dell'influenza su ampi strati di lavoratori, l'attuazione di sistematiche campagne politiche, la penetrazione più a fondo nei sindacati e la lotta per la loro unità, un'opera sistematica per creare e conquistare i consigli di fabbrica e per penetrare più saldamente nelle campagne, una maggiore attenzione all'ideologia marxista e la lotta contro tutte le deviazioni. Per il KPP [3], penetrare più in profondità nei sindacati e intensificare la campagna per la loro unità, affrontare in modo leninista il problema nazionale e contadino, creare un partito centralizzato. Lo stesso vale per la Cecoslovacchia, la Jugoslavia, ecc. Per il WPA [4], un lavoro più intenso nei sindacati, una fusione dei vari gruppi in un partito unitario, una miglior organizzazione dei lavoratori indigeni, il fronte unico. Per i partiti dei Balcani: chiarire la questione nazionale e contadina dal punto di vista del leninismo, creare organizzazioni contadine e nazionali, lottare per superare la clandestinità e rafforzare i partiti comunisti in condizioni di clandestinità, aumentare la loro influenza nei sindacati, superare le lotte di frazione e coordinare l'azione dei vari partiti comunisti rafforzando la Federazione comunista balcanica.]


22. La bolscevizzazione e l’agitazione antimonarchica


  [Non si deve rinunziare all'agitazione antimonarchica.]


23. La crescita numerica di parecchi partiti comunisti.
I partiti clandestini


  In una serie di paesi - Francia, Germania, Gran Bretagna, Cecoslovacchia, Italia, Svezia, Norvegia, Olanda e Stati Uniti d'America - i partiti comunisti oggi operano in condizioni tali che il numero dei loro membri avrebbe dovuto e potuto accrescersi in modo rilevante. Tale crescita numerica (la cui importanza viene talvolta sottovalutata dai dirigenti di partito) non soltanto non avrebbe impedito la bolscevizzazione dei partiti ma al contrario l'avrebbe potenziata.

  I partiti costretti ad operare in condizioni di clandestinità devono utilizzare tutti i mezzi per diffondere ed accrescere la loro influenza organizzata sui più ampi strati degli operai e contadini, sfruttando con la massima cura qualsiasi possibilità legale. Anche se è sommamente pericolosa qualsiasi illusione costituzionale, l'illusione cioè che attraverso un'attività legale tollerata dalla borghesia l'organizzazione clandestina diventi superflua, i partiti che operano nell'illegalità devono tuttavia sfruttare qualsiasi occasione anche temporanea per raccogliere gli operai simpatizzanti in organizzazioni - sia pure ancora fluide - e garantire al partito forme legali di agitazione e propaganda.


VI. La bolscevizzazione e le questioni organizzative


24. La bolscevizzazione e le questioni organizzative


  [Naturalmente la premessa risiede in una corretta politica bolscevica, soprattutto affinché si crei un corretto rapporto con le masse; ma i partiti devono disporre anche di una adeguata organizzazione.]


  La forma principale e fondamentale di organizzazione per qualsiasi partito bolscevico è la cellula nel luogo di lavoro. L'antico principio organizzativo, assunto dalla socialdemocrazia, secondo cui il partito viene costruito in base alle circoscrizioni elettorali tenendo presenti le necessità delle elezioni per il parlamento, è inaccettabile per i comunisti. Un vero partito bolscevico non può esistere se le basi della sua organizzazione non poggiano sulle cellule di fabbrica.

  Accanto a queste cellule e al lavoro in organizzazioni come i sindacati, i consigli di fabbrica, le cooperative di consumo, ecc., si può e si deve procedere alla creazione di una serie di organizzazioni ausiliarie al di fuori del partito: organizzazioni di inquilini, disoccupati e reduci (che comprendano però cellule comuniste). Ai fini della bolscevizzazione è necessario che i nostri partiti sfruttino qualsiasi possibilità per far si che la rete organizzativa sia la più fitta e articolata possibile. È necessario utilizzare qualsiasi questione corrente di qualche importanza per richiamare in vita questa o quella organizzazione ausiliaria, per quanto fluida e «libera» possa essere, purché abbia un'effettiva vitalità. L'iniziativa per creare simili organizzazioni deve essere presa dalla direzione dei partiti per il tramite dei loro iscritti, i quali dovranno quindi prendere in mano la guida delle organizzazioni stesse. I comunisti dovranno costituire all'interno di esse correnti comuniste e ricevere le direttive dalla direzione del partito.


  [Le direzioni dei partiti dovranno dedicare una particolare attenzione al lavoro delle cellule, istituire con esse un legame molto stretto, fornirle di istruzioni, elaborare e diffondere per esse il materiale e coinvolgerle nella trattazione e decisione di tutti i problemi politici, economici e di partito.


  La campagna per la riorganizzazione dei partiti sulla base delle cel&lule di fabbrica dovrà procedere vigorosamente, anche se non è ancora la vera bolscevizzazione.]


