Tesi sulla situazione internazionale
e sui compiti dell'Internazionale comunista


Testo approvato dal VI Congresso dell'Internazionale il 29 agosto 1928. Ripreso da Protokoll Sechster Weltkongress der Kommunistischen Internationale, Moskau, 17 Juli-1 September 1928. Vierter Band. Thesen, Resolutionen, Programm, Statuten, Amburgo, 1928, pp. 13-43. Traduzione italiana da Aldo Agosti, La terza Internazionale - Storia documentaria, vol. II/2, pp. 932-955, che riprende, salvo alcuni ritocchi, la traduzione apparsa nelle Edizioni di coltura sociale, Parigi, 1929 e 1930


Introduzione

1. Dopo la prima guerra imperialista mondiale il movimento ope­raio internazionale ha attraversato diverse fasi di sviluppo, espressione delle differenti fasi della crisi generale del sistema capitalistico.

Il primo periodo, periodo di crisi acuta del sistema capitalistico e di azioni rivoluzionarie dirette del proletariato, il cui punto culmi­nante è stato l'anno 1921, terminò, da una parte, con la vittoria del­l'URSS sulle forze degli interventi stranieri e delle controrivoluzioni interne, con il consolidamento della dittatura proletaria e con l'organiz­zazione dell'Internazionale comunista; dall'altra parte, con gravi disfat­te del proletariato dell'Europa occidentale e con l'inizio dell'offensiva generale della borghesia. Questo periodo si chiude con la disfatta del proletariato tedesco nel 1923.

Questa disfatta rappresenta il punto di partenza del secondo perio­do, durante il quale matura gradualmente la stabilizzazione parziale del sistema capitalistico, la «ricostruzione» dell'economia capitalistica, ac­compagnate dallo sviluppo e dall'estensione dell'offensiva del capitale, e da continue lotte difensive dell'esercito proletario indebolito dalle gravi disfatte. D'altra parte, questo secondo periodo fu il periodo di un rapido processo di ricostruzione dell'URSS, di seri successi nel­l'edificazione del socialismo e della crescente influenza politica dei par­titi comunisti sulle larghe masse del proletariato.

Infine, il terzo periodo è il periodo nel quale l'economia capi­talistica e quasi parallelamente l'economia dell'URSS superano il livel­lo di anteguerra (inizio del cosiddetto periodo di «ricostruzione», conti­nua crescenza delle forme socialiste dell'economia sulla base di una nuova tecnica). Per il mondo capitalistico, è questo il periodo di un rapido sviluppo della tecnica, di uno sviluppo intenso dei cartelli, dei trust e delle tendenze al capitalismo di Stato. Nello stesso tempo è questo il periodo di un potente sviluppo delle contraddizioni dell'econo­mia mondiale, che procedono in forme determinate da tutto il corso anteriore della crisi generale del capitalismo (mercati ridotti, URSS, movimenti coloniali, aggravamento delle contraddizioni interne dell'im­perialismo). Questo terzo periodo, che ha particolarmente aggravato la contraddizione esistente fra l'aumento delle forze produttive e la riduzio­ne dei mercati, rende inevitabile una nuova fase di guerre imperialiste fra gli Stati imperialisti, di guerre di questi ultimi contro l'URSS, di guerre di liberazione nazionale contro gli imperialisti e i loro inter­venti, di lotte di classe gigantesche. Acuendo le contraddizioni interna­zionali (contraddizioni fra i paesi capitalisti e l'URSS, occupazione mili­tare del nord della Cina come inizio del suo smembramento e della lotta fra gli imperialisti, ecc.) e le contraddizioni interne nei paesi capitalisti (radicalizzazione delle masse della classe operaia, intensifica­zione della lotta di classe), scatenando i movimenti coloniali (Cina, India, Egitto, Siria), questo periodo, attraverso un nuovo sviluppo delle contraddizioni della stabilizzazione capitalistica, sbocca fatalmente in un nuovo crollo della stabilizzazione capitalistica e in un aggrava­mento acuto della crisi generale del capitalismo.


I.
L'economia mondiale e la sua tecnica

2. È incontestabile che il progresso considerevole della tecnica dei paesi capitalisti prende in taluni di essi (Stati Uniti, Germania) il carattere di una rivoluzione tecnica. Da una parte, l'aumento gigan­tesco del numero dei motori a combustione interna, l'elettrificazione, lo sviluppo dei processi chimici nell'industria, i nuovi metodi per otte­nere combustibili e materie prime sintetiche (benzina, seta artificiale, ecc.), l'impiego dei metalli leggeri, l'estensione notevole dei trasporti automobilistici; dall'altra parte, le nuove forme dell'organizzazione del lavoro combinate con lo sviluppo straordinariamente rapido del lavoro a catena, hanno elevato di nuovo le forze produttive del capitalismo. Su questa base si sviluppa il volume del commercio estero e aumenta considerevolmente l'esportazione dei capitali; bisogna notare che l'im­portanza di questa forma di legame economico fra i paesi si è sensi­bilmente accresciuta in confronto dell'anteguerra.

3. Nel dominio dell'economia, si osserva un incremento estrema­mente rapido dei monopoli capitalistici (cartelli, trust, consorzi di banche che hanno pure una influenza crescente sull'agricoltura). Parallelamente all'organizzazione del capitale in cartelli e in trust entro le frontiere «nazionali» si sviluppa anche il processo di accrescimento dei gruppi finanziari capitalistici internazionali. Si osserva anche un incremento delle tendenze al capitalismo di Stato, tanto sotto la forma di capitalismo di Stato nel senso proprio della parola (centrali elettriche di Stato, imprese industriali e di trasporti municipali) quanto sotto la forma di una crescente fusione delle organizzazioni padronali con gli organi del potere di Stato.

4. La crisi generale del capitalismo prende nuove forme e sviluppa delle contraddizioni specifiche sulla base di queste modificazioni radica­li della struttura di tutto il sistema economico mondiale. Lo sposta­mento del centro economico del capitalismo dall'Europa all'America e la tendenza crescente dell'Europa, organizzata in trust e rafforzata, a liberarsi dalla dominazione economica degli Stati Uniti; lo sviluppo del capitalismo nei paesi coloniali e semicoloniali; la sproporzione enor­me fra il ritmo di crescenza della potenza economica e militare dei dif­ferenti paesi e l'estensione dei loro possedimenti coloniali; il pericolo che minaccia le posizioni degli imperialisti nelle colonie ed anzitutto in Cina; lo sviluppo dell'URSS come fattore della radicalizzazione della classe operaia di tutti i paesi e delle masse lavoratrici delle colonie, opposto al sistema capitalistico mondiale; tutte queste contraddizioni non possono alla fine non portare a una nuova esplosione.

[5. Lo sviluppo delle forze produttive del capitalismo urta contro la ristrettezza dei mercati interni. La rottura dell'equilibrio fra l'America e l'Europa si esprime con acutezza nel problema tedesco (la Germania, non trovando mercati sufficienti per l'esportazione delle sue merci, dipende in­teramente dai crediti americani) e nel declino dell'imperialismo britannico, incapace di sostenere la concorrenza sul mercato mondiale.]

6. I successi nel campo della tecnica e della organizzazione hanno contribuito a determinare nei principali paesi industriali una cronica disoccupazione di massa. L'esercito dei disoccupati supera più volte l'armata industriale di riserva d'anteguerra e non è assorbito total­mente nei periodi di congiuntura favorevole.

[Ciò avviene specialmente nei paesi dove la tecnica ha fatto maggio­ri progressi e dove la razionalizzazione comporta una forte intensificazione dei ritmi di lavoro. La meccanizzazione del lavoro permette l'impiego di manodopera non qualificata. I tentativi di attenuare le conseguenze che ne derivano mediante la costituzione di cartelli riproducono sotto nuove for­me la concorrenza fra Stati Uniti e Inghilterra.]

