Mao Zedong

Analisi delle classi nella società cinese [1]

marzo 1926


   Quali sono i nostri nemici e quali i nostri amici? La questione è di primaria importanza per la rivoluzione. Se nel passato tutte le lotte rivoluzionarie in Cina hanno avuto scarso successo, ciò si deve soprattutto all'incapacità dei rivoluzionari di unire intorno a sé i veri amici per attaccare i veri nemici. Il partito rivoluzionario è la guida delle masse, e mai una rivoluzione può evitare la sconfitta quando il partito rivoluzionario guida le masse su una falsa strada. Per essere certi di non portare le masse su una falsa strada e di conquistare la vittoria nella rivoluzione, dobbiamo assolutamente badare a unirci con i nostri veri amici per attaccare i nostri veri nemici. E per distin]]guere i veri amici dai veri nemici dobbiamo compiere un'analisi generale della condizione economica delle diverse classi della società cinese e del loro rispettivo atteggiamento verso la rivoluzione.

  Quale è la situazione delle varie classi nella società cinese?

  Classe dei proprietari fondiari e classe dei compradores [2]. In una Cina economicamente arretrata e semicoloniale, la classe dei proprietari fondiari e quella dei compradores costituiscono vere e proprie appendici della borghesia internazionale; l'esistenza e lo sviluppo di queste classi dipendono dall'imperialismo. Esse rappresentano i rapporti di produzione più arretrati e reazionari della Cina e ostacolano lo sviluppo delle forze produttive.  La loro esistenza è assolutamente incompatibile con gli scopi della rivoluzione cinese. I grandi proprietari fondiari e i grandi compradores, in particolare, si schierano sempre dalla parte dell'imperialismo e costituiscono il gruppo controrivoluzionario più estremista. I loro rappresentanti politici sono gli statalisti [3] e l'ala destra del Kuomintang.

  Media borghesia. Questa classe rappresenta i rapporti di produzione capitalistici nelle città e nelle campagne cinesi. Per media borghesia s'intende soprattutto la borghesia nazionale. Il suo atteggiamento verso la rivoluzione cinese è contraddittorio: quando risente dei colpi del capitale straniero e dell'oppressione dei signori della guerra, avverte il bisogno della rivoluzione e favorisce il movimento rivoluzionario contro l'imperialismo e i signori della guerra; diffida invece della rivoluzione quando intuisce che essa, con la risoluta partecipazione del proletariato cinese all'interno e l'appoggio attivo del proletariato internazionale all'esterno, mette in pericolo il suo sogno di raggiungere il livello della grande borghesia. In politica, è per la creazione di uno Stato dominato da una sola classe, la borghesia nazionale. Un tale, che si autodefinisce "vero discepolo" di Tai Chi-tao [4], ha scritto sul Chen Pao [5] di Pechino: "Alzate il pugno sinistro per schiacciare l'imperialismo e il destro per schiacciare il Partito comunista". Queste parole rivelano il dilemma e la paura della media borghesia. Essa è contraria a interpretare il principio del benessere del popolo, proclamato dal Kuomintang, secondo la teoria della lotta di classe, e si oppone alla politica del Kuomintang di alleanza con la Russia e all'ammissione nel Kuomintang dei comunisti' [6] e degli elementi di sinistra. Ma il suo tentativo di costituire uno Stato sotto il dominio della borghesia nazionale è assolutamente irrealizzabile, ora che la situazione mondiale è caratterizzata dalla lotta decisiva tra due forze gigantesche: la rivoluzione e la controrivoluzione. Ognuna di queste forze ha issato la sua bandiera: la bandiera rossa della rivo­luzione è stata innalzata dalla Terza Internazionale per chiamare a raccolta tutte le classi oppresse del mondo, la bandiera bianca della controrivoluzione è stata innalzata dalla Società delle Nazioni per unire tutti i controrivoluzionari del mondo. E' inevitabile che entro breve tempo si produca una scissione nelle classi intermedie: parte si schiererà a sinistra con la rivoluzione, parte a destra con la controrivo­luzione. La possibilità di conservare una posizione di "indipendenza" è esclusa. La concezione, cara alla media borghesia cinese, di una rivoluzione "indipendente" in cui sostenere il ruolo principale, è perciò pura illusione.

