4.
Corea, Cuba, Vietnam, Laos - resistenza e indipendenza

Premessa

L'obiettivo che l'imperialismo si era riproposto nel favorire la controrivoluzione nei paesi socialisti, anche se ha prodotto cumuli di macerie, non è stato raggiunto in modo globale. E' vero che il socialismo in Europa è crollato, dall'URSS a Berlino, ma l'andamento complessivo della situazione non ha riproposto una sorta di carta bianca su cui l'imperialismo a guida americana ha potuto disegnare a suo piacimento i propri confini.

In Europa, sicuramente, la bandiera a stelle e strisce è stata piantata attorno alla nuova Russia di Putin, grazie anche a quelle 'rivoluzioni arancioni' che hanno segnato il processo di 'democratizzazione' che è seguito alla liquidazione del sistema socialista. Ora i fautori riformisti del socialismo dal volto umano che hanno aperto i varchi alla NATO e alla UE, quando non si sono integrati nel nuovo sistema, vivono ai margini nei loro rispettivi paesi sotto il tallone delle leggi anticomuniste e dentro un meccanismo militare che ne fa le vittime sacrificali per un nuovo conflitto di cui la vicenda ucraina è un'anticipazione. Il boccone più ambito, l'assorbimento della Russia nel sistema occidentale sotto la guida degli USA e dell'Europa, non è stato però acquisito. Anzi, la dissoluzione dell'URSS ha trovato una controtendenza in un rilancio russo in Georgia, in Crimea e nella stessa Ucraina col Donbass e un riaprirsi della sua influenza anche nell'Europa dell'Est. Anche su altri versanti, in America latina e in oriente, la stabilizzazione imperialista non si è verificata. Non solo perchè la Cina ha continuato a crescere sul piano economico, militare e di influenza internazionale, ma anche perchè quelli che noi definiamo paesi socialisti che resistono all'omologazione, la Corea del Nord (RPDC), Cuba, Vietnam e Laos, continuano a rappresentare un polo di riferimento nelle aree geografiche in cui sono collocati. Soprattutto, dopo più di vent'anni da quando la bandiera rossa è stata ammainata sul Cremlino hanno dimostrato che, nonostante la controrivoluzione inaugurata da Kruscev, è possibile resistere.

Certamente resistere, in questi casi, non vuol dire avere la possibilità di cambiare i rapporti di forza, ma inserirsi nelle nuove contraddizioni con un ruolo alternativo. A cambiare veramente i rapporti di forza in modo consolidato ha provveduto invece lo sviluppo della Cina, sul piano economico, militare e nelle relazioni internazionali. Sicchè, mentre l'imperialismo occidentale a guida USA pensava di aver vinto la guerra fredda, liquidato il proprio antagonista e avviato una guerra di riconquista delle aree non omologate, i fantasmi del passato, seppure in altro modo, si sono di nuovo materializzati.

La Russia di Putin ha sfidato l'Europa e gli Stati Uniti quando il processo di disgregazione avviato da Gorbaciov e da Eltsin è stato fermato in Crimea, in Ucraina, in Georgia e perfino in Moldavia con la nascita della Transnistria. Mentre Cina e Vietnam mantengono una loro autonomia strategica nel contesto internazionale, la Corea del Nord e Cuba sono ancora impegnate in una lotta durissima contro il tentativo di liquidarle.

Riguardo a queste situazioni che sostanzialmente vengono rimosse nell'area degli imperialisti di sinistra che, in linea con la tradizione anticomunista le considerano una parte dell'attuale 'impero del male', noi riportiamo alcune considerazioni sul ruolo che svolgono e sul loro rapporto con la storia del movimento comunista. Contrariamente però a chi, definendosi comunista, usa la posizione dei paesi di cui stiamo parlando per stabilire una connessione politica e teorica, operando generalizzazioni che sono fuori del contesto, noi rimaniamo sul terreno della concreta valutazione di ciò che essi rappresentano realmente oggi.