In queste condizioni il problema dei mercati e delle sfere di in­vestimento di capitali diventa eccessivamente acuto. Da ciò risulta l'approssimarsi di una nuova fase di grandi collisioni militari, di una guer­ra di intervento contro l'URSS, da ciò deriva l'imminenza molto pros­sima di un intervento in Cina. In definitiva, lo sviluppo delle contrad­dizioni della stabilizzazione capitalistica sbocca dunque, fatalmente, nella trasformazione del periodo di «stabilizzazione» attuale in periodo di grandi catastrofi.


II.
Le relazioni internazionali
e i problemi di «politica estera»

7. I rapporti fra gli Stati capitalisti e l'URSS; l'attitudine del­l'imperialismo verso la Cina, i rapporti fra l'Europa e gli Stati Uniti - soprattutto fra l'Inghilterra e gli Stati Uniti - costituiscono la base dei rapporti internazionali in generale nel periodo attuale. Lo svi­luppo della Germania, causa di un nuovo raggruppamento delle potenze, è uno dei principali fattori di cambiamenti nei rapporti fra gli Sta­ti d'Europa.

8. Bisogna riconoscere che il fattore essenziale dello sviluppo at­tuale del capitalismo in generale è il trasferimento del centro econo­mico negli Stati Uniti d'America e, su questa base, l'aumento della loro aggressività imperialista. In qualità di creditore permanente del­l'Europa, gli Stati Uniti sono la leva del progresso dell'Europa centrale ed essi consolidano nel medesimo tempo le loro posizioni in quasi tutte le parti del mondo: nell'America latina il capitale britannico è soppiantato ed essa diviene progressivamente una «sfera di influenza» enorme degli Stati Uniti, che sul continente americano reprimono col ferro e col fuoco ogni resistenza (Nicaragua, ecc.); il Canada, ed an­che l'Australia, gravitano sempre più verso gli Stati Uniti nella linea della «collaborazione economica»; l'egemonia degli Stati Uniti vi è senz'altro assicurata. Nel mondo intero, gli Stati Uniti perseguono un vasto piano di conquista delle principali sorgenti di materie prime e di indebolimento delle posizioni dell'Inghilterra, distruggendone il mono­polio della nafta e del caucciù, scalzandone la base nella produzione del cotone in Egitto e nel Sudan, ecc.; in Africa, gli Stati Uniti svi­luppano dei larghi piani destinati a scalzare la potenza dell'Inghilterra nel dominio della produzione del cotone; in Cina, essi si urtano col Giap­pone e con l'Inghilterra e occupano una posizione più solida trinceran­dosi per il momento dietro il principio della «porta aperta», ma, nei fatti, essi partecipano alla divisione della Cina. Cosi, l'imperialismo dell'America del nord passa sempre più dalla politica della «penetra­zione pacifica» alla politica di occupazione militare diretta delle colonie.

9. Questa rapida espansione degli Stati Uniti urta fatalmente contro gli interessi del capitalismo britannico in decadenza, ma ancora potente. La contraddizione fra la repubblica del dollaro, con il suo intenso ritmo di sviluppo, ma ancora relativamente povera di colonie, e l'impero coloniale britannico in declino, col suo enorme monopolio coloniale, costituisce l'asse delle contraddizioni internazionali del periodo attuale; è qui che si trova il nodo della prossima lotta per la nuova divisione del mondo coloniale (e non solamente del mondo coloniale). La «collaborazione» anglo-americana è divenuta una rivalità anglo-americana feroce, che sviluppa le prospettive di una enorme collisione di forze.

10. L'influenza del capitale americano in Europa si è manifestata soprattutto nel progresso economico della Germania. Da potenza che giaceva nel bassofondo della ruina economica, la Germania si è elevata di nuovo a una grande altezza, con l'aiuto dei crediti sistematici degli Stati. La posizione politica della Germania si è elevata di conseguenza. L'incremento del capitalismo monopolistico in Germania provoca, da una parte, la disgregazione crescente del trattato di Versailles, dall'altra parte un orientamento della Germania che si precisa sempre più nel senso «occidentale», cioè imperialista e antisovietico. Se, nei tempi della sua umiliazione economica, politica e nazionale, la Germania cercava un accordo con lo Stato proletario, unico Stato drizzato contro l'asservimento i
mperialista della Germania, ora le tendenze crescenti del neo-imperialismo germanico spingono sempre più la borghesia tedesca verso una posizione antisovietica.

[11. Ciò comporta delle modificazioni negli schieramenti delle poten­ze europee. Attraverso l'intreccio dei rapporti mutevoli e contraddittori si profila comunque la tendenza fondamentale del blocco controrivoluzionario contro l'URSS.]

12. La lotta per i mercati e le sfere d'investimento dei capitali non è soltanto pregna di minacce di guerra contro l'URSS e fra gli Stati imperialisti: essa ha già messo capo a una grande guerra d'inter­vento per la divisione dell'immenso mercato cinese.

[In presenza di un movimento rivoluzionario antimperialista la for­mazione di blocchi imperialisti resta una soluzione probabile.]

Ma questa lotta comune contro la rivoluzione cinese sviluppa del­le profonde contraddizioni di interessi in seno al blocco degli imperia­listi, in primo luogo fra l'imperialismo rapace e francamente annessio­nista del Giappone e l'enorme potenza dell'imperialismo americano che, nella tappa attuale, si drappeggia nella toga del pacifismo. Cosi la guerra degli imperialisti contro il popolo cinese può scatenare un formidabi­le conflitto fra di essi.


III.
Il potere di Stato della borghesia
e il raggruppamento delle forze di classe

13. Nell'enorme maggioranza dei paesi capitalistici, la politica del­la borghesia è determinata attualmente da due compiti essenziali: primo, l'aumento della «capacità di concorrenza», cioè lo sviluppo della razio­nalizzazione capitalistica; secondo, la preparazione della guerra. Dal punto di vista sociale, di classe, questa politica della borghesia sbocca da una parte a intensificare la pressione sulla classe operaia e ad ele­vare il tasso del suo sfruttamento e, d'altra parte, per parare le con­seguenze di questo accresciuto sfruttamento, all'impiego di metodi di corruzione economica e politica di cui la socialdemocrazia è sempre più l'agente.

14. La centralizzazione del capitale e la partecipazione della gran­de proprietà fondiaria all'organizzazione generale del capitale finanziario, attraverso il sistema bancario, consolidano sempre più le forze dei gran­di sfruttatori, le cui organizzazioni si fondono direttamente con gli organi del potere di Stato.

[Lo sviluppo delle tendenze al «capitalismo di Stato» è obiettiva­mente una premessa della mobilitazione economico-militare per i conflitti futuri.]

15. Questa evoluzione dei rapporti fra lo Stato e le organizza­zioni padronali, la concentrazione di tutte le forze della borghesia nel­lo Stato borghese provocano in tutti i paesi capitalistici una evoluzio­ne reazionaria di tutto «il regime statale borghese». Questa evolu­zione, espressione tipica del periodo critico attuale del capitalismo, si esprime sul terreno politico nella crisi generale della democrazia e del parlamentarismo borghese e pone la sua impronta su tutti i conflitti economici fra il capitale e il lavoro, dando loro una acutezza inaudi­ta. Ogni grande sciopero economico mette alle prese gli operai con «trust» capitalistici giganti strettamente legati al potere di Stato de­gli imperialisti. Ciascuno di questi scioperi acquista per questo moti­vo un carattere politico, cioè un carattere generale di classe. Lo svilup­po di ciascuno di questi scioperi gli imprime il carattere di sciopero «diretto» contro lo Stato. Questo stato di cose obbliga la borghesia ed il suo potere di Stato a ricorrere a forme complicate di corruzione economica e politica di certi strati della classe operaia e delle sue orga­nizzazioni politiche e sindacali. Il legame dei quadri superiori dei sinda­cati riformisti e dei partiti «riformisti» con le organizzazioni padro­nali e lo Stato borghese - gli operai che diventano funzionari dello Stato e funzionari delle organizzazioni padronali, la teoria e la pratica della democrazia economica, della «pace industriale», ecc. ecc. - for­nisce una serie di mezzi preventivi contro lo sviluppo della lotta di classe.