  Piccola borghesia. Appartengono alla piccola borghesia i contadini proprietari [7], i padroni di imprese artigianali, gli intellettuali degli strati inferiori - studenti, insegnanti delle scuole elementari e medie, funzionari e impiegati dei gradi inferiori, piccoli avvocati - e i piccoli commercianti. La piccola borghesia, sia dal punto di vista numerico che dal punto di vista della sua natura di classe, merita particolare attenzione. I contadini proprietari e i padroni di imprese artigianali sono impegnati in una produzione su scala ridotta. Benché tutti gli strati di questa classe si trovino nella stessa condizione economica piccolo-borghese, la piccola borghesia si può tuttavia suddividere in tre gruppi. Al primo gruppo appartengono coloro che hanno una certa quantità di denaro e cereali in eccedenza, ossia quelli che in un anno guadagnano, col lavoro manuale o intellettuale, poco più di quanto non consumino per soddisfare i propri bisogni. Il loro desiderio di arricchire è molto forte, e perciò s'inginocchiano pieni di devozione dinanzi allo “Eccellentissimo" Chao [8]. Pur non sognando grandi ricchezze, aspirano tuttavia a raggiungere il livello della media borghesia. Sono rosi dall'invidia alla vista del rispetto di cui sono circondate le persone ricche. Sono dei codardi: hanno paura delle autorità, ma hanno anche un po' paura della rivoluzione. Molto vicini per condizione economica alla media borghesia, sono inclini a credere alla sua propaganda e diffidano della rivoluzione. Questo gruppo costituisce una minoranza della piccola borghesia, di cui rappresenta l'ala destra. Il secondo gruppo è costituito da coloro che, in generale, possono soddisfare i propri bisogni. Costoro si distinguono notevolmente da quelli appartenenti al primo gruppo. Anch'essi sognano la ricchezza, ma lo "Eccellentissimo" Chao non appaga i loro desideri e inoltre, negli ultimi anni, l'oppressione e lo sfruttamento da parte dell'imperialismo, dei signori della guerra, dei proprietari fondiari feudali e della grande borghesia dei compradores li hanno costretti a rendersi conto che il mondo di oggi non è più quello di una volta. Si accorgono che oggi, pur lavorando come prima, non guadagnano abbastanza per vivere. Sono costretti perciò a prolungare la giornata lavorativa, sgobbare dalla mattina alla sera, raddoppiare gli sforzi. E allora cominciano a inveire: trattano gli stranieri come "diavoli stranieri", i signori della guerra come "ladri matricolati", i tuhao e i liehshen [9] come "scorticatori". Per quanto riguarda il movimento contro l'imperialismo e i signori della guerra, dubitano del suo successo finale (troppo grande, dicono, è la potenza degli stranieri e dei signori della guerra) e, piuttosto che prendervi parte senza convinzione, preferiscono restare neutrali; tuttavia non si oppongono in nessun modo alla rivoluzione. Questo gruppo è molto numeroso: rappresenta circa la metà della piccola borghesia. Il terzo gruppo comprende coloro che vedono di continuo peggiorare le proprie condizioni di vita. La maggior parte di essi appartenevano forse a famiglie agiate, poi si trovarono nella condizione di riuscire appena a sbarcare il lunario e ora vedono la loro situazione peggiorare di giorno in giorno. Quando alla fine dell'anno fanno i conti, esclamano spaventati: "Come? Di nuovo in deficit!". Eppure avevano conosciuto giorni migliori, ma ora, vedendo la situazione diventare ogni anno più critica, i debiti aumentare e la vita farsi sempre più misera, "tremano al solo pensiero del futuro". Le loro sofferenze morali sono particolarmente acute poiché è ancora vivo il ricordo di giorni migliori, tanto diversi da quelli presenti. Questo gruppo è abbastanza importante per il movimento rivoluzionario e forma una massa piuttosto numerosa. Esso rappresenta l'ala sinistra della piccola borghesia. In tempi normali questi tre gruppi della piccola borghesia hanno verso la rivoluzione un atteggiamento differente. Ma in tempo di guerra, nel periodo di ascesa della rivoluzione, quando già s'intravede l'alba della vittoria, alla rivoluzione prendono parte non solo gli elementi di sinistra, ma anche quelli di centro; e sono costretti a seguirla perfino gli elementi di destra, trascinati dalla grande ondata rivoluzionaria del proletariato e degli elementi di sinistra della piccola borghesia. Le esperienze del Movimento del 30 maggio 1925 [10] e del movimento contadino in varie località dimostrano la giustezza di questa affermazione.

