Il fallimento
del Blitzkrieg tedesco:
la battaglia di Smolensk

Da "Smolensk, la porta di Mosca", in "L'URSS nella seconda guerra mondiale", vol. I, "1941: Blitzkrieg a Est", capitolo 4, Compagnia Edizioni Internazionali, Milano 1966, pp. 85-101.


L'Esercito rosso si attesta sul Dniepr - Le potenti controffen­sive sovietiche tra Smolensk e Vitebsk - Le prime crepe nel piano tedesco di "guerra lam­po" - L'uscita in campo, sul fronte di Smolensk, delle leg­gendarie "katiusce" - I piani dello stato maggiore tedesco sconvolti dal contrattacco so­vietico - Hitler rinuncia a pren­dere Mosca - La ristrutturazio­ne delle Forze Armate e degli Alti comandi sovietici - La mis­sione di Hopkins a Mosca e la firma di accordi militari anglo­sovietici.


Alla fine della prima settimana di guerra, il gruppo centrale delle armate naziste, puntando sul carattere improvviso del­l'aggressione e sulla scarsa pre­parazione delle truppe del di­stretto militare occidentale, aveva vinto le battaglie al con­fine e costretto le truppe so­vietiche a ritirarsi. Il Coman­do supremo dell'URSS decise di fermare il nemico lungo la Dvina occidentale e il Dniepr, utilizzando per la difesa ai fianchi del fronte occidentale le vecchie zone fortificate. Analizzando i più probabili progetti del nemico, il coman­do sovietico ritenne a ragione che gli sforzi delle truppe te­desche avrebbero teso a svilup­pare l'offensiva nelle tre prin­cipali direzioni strategiche, di cui la direzione occidentale (moscovita) era la più impor­tante, perché i risultati della lotta in questo settore avreb­bero esercitato un'influenza de­cisiva su tutto il corso delle operazioni belliche. Proprio per questo il Comando Supre­mo puntò sull'organizzazione della resistenza al centro del fronte tedesco-sovietico per ostacolare il più forte raggrup­pamento nemico, e ridurre le sue possibilità offensive nelle altre direzioni. Occorreva per questo combinare una difesa tenace con contrattacchi siste­matici, specialmente alle ali delle forze d'urto naziste e nei punti di contatto fra le armate.

Per creare un nuovo fronte di­fensivo nella direzione occiden­tale furono fatte avanzare dal­l'interno truppe fresche, unifi­cate nel gruppo d'armate della riserva del Comando Supremo.

L'operazione doveva essere ra­pida perché il nemico combat­teva già nella zona di Minsk e le forze fondamentali del Fron­te occidentale, profondamente aggirate dai corpi motorizzati di Hoth e Guderian, stavano abbandonando la punta di Bialistok per evitare di essere completamente circondate. Il 1° luglio il Comando Supre­mo decise d'includere le arma­te della sua riserva ed anche la XVI armata, che stava giun­gendo nella zona di Smolensk, nel Fronte occidentale, il cui comando fu affidato al Mare­sciallo Timoscenko, Commissa­rio del popolo per la difesa. Il 6 luglio le truppe della XX armata, guidate dal tenente ge­nerale P. A Kurockin, contrat­taccarono dalla zona a nord e a ovest dell'Orscia in direzione del fianco del 3° gruppo coraz­zato tedesco. Negli aspri com­battimenti che seguirono i cor­pi meccanizzati sovietici inflis­sero al nemico gravi perdite e verso mezzogiorno dell'8 luglio riuscirono a farlo indietreggia­re di 30-40 chilometri verso Lepel.

Si ebbero aspre battaglie an­che a sud, nella zona difesa dalla XXI armata, dove le trup­pe del 2° corpo corazzato tede­sco, avvicinatesi al Dniepr sul tratto compreso tra l'Orscia e Zholobin, furono costrette a fermarsi per la tenace resisten­za delle truppe sovietiche. Il Comitato centrale del Par­tito comunista e il governo so­vietico conoscevano bene le difficoltà in cui si trovava l'E­sercito rosso: per modificare la situazione al fronte, occor­reva impegnare non solo l'eser­cito, ma tutto il paese. In que­sto periodo il Comitato statale per la Difesa operò per un ra­pido sviluppo della produzione d'armamenti su larga scala, a cominciare dai cannoni anti­carro e dai pezzi antiaerei. Mentre venivano mobilitate le retrovie, il Comitato statale per la Difesa riorganizzava e rafforzava l'Esercito. L'espe­rienza di tre settimane di guer­ra e la situazione che si era creata al fronte verso la metà di luglio, rendevano necessaria una modifica del sistema di direzione dell'esercito, della struttura organizzativa delle varie armi e dei metodi del loro impiego. Le dimensioni colossali della lotta esigevano una direzione più elastica del­le truppe: era difficile dirigere i fronti da un solo Alto Co­mando. Il 10 luglio il Comi­tato statale per la Difesa sta­bilì di costituire tre Alti Co­mandi (vedi documento n. 1) e di trasformare lo Stato Mag­giore dell'Alto Comando in Sta­to Maggiore del Comando Su­premo, presieduto da Stalin. Dopo le prime gravi perdite di carri armati, era impensabile una rapida sostituzione dei re­parti distrutti. Lo Stato Mag­giore, con una direttiva del 15 luglio 1941, consigliò lo sciogli­mento dei corpi meccanizzati e la subordinazione delle divisio­ni corazzate ai Comandi di Ar­mata. Le divisioni motorizzate divennero divisioni di fucilie­ri, le armate vennero formate da cinque divisioni e i coman­di dei corpi di fucilieri venne­ro temporaneamente liquidati. Furono presi provvedimenti anche per la riorganizzazione il rafforzamento dell'aviazione. Nel complesso dei provvedi­menti intesi ad accrescere la capacità combattiva delle For­ze armate sovietiche, decisivo era il rafforzamento del mora­le e della consapevolezza poli­tica delle truppe: questo era l'obiettivo di tutto l'apparato politico e di partito nell'eser­cito e nella marina. All'inizio di luglio, quando le avanguardie della IV armata corazzata tedesca raggiunsero il medio corso della Dvina oc­cidentale e del Dniepr, non si erano ancora conclusi il con­centramento e il dispiegamen­to delle riserve di Stato Mag­giore incluse nel Fronte occi­dentale. Buona parte delle for­mazioni si trovava in cammi­no verso il fronte.

All'inizio del combattimento lungo la frontiera formata dal­la Dvina occidentale e dal Dniepr, il Fronte occidentale dispiegava ventiquattro divisio-sioni. Ogni divisione difendeva in media un tratto di 33 chilo­metri. In qualche zona l'am­piezza della fascia difensiva di una divisione arrivava a 70 chi­lometri. La profondità della fa­scia era scarsa a causa dell'in­sufficienza di forze. In qualche settore la difesa sovietica, non disponendo di sufficienti mezzi di artiglieria e non avendo un gran numero di installazioni non riusciva a opporsi ai carri armati. Le truppe del fronte non erano ancora al completo: mancavano uomini, armi e macchine. Il 10 luglio nelle di­visioni della prima linea si con­tavano appena 145 carri arma­ti. I cannoni e gli obici nelle truppe del fronte erano 3.800. Scarseggiavano sopratutto l'ar­tiglieria anticarro e la contrae­rea. Le forze aeree del Fronte occidentale comprendevano 389 apparecchi funzionanti e 112 da riparare [1].