[16. Nello stesso tempo gli Stati imperialisti intensificano la repressio­ne contro i partiti comunisti e ricorrono più frequentemente a metodi fasci­sti di oppressione della classe operaia: si citano diversi esempi in proposito.]

17. Parallelamente si accresce sotto forme svariatissime la resi­stenza della classe operaia già ripresasi dalle gravi disfatte del periodo precedente. Lo sviluppo delle contraddizioni della stabilizzazione capita­listica, la razionalizzazione, la disoccupazione crescente, la pressione sem­pre più forte sulla classe operaia, la rovina della piccola borghesia, ecc. accentuano inevitabilmente la lotta di classe e ne allargano la base. A ciò si aggiunge il processo generale di «radicalizzazione della classe operaia» nei paesi d'Europa, l'indebolimento dell'influenza dei partiti puramente borghesi sulla massa degli operai che si volgono in parte verso la socialdemocrazia, in parte verso il comunismo, il passaggio degli elementi più combattivi della classe operaia dalla socialdemocra­zia al comunismo, che determina uno spostamento di classe alla base della socialdemocrazia, la quale si appoggia sempre più sugli strati pic­colo-borghesi e sposta così la sua base sociale dalla classe operaia alla piccola borghesia. L'influenza dei partiti comunisti cresce in seno alla classe operaia. Se l'inizio del periodo di stabilizzazione e di offensiva generale del capitale ha suscitato grandi lotte difensive, la nuova fase determina parimenti l'apparizione di vaste lotte di masse: innanzi tutto l'ondata di scioperi in diversi paesi (Germania, Francia, Cecoslovac­chia, ecc.), l'insurrezione del proletariato di Vienna, le manifestazioni in occasione dell'esecuzione di Sacco e Vanzetti, il movimento a favore dell'URSS, ecc. Così, la riproduzione delle contraddizioni della stabi­lizzazione capitalistica, l'acutezza crescente della lotta di classe mettono capo, malgrado le contromisure prese dalla borghesia e dalla socialdemo­crazia, a una differenziazione ideologica e all'aumento delle forze ri­voluzionarie in seno alla classe operaia e al consolidamento delle posi­zioni del comunismo in seno al movimento operaio internazionale.


IV.
La lotta di classe, la socialdemocrazia e il fascismo

18. Malgrado l'aggravamento della lotta di classe, il riformismo dà segni della sua vitalità e della sua tenacia politica nel movimento operaio di Europa e d'America. La causa generale, sociale ed econo­mica di questo fatto fondamentale sta nello sviluppo lento della crisi del capitalismo, nell'incremento di talune delle sue parti integranti prin­cipali e nel declino relativamente lento delle altre.

[In connessione con questo processo si verifica un processo parallelo di integrazione degli apparati dello Stato e padronali con i quadri superiori delle organizzazioni socialdemocratiche.]

19. Questo processo di imborghesimento dei quadri superiori del­la burocrazia operaia è coscientemente appoggiato e favorito dalla so­cialdemocrazia che è passata dalla difesa timida all'appoggio aperto e all'edificazione attiva del capitalismo, dalle frasi sulla lotta di classe alla predicazione della «pace industriale», dalla «difesa della patria» alla preparazione della guerra contro l'URSS (Kautsky), dalla difesa a parole delle colonie ad un appoggio diretto della politica di oppres­sione coloniale, dal pacifismo piccolo-borghese alla deificazione della Società delle Nazioni imperialista, dal revisionismo falsamente marxi­sta al liberalismo del Labour Party britannico.

[20. A questa posizione ideologica corrisponde un'attività pratica volta alla corruzione e alla disgregazione della classe operaia, di cui si possono citare esempi in molti paesi, e un'azione di persecuzione e discriminazione anticomunista.

21 Questa politica della socialdemocrazia è parte integrante di quella di collaborazione con la borghesia. I comunisti devono opporvi una controf­fensiva energica, che non risparmi i pretesi capi della sinistra.]

22. Nel campo della politica estera, lo stato maggiore della so­cialdemocrazia e dei sindacati riformisti dei paesi imperialisti esprime in modo conseguente gli interessi dello Stato borghese.

[Appoggiare questo Stato, le sue forze armate, la sua polizia, le sue mene imperialiste e antisovietiche: questo è il tratto essenziale della linea socialdemocratica. ]

23. La socialdemocrazia ha sostenuto durante tutto il periodo tra­scorso la parte di ultima riserva della borghesia, di partito «operaio» borghese. Per merito suo la borghesia si è aperta la via alla stabiliz­zazione del capitalismo (serie di gabinetti di coalizione in Europa). I1 consolidamento del capitalismo ha reso superflua, in una certa mi­sura, la funzione della socialdemocrazia come partito dirigente. Il suo allontanamento dalle coalizioni e la formazione di governi «puramente borghesi» è seguito all'«era» detta del «pacifismo democratico». So­stenendo, da un canto, la parte di opposizione, dall'altro canto quella di agitatore e di propagandista della politica del «pacifismo realista» e della «pace industriale», la socialdemocrazia ha mantenuto sotto la sua influenza strati importanti della classe operaia, ha conquistato una parte degli operai che hanno abbandonato i partiti borghesi, ha acqui­stato influenza sugli strati della piccola borghesia in via di radicalizzazione (elezioni in Francia e in Germania) e nell'Europa centrale è andata di nuovo al governo. Bisogna però rendersi conto che questi nuovi governi di coalizione, con la partecipazione diretta della social­democrazia, non possono essere e non saranno una semplice ripetizione delle combinazioni precedenti, specialmente per ciò che concerne le questioni di politica estera, in generale, e le questioni di politica mili­tare, in particolare. La direttiva socialdemocratica sosterrà qui una parte infinitamente più perfida che in tutte le altre tappe anteriori.

Bisogna ugualmente tener conto che, in correlazione soprattutto con la pratica delle coalizioni della socialdemocrazia e con l'evoluzione dei suoi capi ufficiali, è possibile un rafforzamento dell'ala sinistra della socialdemocrazia.

[L'esperienza dei periodi critici ha dimostrato che i capi socialdemocra­tici di sinistra sono i nemici più pericolosi del comunismo. Recentemente ciò è stato confermato in occasione dell'insurrezione di Vienna, che ha sanci­to la bancarotta dell'austromarxismo.]

Pur tenendo conto del processo di radicalizzazione degli operai nel seno stesso della socialdemocrazia e sforzandosi di estendere sempre più la loro influenza su di essi, i comunisti devono smascherare senza pietà i capi socialdemocratici di «sinistra» come gli agenti più peri­colosi della politica borghese in seno alla classe operaia e conquistare la massa operaia che abbandona fatalmente la socialdemocrazia.

24. Pur assicurandosi il concorso della socialdemocrazia, la bor­ghesia, in certi momenti critici ed in condizioni determinate, organiz­za una forma fascista di regime.