  Semiproletariato. Per semiproletariato intendiamo: 1) la grande maggioranza dei contadini semiaffittuari [11]; 2) i contadini poveri; 3) i piccoli artigiani; 4) i commessi [12]; 5) i venditori ambulanti. La grande maggioranza dei contadini semiaffittuari e i contadini poveri costituiscono nelle campagne una massa enorme. La questione contadina è, in sostanza, la loro questione. I contadini semiaffittuari, i contadini poveri e i piccoli artigiani sono impegnati in una produzione tra le più ridotte.      Sebbene la grande maggioranza dei contadini semiaffittuari appartenga, come i contadini poveri, al semiproletariato, queste due categorie prese assieme possono, dal punto di vista della situazione economica, essere suddivise in tre gruppi: superiore, medio e inferiore. Per i contadini semiaffittuari la vita è più difficile che per i contadini proprietari, poiché il raccolto basta loro approssimativamente per sei mesi, e sono quindi costretti, per colmare questa deficienza di cereali, a prendere in affitto terra altrui, a vendere una parte della loro forza-lavoro o a dedicarsi al piccolo commercio. Alla fine della primavera e all'inizio dell'estate, quando il vecchio raccolto è ormai esaurito e il nuovo non ancora maturo, sono obbligati a contrarre debiti a interesse usuraio e a comprare cereali a prezzi elevati; le loro condizioni sono, naturalmente, peggiori di quelle dei contadini proprietari, che non dipendono da nessuno, ma comunque migliori di quelle dei contadini poveri. Questi, infatti, non disponendo di terra propria, lavorano terra altrui e ricevono in compenso del loro lavoro la metà, o anche meno, del raccolto della terra che hanno in affitto, mentre i contadini semiaffittuari, oltre a ricevere la metà o meno della metà del raccolto della terra che hanno in affitto, sono padroni di tutto il raccolto della propria terra. I contadini semiaffittuari sono perciò più rivoluzionari dei contadini proprietari, ma meno dei contadini poveri. I contadini poveri sono affittuari e vengono sfruttati dai proprietari fondiari. Essi, sulla base della condizione economica, possono essere divisi in due gruppi. Al primo gruppo appartengono coloro che hanno una quantità relativamente adeguata di attrezzi agricoli e una certa disponibilità di denaro. Ricevono circa la metà del frutto del loro lavoro annuo e suppliscono a ciò che loro manca dedicandosi alla coltura di cereali di secondaria importanza, alla pesca, all'allevamento del pollame e dei suini, o vendendo una parte della forza-lavoro, e riescono così, bene o male, a tirare avanti. Vivendo tra difficoltà e privazioni, sperano solo di poter giungere alla fine dell'anno. La loro vita è perciò più dura di quella dei contadini semiaffittuari, ma migliore di quella dei contadini poveri che appartengono al secondo gruppo. Sono più rivoluzionari dei contadini semiaffittuari, ma meno rivoluzionari dei contadini poveri del secondo gruppo. Questi ultimi difettano di attrezzi agricoli, non hanno denaro, nè concime a sufficienza, e i loro raccolti sono scarsi; pagato l'affitto, non resta quasi nulla e hanno quindi maggior bisogno di vendere una parte della loro forza-lavoro. Negli anni di carestia e nei mesi più difficili, si umiliano dinanzi a parenti e amici per ottenere in prestito qualche misura di grano necessaria a tirare avanti quattro o cinque giorni; i loro debiti crescono al punto da diventare un peso insopportabile. Questo gruppo di contadini poveri rappresenta la categoria più diseredata dei contadini ed è molto sensibile alla propaganda rivoluzionaria. Al semiproletariato assegniamo i piccoli artigiani perché, sebbene possiedano qualche primitivo mezzo di produzione ed esercitino una professione libera, sono anch'essi costretti a vendere spesso una parte della loro forza-lavoro; la loro condizione economica corrisponde approssimativamente a quella dei contadini poveri. L'onere delle spese familiari, la sperequazione fra i guadagni e il costo della vita, le continue privazioni e lo spettro della disoccupazione li accomunano ai contadini poveri. I commessi sono i lavoratori salariati delle imprese commerciali. Devono mantenere la famiglia con la loro misera paga, ma questa viene aumentata sì e no una volta nel corso di parecchi anni, mentre i prezzi salgono in continuazione; se, per caso, durante una conversazione si confidano, non fanno che lamentarsi della propria sorte. La loro condizione non è tanto differente da quella dei contadini poveri e dei piccoli artigiani; essi sono molto sensibili alla propaganda rivoluzionaria. I venditori ambulanti, sia che portino in giro le loro mercanzie con un bilanciere o che dispongano di una bancarella, posseggono un capitale insignificante e quel poco che guadagnano non basta per mangiare e vestirsi. Si trovano all'incirca nella stessa situazione dei contadini poveri e, come loro, vogliono una rivoluzione che cambi l'attuale stato di cose.

