Risoluzione del IV Congresso
sulla questione dei negri

(30 novembre 1922)

Testo ripreso da Thesen und Resolutionen des IV. Weltkongresses, pp. 52-54, in traduzione italiana da Aldo Agosti, La Terza Internazionale - Storia documentaria, vol I,2, pp.804-807


Durante e dopo la guerra tra i popoli coloniali e semicoloniali si è sviluppato un movimento di rivolta contro il potere del capitale mon­diale, movimento che prosegue vittoriosamente. La penetrazione e co­lonizzazione intensiva dei territori abitati dalla razza negra costitui­scono l'ultimo, grande problema dalla cui soluzione dipende l'ulte­riore sviluppo del capitalismo stesso. Il capitalismo francese ha rico­nosciuto apertamente che l'imperialismo francese postbellico potrà reg­gersi soltanto grazie alla creazione di un impero franco-africano, col­legato alla madrepatria da una ferrovia trans-sahariana. I magnati della finanza americana (che negli Stati Uniti sfruttano già 12 milioni di negri) hanno ora intrapreso la penetrazione pacifica dell'Africa. La Gran Bretagna nutre il timore che la sua posizione in Africa venga minata, come emerge chiaramente dai mezzi estremi che sono stati impiegati per reprimere gli scioperi (Sudafrica). Come nell'oceano Pacifico, in conseguenza della gara tra le potenze imperialistiche locali, il pericolo di una nuova guerra mondiale si è fatto acuto, così esistono minacciosi elementi che fanno temere che l'Africa diventerà l'oggetto delle loro rivalità. Per di più, la guerra, la rivoluzione russa e i grandi movimenti insurrezionali delle popolazioni asiatiche e musulmane contro l'impe­rialismo hanno ridestato la coscienza di razza di milioni di negri, che da secoli sono oppressi e umiliati dal capitalismo non soltanto in Africa ma, e forse più ancora, in America.

La storia del negro in America lo ha messo in condizioni di sostenere un ruolo importante nella lotta di liberazione dell'intera razza africana. Trecento anni or sono il negro americano fu strappato dalla sua patria, imbarcato nei vascelli negrieri in condizioni orrende e inde­scrivibili e venduto schiavo. Per 250 anni egli ha lavorato come schiavo sotto la frusta del sorvegliante americano. La sua forza-lavoro abbatté i boschi, costruì le strade, coltivò il cotone, piazzò i binari delle ferrovie e arricchì l'aristocrazia del Sud. La miseria, l'ignoranza, l'umiliazione e l'abbandono furono il suo salario. Il negro non fu uno schiavo remis­sivo: la sua storia parla di rivolte, tumulti e metodi sotterranei per conquistare la libertà. Ma tutte le sue lotte furono represse barbara­mente. Fu costretto con la tortura a sottomettersi e la stampa borghese e la religione proclamarono che la sua schiavitù era giustificata. Ma la schiavitù divenne poi un ostacolo sulla via dello sviluppo dell'America su base capitalistica; nella lotta tra schiavitù fisica e schiavitù salariale la prima dovette soccombere. La guerra civile, che non fu una guerra per la liberazione dei negri ma per conservare l'egemonia industriale del capitale degli Stati settentrionali, diede ai negri il diritto di sce­gliere tra la schiavitù al Sud e la schiavitù salariale al Nord. I muscoli, il sangue e le lacrime del negro «liberato» furono una parte del mate­riale che costruì il capitalismo americano; e allorché l'America con­quistò a questo modo una posizione di potenza mondiale e fu trascinata irresistibilmente nel vortice della guerra mondiale, il negro acquistò parità di diritti col bianco: gli fu cioè concesso di uccidere e farsi uccidere per la «democrazia». Quattrocentomila lavoratori di colore furono reclutati nell'esercito americano e raccolti in reggimenti negri. Subito dopo i tremendi sacrifici della guerra, il reduce negro subì perse­cuzioni razziali, linciaggi, assassini, la perdita del diritto di voto, mentre aumentavano le diseguaglianze tra lui e il bianco. Egli si difese e pagò duramente questa difesa. La persecuzione contro i negri divenne più intensa e diffusa di quanto fosse prima della guerra, finché essi impa­rarono a dimenticare la propria «presunzione». L'industrializzazione postbellica dei negri al Nord e lo spirito di rivolta provocato dalle persecuzioni e brutalità del dopoguerra (spirito di rivolta che, quan­tunque represso, esplose tuttavia quando le atrocità subite, come a Tulsa, provocarono una protesta) assegnarono al negro americano, in particolare a quello del Nord, un posto nell'avanguardia della lotta contro l'oppressione in Africa.