Il segno caratteristico del fascismo è che al momento di grave crisi del regime economico capitalista e in ragione di circostanze obiet­tive e soggettive, la borghesia approfitta del malcontento della piccola e media borghesia urbana e rurale e anche di certi strati del proleta­riato déclassé, per suscitare un movimento di masse reazionario, al fine di sbarrare la strada allo sviluppo della rivoluzione. Il fascismo ricorre a metodi di violenza diretta per spezzare la forza delle organiz­zazioni della classe operaia e dei contadini poveri e prendere il potere. Una volta al potere, il fascismo si sforza di stabilire l'unità politica e organica di tutte le classi dominanti della società capitalistica (banche, grande industria, grande agricoltura) e realizza la loro dittatura inte­grale, aperta e conseguente. Esso mette a disposizione delle classi domi­nanti le sue forze armate, specialmente addestrate per la guerra civile. Esso realizza un nuovo tipo di Stato che si appoggia apertamente sul­la violenza, la costrizione e la corruzione, non solamente degli strati piccolo-borghesi, ma anche di certi elementi della classe operaia (im­piegati, ex capi riformisti trasformati in funzionari di Stato, funziona­ri sindacali o del partito fascista, contadini poveri e proletari spostati reclutati nella «milizia fascista»).

Il fascismo italiano, in diversi modi (appoggio del capitale ameri­cano, estrema oppressione sociale ed economica delle masse, certe for­me di capitalismo di Stato), è riuscito in questi ultimi anni ad atte­nuare le conseguenze della crisi politica ed economica interna ed ha creato un tipo classico di regime fascista.

Delle tendenze fasciste e degli embrioni di fascismo esistono ora quasi dappertutto sotto forma più o meno sviluppata; l'ideologia della collaborazione di classe - ideologia ufficiale della socialdemocrazia - ba molti punti comuni con quella del fascismo. I metodi fascisti appli­cati nella lotta contro il movimento rivoluzionario, esistono in forma embrionale nella pratica di numerosi partiti socialdemocratici e della burocrazia sindacale riformista.

Nei rapporti internazionali, il fascismo segue una politica di vio­lenza e di provocazione. La dittatura fascista in Polonia e in Italia manifesta sempre più tendenze aggressive ed essa è per il proletariato di tutti i paesi una minaccia costante per la pace, un pericolo di avven­ture militari e di guerre.


V.
I paesi coloniali e la rivoluzione cinese

25. La crisi generale del sistema capitalistico mondiale trova attual­mente una brillante espressione nelle insurrezioni e nelle rivoluzioni coloniali e semicoloniali. La resistenza alla politica imperialista degli Stati Uniti (Messico, Nicaragua), il movimento dell'America latina con­tro gli Stati Uniti, l'insurrezione coloniale della Siria e del Marocco, l'effervescenza costante in Egitto, in Corea, l'insurrezione in Indonesia, il processo di sviluppo della crisi rivoluzionaria in India, infine la grande rivoluzione in Cina, tutti questi avvenimenti indicano il ruolo gigantesco delle colonie e delle semicolonie nella lotta rivoluzionaria contro l'imperialismo.

26. Il principale di questi fatti, avvenimento di importanza sto­rica mondiale, è la grande rivoluzione cinese. Essa trascina direttamen­te nella sua orbita decine di milioni e indirettamente centinaia di milioni di uomini, enorme massa umana che, per la prima volta, par­tecipa con tale forza alla lotta contro l'imperialismo. La vicinanza im­mediata della Cina con l'Indonesia e l'India eleva l'importanza della rivoluzione cinese ad un grado considerevole. Infine, il corso stesso di questa rivoluzione, il suo carattere democratico, il suo sviluppo inevi­tabile in una rivoluzione proletaria spiegano in tutta la sua ampiezza agli occhi del proletariato mondiale il compito internazionale della rivo­luzione cinese.

27. La rivoluzione cinese, essendo una rivoluzione antimperialista e di liberazione nazionale, è nello stesso tempo, per il suo contenuto obiettivo, e nella sua fase attuale, una rivoluzione democratica borghe­se che, fatalmente, si trasformerà in rivoluzione proletaria.

[La borghesia nazionale è definitivamente passata nel campo della contro­rivoluzione, alleandosi con i feudatari e gli imperialisti.]

La liberazione della Cina non è possibile che con la lotta contro la borghesia cinese, con la lotta per la rivoluzione agraria, per la con­fisca delle terre degli agrari e per l'esonero dei contadini dalle imposte inaudite che pesano sopra di loro. L'emancipazione della Cina è impos­sibile senza la vittoria della dittatura del proletariato e dei contadini, senza la confisca delle terre, senza la nazionalizzazione delle imprese straniere, delle banche, dei trasporti, ecc.

Questi compiti non possono essere assolti che a condizione di una insurrezione vittoriosa delle larghe masse contadine che marciano sot­to la direzione e l'egemonia del proletariato rivoluzionario cinese.

Il periodo attuale della rivoluzione cinese è caratterizzato dai trat­ti seguenti: il blocco degli imperialisti, dei feudali e della borghesia, malgrado l'esistenza di contraddizioni interne in questo blocco, ha in­flitto una grave disfatta al proletariato ed ai contadini ed ha distrutto fisicamente una parte importante dei quadri del partito comunista. Il movimento operaio non si è ancora rimesso completamente dalle sue disfatte. Lo sviluppo del movimento contadino continua in numerose regioni; là dove l'insurrezione contadina è stata vittoriosa furono costi­tuiti degli organi del potere contadino e talvolta dei «soviet» con­tadini. Il partito comunista si rinforza internamente e acquista maggior coesione, la sua autorità e la sua influenza aumentano fra le lar­ghe masse operaie e contadine. In generale, tenendo conto del diverso sviluppo nelle diverse parti dell'immenso territorio della Cina, bisogna caratterizzare il periodo attuale come una fase di preparazione delle forze delle masse per una nuova spinta rivoluzionaria.

[28. In India è cominciata una nuova ondata del movimento nazionale rivoluzionario, caratterizzata dall'intervento indipendente del proletariato. La politica dell'imperialismo britannico intralcia lo sviluppo industriale dell'In­dia e determina un impoverimento crescente delle masse contadine. Il prole­tariato si libera dall'influenza della borghesia e del riformismo. La borghesia nazionale cerca un compromesso con i dominatori. Solo il blocco degli operai e dei contadini potrà spezzare il blocco degli imperialisti, dei proprietari fondiari e della borghesia opportunista e sarà in grado di scatenare la rivo­luzione agraria. La formazione di un forte partito comunista e l'unione delle masse operaie nei sindacati sono i compiti urgenti della classe operaia indiana.]

29. La nuova spinta della rivoluzione cinese e l'aggravamento ine­vitabile della situazione rivoluzionaria in India possono creare una situazione politica mondiale nuova e rovesciare la stabilizzazione relati­va del regime capitalistico. Lo sviluppo dei conflitti fra le potenze impe­rialiste, il loro blocco contro l'URSS e la profonda acutezza della lotta fra l'imperialismo e il mondo coloniale confermano una volta di più il carattere generale dell'epoca come «epoca di guerre e di rivoluzioni».


VI.
La tattica e i compiti fondamentali dell'Internazionale comunista

30. La lotta contro la guerra imperialista imminente, la difesa dell'URSS, la lotta contro l'intervento in Cina e contro la spartizione della Cina, la difesa della rivoluzione cinese e delle insurrezioni colo­niali, tali sono i principali compiti internazionali del movimento co­munista nel periodo attuale; l'adempimento di questi compiti deve essere legato alla lotta quotidiana della classe operaia contro l'offensiva del capitale e deve essere subordinato alla lotta per la dittatura del proletariato.

[31. La lotta contro la minaccia di guerra è impossibile senza smasche­rare il pacifismo ipocrita della Società delle Nazioni e dei vari governi.]