  Proletariato. Il proletariato industriale moderno conta circa due milioni di operai: non sono molti, e ciò è dovuto all'arretratezza economica della Cina. Questi due milioni di operai dell'industria sono, per la maggior parte, occupati in cinque settori: ferrovie, miniere, trasporti marittimi, industria tessile e cantieri navali; una parte notevole è costretta a un lavoro da schiavi in imprese appartenenti a capitalisti stranieri. Sebbene il proletariato industriale non sia molto numeroso, esso rappresenta le nuove forze produttive; è la classe più avanzata della Cina contemporanea, quella che è divenuta la forza dirigente del movimento rivoluzionario. Basta considerare la forza manifestatasi negli scioperi degli ultimi quattro anni - per esempio gli scioperi dei marittimi [13] e dei ferrovieri [14], dei minatori di Kailan e di Tsiaotso [15], lo sciopero di Shameen [16] e i grandi scioperi di Shanghai e di Hongkong [17] avvenuti in seguito all'Eccidio del 30 maggio - per rendersi conto di quanto sia grande la funzione del proletariato industriale nella rivoluzione cinese. Il proletariato industriale può avere una funzione così importante, in primo luogo grazie alla sua concentrazione: nessun altro settore della popolazione è così concentrato; in secondo luogo perché la sua condizione economica è fra le peggiori. Gli operai dell'industria non posseggono mezzi di produzione, dispongono soltanto delle braccia, non hanno nessuna speranza di arricchirsi e per di più sono trattati con estrema ferocia dagli imperialisti, dai signori della guerra e dalla borghesia; per questo, si battono particolarmente bene. I coolies delle città costituiscono anch'essi una forza da prendere in seria considerazione. Per la maggior parte sono scaricatori di porto e tiratori di risciò, altri bottinai, spazzini, ecc. I coolies non hanno nulla, tranne le braccia per lavorare. La loro condizione economica li avvicina agli operai dell'industria, dai quali differiscono soltanto per il grado di concentrazione e per la funzione che hanno nell'attività produttiva. In Cina, la moderna agricoltura capitalista è ancora poco sviluppata. Per proletariato agricolo s'intendono i braccianti che hanno un lavoro fisso, oppure a mese o a giornata. Costoro non possiedono né terra, né attrezzi agricoli, né denaro, e possono vivere solo vendendo la loro forza-lavoro. Fra tutti gli operai, sono quelli che hanno la giornata lavorativa più lunga e la paga più bassa, si trovano nelle condizioni peggiori e hanno la minor garanzia di occupazione. Questa parte della popolazione rurale sopporta le più dure privazioni e ha nel movimento contadino la stessa importanza dei contadini poveri.