Contro le truppe spiegate sul Fronte occidentale marciavano 28 divisioni tedesche del "Grup­po centrale" (12 divisioni di fanteria, 9 corazzate, 6 moto­rizzate, e 1 di cavalleria) e 1 brigata motorizzata, per un to­tale di 429.000 uomini, 1.040 car­ri armati e più di 6.600 canno­ni e obici [2]. La loro offensiva era appoggiata dalla 2ª flotta aerea, con più di 1.000 appa­recchi. Le truppe della seconda armata (35 divisioni della II e della IX armata) avrebbero rag­giunto il medio corso della Dvina occidentale e del Dniepr dopo la conclusione delle bat­taglie a occidente di Minsk. In questo periodo il comando nazista era convinto che le for­ze fondamentali dell'Esercito rosso, nella direzione centrale, fossero state annientate e che il comando sovietico avrebbe po­tuto schierare contro il "Grup­po centrale" delle armate tede­sche non più di 11 divisioni ef­ficienti. I nazisti contavano di distruggere rapidamente que­ste divisioni e avanzare senza ostacoli verso Mosca. L'11 lu­glio il generale Haider scrisse nel suo diario che il "fronte nemico, non avendo più nelle retrovie alcuna riserva, non può continuare a reggersi".

Ben presto però il comando tedesco dovette convincersi che i suoi calcoli erano sbagliati: dietro le truppe del fronte oc­cidentale il Comando Supremo sovietico stava già dispiegando una seconda linea d'armate di riserva, che al termine della battaglia di Smolensk avreb­bero sbarrato la strada alle truppe tedesche lanciate verso Mosca.

Il 10-11 luglio la IV armata co­razzata tedesca cominciò l'of­fensiva. Colpendo dalla zona di Vitebsk in direzione di Dukhovscina e, dalla zona a sud del­l'Orscia, in direzione di Elnja, i gruppi corazzati si sforzaro­no di spezzare il fronte occi­dentale, di circondare le trup­pe sovietiche, che coprivano Smolensk, e di impadronirsi della città. Nello stesso tempo il nemico sviluppò un'offensiva che partiva dalle piazzeforti della Dvina occidentale in di­rezione di Velikie Luki e di Roslavl.

Fin dai primi giorni di com­battimento la lotta raggiunse un'asprezza eccezionale. Nono­stante la superiorità delle for­ze tedesche in carri armati e aviazione, la resistenza fu dap­pertutto accanita. Agli attacchi del nemico le truppe sovietiche rispondevano contrattaccando. All'inizio della battaglia di Smolensk l'Esercito Rosso fu dotato di un'arma magnifica: l'artiglieria a reazione, che ven­ne usata per la prima volta nei combattimenti che si svolsero a nord-ovest di Smolensk nella zona assegnata alla XX armata. I soldati dell'Esercito rosso dettero agli obici a reazione lo affettuoso soprannome di "Ka­tiuscia".

«La nuova arma fu provata presso Rudnja, racconta il ma­resciallo A. I. Eremenco. Nella seconda metà del 15 luglio 1941 l'insolito rombo dei lanciamine a reazione squassò l'aria. Le mine salivano verso l'alto co­me comete dalla coda rossa. Le esplosioni fitte e potenti col­pirono la vista e l'udito col for­te rombo e col bagliore acce­cante.

L'effetto dell'esplosione con­temporanea di trecentoventi mine in dieci secondi superò tutte le aspettative. I soldati nemici si diedero alla fuga in preda al panico. Arretravano anche i nostri soldati che si trovavano in prima linea vici­no al luogo delle esplosioni (per conservare il segreto, nes­suno era stato preavvisato del­le prove). Questa fu una delle prime prove dei "R.S." sul cam­po di battaglia. Dopo questo esperimento inviai un rapporto al Comando Supremo, descri­vendo dettagliatamente i risul­tati. I soldati del fronte diede­ro di quest'arma il giudizio più favorevole».

Nelle battaglie sul Dniepr, in tutta la zona delle offensive il nemico trovò un fronte difen­sivo abbastanza organizzato, non ancora sufficientemente saldo, ma destinato a raffor­zarsi coll'avvicinarsi delle ri­serve dall'interno. Ma fin dai primi giorni della battaglia di Smolensk la XXII armata sovietica venne a tro­varsi in una posizione diffìcile.

Anche le truppe della XXVII armata continuavano a ritirar­si; e dall'11 luglio l'ala destra della XXII armata si trovò scoperta con la sinistra profon­damente aggirata dagli avver­sari, che avevano sfondato nel punto di congiuntura tra la XX e la XXII armata, in di­rezione di Vitebsk. Le unità e le formazioni che operavano al centro dell'armata continuava­no a combattere tenacemente nella zona fortificata di Polotsk, mantenendo una piazzaforte sulla riva sinistra della Dvina occidentale. Il 12 luglio il co­mando del gruppo settentrio­nale delle armate tedesche fece affluire nella zona dell'ala de­stra della XXII armata 5 sue divisioni, mentre 5 divisioni circa della IX armata del grup­po centrale delle armate tede­sche si avvicinavano al distret­to di Disna. Altri due raggrup­pamenti furono formati dal nemico nella zona a nord di Vitebsk e a sud di Polotsk. Complessivamente, contro le 6 divisioni della XXII armata so­vietica che si difendevano su un tratto di 280 chilometri, i nazisti avevano concentrato 16 divisioni che il 12-13 luglio at­taccarono la XXII armata. Di­sponendo di un'enorme supe­riorità di forze e di mezzi, il nemico sfondò la difesa delle truppe sovietiche a nord di Polotsk e il 16 luglio si impa­dronì di Nevel: si profilò il pe­ricolo dell'occupazione di Ve-likie Luki. Anche nella zona di Vitebsk, ove formazioni coraz­zate tedesche erano penetrate fin dal 9 luglio, la situazione era grave. Se questo sfondamento si fosse allargato, l'ala e le re­trovie delle forze principali del fronte occidentale in direzione di Smolensk sarebbero state esposte ai colpi. Perciò il co­mando del fronte ordinò alla XIX armata, che nel frattempo si era andata concentrando a est di Vitebsk, di respingere le truppe nemiche dai paraggi del­la città e d'organizzare una salda difesa.

Mentre la XIX armata respin­geva l'attacco del 3° gruppo co­razzato tedesco nella zona di Vitebsk, il 3° gruppo corazzato tedesco scatenò un'offensiva a sud e a nord di Moghilev. L'11 luglio queste truppe si impa­dronirono delle piazzeforti a sud dell'Orscia e nella zona di Bikov e all'alba del 12 luglio scatenarono un attacco verso Smolensk e Kricev, aggirando le ali della 13ª armata, che di­fendeva la frontiera del Dniepr nella zona di Moghilev e più a sud. La situazione era estrema­mente diffìcile. La XIII armata mantenne tenacemente le sue posizioni, ma si trovò ben pre­sto distaccata dalle forze prin­cipali dell'armata. Nella sacca si vennero a trovare le divisio­ni del 61° corpo fucilieri e ciò che rimaneva del 20° corpo meccanizzato. Con la sua eroi­ca resistenza questa formazio­ne, insieme con le divisioni del­l'ala destra della XXI armata, che continuava a contrattacca­re, frenò fino al 26 luglio l'of­fensiva del 2° gruppo corazzato tedesco su Roslavl. Le forze fondamentali della XIII arma­ta, che operavano a sud di Mo­ghilev, furono costrette ad ab­bandonare Kricev e a ritirarsi, protette dalle retroguardie, ver­so est e sud-est.

Mentre i nazisti, sfondato in alcuni tratti il fronte della di­fesa sovietica, sviluppavano la offensiva a est del Dniepr, le truppe sovietiche del fronte oc­cidentale rispondevano con un contrattacco della XXI armata in direzione di Bobruisk, met­tendo in pericolò le comunica­zioni del 2° gruppo corazzato, tedesco.