32. La vittoria degli imperialisti nella loro lotta contro l'URSS non significherebbe solamente la disfatta del proletariato dell'URSS, ma anche la più grave disfatta del proletariato internazionale dacché esso esiste. Il movimento operaio sarebbe ricacciato indietro per de­cine di anni. La reazione più violenta regnerebbe in tutta l'Europa. Se la classe operaia ha fatto delle conquiste importanti grazie all'in­fluenza della Rivoluzione di ottobre e come risultato delle rivoluzioni di Germania, d'Austria e di altri paesi, la disfatta del proletariato dell'URSS aprirebbe una nuova pagina della storia con un terrore con­trorivoluzionario di una violenza e di una ferocia inaudite. Cosi la di­fesa dell'URSS non può non essere al centro dell'attenzione. È per ciò che l'allarme per la sorte dell'URSS, contro la quale si drizzano le forze militari degli imperialisti, deve suscitare un lavoro sistematico per preparare la trasformazione della guerra contro l'URSS in guerra civile contro i governi imperialisti, in guerra per la difesa dell'URSS.

33. La lotta contro la guerra imperialista, la lotta per la difesa della rivoluzione cinese e dell'URSS, esigono che la classe operaia ac­centui il suo internazionalismo di combattimento. L'esperienza ha dimo­strato che i partiti comunisti non sono all'altezza dei loro compiti internazionali.

[Il congresso richiama energicamente l'attenzione delle sezioni sulla necessità di superare queste lacune, che erano state già rilevate dall'VIII Plenum.]

34. L'appoggio al movimento coloniale, soprattutto da parte dei partiti comunisti dei paesi imperialisti oppressori, è uno dei compiti più importanti del momento attuale. La lotta contro l'intervento in Cina, contro la repressione dei movimenti di liberazione in tutte le colonie, il lavoro nell'esercito e nella marina, l'appoggio energico ai popoli coloniali insorti, tali devono essere le misure da prendere nel­l'avvenire più prossimo.

[35. Il congresso incarica il Comitato esecutivo di prestare maggiore attenzione a questo lavoro, e sottolinea la necessità di organizzare il movi­mento dei negri, negli Stati Uniti e negli altri paesi.

Nei paesi capitalistici avanzati i partiti comunisti devono lottare con-forza contro ogni forma di integrazione delle organizzazioni operaie nelle organizzazioni capitalistiche private o statali.]

I partiti comunisti devono spiegare infaticabilmente alle masse operaie i legami intimi che esistono fra la predicazione della «pace industriale» e dell'arbitrato, la repressione contro l'avanguardia rivolu­zionaria del movimento proletario e la preparazione della guerra imperialista.

36. Data la trustifìcazione intensa dell'industria, le tendenze al capitalismo di Stato, la interpenetrazione delle organizzazioni dello Stato e dei trust e dell'apparato dei sindacati riformisti, data la nuova ideolo­gia completamente borghese e attivamente imperialista della socialdemo­crazia, bisogna ugualmente intensificare la lotta contro questi «parti­ti operai della borghesia». Il rafforzamento di questa lotta risulta dalla modificazione del rapporto di forze e dalla posizione della socialdemocra­zia che è entrata in un periodo più «maturo» - dal punto di vista dell'imperialismo - del suo sviluppo. Il congresso approva dunque interamente la tattica tracciata dal IX Plenum del Comitato esecutivo dell'IC. La prova di questa tattica attraverso l'esperienza delle elezio­ni francesi e del movimento inglese ha interamente confermato la sua assoluta giustezza.

37. Questa tattica modifica la forma, ma non cambia per nulla il contenuto principale della tattica del fronte unico. Il rafforzamento della lotta contro la socialdemocrazia sposta il centro di gravità verso il fronte unico alla base, ma non diminuisce per nulla, aumenta anzi ancora i doveri dei comunisti di fare la distinzione fra gli operai socialdemocratici che si ingannano in piena buona fede, da una parte, e i capi socialdemocratici, vili servitori degli imperialisti, dall'altra par­te. Parimenti la parola d'ordine «Andare alle masse» (comprese quel­le che seguono i partiti borghesi e quelle che seguono la socialdemo­crazia) non è punto ritirata, ma al contrario si pone ancora al centro di tutto il lavoro dell'IC.

[Compito essenziale del partito è la difesa sollecita ed energica di ogni minima rivendicazione quotidiana delle masse.]

38. Nel campo del movimento sindacale, il congresso fa il più energico appello a tutti i partiti perché intensifichino al massimo il lavoro, precisamente su questo settore del fronte. La lotta per la in­fluenza dei comunisti nei sindacati deve attualmente diventare tanto più energica, in quanto in diversi paesi i riformisti spingono alla esclu­sione dei comunisti (e degli elementi di sinistra in generale) dalle or­ganizzazioni sindacali. Senza il consolidamento delle posizioni necessarie, i comunisti rischierebbero di essere isolati da tutta la massa dei pro­letari organizzati nei sindacati. È per questo che i comunisti devono, con una azione quotidiana, paziente e devota nei sindacati, conquistare agli occhi delle larghe masse sindacalizzate una autorità di organizzatori esperimentati e abili, di combattenti non solamente per la dittatura proletaria, ma anche per le rivendicazioni parziali correnti della massa operaia, una autorità di dirigenti nella condotta degli scioperi.

[In queste lotte i comunisti potranno strappare la direzione alla buro­crazia sindacale solo se saranno stati in grado di preparare gli scioperi minu­ziosamente e di realizzarli efficacemente.]

Contro il fronte unico dello Stato borghese, delle organizzazioni padronali e della burocrazia sindacale riformista che, insieme, si sforzano di soffocare i movimenti di sciopero con l'arbitrato obbligatorio, il compito essenziale consiste nel dare libero corso alla energia e alla ini­ziativa delle masse e, se la situazione vi si presta, a scatenare un movi­mento di sciopero, anche contro la volontà della burocrazia sindacale riformista.

[Occorre evitare le provocazioni dei riformisti tendenti alla scissione ma nel contempo non cadere in una tattica capitolarda di «unità ad ogni costo».]

Organizzare i disorganizzati, conquistare i sindacati riformisti, or­ganizzare gli esclusi, collegare alla federazione sindacale rivoluzionaria, se le condizioni sono propizie (nei paesi dove il movimento sindacale è scisso), le organizzazioni locali che saranno state guadagnate al movi­mento sindacale rivoluzionario: tali sono i compiti all'ordine del giorno. I comunisti non devono, in alcun caso, abbandonare l'iniziativa nella lotta per l'unità del movimento sindacale nazionale e internazionale. Essi devono condurre una lotta energica contro la politica scissionista dell'Internazionale di Amsterdam e delle sue sezioni nazionali.

[(39.-42.) È molto importante sviluppare l'azione delle frazioni sindacali comuniste e rafforzare l'attività dell'ISR. I partiti comunisti devono appog­giare anche il Segretariato del Pacifico e il Segretariato sindacale dell'Ame­rica latina nella misura in cui queste organizzazioni conducono una lotta rivoluzionaria contro l'imperialismo.

Di particolare importanza è il problema dell'azione fra i giovani. L'In­ternazionale giovanile comunista ha un ruolo essenziale nella lotta economi­ca e nella lotta contro la guerra. Dev'essere pure intensificato il lavoro fra le masse femminili, nonché quello fra i contadini, che è stato ultima­mente trascurato dai partiti comunisti. Il Comitato esecutivo è incaricato di prendere a questo riguardo le misure necessarie.

È necessario intensificare e migliorare il lavoro dei comunisti nelle organizzazioni di massa come la Lega antimperialista e il Soccorso rosso internazionale.

I partiti comunisti devono altresì considerare e risolvere in tempo utile il problema dell'apparato illegale.]