  Esiste inoltre un sottoproletariato abbastanza esteso, composto di contadini che hanno perduto la terra e di operai artigiani che non trovano lavoro. Costoro conducono la più precaria delle esistenze. Questi elementi hanno ovunque società segrete, che in origine erano associazioni di mutuo soccorso nella lotta politica ed economica, come la "Società della triade" nel Fukien e nel Kwangtung, la "Società dei fratelli" nelle province dello Hunan, lo Hupeh, il Kweichow e il Szechuan, la "Società delle grandi spade" nelle province dello An-hwei, Honan e Shantung, la "Società per una vita razionale" nel Chihli [18] e nelle tre province del nord-est, e il "Clan verde" a Shanghai e in altre località [19]. L'atteggiamento da assumere verso questa categoria è uno dei problemi più difficili della Cina. Sono elementi capaci di lottare con grande coraggio, ma inclini ad azioni distruttive; se saranno ben diretti potranno diventare una forza rivoluzionaria.

  Per concludere, tutti i signori della guerra, i burocrati, la classe dei compradores e la classe dei grossi proprietari fondiari in combutta con l'imperialismo, come anche quella parte reazionaria degli intellettuali da essi dipendente, sono i nostri nemici. Il proletariato industriale è la forza dirigente della nostra rivoluzione. Tutto il semiproletariato e la piccola borghesia sono i nostri amici più stretti. Quanto alla media borghesia, sempre oscillante, l'ala destra può essere nostra nemica e l'ala sinistra nostra amica; ma dobbiamo sempre stare in guardia e non permettere a questa classe di creare confusione nelle nostre file.


