La controrivoluzione in URSS e il movimento comunista internazionale

1. La Cina
"Viva il leninismo" (1960)

Premessa

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A partire dalla morte di Stalin e con la fucilazione di Beria i partiti comunisti dei vari paesi a vevano già capito che la situazione si era messa in movimento in URSS e dentro il PCUS, ma ignoravano sicuramente la portata degli avvenimenti che li avrebbero coinvolti e in definitiva sostanzialmente travolti.

E' con il XX congresso che la svolta che si andava preparando si è esplicitata nei suoi contenuti. Non si era trattato solamente della demolizione di Stalin, ma anche dell'affermazione di princípi teorici che modificavano quella che da Lenin in poi era stata la linea guida dei comunisti di tutto il mondo. Dittatura del proletariato, coesistenza pacifica e passaggio pacifico al socialismo furono difatti i corollari della destalizzazione invocata da Kruscev. E su tutte queste questioni si accese il dibattito nel movimento comunista internazionale.

Ad attaccare furono il Partito comunista cinese e il Partito del lavoro albanese che espressero su Stalin una posizione diversa da quella di Kruscev. Su questo abbiamo riportato nella prima parte della nostra documentazione [Strumenti n.18 - qui] lo scritto Sulla questione di Stalin pubblicato il 13 settembre 1963 dal Quotidiano del Popolo e da Bandiera Rossa in risposta alla Lettera Aperta del Comitato Centrale del Partito Comunista dell'Unione Sovietica

Sulle tre questioni che abbiamo indicato più sopra, dittatura del proletariato, coesistenza pacifica e passaggio pacifico al socialismo apparve su Bandiera rossa di Pechino del 18 aprile 1960 un importante scritto intitolato Viva il Leninismo teso a dimostrare, sulla base delle posizioni di Marx e di Lenin, che i 'revisionisti moderni' capovolgevano il punto di vista scientifico dei fondatori del comunismo.

Esplicitamente veniva chiamato in causa Tito, ma era evidente che la valutazione cinese era molto più estensiva e partiva da ciò che era stato detto al XX congresso del PCUS e dai fautori della svolta nel movimento comunista internazionale.

Il testo pubblicato da Bandiera Rossa è un documento importante, non solo per la riaffermazione dei princípi teorici di Marx e di Lenin quanto per il modo in cui i cinesi affrontano le questioni.

Sulla dittatura del proletariato, legata alla posizione di Stalin nel periodo 1924-1953, il Partito comunista cinese non si limita a contestare il giudizio storico che scaturisce dal famigerato rapporto segreto di Kruscev, ma ricorda ai 'revisionisti moderni' che essa è una condizione necessaria per la trasformazione della società capitalistica. Lenin sulla famosa 'parolina' di Marx aveva impiantato tutta la sua polemica col 'rinnegato Kautsky'.

Importante è anche il modo in cui vengono affrontate le due altre questioni, coesistenza pacifica e passaggio pacifico al socialismo. I cinesi dicono: noi non siamo contro la coesistenza pacifica, ma non illudiamoci sulle caratteristiche dell'imperialismo. Lottiamo per la pace, ma non siamo pacifisti. Sul passaggio pacifico al socialismo, a parte alcune importanti precisazioni storiche sul punto di vista di Marx ed Engels, i cinesi mettono in evidenza che storicamente non si sono mai verificate trasformazioni sociali rivoluzionarie senza l'uso della violenza, secondo il principio che nessuna classe ha mai abbandonato il potere pacificamente anche se la specificità dei processi rivoluzionari varia da paese a paese.

L'importante è capire ciò che Lenin ha scritto in Stato e Rivoluzione e trarne le dovute conseguenze.

Il dibattito dunque nel movimento comunista internazionale non riguarda più il culto della personalità, ma esprime un dissenso profondo sulle questioni strategiche e dimostra che la denuncia dei 'crimini' di Stalin, cioè in realtà dell'esercizio della dittatura rivoluzionaria, è solo un paravento per un approdo liquidatorio della rivoluzione socialista in URSS.