Premessa

Ciò che stiamo pubblicando sull'URSS e la seconda guerra mondiale non può coprire ovviamente tutti gli aspetti della documentazione relativi alla vicenda. A noi interessa però che i compagni e le compagne si orientino sugli aspetti essenziali e li usino, non solo per dedicarsi a successivi approfondimenti, ma anche e soprattutto per avere strumenti di battaglia politica.

Ci sono due cose essenzialmente da mettere in chiaro. Una riguarda il modo in cui Stalin ha operato nel periodo '39-'41, cioè dallo scatenamento della guerra nazista in Europa fino all'invasione dell'URSS e la seconda sul significato della vittoria dell'Armata Rossa che va sottratta dal generico riferimento alla lotta antifascista e collegata invece al ruolo del partito comunista e delle istituzioni sovietiche.

Sul primo punto, nell'agitazione antistalinista vengono messe al centro due questioni: il patto Molotov-Ribbentrop e la pretesa impreparazione sovietica al momento dello scatenamento dell'operazione Barbarossa.

Sulla prima questione pubblichiamo uno scritto di Kurt Gossweiler che spiega le caratteristiche di questo accordo (i cui punti salienti furono pubblicati sulle Izvestia del 24 agosto 1939). Per quanto le anime belle del comunismo 'democratico' possano menare scandalo, il fatto che Stalin sia riuscito a dirottare la forza d'urto delle armate hitleriane, per due anni, verso occidente ha permesso all'Unione Sovietica di affrontare lo scontro in ben altre condizioni. Il famoso fronte antifascista è nato da questo e in occidente non sarebbe nato se la Germania avesse dedicato le sue attenzioni solo ad Est. La pubblicistica sui comportamenti di Francia, Inghilterra e Polonia verso l'URSS che proponeva il fronte antifascista è cosa ben nota.

A questa scelta di Stalin è collegato un comportamento militare che Kruscev ha stigmatizzato, nel famoso rapporto segreto, sostenendo che al momento dell'attacco tedesco l'esercito rosso era impreparato. Era impreparato l'esercito oppure c'era una valutazione politica di Stalin sul fatto che bisognasse avere un atteggiamento di estrema prudenza? Non si dimentichi che per fronteggiare l'operazione Barbarossa, in cui era impegnato il 75% del potenziale bellico tedesco, cioè una forza enorme, il dispositivo militare sovietico doveva non solo essere messo in posizione di attacco, ma anche prevedere le fasi successive, in termini tecnici, atte a contenere e distruggere l'avversario. Era compatibile tutto questo con un atteggiamento di prudenza? Non si dimentichi che l'Unione sovietica aveva già affrontato con successo una serie di prove, dalla guerra con la Finlandia al controllo dei paesi baltici che avevano messo i tedeschi sul chivalà. Fino a che punto era possibile spingere? Siamo ovviamente nel campo delle ipotesi che però vanno attentamente valutate e non lette con gli occhiali dell'antistalinismo.

Per la parte essenziale della vicenda dell'URSS nella seconda guerra mondiale in questa documentazione abbiamo ritenuto importante centrare l'attenzione su alcune date significative. L'operazione Barbarossa ha inizio il 22 giugno del 1941 e nonostante la pretesa 'impreparazione' già nel luglio, cioè un mese dopo, l'esercito tedesco è costretto a subire i primi seri contraccolpi, in particolare nell'area di Smolensk, cioè sulla strada di Mosca e alla fine è Hitler che per uscire dalle difficoltà cambia strategia e sostiene che l'occupazione della capitale sovietica non è essenziale. Si badi bene, il contenimento dell'attacco tedesco su Mosca non avviene con una improvvisata anche se tenace resistenza, ma con la manovra di interi corpi d'armata che dimostra i livelli di organizzazione militare dei sovietici. E questo a poco più di un mese da quella che viene definita Blitzkrieg.

L'altra documentazione che pubblichiamo, tratta dal 2° volume dell'opera L'URSS nella seconda guerra mondiale, edita in traduzione italiana dalla C.E.I nel 1966, riguarda la controffensiva che i sovietici sono stati in grado di condurre nell'inverno del 1941, a pochi mesi dall'invasione. Questa controffensiva riguardava tutto il fronte della guerra, da Leningrado all'Ucraina. Facendo il bilancio dei risultati conseguiti viene evidenziato che pur non essendo stati raggiunti obiettivi importanti, come la fine dell'assedio di Leningrado o la liberazione di Kiev, sul piano strategico si era ottenuto che i tedeschi non avessero più l'iniziativa e che il fronte di Mosca fosse allontanato di centinaia di chilometri verso ovest.

Il carattere assolutamente fantasioso delle accuse di Kruscev e in genere della mitologia antistaliniana e – al contrario – la lungimiranza dimostrata da Stalin, prima e dopo l'invasione, sul piano politico-diplomatico come su quello dell'organizzazione economica e morale della società e sul piano della strategia militare vera e propria, vengono dimostrate con accurata documentazione e grande chiarezza nel saggio di Domenico Losurdo. Emerge con nettezza come nella possibilità di bloccare fin dalle prime settimane il poderoso Blitzkrieg tedesco e di mobilitare tutte le risorse e le energie del popolo non ci fosse nulla di casuale e improvvisato.

E' Stalin stesso a mettere in evidenza tutto questo in un discorso pronunciato nel 1946, con cui chiudiamo questa raccolta. Abbiamo accennato al fronte antifascista. La vittoria dell'URSS contro i nazisti non fu una vittoria 'antifascista'. Fu la vittoria di uno stato socialista, diretto da Stalin, che aveva evidenziato le sue potenzialità militari e industriali e il suo rapporto col popolo sovietico.