Note


[1] Questo articolo fu scritto da Mao per combattere le due deviazioni esi­sten­ti allora nel Partito. I fautori della prima deviazione, rappresentati da Chen Tu-hsiu, si preoccupavano solo di collaborare con il Kuomin­tang e dimen­ticavano i contadini. Erano gli opportunisti di destra. I fau­to­ri della seconda deviazione, rappresentati da Chang Kuo-tao, prestavano atten­zio­ne solo al movimento operaio, dimenticando anch'essi i contadini. Erano gli opportunisti di "sinistra". I fautori di entrambe queste tendenze op­por­tunistiche si rendevano conto dell'insuffi­cienza del­le forze rivolu­zionarie, ma non sapevano dove cercare le forze indi­spen­sabili e dove trovare un alleato di massa. Mao dimostrò che l'alleato più numeroso e fedele del proletariato cinese erano i contadini, dando così una soluzione al problema riguardante il principale alleato della rivoluzione cinese. Affermò inoltre che la borghesia nazionale era una classe oscillante, previde che lo slancio della rivoluzione avrebbe provocato in essa una scissione e l'ala destra sarebbe passata dalla parte dell'imperialismo. Gli avvenimenti del 1927 confermarono questa previsione.
[2] In seguito all'invasione dell'imperialismo in Cina, i capitalisti stranieri assolda­rono dei cinesi perché servissero loro da agenti per l'aggressione economica; queste persone vennero chiamate compradores. La classe dei compradores era una borghesia direttamente al servizio dei capitalisti dei paesi imperialisti e da essi nutrita; aveva infiniti legami con le forze feudali del paese.
[3] Piccolo pugno di abietti politicanti fascisti che aveva organizzato la "Lega della gioventù statalista cinese", in seguito ribattezzata "Partito della gioventù cinese". Sovvenzionato dai vari raggruppamenti reazionari al potere, oltre che dagli imperialisti, esso si dedicò ad azioni contro­rivoluzionarie contro il Partito comunista cinese e l'Unione Sovietica.
[4] Tai Chi-tao, membro del Kuomintang, si occupava, insieme a Chiang Kai-shek, di speculazioni in borsa. Dopo la morte di Sun Yat-sen nel 1925, diresse una campagna anticomunista, preparando così ideologica­men­te il colpo di Stato controrivoluzionario del 1927. Per lunghi anni fu fedele lacchè di Chiang Kai-shek nelle attività controrivoluzionarie. Nel febbraio 1949, costatato che il dominio di Chiang Kai-shek sarebbe presto crollato e che la situazione era disperata, si tolse la vita.
[5] Organo dell'Associazione per lo studio del governo costituzionale, raggruppa­mento politico che appoggiava la dominazione dei signori della guerra del nord.
[6] Nel 1923, Sun Yat-sen, con l'aiuto dei comunisti cinesi, decise di riorganizzare il Kuomintang, di collaborare con il Partito comunista e di ammettere i comunisti nel Kuomintang. Nel gennaio 1924, al I Congresso nazionale del Kuomintang tenuto a Canton, formulò le tre politiche fondamentali: alleanza con la Russia, alleanza con il Partito comunista, appoggio ai contadini e agli operai. Ai lavori di questo congresso presero parte Mao Tse-dong, Li Ta-chao, Lin Po-chu, Chu Chiu-pai e altri compagni. La loro partecipazione esercitò una grande influenza, in quanto aiutò il Kuomintang a imboccare la strada della rivoluzione. Alcuni di essi furono eletti membri effettivi o supplenti del Comitato esecutivo centrale del Kuomintang.
[7] Mao si riferisce ai contadini medi.
[8] Chao Kung-ming, Dio della Ricchezza nella mitologia cinese.
[9] I tuhao erano proprietari fondiari, contadini ricchi, burocrati a riposo o persone facoltose che dettavano legge nelle campagne e nelle città. I liehshen erano gli elementi più colti e occupava­no una posi­zio­ne più elevata. Quali rappresentanti poli­ti­ci della classe dei proprietari fondiari, i tuhao e i liehshen dominavano le autorità locali, amministra­vano la giustizia senza alcun controllo, si lasciavano corrom­pe­re, condu­ce­vano una vita licenziosa, commette­vano soprusi e tiranneggiavano il popolo.
[10] Movimento antimperialista sviluppatosi in tutto il paese per protestare contro il massacro della popolazione cinese perpetrato dalla polizia inglese a Shanghai il 30 maggio 1925. Gli scioperi scoppiati nel maggio 1925 in molte fabbriche tessili giap­ponesi di Tsingtao e Shanghai assunsero enormi proporzioni.
[11] Mao si riferisce a quei contadini che lavoravano terra propria e terra presa in affitto e vivevano in povertà.
[12] Nella vecchia Cina i commessi si dividevano in diverse categorie. Il compagno Mao Tse-tung si riferisce qui alla maggioranza dei commessi; gli altri - quelli che appartenevano alle categorie inferiori - si trovavano nelle stesse condizioni econo­miche del proletariato.