25. La bolscevizzazione e le risoluzioni del Comintern
sulle questioni organizzative


  [Circa la risoluzione del Comintern per le questioni organizzative, è necessario che ogni iscritto abbia il suo specifico incarico di lavoro, in quanto ciò è una delle premesse della bolscevizzazione.]


26. La bolscevizzazione e il problema dei quadri di partito


  Per creare un partito bolscevico, bisogna saper formare nel corso degli anni quadri di partito adeguati e forti. Tali quadri non si formano soltanto attraverso elezioni organizzate, ma soprattutto attraverso la selezione nel lavoro pratico. Tale processo di selezione dei quadri necessita di molto tempo. A partire dalle cellule di fabbrica fino alla direzione centrale, la selezione può avvenire soltanto attraverso una lunga e seria sperimentazione. Uno dei compiti importanti di ciascun partito comunista deve appunto consistere nel selezionare con la massima cura i quadri dirigenti, traendoli dalla massa dei lavoratori d'avanguardia che si siano distinti per la loro energia, le conoscenze, l'abilità e la devozione al partito. I quadri comunisti degli organizzatori operai debbono essere coltivati in modo che essi non partecipino alla preparazione della rivoluzione come «attività collaterale», ma entrino totalmente e sen&za riserve nella lotta rivoluzionaria e siano totalmente a disposizione del partito. L'organizzatore e il quadro operaio comunista non devono avere nulla in comune con i funzionari e impiegati «responsabili» socialdemocratici. L'organizzatore comunista deve vivere in mezzo alle masse - nella fabbrica, nell'azienda, nella miniera - e lavorarvi ed essere sempre pronto ad essere spostato da un momento all'altro dal partito là dove lo esigano gli interessi della causa. È necessario aiutare sistematicamente questi operai a diventare effettivi organizzatori delle masse operaie, dirigenti di partito e del sindacato.

  L'avanguardia ha un'importanza enorme. È del resto ovvio che potranno assolvere alla loro missione storica soltanto quell'avanguardia e quei quadri di partito che non soltanto a parole ma nei fatti sapran&no stabilire un legame con le grandi masse senza partito. Un partito comunista che non tenga conto di ciò e si chiuda in se stesso cesserà di essere un'avanguardia.

  Un obiettivo da raggiungere immediatamente è quello che gli organi dirigenti del partito assumano sempre più un carattere operaio. I dirigenti operai devono essere trattati con attenzione e prudenza; bisogna aiutarli e fornire loro la possibilità di lavorare da sé e di mettere se stessi alla prova in un lavoro di portata sempre maggiore.


27. La bolscevizzazione, la democrazia interna di partito
e la disciplina


  Il partito bolscevico non considera la democrazia interna dal punto di vista dei «principi» astratti.


  [Si tratta di un problema concreto e adeguato per ciascun partito.]


  Le forme dell'organizzazione interna di partito devono essere subordinate agli interessi supremi della lotta per la dittatura del proletariato. Ma quali che siano le circostanze, il partito comunista deve garantire una certa libertà di critica interna, lo spirito di uguaglianza tra i membri del partito, la correttezza da parte degli organi superiori nei confronti delle cellule ad essi subordinate, il principio dell'eleggibilità, ecc. Ciò corrisponde pienamente all'interesse di fondo: attivizzare l'intera massa del partito, coinvolgere tutti gli organi subordinati e tutte le cellule nella partecipazione alla vita politica e organizzativa del partito, e parimenti stimolare lo spirito di iniziativa degli operai all'interno del partito.

  Una ferrea disciplina proletaria è una delle più importanti premesse della bolscevizzazione. I partiti che hanno per insegna la «dittatura del proletariato» devono avere ben chiaro che non si può parlare di dittatura proletaria vittoriosa se manca nel partito una disciplina ferrea, quella disciplina che si conquista nel corso di anni e di decenni. Non si tratta, per i bolscevichi, di riecheggiare meccanicamente il frasario socialdemocratico sull'utilità della disciplina in generale, ma di comprendere che non si può fare la guerra civile, conquistare il potere politico e affermare e consolidare la dittatura proletaria senza la più rigorosa disciplina interna fondata sull'unanimità ideale; senza di essa, non è possibile riportare la vittoria nella guerra civile.


28. La bolscevizzazione e l'apparato di partito


  Un partito bolscevico centralizzato, compatto e rigorosamente organizzato è impossibile senza un adeguato apparato di partito.

  Al presente, alcune sezioni del Comintern possiedono un apparato quanto mai pesante, di dimensioni sproporzionate e perciò spesso buro&cratico. Altre, al contrario, non ne possiedono affatto.

  L'Esecutivo allargato dell'IC incarica il Presidium, unitamente all'Ufficio organizzativo e ai rappresentanti dei vari partiti di elaborare una serie di misure tali che consentano ai partiti del Comintern di crear&si un apparato adeguato alle necessità del loro lavoro.


