Corea (RPDC)
Resistenza all'imperialismo
e socialismo nazional-popolare del Juche


I fatti di questi giorni di fine aprile 2017 stanno dimostrando che la Repubblica Popolare Democratica di Corea è un punto essenziale dell'equilibrio internazionale e non per l'ascendente teorico o il peso della sua economia, ma per la sua funzione geopolitica.

Dopo la guerra devastante del '50-53 condotta dagli americani sotto l'egida dell'ONU che provocò milioni di morti, ma che gli USA non riuscirono a vincere e lasciò la penisola coreana divisa al 38° parallelo, la RPDC ha resistito a tutte le difficoltà provocate dall'imperialismo e dai suoi alleati nell'area, Giappone e Corea del Sud.

Distruggere questo bastione, che l'imperialismo non ha potuto finora demolire, per modificare i rapporti di forza nell'area, è quindi una ossessione per gli USA, ma i dirigenti del Partito del Lavoro, con una tattica sapiente e una determinazione straordinaria, hanno saputo far fronte a tutte le minacce, dotandosi anche di un armamento nucleare. E' la politica del Songun, cioè della priorità della questione militare nella difesa del socialismo.

Nella storia del movimento comunista la Corea socialista riveste un ruolo importante, non solo per le sue vicende storiche, ma anche per il fatto che al momento dello scatenamento della controrivoluzione kruscioviana non si è fatta strumentalizzare in funzione anticinese e ha mantenuto la sua autonomia.

Qui pubblichiamo due testi importanti per valutare la posizione coreana: la Dichiarazione di Pyonyang del 1992 a difesa del socialismo, firmata subito dopo il crollo dell'URSS da moltissime organizzazioni comuniste (all'epoca c'era anche il Movimento per la Pace e il Socialismo di Nino Pasti) e un testo importante di Kim Jong Il del 1995 sulla linea del Partito del Lavoro di Corea.