[13] Si tratta degli scioperi dei marittimi di Hongkong e degli addetti ai trasporti fluviali dello Yangtse, all'inizio del 1922. Lo sciopero dei marittimi di Hongkong durò otto settimane; la lotta accanita e sanguinosa costrinse le autorità imperialiste inglesi di Hongkong ad aumentare i salari, ripristinare i sindacati, rilasciare gli operai arrestati e concedere sussidi alle famiglie degli operai uccisi. A questo sciopero seguì quello degli addetti ai trasporti fluviali dello Yangtse, che durò due settimane e terminò anch'esso con la vittoria degli scioperanti.
[14] Dopo la sua fondazione, avvenuta nel 1921, il Partito comunista cinese condusse un lavoro di organizzazione fra i ferrovieri; nel 1922-1923, sulle principali linee ferro­viarie del paese ebbe luogo, sotto la guida del Partito comunista, una lotta imperniata sugli scioperi. Il più noto fu lo sciopero generale dei ferrovieri della linea Pechino-Hankow, iniziato il 4 febbraio 1923, per conquistare la libertà di organizzazione del sindacato unificato. Il 7 febbraio, i signori della guerra del nord, Wu Pei-fu e Hsiao Yao-nan, appoggiati dall'imperialismo inglese, scatenarono contro gli operai in sciopero una feroce repressione, passata alla storia sotto il nome di "Eccidio del 7 febbraio".
[15] Con la denominazione generale di giacimenti carboniferi di Kailan s'intendono le miniere di Kaiping e Luanchow, nella provincia dello Hopei, che formano un grande bacino carbonifero nel quale erano occupati oltre 50.000 operai. Nel 1900, durante il Movimento dello Yi Ho Tuan, gli imperialisti inglesi si impadronirono delle miniere di Kaiping; gli imprenditori cinesi costituirono allora la Compagnia carbonifera di Luanchow, in seguito incorporata nell'Amministrazione generale delle miniere di Kailan. Entrambi i giacimenti passarono così nelle mani degli imperialisti inglesi. Lo sciopero di Kailan ebbe luogo nell'ottobre del 1922. Le miniere di Tsiaotso, nel nord della provincia dello Honan, erano assai note in Cina. Lo sciopero di Tsiaotso ebbe luogo dal 1° luglio al 9 agosto 1925.
[16] Shameen, concessione dell'imperialismo inglese a Canton. Nel luglio 1924, gli imperialisti inglesi che controllavano Shameen adottarono una nuova misura poliziesca, obbligando tutti i cittadini cinesi a esibire un documento personale con fotografia ogni qual volta entravano o uscivano dalla concessione. Questo obbligo non era esteso agli stranieri. Il 15 luglio, gli operai di Shameen scesero in sciopero per protestare contro tale provvedimento poliziesco e gli imperialisti inglesi furono costretti ad abolirlo.
[17] Dopo gli avvenimenti del 30 maggio 1925 di Shanghai, il 1° giugno scoppiò uno sciopero generale in questa città e il 19 dello stesso mese a Hongkong. A Shanghai vi furono oltre 200.000 scioperanti, a Hongkong 250.000. Lo sciopero generale di Hongkong, che fu appoggiato da tutto il popolo cinese, durò un anno e quattro mesi; fu lo sciopero generale più lungo che la storia del movimento operaio mondiale ricordi.
[18] Chihli, vecchio nome della provincia dello Hopei.
[19] La "Società della triade", la "Società dei fratelli", la "Società delle grandi spade", la "Società per una vita razionale", il "Clan verde" erano organizzazioni segrete di tipo primitivo con ramificazioni tra le masse popolari, composte soprattutto da contadini rovinati, artigiani disoccupati e sottoproletari. Nella Cina feudale, questi elementi erano spesso legati da pregiudizi religiosi. Una forma di organizzazione patriarcale regolava queste società dai differenti nomi; alcune possedevano armi. I loro membri si aiutavano reciprocamente nelle varie circostanze della vita e a un certo momento si servirono delle società per organizzare la lotta contro i loro oppressori: i burocrati e i proprietari fondiari. Tuttavia è evidente che queste organizzazioni retrograde non potevano offrire una via d'uscita ai contadini e agli artigiani. Spesso i proprietari fondiari e i despoti locali riuscivano senza difficoltà a controllarle e uti­lizzarle per i loro interessi; inoltre i membri di queste società erano inclini a compiere atti di vandalismo - ecco perché alcune di esse diventarono centri reazionari. Chiang Kai-shek se ne servì, nel suo colpo di Stato controrivoluzionario del 1927, per distruggere l'unità del popolo lavoratore e sabotare la rivoluzione. Da quando ebbe inizio il possente sviluppo delle forze del proletariato industriale moderno, i contadini, sotto la guida della classe operaia, crearono gradualmente organizzazioni di tipo completamente nuovo, e tali società primitive e arretrate perdettero ogni ragione d'essere.