La formazione
del Comitato di liberazione nazionale

Da "Il comunismo italiano nella seconda guerra mondiale", relazione e documenti presentati dalla direzione del partito al V Congresso del Partito comunista italiano, introduzione di Giorgio Amendola, Editori Riuniti, 1963, pp. 198-204



Il 9 settembre il Comitato delle opposizioni si costituiva in Comi­tato di liberazione nazionale, con la seguente deliberazione:

   Nel momento in cui il nazismo tenta di restaurare in Roma ed in Italia il suo alleato fascista, i partiti antifascisti si costituiscono in Comitato di liberazione nazionale per chiamare gli italiani alla lotta e alla resistenza, e per riconquistare all'Ita­lia il posto che le compete nel consesso delle libere nazioni.


Subito dopo la sua costituzione il Comitato di liberazione nazio­nale lanciava un appello alle armi:

   Italiani,
   la crisi della guerra, imposta al paese dal fascismo, è giunta al suo stato risolutivo.
   All'armistizio tardivamente concluso le truppe tedesche hitleriane, accampate sul nostro suolo, rispondono aggredendo l'Italia, che per tre anni ha versato il sangue dei suoi figli nella guerra di Hitler.
   Roma è minacciata.
   Della responsabilità della tragica situazione attuale giudi­cherà il popolo italiano, quando il nemico avrà ripassato il Brennero.
   Oggi per i figli d'Italia c'è solo un fronte: quello contro i tedeschi e contro la quinta colonna fascista. Alle armi!


L'11 settembre, dopo l'occupazione di Roma da parte dei tedeschi, il comitato si riuniva e dopo aver approvato il seguente ordine del giorno lanciava un manifesto per la guerra di liberazione [1]:

   Il Comitato di liberazione nazionale costata dolorosamente che l'abbandono del loro posto, da parte del sovrano e del capo del governo, ha intaccato e distrutto la possibilità di re­sistenza e di lotta da parte dell'esercito e del popolo, e decide per la riscossa e per l'onore italiano.


settembre 1943

   Italiani,
  per oltre tre anni noi abbiamo combattuto una guerra che ci era stata imposta dal fascismo in obbedienza alla volontà del nazismo. Un patto che, per esplicita confessione dei con­traenti, era stato stretto fra due regimi dittatoriali, ci ha trasci­nati alla sconfitta.

   L'Italia ha dato all'alleata più di quello che doveva dare, anche quando, caduto il regime fascista, avevamo il diritto di affermare che il patto fra i due regimi era ormai invalidato, il governo, ad onta dei nostri moniti, ha continuato la guerra subendo altri danni e altri dolori.

   Il risultato di questa nostra sciagurata permanenza in una alleanza, già morta nella coscienza del paese, è stato questo: i tedeschi hanno fatto varcare le Alpi alle loro divisioni, co­sicché, quando l'Italia ha chiesto di uscire dalla lotta, il nazi­smo ha attaccato proditoriamente le nostre truppe che, sorprese, disordinate, senza ordini precisi, si sono in gran parte disciolte e disperse.

   Oggi due terzi del territorio nazionale sono occupati dagli eserciti di Hitler, e Roma deve dare il segno della nuova ri­scossa nazionale.

   Italiani, i rappresentanti dei movimenti e dei partiti, che nella lunga attesa hanno custodito il fuoco sacro della libertà, si sono costituiti in Comitato di liberazione nazionale.

   Il comitato è sorto quando a Roma a Porta San Paolo, i nostri soldati venivano assistiti ed aiutati da popolani e stu­denti, accorsi a difendere la libertà della patria, come i loro avi avevano fatto nel 1849 agli ordini di Mazzini e di Ga­ribaldi.

   Questo atto di nascita del nostro comitato dice chiaramente il suo proposito. Noi ci proponiamo di resistere all'occupazione tedesca; noi vogliamo scacciare le truppe di Hitler da tutte le terre italiane; noi ci assegniamo il compito di distruggere il nazismo e il fascismo, flagelli egualmente perniciosi alla civiltà e alla libertà del mondo.