L'offensiva della XXI armata sovietica cominciò il 13 luglio. L'armata forzò il Dniepr, libe­rò le città di Rogaciov e Zhlo-bin e avanzò combattendo in direzione nord-occidentale ver­so Bobruisk, aggirando il rag­gruppamento nemico di Moghilev da ovest. Per respingere questo colpo, il nemico fu co­stretto a inviare nella zona di azione della XXI armata note­voli forze tolte da altre parti del fronte e dalle sue riserve. Nel corso dell'offensiva la XXI armata impegnò otto divisioni tedesche di fanteria e le dan­neggiò seriamente riuscendo così a indebolire sensibilmente l'ala destra del gruppo centra­le delle armate tedesche.

Continuavano intanto nella parte centrale del fronte acca­nite battaglie contro il princi­pale concentramento tedesco proteso verso Smolensk. Le truppe della XX armata dal 12 al 16 luglio contrattaccarono ininterrottamente il nemico, che le aveva aggirate alle ali dalla parte di Vitebsk e di Sclov, ma non furono poi in grado di contenere la crescen­te pressione delle formazioni subentranti della IX armata tedesca. Le divisioni corazzate nemiche oltrepassarono la XX armata e giunsero alle soglie di Smolensk. Il Comitato sta­tale per la Difesa ordinò al co­mandante in capo delle truppe del fronte occidentale di tene­re Smolensk: ma le forze a di­sposizione non erano sufficien­ti per coprire efficacemente la città. La difesa di Smolensk fu affidata alla XVI armata, che si era concentrata nella zona del­la città, ma che comprendeva soltanto due divisioni di fuci­lieri. Al tenente generale M. F. Lukin, che comandava la XVI armata, fu ordinato di agire immediatamente, di contrat­taccare nottetempo, di costitui­re gruppi molto mobili. Per la organizzazione della difesa e per gli spostamenti si consi­gliava di profittare dei corsi d'acqua e dei boschi. Ma il ra­pido sfondamento delle truppe corazzate tedesche in direzione di Smolensk impedì al coman­do della XVI armata di applica­re le direttive. Fin dal 14 luglio la 29ª divisione motorizzata del 2° gruppo corazzato nemico re­spinse alcune unità dell'arma­ta, che difendeva l'accesso alla città. Il giorno dopo il nemico, dopo un forte fuoco prepara­torio, riprese l'offensiva e pe­netrò nella parte meridionale di Smolensk. Si cominciò a combattere per le vie della cit­tà mentre sempre nuove unità rafforzavano le file nemiche. Il 15 luglio i tedeschi occuparono il ponte ferroviario sul Dniepr nella zona di Smolensk. Le bat­taglie di strada continuarono accanite fino alla sera del 16 luglio: il nemico aveva ormai conquistato la città.

Il pericolo di uno sfondamen­to tedesco in direzione di Mo­sca aumentava nettamente do­po la caduta di Smolensk: lo Stato Maggiore chiese al co­mando del Fronte occidentale di inviare contro le truppe te­desche lanciate all'offensiva una parte delle riserve. Nella zona compresa tra il lago Dvinie e Roslavl furono costi­tuiti sei corpi d'armata, che il 25 luglio comprendevano 20 di­visioni di cui 4 corazzate. Que­sti corpi avevano il compito di colpire lateralmente, partendo dalle zone di Belyi, Jartsevo e Roslavl, in direzione di Smo­lensk, di circondare le divisio­ni corazzate e motorizzate del nemico e, dopo averle liquida­te, di congiungersi a ovest di Smolensk con le forze fonda­mentali del fronte occidentale. Il comando tedesco era soddi­sfatto dei risultati dei primi giorni di combattimento sul Dniepr e nella zona di Smo­lensk, ma era allarmato dalla resistenza ostinata che le trup­pe sovietiche opponevano ovun­que. Le previsioni per cui, do­po la caduta di Smolensk, si sarebbe aperta la via verso Mosca, risultarono infondate. Anche a est di Smolensk l'E­sercito rosso continuava a op­porre al nemico una forte re­sistenza. Le armate dell'ala de­stra del fronte occidentale riu­scirono a contenere, malgrado le difficoltà eccezionali, la pres­sione nemica, mettendo in pe­ricolo l'ala del gruppo centrale delle armate tedesche. Contem­poraneamente la XXI armata del fronte occidentale continua­va l'offensiva in direzione di Bo­bruisk, minacciando le linee di comunicazione di quelle forma­zioni tedesche che avevano ol­trepassato il Dniepr. Il Quar-tier generale tedesco era poi ancor più preoccupato per la tenacia con cui le truppe so­vietiche rispondevano all'offen­siva del gruppo settentrionale e di quello meridionale delle armate naziste.

Presso Leningrado il 4° gruppo corazzato tedesco era stato fer­mato sul fiume Luga. La difesa delle truppe sovietiche del Fronte sud-occidentale presso Kiev continuava a impegnare tutta la VI armata e una parte delle forze del 1° gruppo coraz­zato dei nazisti. Anche se il gruppo centrale delle armate tedesche fosse riuscito a spez­zare la crescente resistenza so­vietica nella zona di Smolensk, l'offensiva su Mosca avrebbe continuato a presentare molte incognite, poiché la minaccia di un colpo dell'Esercito rosso ai lati sarebbe divenuta sempre più reale. In quei giorni Hitler espresse ripetutamente l'opi­nione che convenisse rinunzia­re all'ulteriore offensiva delle truppe corazzate in direzione di Mosca.

Nella seconda metà di luglio e all'inizio di agosto nella zona centrale del fronte sovietico-tedesco la tensione andò cre­scendo. La XXII armata sovie­tica, minacciata di aggiramento dal nord e sottoposta alla pres­sione di 4 divisioni dal sud, fu costretta a lasciare la zona for­tificata di Polotsk e ritirarsi verso nord-est. Il 20 luglio una divisione corazzata tedesca, sbucata nelle retrovie della XXII armata, riuscì ad impa­dronirsi di Velikie Luki. Il 21 luglio le truppe sovietiche della riserva, avvicinatesi, contrattac­carono il raggruppamento ne­mico, liberarono Velikie Luki e respinsero di nuovo i tedeschi verso sud-est. Il 27 luglio l'Eser­cito rosso era attestato lungo una linea che andava dal corso superiore del Lovat a Velikie Luki e di qui al lago Dvinie: questa frontiera fu mantenuta fino alla fine di agosto. I ten­tativi nemici di inviare da Ilino formazioni mobili nelle re­trovie della XXII armata furo­no sventati da un corpo della XXIX armata nel frattempo sopraggiunto. Tutti i tentativi del nemico di aggirare l'ala si­nistra delle truppe del fronte nord-occidentale fallirono. L'attenzione del comando tedesco e di quello sovietico conti­nuava a concentrarsi sulla zo­na di Smolensk. Il nemico, fat­te affluire truppe mobili nella zona di Jartsevo e a est di Smolensk, contava di accer­chiare e eliminare la XXII e la XVI armata che coprivano la direzione di Viazma. Si trattava di un nuovo tentativo nazista di aprirsi la via verso Mosca. Inoltre il comando tedesco pen­sava di far avanzare una divi­sione motorizzata dalla zona di Elnia in direzione di Doro-gobuzh.