29. La bolscevizzazione e l'autocritica


  La lotta contro quella che il compagno Lenin definiva «vanteria comunista», contro l'autocompiacimento e la presunzione nelle file dei comunisti è una delle più importanti premesse della bolscevizzazione. Una sana autocritica nelle proprie file, suggerita dall'interesse per le necessità della rivoluzione proletaria, una lotta contro la sopravvalutazione delle nostre forze e dei nostri successi (ma anche contro gli sfoghi piccolo-borghesi), una valutazione fredda e realistica delle for&ze dell'avversario: ecco gli elementi senza i quali non esiste una effettiva bolscevizzazione.


30. La pianificazione del lavoro
e il controllo della sua applicazione


  [Va sottolineata la necessità, per i partiti comunisti che operano in condizioni di legalità, di pianificare il lavoro, per concentrare efficacemen&te gli sforzi e attuare gli obiettivi proposti.]


VII. La bolscevizzazione
e la direzione internazionale


  La creazione di un partito comunista mondiale unitario, basato sul principio del centralismo democratico, esige un rigoroso impegno da parte di tutte le sezioni aderenti al Comintern. La bolscevizzazione è inconciliabile con tendenze separatistiche e federalistiche. Il partito mondiale del leninismo dev'essere solidamente saldato insieme non da una disciplina meccanica ma da una volontà e da un'azione unitarie. L'autonomismo, il settarismo di gruppo e la psicologia del circolo ristretto debbono essere in ogni caso eliminati. Ciascun partito del Comintern deve impegnare le sue forze migliori per la causa della direzione internazionale. Bisogna rendere le grandi masse consapevoli del fatto che nell'epoca attuale le grandi battaglie economiche e politiche della classe operaia possono essere vinte soltanto se in tutte le decisioni le masse vengono guidate da una centrale su scala internazionale [5].

  Nessun partito comunista deve indietreggiare di fronte al lavoro illegale. La clandestinità è una condizione nella quale molti partiti comunisti stanno attualmente operando e che nel periodo di intensificazione delle lotte sociali potrebbe estendersi a molti partiti del Comintern che oggi sono ancora legali.

  Ciascun partito comunista deve tenere conto della clandestinità come di una condizione possibile e probabile, e dev'essere preparato a passare al lavoro illegale. Qualora la situazione politica diventi particolarmente grave, esso deve prendere le misure che gli permettano di continuare la propria attività illegalmente una volta che la sua organizzazione venga proibita; deve tenere pronto tutto il proprio apparato illegale. Dev'essere però evitato ogni baloccamento non necessario con la clandestinità, e il partito deve difendere la propria legalità fino all'ultimo.

  D'altra parte i partiti che sono costretti ad operare nella clandestinità devono approfittare di ogni occasione che si presenti per svolgere attività legale ed estendere tale attività.

  Il partito non deve lasciarsi sfuggire alcuna forma di attività lgale (campagne elettorali, attività parlamentare, stampa legale, consigli di fabbrica, sindacati, associazioni culturali, cooperative, organizzazioni di assistenza ecc.). Le masse operaie e contadine devono abituarsi a proteggere gli spazi legali del loro partito e a far fronte ad ogni attacco della borghesia e dei socialtraditori contro questi spazi attraverso manifestazioni di massa (scioperi, dimostrazioni, ecc.).

  La base principale di un partito illegale è una stretta disciplina: ancora più stretta di quella che deve osservare un partito legale. Ma questa disciplina non dev'essere confusa con la burocratizzazione. Anche nella più completa clandestinità c'è sempre la possibilità di una democra&zia di partito, di una discussione libera e dell'elezione di tutti i rappresentanti del partito. Ogni limitazione non necessaria di questa democrazia provocherebbe la separazione del partito dalle masse, lo renderebbe pedante e lo trasformerebbe in una setta di cospiratori. Ma una volta che i funzionari di partito siano eletti, devono poter contare in tutte le loro attività sulla ferrea disciplina degli iscritti, e la discussione deve essere portata avanti solo fino al momento dell'azione, non oltre.


  [Nell'azione clandestina si richiedono metodi cospirativi adeguati. La selezione degli iscritti deve essere particolarmente severa e uno dei compiti principali diventa la lotta contro le spie e i provocatori.]


Note


[1] Testo tedesco (tranne l'ultima pagina come segnalato in nota) da Erweiterte Exekutiv (März-April 1925). Thesen und Resolutionen, Amburgo, 1925, pp. 7-47. Testo italiano da Aldo Agosti, La Terza Internazionale, storia documentaria, vol. II, Tomo I, pp.265-285, Editori Riuniti, Roma 1976
[2] Partito comunista di Cecoslovacchia
[3] Partito comunista di Polonia.
[4] Workers’ Party of America.
[5] Il testo tedesco si conclude qui. La parte che segue è stata tradotta dalle tesi quali furono pubblicate nell'opuscolo edito in inglese dal CPGB, Bolshevizing the Communist International, Londra, 1925, pp. 167 sgg. Questo importante completamento si deve a J. Degras, The Communist International 1919-1943. Documents, vol. II, p. 199.