VII.
Il bilancio del lavoro, i successi, gli errori
e i compiti delle diverse sezioni

43. Il congresso constata i successi numerosi e considerevoli ot­tenuti nel lavoro dell'IC. Fra questi successi, bisogna notare: l'aumento dell'influenza del comunismo, l'estensione della sua influenza nei paesi dell'America latina, in Africa, in Australia e in parecchi paesi dell'Asia (rafforzamento delle posizioni del comunismo nel Giappone, estensione della sua influenza in Cina); l'estensione dell'influenza dell'IC nei pae­si dell'imperialismo, malgrado la stabilizzazione parziale del capitalismo e la solidità relativa della socialdemocrazia (Germania, Francia, Cecoslo­vacchia, Gran Bretagna); l'incremento dei partiti illegali che progre­discono malgrado i colpi inauditi del terrore poliziesco e fascista, - Ita­lia e Polonia da una parte e, dall'altra parte Cina e Giappone (in Cina soprattutto il terrore ha un carattere inaudito di assassinio in massa) - infine la bolscevizzazione accresciuta dei partiti comunisti, l'accumulazione di esperienza, il consolidamento interno, la liquidazione delle lotte intestine, la liquidazione dell'opposizione trotskista nell'IC.

Ma bisogna notare nel medesimo tempo parecchi difetti impor­tanti nelle sezioni dell'IC: lo sviluppo ancora debole dell'internaziona­lismo combattivo, un certo provincialismo che si manifesta con una sot­tovalutazione dell'importanza delle questioni di portata particolarmen­te significativa, l'insufficienza del lavoro nei sindacati; l'incapacità di consolidare organizzativamente la crescita dell'influenza politica e la stabilità degli effettivi del partito; l'attenzione insufficiente di certi partiti al lavoro fra i contadini e le minoranze nazionali oppres­se, un certo burocratismo dell'apparato e dei metodi di lavoro dei partiti (legame insufficiente con le masse, iniziativa insufficiente per reclutare aderenti, lavoro insufficientemente vitale delle cellule di base e trasferimento del centro di gravità sul lavoro dei funzionari del par­tito); il livello teorico e politico, relativamente basso, dei quadri del partito; il legame talvolta debole con le grandi imprese, la riorganizza­zione dei partiti sulla base delle cellule di impresa ancora lungi dal­l'essere compiuta, ecc.

44. Il partito comunista inglese, la cui attività è stata esaminata dal VII Plenum allargato, si trova attualmente davanti a nuovi compiti.

[La svolta a destra in atto nel paese e d'altra parte la rivendicazione della classe operaia imponevano una lotta più decisa contro il Labour Party. Il CPGB non ha però compreso immediatamente la nuova situazione, come dimostra il suo ultimo congresso.]

Il IX Plenum dell'IKKI ha preso, in merito alla nuova situa­zione in Inghilterra, una decisione tattica che segna una svolta in tutto il lavoro del CPGB. L'esperienza ha dimostrato che questa linea tattica corrisponde alla nuova situazione particolare che esiste in Inghilterra e nel movimento operaio inglese. L'indipendenza di classe completa del CPGB, la lotta irreducibile contro il Labour Party, la denunzia energica della «pace industriale» col re dell'industria chimica, il fascista Mond; l'estensione e il consolidamento di organizzazione del movimento minoritario; la direzione degli scioperi; la lotta attiva contro la politica estera del governo e contro il Labour Party; la lot­ta contro l'intervento in Cina e contro la preparazione della guerra all'URSS; l'appoggio alla rivoluzione indiana: tali sono i compiti fonda­mentali del CPGB nel momento attuale. Nel medesimo tempo il parti­to deve prendere ogni misura per aumentare i suoi effettivi, per svi­luppare il suo lavoro nelle imprese, per rinforzare il suo apparato, per legarsi sempre più con le masse delle fabbriche e delle officine, per sopprimere la ristrettezza che esiste ancora nella sua ideologia e nei suoi principi politici, ecc. Il congresso dell'IC fa un dovere al partito di sviluppare una larga discussione sul suo mutamento di tattica e sui metodi di applicazione di questa tattica.

[45. Già il IX Plenum ha sottolineato la necessità di un mutamento della tattica del PCF, nel senso della definitiva liquidazione delle sue tradi­zioni parlamentari e «cartelliste». La recente campagna elettorale ha posto in rilievo difetti e lacune nell'attività del PCF.]

Il partito francese ha ora come principali compiti: rinforzare l'azio­ne delle masse in seno al proletariato industriale (in particolare nelle officine), intensificare il reclutamento, migliorare radicalmente il lavoro sindacale, spiegare maggior attività nella direzione degli scioperi e nella lotta diretta del proletariato in generale, organizzare gli operai non sindacati, applicare una democrazia sindacale più larga in tutti i gradi dell'organizzazione in seno alla CGTU, migliorare il lavoro dei comuni­sti nei sindacati. Il partito deve intensificare la sua azione antimilitari­sta e coloniale e la sua attività fra gli operai stranieri. Nella vita inter­na del partito, esso deve anzitutto lottare energicamente contro le cor­renti di destra che si oppongono più o meno apertamente alla nuova linea politica del partito (deviazioni parlamentari, vestigia delle correnti anarco-sindacaliste, tendenza al ristabilimento delle organizzazioni ter­ritoriali). Nel medesimo tempo, il partito deve vincere la tendenza di «sinistra» (esagerazione del ruolo del partito e «autoritarismo» da parte dei comunisti nei sindacati, negazione della tattica del fronte unico, ecc.). Nel campo dell'organizzazione, il partito deve prendere delle misure per allargare la sua base nelle grandi imprese, consolidarvi le sue cellule, per animare la vita politica e reclutare nuovi aderenti.

46. Il Partito comunista italiano, malgrado il terrore eccezionale di cui è l'oggetto, ha saputo conservare la sua organizzazione illegale e continuare la sua propaganda e la sua agitazione, nella sua vitalità di unico partito che lotta effettivamente per il rovesciamento del fasci­smo e del regime capitalistico. Esso ha saputo guadagnare una influen­za decisiva fra gli elementi più attivi della classe operaia, grazie ai quali la Confederazione generale del lavoro ha potuto sussistere, mal­grado il tradimento dei capi riformisti. Però, il partito ha commesso l'errore di non aver modificato a tempo i metodi del suo lavoro di or­ganizzazione, in modo da conservare la sua intiera combattività rivolu­zionaria nella nuova situazione, nelle condizioni della reazione e delle leggi eccezionali fasciste. È per ciò che i compiti di organizzazione acquistano in questo momento una importanza preminente per il par­tito italiano (formazione di nuovi quadri, ristabilimento di potenti organizzazioni di massa, nuovi metodi di lavoro, di agitazione, ecc.).

[Il PCd'I ha liquidato il bordighismo e si oppone con energia tanto alle deviazioni di destra quanto alle tendenze settarie.]

Il congresso incarica i compagni italiani di utilizzare più di prima le possibilità di lavoro in seno alle organizzazioni fasciste di massa e di creare delle organizzazioni di massa indipendenti allo scopo di estendere l'influenza del partito.