Anche le truppe sovietiche si preparavano ad agire. In se­guito alla formazione nella se­conda metà di luglio di due focolai fondamentali della lot­ta del fronte occidentale (uno nella zona di Smolensk, l'altro lungo il Sozh e il basso corso della Beresina), il Comando Su­premo distaccò dal fronte oc­cidentale la XIII e la XXI arma­ta e il 24 luglio costituì con esse il Fronte centrale, comandato dal colonnello generale F. I. Kuznetsov. Lo Stato Maggiore considerava essenziale per il Fronte centrale la direzione Gomel - Bobruisk - Volkovsk. Vennero anche costituite le for­ze aeree del fronte centrale, comandate dal maggiore gene­rale dell'aviazione G. A. Voro-zhejkin, che contavano 136 aerei, di cui 75 in buono stato [3]. Il Comando Supremo limitò la zona del Fronte occidentale af­finché il suo comando potesse dirigere più da vicino le azioni delle truppe nella zona di Smo­lensk, il cui compito fondamen­tale era mantenere la zona. Le truppe del Fronte centrale do­vevano invece coprire salda­mente il punto di congiuntura del Fronte occidentale con quello sud-occidentale e contri­buire, operando attivamente nella direzione Gomel-Bobruisk. Seguendo le indicazioni del Co­mando Supremo, il 23 luglio le truppe del Fronte occidentale passarono all'offensiva da Ros­lavl e il 24-25 luglio dalle zone a sud di Belyi e Jartsevo, diri­gendosi verso Smolensk. Su Smolensk stessa dal nord e dal sud muoveva la XVI armata. Quasi tutte le formazioni aeree del Fronte occidentale e di quello di riserva e una parte dei bombardieri a lungo raggio d'azione furono impegnati nel­l'appoggio alle truppe avan­zanti.

Per mantenere Smolensk, il co­mando nazista fece avvicinare alla città altre due divisioni. Negli scontri successivi le trup­pe della XVI armata sovietica, che muovevano su Smolensk dal nord, riportarono notevoli successi. Il 27 luglio si erano impadronite della stazione e combattevano per liberare la parte settentrionale della città. Ma il nemico, che aveva sca­tenato un'offensiva nello stesso momento in cui il Fronte occi­dentale si era mosso, colpì la XVI e la XX armata nelle re­trovie e il 27 luglio le circondò nei paraggi settentrionali e oc­cidentali della città.

Il comando del Fronte occiden­tale dovette allora ordinare la cessazione dell'offensiva su Smolensk e organizzare l'usci­ta della XVI e della XX arma­ta dalla sacca. Con la collabo­razione del corpo d'armata di Rokossovskij, la maggior parte delle formazioni circondate uscì dalla morsa nemica e il 4-5 agosto si congiunse alle forze principali del fronte. Il tentativo del nemico di avan­zare alla fine di luglio nella di­rezione Elnia-Dorogobuzh fu sventato da un contrattacco dell'ala sinistra della XXIV ar­mata, comandata dal maggiore generale K. I. Rakutin. Le bat­taglie nella zona di Elnia furo­no caratterizzate da una ten­sione eccezionale.

Le truppe naziste subirono tali perdite di uomini e d'arma­menti che all'inizio d'agosto il comando del gruppo centrale delle armate tedesche fu co­stretto a discutere più volte se valesse la pena di conservare la punta avanzata di Elnia [4].

Il 1° agosto una formazione del­la XXVIII armata comandata dal tenente generale V. J. Ka-cialov, sviluppò un'offensiva da Roslavl verso Smolensk. Con­tro le 3 divisioni di questo gruppo il nemico lanciò due corpi d'armata e il 1° corpo mo­torizzato, complessivamente 9 divisioni che raggiunsero la zo­na di Roslavl, alle spalle della formazione sovietica, chiuden­dola in una sacca. Contro il raggruppamento tedesco che avanzava verso Roslavl furono allora inviate truppe della XLIII armata, che l'8 agosto fermarono l'offensiva tedesca sul Desna.

Nella zona del Fronte centrale la situazione delle truppe so­vietiche fino all'inizio d'agosto fu relativamente stabile. Dopo che il comando della II armata tedesca, fatte avvicinare le ri­serve, aveva respinto i colpi della XXI armata sovietica in direzione di Bobruisk e l'ave­va costretta a oltrepassare il Dniepr, fino al 1° agosto le trup­pe sovietiche mantennero il fronte lungo il Sozh, da Msti-slavl a Kricev, e fino all'8 ago­sto da Kricev a Propoisk. Inol­tre le truppe della XXI armata mantenevano una piazzaforte sulla riva destra del Dniepr, a occidente di Gomel. Con azioni continue danneggiarono seria­mente il gruppo centrale delle armate tedesche e costrinsero le sue formazioni d'urto a divi­dersi: il nemico non era più in grado di scatenare un'offensiva secondo il piano prestabilito. Così si concluse la prima fase decisiva della battaglia di Smo­lensk.

Il comando nazista si convinse che in quel momento, dato il notevole assottigliamento delle sue forze e la mancanza di ri­serve, non poteva continuare con successo l'offensiva in tut­te le direzioni: doveva quindi decidere le mosse successive. Poteva raccogliere tutte le for­ze e scatenare l'offensiva su Mosca, senza curarsi del ritar­do dei gruppi delle armate set­tentrionale e meridionale, co­me chiedeva il comando del gruppo centrale delle armate. Oppure, come proponeva Hi­tler, poteva rafforzare il Grup­po settentrionale e quello me­ridionale con formazioni del gruppo centrale, a cominciare da quelle corazzate, per colpi­re sui fianchi l'Esercito rosso e rendere più regolare la linea del fronte, impadronendosi di Leningrado, dell'Ucraina e del­la Crimea. Nel secondo caso l'offensiva su Mosca doveva es­sere rinviata: il comando delle forze terrestri riteneva che sen­za i carri armati l'offensiva su Mosca sarebbe costata molto cara e avrebbe addirittura po­tuto fallire [5].

Il comando nazista accarezzava da tempo l'idea di utilizzare le forze corazzate del "Gruppo centrale" per le operazioni dei gruppi settentrionale e meri­dionale. Se ne parlò ufficial­mente nella direttiva N. 33 del 19 luglio (vedi il documento N. 2). Dato il peggioramento della situazione nella zona di Smolensk, la realizzazione di questo piano veniva posta in relazione con lo sviluppo degli avvenimenti nella direzione ovest. Ma il "Gruppo setten­trionale" delle armate tedesche continuava ad essere fermo presso il fiume Luga e il punto di congiuntura del "Gruppo centrale" e di quello meridio­nale era minacciato. Hitler fu quindi costretto a firmare il 23 luglio un'aggiunta alla diret­tiva n. 33, ove si riconfermava la decisione d'aggregare il 3° gruppo corazzato al gruppo settentrionale delle armate (ve­di il documento n. 3). Il 3° gruppo corazzato doveva muo­vere all'offensiva verso nord­ovest per facilitare l'azione svolta dal gruppo settentriona­le delle armate tedesche che avevano il compito di circon­dare le truppe sovietiche nella zona di Leningrado. Quanto al 2° gruppo corazzato, si continuava a pensare di utilizzarlo per l'offensiva a sud. L'offensi­va su Mosca doveva compiersi senza l'appoggio dei carri ar­mati. Pochi giorni dopo la fir­ma di questi documenti il co­mando tedesco dovette però convincersi che i suoi progetti di sviluppo contemporaneo di un'offensiva in ogni direzione erano assolutamente privi di fondamento. Il 30 luglio fu dif­fusa la direttiva n. 34, con la quale il "Gruppo centrale" ri­cevette l'ordine di cessare l'of­fensiva su Mosca e di mettersi in posizione difensiva (vedere il documento n. 4). Hitler di­chiarò allora di non avere mai tenuto particolarmente a pren­dere Mosca poiché «per lui Mosca non era che una deno­minazione geografica», mentre «la presa di Leningrado, sim­bolo del bolscevismo fin dal 1917, poteva provocare la cata­strofe completa del regime so­vietico, già fortemente indebo­lito» [6].