   Il Comitato di liberazione nazionale non ha avuto alcuna investitura dall'alto. Trae la sua autorità e la sua legittimità dalla volontà popolare. La opinione pubblica delle nazioni de­mocratiche, che sa come tutti i poteri, anche il più alto, debbono emanare dalla volontà del popolo, non esiterà a riconoscere nel nostro comitato l'espressione genuina della volontà italiana.

   Italiani, questa nuova guerra, a cui ci obbliga la Germania hitleriana e nazista che ci ha aggredito nell'atto stesso in cui deponevamo le armi, ci conduce a fianco dell'Inghilterra, dell'America, dell'Unione Sovietica e di tutte le Nazioni Unite. Noi, infatti, ci battiamo per la medesima causa : la distruzione del nazismo e del fascismo che, con le concezioni dello spazio vitale e della forza dominatrice, hanno scatenato questa guerra tremenda.

   Ma altre finalità ci sono comuni: sono le finalità cui tende la futura ricostruzione del mondo. La pacifica convivenza delle libere nazioni, riunite in un patto che escluda per sempre la guerra; l'autodecisione dei popoli che mortifichi ogni spirito di imperialismo e di conquista; le solenni promesse della Carta atlantica sull'equa partecipazione dei popoli alle ricchezze del mondo, sono principi che l'Italia adotta con puro cuore, cogli insegnamenti dei suoi spiriti maggiori, l'oblio dei quali ci ha condotto al disastro.

   Con l'ingresso dell'Italia, dell'Italia popolare democratica, nella famiglia delle grandi democrazie europee e mondiali, il nostro comitato si propone di condurre la nostra patria nel consesso delle libere nazioni, perché vi occupi il posto che il suo genio e la sua storia le hanno assegnato.

   Più sarà intenso il nostro sforzo militare e spirituale per la nostra liberazione, più cresceremo nell'estimazione del mondo libero, riscattando la vergogna di questi anni di umiliazione e di sconfitta.

   Avanti, con i ricordi del passato, verso l'avvenire!

Il Comitato di liberazione nazionale


In Roma occupata il Comitato centrale di liberazione nazionale fissava la sua posizione politica con le seguenti dichiarazioni del 16 ottobre e 16 novembre:

16 ottobre 1943

   Il Comitato di liberazione nazionale, di fronte all'estremo tentativo mussoliniano di suscitare, dietro la maschera di un sedicente Stato repubblicano, gli orrori della guerra civile, non ha che da riconfermare la sua più recisa ed attiva opposizione, negando al fascismo ogni diritto ed autorità dopo la sua tre­menda responsabilità nella catastrofe del paese e il suo asservi­mento al nazismo, di parlare ed agire in nome del popolo italiano; e di far fronte alla situazione creata dal re e da Badoglio con la formazione del nuovo governo, gli accordi da esso conclusi con le Nazioni Unite, e i propositi da esso manifestati, afferma:

   che la guerra di liberazione, primo compito e necessità suprema della riscossa nazionale, richiede la realizzazione di una sincera ed operante unità spirituale del paese, e che questa non può farsi sotto l'egida dell'attuale governo costituito dal re e da Badoglio;

   che deve essere promossa la costituzione di un governo stra­ordinario che sia l'espressione di quelle forze politiche le quali hanno costantemente lottato contro la dittatura fascista, e che dal settembre 1939 si sono schierate contro la guerra nazista.

   Il comitato dichiara che questo governo dovrà:


1) assumere tutti i poteri costituzionali dello Stato, evi­tando però ogni atteggiamento che possa compromettere la con­cordia della nazione e pregiudicare la futura decisione po­polare;

2) condurre la guerra di liberazione a fianco delle Na­zioni Unite;

3) convocare il popolo, al cessare delle ostilità, per deci­dere sulla forma istituzionale dello Stato.