47. I tre milioni e un quarto di suffragi raccolti dal Partito co­munista tedesco alle ultime elezioni dimostrano, da una parte, l'au­mento considerevole dell'influenza comunista sulle masse operaie, e, dall'altra, la forte contraddizione fra l'influenza del partito e la forza dei suoi effettivi (stabilità degli effettivi del partito: 3.250.000 elet­tori per 125.000 membri paganti del partito). I successi che, in una certa misura, sono stati realizzati nel campo del movimento sindacale non corrispondono affatto all'ampiezza dei compiti che si presentano in questo campo davanti al partito. Come un grande successo, bisogna segnalare la Lega dei combattenti del «Fronte rosso», che si svilup­pa in una organizzazione di massa. Le deviazioni di estrema sinistra, completamente superate, la disgregazione del «Leninbund», di cui il nocciolo socialdemocratico ha dimostrato esso stesso la sua vera es­senza, costituiscono egualmente una grande vittoria per il KPD. Essen­do uno dei migliori distaccamenti dell'esercito proletario rivoluzionario internazionale, il partito tedesco ha, nel medesimo tempo, contro di sé una socialdemocrazia delle meglio organizzate, avente ancora delle radi­ci estremamente forti nel paese, ciò che crea un terreno favorevole per le deviazioni di destra nel seno stesso del movimento comunista. Per questa ragione, i compiti attuali sono la lotta conseguente contro le deviazioni di destra (parole d'ordine del controllo operaio sull'industria nel momento presente, opposizione alle decisioni del IV Congresso dell'Internazionale sindacale rossa, attitudine di conciliazione verso la social­democrazia di sinistra, ecc.), la liquidazione assoluta delle tendenze con­ciliatrici verso queste deviazioni, l'impegno simultaneo delle migliori forze del partito che stanno sul terreno delle decisioni dell'IC e del congresso di Essen del partito tedesco al lavoro responsabile di parti­to, l'orientamento categorico verso il consolidamento del partito, da attuarsi legando tutte le forze della direzione attuale, rafforzando il suo carattere collettivo e mantenendo la subordinazione assoluta del­la minoranza alla maggioranza. Bisogna comprendere qui: formazio­ne di nuovi quadri proletari, ravvivamento dell'attività della massa del partito, elevamento del livello culturale, politico e teorico dei suoi militanti attivi, miglioramento della stampa e aumento della sua tiratura, miglioramento del lavoro sindacale e della condotta degli scioperi.

48. Il Partito comunista cecoslovacco continua a progredire nella via della sua trasformazione in un vero partito di massa del prole­tariato. Ciononostante dei gravi difetti vi si manifestano ancora: una certa passività opportunista della direzione ed una insufficiente capacità a mobilitare rapidamente le masse (per esempio, la protesta contro l'in­terdizione della Spartachiade) per una resistenza di massa, esagerazione dei princìpi legalisti nel lavoro pratico, insufficiente attenzione alla que­stione contadina e alla questione nazionale, lentezza estrema nel supera­re i difetti del lavoro sindacale (assenza di una linea comunista netta­mente espressa, i sindacati rossi ripiegati su se stessi, insufficienza di legami all'interno dei sindacati riformisti, avendo certi comunisti subi­to l'influenza ideologica dei riformisti, ecc.). Nel medesimo tempo, bisogna insistere molto particolarmente sulla necessità di lottare energi­camente contro il governo, difendere le posizioni legali del partito e prepararsi alle condizioni illegali di lavoro e di lotta.

[(49.-51.) Il Partito comunista polacco, nonostante il terrore fascista, ha accresciuto la sua influenza politica ed ha corretto i suoi errori opportu­nisti. Bisogna però che in esso cessi la lotta di frazione.

L'instabilità della situazione politica interna dei paesi balcanici pone compiti importanti ai partiti comunisti di questi paesi, che stanno superan­do la crisi interna in cui si sono dibattuti. Bisogna che i partiti comunisti balcanici siano particolarmente attenti alla questione nazionale e alla que­stione dei contadini.

Anche nei paesi scandinavi si sono aggravate le contraddizioni di classe. Parallelamente si produce uno slittamento a destra della socialdemocrazia e una radicalizzazione delle masse, che determinano un rafforzamento del­l'influenza dei partiti comunisti.]

52. Il Workers' Party americano (comunista) ha rianimato la sua attività mettendo a profitto la crisi che, in una certa misura, si manifesta nell'industria americana e l'aumento della disoccupazione (risultan­te dall'incremento estremamente rapido della parte costante del capitale a detrimento del capitale variabile e dai progressi della tecnica nella produzione). Numerosi conflitti di classe, ostinati e accaniti (in primo luogo lo sciopero dei minatori) hanno trovato nel partito comunista un dirigente fermo ed energico. La campagna a proposito dell'esecuzio­ne di Sacco e Vanzetti è stata pure condotta sotto la direzione del partito comunista. Però si nota nel partito americano un certo indebo­limento derivante dalla lotta frazionista di molti anni. Parallelamente a questi successi, bisogna notare diversi errori di destra verso il parti­to socialista, il lavoro insufficientemente energico per l'organizzazione dei disorganizzati, per l'organizzazione di un movimento fra i negri e il fatto che esso non conduce una lotta abbastanza pronunciata con­tro la politica di spoliazione degli Stati Uniti nell'America latina. Que­sti errori non possono però essere attribuiti esclusivamente alla maggio­ranza della direzione.

[La prospettiva della formazione di un Labor Party ha oggi il suo baricentro nel lavoro sindacale. Anche nel WPA devono cessare le lotte di frazione.]

53. Il Partito comunista giapponese, col suo apparato illegale, è apparso per la prima volta nell'arena della lotta elettorale; malgrado il terrore, esso ha fatto il suo lavoro di agitazione fra le masse, esso ha il proprio organo illegale, esso conduce delle campagne di massa (per esempio, la campagna di protesta contro lo scioglimento delle tre organizzazioni di massa: il Rodo Nominto, la Federazione dei sinda­cati di sinistra Hyogikai, e l'organizzazione della gioventù). Il compi­to essenziale del partito, che elimina le sue oscillazioni ideologiche, è di seguire la via della trasformazione del partito comunista in parti­to di massa. A questo scopo, è necessario fare un lavoro tenace fra le masse proletarie, lavorare nei sindacati, lottare per la loro unità e condurre un'azione fra le masse contadine appoggiandosi soprattutto sul movimento dei fittavoli. Benché il lavoro del partito sia estrema­mente difficile (legge che punisce con la pena di morte le «idee sov­versive») e benché gli effettivi siano insufficienti, esso deve fare tutti i suoi sforzi per difendere la rivoluzione cinese e per lottare contro la politica spoliatrice dell'imperialismo giapponese.

54. Il Partito comunista cinese ha subito numerose disfatte e delle più crudeli, conseguenze degli errori opportunisti estremamente gravi commessi nel passato: l'assenza di indipendenza e di libertà di critica verso il Kuomintang, l'incomprensione del passaggio da una tappa della rivoluzione ad un'altra e della necessità di prepararsi a tempo alla resistenza, infine l'errore di aver frenato la rivoluzione agraria. Sotto il colpo delle disfatte, questo partito eroico ha corretto i suoi errori dichiarando una guerra spietata all'opportunismo. Ma la direzio­ne del partito cinese è caduta in un altro errore, per il fatto che essa non ha resistito abbastanza energicamente alle tendenze nettamente «putschiste» e avventurose, all'origine delle sollevazioni di Wuhan, Hupeh, ecc. che hanno condotto a delle disfatte; d'altra parte certi compagni sono caduti in un errore opportunista lanciando la parola d'ordine dell'As­semblea nazionale. Il congresso ritiene che il tentativo di considerare l'insurrezione di Canton come un «putsch» è completamente falso. La sollevazione di Canton, che fu un combattimento eroico di retro­guardia del proletariato cinese nel periodo trascorso della rivoluzione cinese, resterà, malgrado gli errori grossolani della sua direzione, l'in­segna della nuova fase della rivoluzione: della fase sovietica. Attual­mente, nel periodo fra due ondate del movimento rivoluzionario, il compito principale del partito è di lottare per conquistare le masse, di fare un lavoro di massa fra gli operai e i contadini, di ricostituire le loro organizzazioni, di mettere a profitto ogni malcontento contro gli agrari, i borghesi, i generali e gli imperialisti stranieri, per sviluppa­re la lotta rivoluzionaria. A questo effetto, bisogna consolidare il par­tito stesso in tutti i modi. La parola d'ordine dell'insurrezione delle masse si trasforma in una parola d'ordine di propaganda e solo a con­dizione di una preparazione reale delle masse e di un nuovo slancio rivoluzionario essa diventerà di nuovo una parola d'ordine di realiz­zazione immediata, su una base superiore, sotto la bandiera della dit­tatura del proletariato e dei contadini basata sui «soviet».