Il 28 luglio Hitler dichiarò che per la Germania «la zona in­dustriale intorno a Kharkov era più importante di Mosca» [7]. Si trattava evidentemente di un tentativo di giustificazione degli insuccessi dell'offensiva delle truppe tedesche in dire­zione di Mosca per occultare i veri motivi che avevano por­tato a spostare verso sud una parte delle forze del gruppo centrale delle armate tedesche. In realtà questa operazione era stata resa indispensabile dalla necessità di prestare aiuto al "Gruppo meridionale", che era nell'impossibilità di arrivare al Dniepr e conquistare Kiev.

Il passaggio del "Gruppo cen­trale" alla difesa contrassegnò il fallimento del primo tenta­tivo del comando nazista di espugnare Mosca per assalto. Da quel momento cominciò una fase nuova della lotta non soltanto nella zona della batta­glia di Smolensk, ma lungo tutto il fronte sovietico-tedesco. Gli sforzi principali delle trup­pe tedesche vennero spostati sulle ali. Il comando del "Grup­po centrale" destinò 7 divisioni di fanteria e 2 divisioni coraz­zate a un'offensiva contro l'ala destra del fronte occidentale, le cui forze minacciavano il gruppo dal nord.

Contro le truppe del Fronte centrale dovevano operare le 25 divisioni della II armata e del 2° gruppo corazzato tede­sco. Alle armate fu assegnato il compito di eliminare il rag­gruppamento di forze sovieti­che nella zona di Gomel e di aiutare il gruppo meridionale delle armate tedesche in Ucrai­na. L'offensiva nazista contro il fronte centrale cominciò quasi contemporaneamente agli at­tacchi delle truppe del Fronte occidentale.

La XXX, la XIX e la XXIV ar­mata sovietiche, dispiegate dal­la Dvina occidentale a Jartsevo, passarono all'offensiva ai pri­mi d'agosto e nel corso del mese, a parte qualche interval­lo, colpirono ripetutamente la ala della IX armata tedesca, impegnando costantemente le sue forze in questa zona e non permettendole di destinarle ad altri settori. Le truppe della XVI armata, che muovevano dalla zona di Jartsevo, nella prima metà d'agosto allontana­rono i tedeschi da questa città e raggiunsero la riva orientale del Vop. Il nemico cominciò a rafforzare in fretta la riva orientale del fiume e a metà agosto vi aveva già allestito salde opere difensive.

Il 22 agosto i tedeschi attacca­rono con forza il punto di su­tura della XXII e della XXIX armata per penetrare nelle re­trovie delle forze sovietiche che si difendevano nella zona di Velikie Luki. Il giorno seguen­te riuscirono a circondare il nucleo centrale della XXII ar­mata, che dovette sottrarsi alla morsa ritirandosi verso est. Si ritirarono anche le truppe del­la XXIX armata. L'avanzata nemica venne poi fermata lun­go il corso superiore della Dvi­na occidentale.

Il 25 agosto il Comando Supre­mo indicò al Fronte occiden­tale, a quello di riserva e a quello di Briansk di passare all'attacco.

L'offensiva delle truppe so­vietiche, ai primi di settembre, fu per il nemico una vera sor­presa. Può valere per tutti lo esempio di come operò la XVI armata che, muovendosi il 31 agosto, forzò il Vop, e, nel cor­so di una settimana, costrinse una parte delle riserve nemi­che ad abbandonare Elnia con gravi perdite [8].

In quegli stessi giorni la XXIV armata, appoggiata attivamen­te dall'aviazione, rafforzò l'azio­ne della XVI armata, spezzò la resistenza nemica nella zona di Elnia, sconfìsse le divisioni te­desche che là operavano, e le respinse verso ovest. Il colpo definitivo al nemico nella zona di Elnia fu assestato nella not­te fra il 4 e il 5 settembre. Profittando dell'oscurità, le for­mazioni sovietiche attaccarono improvvisamente. I nazisti fug­girono in preda al panico, ab­bandonando le trincee e non curandosi dei cannoni, delle munizioni, dell'equipaggiamen­to e degli autoveicoli. La XXIV armata, sviluppando l'offensi­va, inseguì il nemico senza per­mettergli di attestarsi su linee intermedie. In 26 giorni di osti­nate e sanguinose battaglie il raggruppamento di truppe te­desche a Elnia fu completa­mente distrutto. Il 6 settembre su Elnia fu issata la bandiera sovietica.

Il nemico riuscì però ad atte­starsi su una linea preparata in precedenza; il 10 settembre le truppe del fronte occidenta­le, per ordine del Comando Su­premo, interruppero l'offensiva. Si concluse così la battaglia di Smolensk, nel corso della qua­le le truppe sovietiche diedero prova di eccezionale tenacia ed eroismo. Malgrado la superio­rità numerica delle forze nazi­ste, la loro ampia esperienza di guerra e il loro dominio del­l'aria, l'Esercito rosso non sol­tanto sostenne l'aggressione ne­mica, ma inflisse anche note­voli colpi. Benché in 2 mesi il "Gruppo centrale" delle arma­te tedesche fosse riuscito ad avanzare di 170-200 chilometri a oriente del Dniepr, il suo successo era assai inferiore a quello previsto dal comando nazista.

Nel corso della battaglia di Smolensk si formò la prima grossa crepa nel piano tedesco di "guerra lampo". Si manife­starono chiaramente gli errori degli strateghi nazisti nel va­lutare la potenza dello Stato sovietico e delle sue Forze Armate.

La battaglia che si sviluppò nella zona di Smolensk fu seguita con commozione da tutto il popolo sovietico. I lavoratori della regione di Smolensk contribuirono ai successi delle Forze Armate sovietiche: approntarono opere difensive, allestirono linee fortificate e piste di decollo e d'atterraggio degli aerei e intensificarono la difesa antiaerea della città. Nel corso di luglio e d'agosto 50.000 colcosiani, operai e impiegati lavorarono per allestire le fortificazioni. Il comitato del partito della regione di Smolensk continuò a dirigere la lotta dei lavoratori nelle retrovie nemiche. In agosto nella regione esistevano già 19 reparti partigiani, con 730 uomini. Nei giorni più difficili, mentre le orde naziste tentavano di piegare la resistenza delle trup­pe del fronte occidentale, il Comitato centrale del partito inviò alti funzionari del partito e dello Stato al fronte per raf­forzare l'apparato politico del­l'esercito. Tutto il lavoro poli­tico del partito nelle formazio­ni militari mirava a un solo fine: fermare il nemico, non permettere alle orde naziste di entrare a Mosca.

Attaccando l'Unione Sovietica, la Germania aveva contato di isolarla e persino di convince­re gli Stati occidentali ad agire con lei. Ma il tentativo nazista fallì. L'antinazismo nei paesi occidentali prevalse. La convin­zione che i progetti di Hitler erano diretti a colpire non solo l'URSS ma anche le "democra­zie occidentali" si fece strada e si affermò; non solo nelle opinioni pubbliche d'Inghilter­ra, Francia e America, ma an­che in larghissima parte dei circoli dirigenti di questi pae­si. Maturarono così le condi­zioni per la nascita della coali­zione antinazista, basata sulla unità d'azione dell'URSS, Gran Bretagna, America e i loro al­leati.

Da parte dell'URSS la posizio­ne fu chiara, immediatamente. Il governo sovietico fu subito dell'opinione che gli stati anti­nazisti potessero e dovessero allearsi, poiché tale alleanza era necessaria e vantaggiosa per tutti coloro che erano in­teressati alla disfatta del na­zismo.