16 novembre 1943

   Il Comitato di liberazione nazionale, di fronte agli svi­luppi della situazione e alle preannunciate dimissioni del go­verno Badoglio, che intende ritirarsi non appena Roma avrà ripreso il suo compito di capitale:

   1) dichiara che il popolo italiano dovrà, appena sia liberato il territorio nazionale, esprimere la sua volontà circa la forma istituzionale dello Stato. A questo diritto, che discende dal principio democratico e che ha avuto il suo riconoscimento anche negli accordi interalleati di Mosca, il popolo italiano non può, in alcun caso rinunciare. Pertanto il problema istituzionale dovrà essere sottoposto nella sua interezza, non pregiu­dicabile dal sostituirsi di persona, al sovrano giudizio di tutto il paese;

   2) conferma la necessità, già espressa nel proprio ordine del giorno del 16 ottobre, che il nuovo governo assuma tutti i poteri costituzionali, per dare lealmente al paese quella guida sicura che è sinora mancata, e che è indispensabile per con­durre, con ferma decisione e nell'unione di tutti gli italiani, la guerra liberatrice onde preparare, nella solidarietà di tutti i partiti antifascisti, le forme politiche, economiche e sociali del nuovo Stato.


In occasione del Congresso di Bari, il Comitato centrale di libera­zione si riuniva ed inviava il seguente messaggio:

Roma, 19 gennaio 1944

   Il Comitato centrale di liberazione nazionale invia al Con­gresso di Bari il suo fraterno saluto. Il congresso si riunisce mentre si scatena la battaglia decisiva che darà la vittoria alle nazioni che si sono battute sotto la bandiera della libertà.

   In questa battaglia l'Italia, dal fascismo condotta al più grande disastro della sua storia, è a fianco delle nazioni alleate. Essa non può risorgere a nazione libera e non può riacquistare il suo posto in Europa se non provando col sacrificio dei suoi figli come sia stata trascinata contro la sua volontà all'alleanza con la Germania e alla guerra contro le Nazioni Unite.

   I comitati di liberazione dell'Italia occupata sono impegnati con tutte le loro forze nella lotta contro l'invasore che bisogna scacciare oltre il Brennero e contro i suoi servi fascisti.

   L'eroica guerriglia dei patrioti, i grandi scioperi del nord, la cospirazione e l'azione quotidiana dei partiti antifascisti sono il segno della indomita volontà di lotta del popolo. I fucilati di Savona, di Brescia, di Milano, di Roma, di Ferrara e di tante altre terre d'Italia, le migliaia di carcerati che popo­lano le galere, la fierezza con cui i volontari della libertà af­frontano il piombo nazista e fascista, la resistenza ai bandi e alle leve attestano davanti al mondo la volontà di lotta della nuova Italia.

   In questa lotta è assente il governo che, dopo la fuga del re da Roma, non ha saputo organizzare la partecipazione ef­fettiva della nazione alla guerra, né ha contribuito alla resi­stenza dell'Italia occupata. Questo governo deve sparire.

   La posizione da voi presa e quella assunta dal nostro Co­mitato centrale per la costituzione di un governo straordinario che assuma tutti i poteri costituzionali dello Stato, evitando ogni atteggiamento che possa compromettere la concordia della nazione e pregiudicare la futura decisione popolare, e che convochi il popolo al cessare delle ostilità per decidere sulla forma istituzionale dello Stato, rappresentano la condizione indispensabile perché l'Italia conduca, col necessario vigore, la guerra fino alla vittoria e assicuri il suo avvenire.

   Il CLN conta sulle deliberazioni del Congresso di Bari per intensificare nell'Italia meridionale e nelle isole la mobili­tazione di tutte le energie e prendere le iniziative atte ad aiutare e potenziare la lotta dell'Italia occupata.



[1] II testo è palesemente monco. Il Catalano, in Storia del CLNAI, Bari, Laterza, 1956, ne dà invece un'altra versione: «Il Comitato di liberazione nazionale costata dolorosa­mente che nell'ora più angosciosa della patria il monarca e il capo del governo non sono rimasti al loro posto di direzione e di comando e che, in conseguenza di questa carenza, ogni possibilità di difesa e di resistenza è stata profondamente scossa e vulnerata, e si propone di conti­nuare la sua azione perché il popolo ritrovi le vie della dignità e della riscossa».