L'Internazionale comunista osserva con soddisfazione la reazione dei negri sfruttati agli attacchi degli sfruttatori, perché il nemico della sua razza e il nemico dell'operaio bianco sono identici: il capitalismo e l'imperialismo. La lotta internazionale della razza negra è una lotta contro il capitalismo e l'imperialismo. Il movimento negro nel mondo deve essere organizzato su queste basi, e precisamente in America, centro della cultura negra e punto focale della protesta negra; in Africa, riserva di forza-lavoro umana per l'ulteriore sviluppo del capitalismo; nell'America centrale (Costarica, Guatemala, Colombia, Nicaragua e altre repubbliche «indipendenti») dove domina l'imperialismo americano; a Portorico, Haiti, San Domingo ed altre isole del Mar dei Caraibi, dove il brutale trattamento dei nostri simili di colore ad opera delle truppe americane d'occupazione ha suscitato la protesta dei negri consapevoli e degli operai bianchi rivoluzionari in tutto il mondo; nel Sudafrica e nel Congo, dove la crescente industrializzazione della popolazione negra ha avuto come conseguenza svariate rivolte; nel­l'Africa orientale, dove al momento attuale la penetrazione del capi­talismo mondiale spinge i nativi ad opporsi attivamente all'impe­rialismo. È compito dell'Internazionale comunista rammentare ai negri come essi non siano l'unico popolo che soffre sotto l'oppressione dell'impe­rialismo e del capitalismo; come gli operai e contadini d'Europa, d'Asia e d'America siano anch'essi vittime dello sfruttamento imperia­listico; come in India e Cina, in Persia e Turchia, in Egitto e Marocco i popoli di colore oppressi lottino eroicamente contro gli sfruttatori imperialisti; come questi popoli combattano gli stessi abusi contro cui si rivoltano anche i negri: oppressione razziale, disuguaglianze sociali ed economiche e intenso sfruttamento industriale; come questi popoli combattano per gli stessi scopi dei negri: liberazione ed equi­parazione politica, economica e sociale.

L'Internazionale comunista, che incarna la lotta mondiale degli operai e contadini rivoluzionari contro il potere dell'imperialismo, l'Internazionale comunista che non è soltanto l'organizzazione degli operai bianchi oppressi in Europa e in America ma anche l'organiz­zazione dei popoli di colore oppressi in tutto il mondo, ritiene proprio dovere appoggiare e incoraggiare l'organizzazione internazionale dei negri nella lotta contro il nemico comune.

Il problema negro è diventato una questione di importanza vitale nella rivoluzione mondiale; la Terza Internazionale, che ha già com­preso quale aiuto prezioso per la rivoluzione proletaria possano essere i popoli asiatici di colore dei paesi semicoloniali, considera anche l'ap­porto dei nostri simili negri oppressi assolutamente necessario per la rivoluzione proletaria e la distruzione del potere capitalistico. Il IV Con­gresso, per questo motivo, dichiara che è specifico dovere dei comu­nisti applicare anche al problema negro le Tesi sulla questione coloniale.


1. Il IV Congresso riconosce la necessità di appoggiare in ogni sua forma il movimento negro che mina o indebolisce il capitalismo o comunque ostacola la sua ulteriore penetrazione.

2. L'Internazionale comunista lotterà per l'uguaglianza tra la razza bianca e quella negra, per uguali salari e uguali diritti politici e sociali.

3. L'Internazionale comunista si servirà di qualsiasi mezzo a sua disposizione per costringere i sindacati ad assumere operai negri, oppure, là dove tale diritto sussiste già almeno nominalmente, a con­durre una propaganda specifica per l'ingresso dei negri nei sindacati. Se ciò dovesse dimostrarsi impossibile, l'Internazionale comunista orga­nizzerà i negri in sindacati e si servirà in particolare della tattica del fronte unico per imporre la loro autorizzazione.

4. L'Internazionale comunista intraprenderà immediatamente passi per convocare un congresso generale o una conferenza generale dei negri.