All'inizio del luglio 1941 il go­verno sovietico propose all'In­ghilterra di concludere un'al­leanza per la lotta contro la Germania e i suoi alleati. Su questo tema si ebbero a Mosca trattative con l'ambasciatore inglese Stafford Cripps. Il 12 luglio 1941 venne firmato l'ac­cordo anglo-sovietico "Sulle azioni congiunte nella guerra contro la Germania" (vedi il documento n. 5). Questo fu il primo importante passo per la costituzione della coalizione an­tinazista.

Un mese dopo, il 16 agosto 1941, l'URSS e l'Inghilterra fir­marono l'accordo "Sul com­mercio, il credito e il clearing". Naturalmente le difficoltà non mancavano. La posizione anglo­americana di aiuto aperto e largo fu sempre condizionata da profonde riserve mentali, da una diffidenza antisovietica che non si dissipò mai, per tut­ta la durata del conflitto e, in certo modo, limitò la stessa portata dell'alleanza. Stipulato l'accordo con l'URSS, per esempio, il governo inglese re­spinse categoricamente tutte le richieste sovietiche riguardo ad un "secondo fronte", giusti­ficandosi ora con la mancanza di truppe, ora con l'insufficien­za di navi, ora con la potenza delle fortificazioni tedesche lun­go la costa francese.

Benché il 24 giugno 1941 Roose­velt avesse dichiarato d'appog­giare l'Unione Sovietica, anche il governo americano, nei pri­mi mesi di guerra, non prese provvedimenti per prestare un aiuto efficace all'URSS, mante­nendosi sostanzialmente in po­sizione di attesa. La legge del Lend-lease ("affitti e prestiti"), approvata dal Congresso degli Stati Uniti l'11 marzo 1941, (in base alla quale il governo ame­ricano poteva concedere in af­fitto o in prestito ad altri Stati materiali e merci di vario ge­nere necessari alla difesa) non fu applicata immediatamente all'Unione Sovietica. Le forni­ture americane all'URSS veni­vano compiute soltanto dietro pagamento immediato e offer­te a condizioni che per l'URSS spesso risultarono inaccettabili. Tuttavia fra gli stessi dirigenti americani non c'era unità sul­l'atteggiamento da tenere verso l'Unione Sovietica. I gruppi più vicini a Roosevelt, valutando realisticamente la situazione, chiedevano che si prestasse al­l'URSS un aiuto immediato.

Fin dal primo mese di guerra sul fronte russo, d'altra parte si chiarì l'inconsistenza delle previsioni di alcuni esperti mi­litari americani che prevedeva­no una rapida disfatta sovieti­ca. Convintosene, Roosevelt de­cise di inviare a Mosca il suo consigliere Hopkins per riceve­re informazioni obiettive.

Hopkins ebbe conversazioni con Stalin, con i responsabili del comando sovietico e con gli ambasciatori degli Stati Uniti e dell'Inghilterra a Mo­sca. Benché il problema delle forniture non venisse risolto definitivamente, il viaggio di Hopkins a Mosca ebbe conse­guenze positive. Studiata la si­tuazione sul posto, il rappre­sentante di Roosevelt maturò la convinzione che l'URSS avrebbe retto alla dura lotta. La missione di Hopkins contribuì al mutamento delle vedute americane e inglesi sulla capa­cità bellica dell'Unione Sovie­tica e migliorò le relazioni sovietico-americane. Lo storico americano Sherwood scrive che questa missione segnò «una svolta nei rapporti del­l'Inghilterra e degli Stati Uniti con l'Unione Sovietica per tut­ta la durata della guerra». Il 2 agosto 1941 il governo di Washington comunicò a Mosca d'aver deciso di « prestare ogni collaborazione economica pos­sibile al rafforzamento della Unione Sovietica nella lotta contro l'aggressione armata » (vedi il documento n. 6).

Mentre consolidava la collabo­razione con gli Stati Uniti e con l'Inghilterra, il governo so­vietico provvedeva anche a raf­forzare le relazioni coi popoli dei paesi occupati dai nazisti. Sin dalle prime settimane di guerra l'Unione Sovietica sta­bilì relazioni diplomatiche coi governi in esilio della Cecoslo­vacchia, della Polonia, del Bel­gio e della Norvegia.

L'importanza della politica del­l'URSS nei confronti dei paesi occupati si manifestò con par­ticolare chiarezza nel caso del­la Cecoslovacchia. Il governo inglese e quello francese, en­trati nel 1939 in guerra con la Germania, non avevano mai in­validato la loro firma dell'ac­cordo di Monaco, né avevano mai dichiarato di ritirare il lo­ro riconoscimento dell'occupa­zione tedesca della Cecoslovac­chia. Anche gli Stati Uniti d'A­merica si erano posti su tale posizione.

Da parte sua invece, l'Unione Sovietica non aveva mai rico­nosciuto il trattato di Monaco, non riconosceva l'occupazione e lo smembramento della Ce­coslovacchia. Il 16 luglio 1941 il governo sovietico, tenendo presente l'obiettiva estensione della coalizione antihitleriana propose al governo cecoslovac­co la conclusione di un accor­do. La proposta dell'URSS fu accolta con soddisfazione da tutti gli antinazisti cecoslovac­chi. L'accordo fu firmato il 18 luglio 1941.

L'accordo sovietico-cecoslovacco contemplava l'obbligo di aiuto e appoggio reciproco nel corso della guerra contro la Germania. L'URSS si impegna­va a contribuire quanto più fosse possibile alla liberazione del popolo cecoslovacco. Nel­l'accordo si parlava della co­stituzione di unità militari ce­coslovacche nel territorio del­l'URSS, che avrebbero operato sotto la direzione del comando sovietico. Le truppe cecoslo­vacche ricevettero così per la prima volta un riconoscimento ufficiale come forze armate di uno Stato alleato. Nell'autunno del 1941 a Buzuluk negli Urali fu formato il primo battaglione cecoslovacco.

Lo sviluppo delle relazioni sovietico-polacche fu assai più difficile. La politica antisovieti­ca del governo polacco in esi­lio, (il "governo di Londra"), trasformò la "questione polac­ca" in uno dei problemi più controversi nelle relazioni fra i membri della coalizione anti­nazista.

Il 5 luglio 1941 a Londra co­minciarono le trattative gover­native polacco-sovietiche. Il go­verno polacco chiese che la Unione Sovietica rinunciasse a quelle terre (bielorusse e ucrai­ne) che erano entrate a far parte dell'URSS nel 1939. Il go­verno inglese, che si era assun­to funzioni di mediatore, ap­poggiava le rivendicazioni ter­ritoriali degli emigrati polac­chi. Le trattative furono diffi­cili e complicate, corsero il pe­ricolo di finire in un vicolo cieco. Tuttavia il governo Sikorski finì per decidersi a fir­mare un trattato d'alleanza con l'URSS.

L'accordo fu firmato il 30 luglio 1941. Con esso le parti si im­pegnarono ad aiutarsi recipro­camente nella guerra contro la Germania. Era contemplata an­che la costituzione di un eser­cito polacco nel territorio del­l'URSS.

Fin dai primi giorni della se­conda guerra mondiale il gover­no sovietico si era messo in contatto col comitato naziona­le "Francia libera". Il 24 giu­gno, De Gaulle, presidente di questo comitato, dichiarò che «il popolo francese appoggiava quello russo nella lotta contro la Germania». Le successive conversazioni sovietico-francesi ebbero uno svolgimento posi­tivo e si conclusero il 27 set­tembre 1941 con uno scambio di note. Il governo sovietico riconobbe ufficialmente il co­mitato nazionale "Francia libe­ra" e si dichiarò pronto a pre­stare ogni aiuto ai patrioti francesi nella lotta comune contro la Germania nazista e i suoi alleati. Inoltre il governo sovietico si dichiarò risoluto a far sì che dopo la vittoria con­giunta contro il comune nemi­co «l'indipendenza e la gran­dezza della Francia fosse pie­namente ristabilita».