55. Nei paesi dell'America latina, il compito principale dei comuni­sti è di organizzare dei partiti comunisti e di rinforzarli. In certi pae­si (Argentina, Brasile, Messico, Uruguay) i partiti comunisti sono già nati da qualche anno e perciò essi hanno per compito di consolidare la loro ideologia, di rafforzare la loro organizzazione, di diventare dei veri partiti di massa. In certi altri paesi, non esistono ancora par­titi comunisti indipendenti organizzati in partiti proletari. Il congresso incarica l'Esecutivo dell'IC di portare maggiore attenzione ai paesi del­l'America latina in generale, all'elaborazione di un «programma di azio­ne» di questi partiti (le questioni particolarmente importanti sono la questione agrario-contadina e la lotta contro l'imperialismo degli Stati Uniti), all'organizzazione di questi partiti, alla creazione di giusti rapporti fra essi e le organizzazioni di senza partito (sindacati, organizzazioni contadine), al loro lavoro fra le masse, al consolidamento ed alla estensio­ne dei sindacati, alla loro unificazione e alla loro centralizzazione, ecc.

56. Il congresso constata l'aumento dell'influenza comunista nei paesi dell'Africa del Sud. Il congresso impone ai comunisti il compito essenziale di organizzare le masse lavoratrici negre, di consolidare i loro sindacati in tutti i modi, di lottare contro lo sciovinismo «bian­co». La lotta contro l'imperialismo straniero di ogni specie, la difesa dell'uguaglianza assoluta e completa dei diritti, la lotta accanita contro tutte le leggi di eccezione relative ai negri, l'appoggio più deciso alla lotta dei contadini contro l'espropriazione delle loro terre, la loro orga­nizzazione per la rivoluzione agraria, il rafforzamento dei gruppi e dei partiti comunisti - tali sono i compiti fondamentali dei comunisti.

57. Il congresso constata con una soddisfazione particolare che nel paese della dittatura del proletariato, nell'URSS, il partito del proletariato, il Partito comunista dell'URSS, dopo aver liquidato la deviazione socialdemocratica del trotskismo e superate diverse difficoltà obiettive economiche del periodo della ricostruzione, ha riportato seri successi nell'opera di edificazione socialista nell'URSS ed è passato al lavoro diretto di ricostruzione socialista dell'economia rurale. Il lavoro ulteriore dell'edificazione socialista nell'URSS dovrà svilupparsi sulla base dell'industrializzazione e di un rafforzamento dell'edificazione socia­lista nelle campagne (aziende di Stato, imprese agricole collettive e organizzazione della massa delle imprese agricole individuali in coope­rative), realizzando sistematicamente la parola d'ordine di Lenin: soste­nere il contadino povero, allearsi al contadino medio e lottare contro i kulaki.

Il congresso constata che il Partito comunista dell'URSS ha nota­to a tempo gli elementi di burocratismo di certi gradi dell'apparato di Stato, dell'apparato economico, sindacale e anche dell'apparato del partito, e condotto una lotta spietata contro queste tendenze. Lo svilup­po dell'autocritica, l'intensificazione della lotta contro il burocratismo, la coesione delle forze e lo sviluppo dell'attività della classe operaia che detiene l'egemonia nello sviluppo rivoluzionario dell'URSS: tali sono i compiti principali del partito. Il congresso esprime la certezza che il partito uscirà vincitore non soltanto dalle difficoltà economiche, inerenti allo stato generale arretrato del paese, ma altresì, con l'aiuto del prole­tariato internazionale, da ogni conflitto coll'estero, preparato sistema­ticamente dai dirigenti degli Stati imperialisti.


VIII.
La lotta per la linea leninista
e per l'unità dell'Internazionale comunista

58. Di fronte alle grandi difficoltà del periodo di stabilizzazione nei paesi capitalisti e alle difficoltà del periodo di ricostruzione nel­l'URSS, dei gruppi di opposizione si sono formati nell'IC e hanno cer­cato di organizzarsi su scala internazionale. Le loro diverse ali e sfu­mature (dall'estrema destra all'estrema «sinistra») hanno trovato la loro espressione più completa nella critica della dittatura dell'URSS, attribuendole calunniosamente un carattere più o meno piccolo-borghese e intaccando la possibilità di mobilitare il proletariato internazionale.

[Tutte le correnti ispirate al trotskismo si sono rapidamente disgre­gate dopo la disfatta dell'opposizione sovietica. Il Leninbund ha svelato la sua vera natura quando molti suoi membri sono passati alla socialdemocrazia.]

59. Nell'interno dei partiti comunisti, attualmente le deviazioni sono soprattutto deviazioni di destra rispetto alla posizione politica giusta, a causa della stabilizzazione parziale del capitalismo e del­l'influenza della socialdemocrazia. Esse si manifestano attraverso i resi­dui del «legalismo», con l'obbedienza eccessiva alle leggi, col tenersi al rimorchio di un movimento di scioperi, con una attitudine errata verso la socialdemocrazia (per esempio la resistenza alle decisioni del IX Plenum dell'IKKI che si è manifestata in una certa misura in Francia), con una reazione insufficiente verso gli avvenimenti interna­zionali, ecc. Data l'esistenza di partiti socialdemocratici relativamente forti, queste deviazioni di destra sono particolarmente pericolose e la lotta contro di esse deve essere posta al primo piano, ciò che presume una lotta sistematica contro l'attitudine conciliatrice verso la corrente di destra nel seno dei partiti comunisti. Nondimeno, esistono pure del­le deviazioni di «sinistra» che trovano la loro espressione nella tenden­za a negare la tattica del fronte unico e a non comprendere l'importan­za enorme del lavoro sindacale; esse si manifestano anche con la «fra­se» rivoluzionaria, e, in Cina, con le tendenze putschiste.

60. Il congresso impone a tutti i partiti il dovere di lottare con­tro queste deviazioni innanzi tutto col mezzo della persuasione. Il congresso constata che le decisioni del VII Plenum allargato sull'eleva­zione del livello teorico dei quadri, sulla partecipazione dei nuovi mili­tanti al lavoro responsabile ecc., non sono state realizzate in parecchi dei paesi più importanti.

[È necessario elevare il livello teorico dei quadri comunisti. Rappresen­tanti autorizzati dei partiti più importanti devono essere messi a disposizio­ne della direzione dell'IC]

61. Il congresso fa un dovere al Comitato esecutivo dell'IC di assicurare anche per l'avvenire l'unità dell'IC e delle sue sezioni. So­lo a condizione di un lavoro coordinato per la liquidazione delle di­vergenze su una normale base di partito e, innanzi tutto, con i me­todi della democrazia interna, è possibile superare le difficoltà enor­mi del presente e risolvere i grandi problemi dell'avvenire immediato. Le gravi deficienze che si rilevano attualmente nella vita interna dei nostri partiti (tendenze burocratiche in certi paesi, diminuzione degli effettivi, mancanza di attività politica delle organizzazioni di base, ecc.), non possono essere liquidate che elevando il livello politico dei parti­ti comunisti in tutti i gradi della loro organizzazione, sulla base di una più grande democrazia interna. Ciò non esclude punto, anzi rende neces­sario un rafforzamento, in tutti i modi, della disciplina di ferro all'in­terno del partito, una subordinazione assoluta della minoranza alla mag­gioranza, una subordinazione assoluta degli organi subordinati e delle altre organizzazioni del partito (frazioni parlamentari, frazioni sinda­cali, stampa, ecc.) al centro del partito, di tutte le sezioni dell'IC al Comitato esecutivo. Il rafforzamento della disciplina proletaria nei partiti, il loro consolidamento, la liquidazione delle lotte frazioniste, ecc., sono delle condizioni assolute per la lotta vittoriosa del proleta­riato contro tutte le forze mobilitate dall'imperialismo.