Note

[1]. Archivio del Ministero della Difesa dell'URSS, fondo n. 208 inventario n. 256.210, cartella n. 1, foglio n. 17.
[2]. Archivio dell'Istituto di Marxismo-Leninismo. Documenti e materiali della Sezione di Storia della grande guerra patriottica. Numero di inventario 9.606, pag. 190.
[3]. Archivio del Ministero della difesa dell'URSS, fondo n 226, inventario n. 663, cartella n. 3, foglio n. 10.
[4]. Archivio dell'Istituto di Marxismo-Leninismo. Documenti e materiali della Sezione di Storia della grande guerra patriottica. Numero di inventario 9.606, pag. 202.
[5]. The German campaign in Russia. Planning and Operations (1940-1942). Washington, 1955, pag. 54.
[6]. The German campaign in Russia, pag. 51.
[7]. Idem, pag. 57.
[8]. Si veda l'articolo di K.K. Rokossovskij, «La controffensiva di Jartsevo», fra le memorie pubblicate nel presente fascicolo.



Documenti


1
La costituzione del Comando Supremo diretto da Stalin

Dal decreto del 10 luglio 1941 del Consiglio Statale per la Difesa


Essendosi precisate le tre diret­trici fondamentali delle opera­zioni belliche, il Consiglio Sta­tale per la Difesa ha ordinato all'Alto Comando d'organizzare tre Alti Comandi per la lotta contro il nemico: quello nord­occidentale, quello occidentale e quello sud-occidentale. Il Maresciallo dell'Unione So­vietica Compagno K. Voroscilov è stato nominato coman­dante in capo delle truppe del­la direttrice nord-occidentale. Il Maresciallo dell'Unione So­vietica compagno S. Timoscenko, Commissario del Popolo per la difesa dell'URSS, è stato nominato comandante in capo delle truppe della direttrice occidentale.

Il Maresciallo dell'Unione So­vietica compagno S. Budionni è stato nominato comandante in capo delle truppe della di­rettrice sud-occidentale. I compagni Voroscilov, Timoscenko e Budionni hanno già as­sunto il comando delle truppe.

Nota
Con questo stesso de­creto del Comitato Statale per la Difesa l'Alto Comando è sta­to trasformato nel Comando Supremo, costituito dai compa­gni Stalin, presidente del Co­mitato Statale per la Difesa, Molotov, vicepresidente di tale comitato, Timoscenko, Budion­ni, Voroscilov e Sciaposnikov, Marescialli dell'Unione Sovieti­ca, e Zhukov, generale d'armata e Capo di Stato maggiore. (Pravda, 12 luglio 1945)



2
La direttiva di Hitler per la "guerra lampo"

Direttiva N. 33 sull'ulteriore condotta della guerra a oriente (Brani) Quartier Generale del Führer. 19 luglio 1941 N. 441230/1941 - Segretissimo


1. La seconda offensiva a orien­te si è conclusa con lo sfonda­mento della "Linea Stalin"[1] su tutto il fronte e con un'ulterio­re, profonda avanzata dei grup­pi corazzati in direzione orien­tale. Il gruppo centrale d'arma­te avrà bisogno di parecchio tempo per la liquidazione di forti raggruppamenti nemici, rimasti fra le nostre formazio­ni mobili.

Le azioni e la libertà di mano­vra dell'ala settentrionale del gruppo meridionale d'armate sono frenate dalle fortificazioni della città di Kiev e dalle azio­ni della V armata sovietica nelle retrovie.[2]

2. Lo scopo delle ulteriori ope­razioni deve consistere nel non permettere che grosse unità si ritirino all'interno del loro ter­ritorio e nell'annientarle. A tal fine devono essere presi provve­dimenti.

a) Fronte sud-orientale

... La disfatta della V armata può essere ottenuta con la mas­sima rapidità attraverso un'of­fensiva condotta in stretto coor­dinamento dall'ala meridionale del gruppo centrale d'armate e dall'ala settentrionale del grup­po meridionale di armate.

Nello stesso momento in cui le divisioni di fanteria del grup­po centrale [3] piegheranno verso la nuova direzione, entreranno in combattimento nuove forze, a cominciare da quelle mobi­li[4], dopo che avranno raggiun­to gli obiettivi che attualmen­te si pongono loro e dopo che si sarà provveduto al loro ap­provvigionamento e anche alla loro copertura dalla parte di Mosca. Queste forze avranno il compito di non permettere alle unità russe che si sono ritirate sulla riva orientale del Dniepr di ripiegare ulteriormente ver­so est e di annientarle.

b) Settore centrale del fronte orientale

Dopo l'annientamento delle nu­merose unità nemiche circondate e la soluzione del problema dei rifornimenti, il compito del­le truppe del gruppo centrale d'armate consisterà nel far sì che, mentre le forze di fante­ria continuano l'offensiva ver­so Mosca, le formazioni mobili che non parteciperanno all'of­fensiva sud-orientale oltre la li­nea del Dniepr [5] taglino la li­nea di comunicazione Mosca-Leningrado, coprendo in tal modo l'ala destra del gruppo settentrionale d'armate, che avanza su Leningrado...

F.to: Hitler

Note

[1]. Col nome di «Linea Stalin» qui s'intende la linea delle vecchie zone fortificate, che passava lungo la fron­tiera statale sovietica di prima del 1939. Al momento dell'inizio della seconda guerra mondiale ciò non costituiva una linea difensiva nel senso della parola. Quando i confini dell'URSS si erano spostati verso ovest e presso di essi era cominciato l'allestimento di nuove fortificazioni, le vecchie zone fortificate avevano perso la loro importanza prece­dente. Alcune erano state mantenute immutate, altre erano state persino disarmate. Le truppe non vi risiedevano. Per conseguenza, questa linea difensiva non poteva essere assolutamente para­gonata alla «Siegfried» o alla «Maginot». Parlandone pomposamente come di una «Linea Stalin», sfondata in seguito alla «seconda offensiva a orien­te», i dirigenti militari hitleriani esa­geravano consapevolmente il successo riportato dalle loro truppe all'inizio della guerra. Va notato inoltre che le truppe tedesche, pur avendo sfondato in numerose zone fortificate, ove le truppe sovietiche erano state inviate all'ultimo momento, non erano però riuscite ad entrare in altre, come quelle di Korostenki e Kiev (N.d.R.).
[2]. Le truppe della V armata del fronte sud-occidentale si difendevano nella zona fortificata di Korostenki; a metà di luglio esse compirono forti contrat­tacchi. In seguito alle loro azioni bel­liche, da 10 a 15 divisioni tedesche furono immobilizzate per quasi un mese e mezzo e non poterono essere utiliz­zate dal comando del gruppo meridio­nale d'armate per la presa di Kiev o per l'intensificazione dell'offensiva in direzione sud-orientale (N.d.R.).
[3]. S'intendono le divisioni di fanteria della II armata tedesca da campagna (N.d.R.).
[4].S'intendono le divisioni del 2° gruppo corazzato (N.d.R.).
[5]. S'intendono le divisioni del 3° gruppo corazzato (N.d.R.).



3
Keitel ordina: impadronirsi di Mosca

Supplemento alla direttiva N. 33 (Brani) - Quartier Generale del Führer. 23 luglio 1941 N. 442254/194 - Segretissimo


Dopo il rapporto del Coman­dante in capo delle forze terre­stri il 22 luglio il Führer ha or­dinato quanto segue, come supplemento ed ampliamento della direttiva N. 33.

1. Settore meridionale del fron­te orientale

Le forze nemiche che si trova­no ancora a ovest del Dniepr devono essere definitivamente sconfitte e completamente an­nientate. Appena la situazione operativa e materiale lo per­metterà, il primo e il secondo gruppo corazzato devono esse­re uniti sotto la direzione del comandante della IV armata corazzata [1] e, dopo l'occupazio­ne della regione industriale di Kharkov, devono intraprende­re, insieme con le divisioni di fanteria e di alpini che li seguo­no, un'offensiva oltre il Don verso il Caucaso. Il compito fondamentale della massa principale delle divisio­ni di fanteria è l'occupazione dell'Ucraina, della Crimea e del territorio della Federazione Russa fino al Don. Il servizio di occupazione nelle regioni a sud-est del Bug viene affidato alle truppe romene.

2. Settore centrale del fronte orientale

Dopo il miglioramento della si­tuazione nella regione di Smo­lensk e sul fianco meridionale, il gruppo centrale d'armate de­ve distruggere, con le forze suf­ficientemente potenti delle for­mazioni di fanteria d'entrambe le sue armate [2], le truppe ne­miche che rimangono fra Smo­lensk e Mosca, procedere per quanto possibile verso est con la sua ala sinistra e impadro­nirsi di Mosca.

Il terzo gruppo corazzato deve essere temporaneamente cedu­to al gruppo settentrionale di armate, affinché ne copra il fianco destro e collabori alla chiusura della morsa intorno al nemico nella zona di Lenin­grado.

Si prevede che poi, per l'adem­pimento del successivo compi­mento dell'offensiva verso il Volga, le formazioni mobili del terzo gruppo corazzato verran­no rinviate sulle posizioni pre­cedenti...

F.to: Keitel

Note

[1]. Il comando della IV armata corazzata che era stato costituito all'inizio di luglio con gli ufficiali che avevano comandato la IV armata da campagna e dal 3 al 28 luglio aveva compreso anche il secondo e il terzo gruppo coraz­zato. Dal 28 luglio il terzo gruppo corazzato operava nella stessa zona delle truppe della X armata e il se­condo gruppo corazzato compiva opera­zioni autonome (N.d.R.).
[2]. S'intendono la II e la IX armata da campagna (N.d.R.)



4
Hitler incassa il primo colpo: "mettersi sulla difensiva"

Direttiva N. 34 (Brani) - Quartier Generale del Führer. 30 luglio 1941 - N. 441298/1941 - Segretissimo


L'evolversi degli avvenimenti negli ultimi giorni, la comparsa di grandi forze nemiche davan­ti al fronte del gruppo centra­le ed alle sue ali, la situazione nel campo dei rifornimenti e la necessità di concedere al se­condo ed al terzo gruppo coraz­zato una decina di giorni per il completamento delle loro for­mazioni hanno imposto un tem­poraneo rinvio dell'adempimen­to dei compiti formulati nella direttiva N. 33 del 19 luglio e nel supplemento ad essa in da­ta 23 luglio.

In base a questo ordino quan­to segue.

1. Nel settore settentrionale del fronte orientale dovrà essere continuata l'offensiva in dire­zione di Leningrado, assestan­do il colpo principale fra il la­go Ilmen e Narva al fine di cir­condare Leningrado e entrare in contatto con l'esercito finlan­dese...

2. Il gruppo centrale d'armate si pone sulla difensiva, profit­tando delle zone che più si pre­stano a questo.

Ai fini della realizzazione delle successive operazioni offensive contro la XX armata sovietica, occorre occupare vantaggiose posizioni di partenza, compien­do eventualmente a tal fine ope­razioni offensive con obiettivi limitati. [1]

Il secondo e il terzo gruppo co­razzato dovranno essere disim­pegnati dai combattimenti ap­pena la situazione lo permette­rà e se ne dovranno completa­re rapidamente gli effettivi.

3. Nel settore meridionale del fronte le operazioni devono es­sere continuate per ora soltan­to con le forze del gruppo me­ridionale d'armate. Il fine di queste operazioni con­siste nell'eliminare grandi for­ze nemiche a occidente del Dniepr e nel creare le condizio­ni del successivo passaggio del 1° gruppo corazzato sulla riva orientale del Dniepr, mediante la conquista di piazzeforti nel­la zona di Kiev e a sud di essa. A occidente del Dniepr si do­vrà dare battaglia alla V ar­mata sovietica, che opera nel­la zona paludosa a nord-ovest di Kiev, ed annientarla. Si do­vrà prevenire tempestivamente il pericolo di uno sfondamento ad opera di questa armata in direzione settentrionale, al di là del Pripjat...

Quanto alle forze aeree, ordino quanto segue.

...2. Nel settore centrale del fronte il compito delle forze aeree che rimangono presso il gruppo centrale d'armate con­siste nel provvedere efficace­mente alla difesa antiaerea sul fronte della II e della IX arma­ta e nell'appoggiare l'offensiva delle loro truppe. Dovrà essere continuata l'offensiva aerea su Mosca...

F.to: Hitler

Note

[1]. La XXI armata del fronte centrale operava in direzione di Gomel e Bo-brujsk (N.d.R.).



5
Il primo accordo di guerra fra Mosca e Londra

Accordo sulle azioni congiunte del Governo dell'URSS e del Governo di Sua Maestà del Re­gno Unito nella guerra contro la Germania (Testo integrale)


Il Governo dell'URSS e il Go­verno di Sua Maestà del Regno Unito hanno concluso il presen­te accordo e dichiarano quan­to segue.

1. Entrambi i Governi s'impe­gnano reciprocamente a pre­starsi ogni sorta d'aiuto e di appoggio nella presente guerra contro la Germania hitleriana.

2. Essi inoltre s'impegnano per tutta la durata di questa guer­ra a non entrare in trattative e a non concludere armistizi né trattati di pace se non per comune consenso. Il presente accordo è stato fir­mato in due copie, ciascuna in russo e in inglese. Entrambi i testi hanno eguale validità.

Mosca 12 luglio 1941

Per il Governo dell'URSS
il Vi­cepresidente del Consiglio dei commissari del Popolo del­l'URSS e Commissario del Po­polo per gli affari esteri
V. Molotov

Per il Governo di Sua Maestà del Regno Unito
il Ministro Ple­nipotenziario di Sua Maestà nell'URSS
Stafford Cripps



6
Sumner Welles: "Vi aiuteremo..."

Comunicazione del Governo degli USA a quello sovietico sulla collaborazione economica coll'URSS (Brani)


A Sua Eccellenza K. A. Umanskij,
Ministro Plenipotenziario dell'URSS negli USA
Washington 2 agosto 1941

Le comunico con soddisfazione che il Governo degli Stati Uni­ti ha deciso d'offrire la massi­ma collaborazione economica possibile per il rafforzamento dell'Unione Sovietica nella lot­ta contro l'aggressione armata. Questa decisione è dettata dal­la convinzione del Governo de­gli Stati Uniti che il rafforza­mento della resistenza armata dell'Unione Sovietica contro l'attacco brigantesco dell'ag­gressore, che non minaccia sol­tanto la sicurezza e l'indipen­denza dell'Unione Sovietica, ma di tutti i popoli, risponda agli interessi della difesa statale de­gli USA...

Al fine di facilitare la presta­zione della collaborazione eco­nomica all'Unione Sovietica, il Dipartimento di Stato concede licenze illimitate d'esportazione nell'Unione Sovietica di nume­rose merci e materiali necessa­ri per il rafforzamento della di­fesa dell'Unione Sovietica, in armonia coi principi applicati per la fornitura di tali merci e materiali per identici fini agli altri paesi che resistono all'ag­gressione...

Mi creda, caro Umanskij, sin­ceramente suo
Sumner Welles
Segretario di Stato interinale degli USA