N. Rizhkov
"Il partito e lo Stato si trovano
in una situazione estremamente difficile"

Intervento pronunciato dal primo ministro N. Rizhkov alla riunione dei segretari di partito delle repubbliche federate e delle regioni, convocata da Gorbaciov dopo la chiusura della prima sessione del Congresso dei deputati delpopolo. Il testo, pubblicato dalla Pravda del 21 luglio 1989, è ripreso nella traduzione italiana da "L'Ottantanove di Gorbaciov", op. cit., pp. 59-64.


Il partito e lo Stato si trovano in una situazione estremamente difficile. Credo che una valutazione simile sia realistica, e io la applicherei in primo luogo al partito, poiché per quanto riguarda la situazione creatasi nello Stato i contorni di molti problemi sono stati definiti, e gli orientamenti della politica interna ed esterna sono stati formulati da M.S. Gorbaciov al Congresso dei deputati del popolo.

Per quanto riguarda il partito, quella chiarezza è fino ad ora mancata. Tanto più che negli ultimi tempi né il Politbjuro, né il Plenum del Cc hanno fornito una valutazione dettagliata e complessiva della situazione in cui si trova oggi il partito. Eppure molti avvenimenti, soprattutto negli ultimi mesi, con­fermano che in questa possente organizzazione politica vanno sempre più crescendo i fenomeni negativi.

Quali conclusioni se ne possono dedurre? Prima di tutto il fatto che all'indirizzo del partito sono state formulate, nel nostro paese come all'estero, e come mai era avvenuto prima in tutta la sua storia, accuse tali da privarlo, di fatto, di autorità agli occhi del popolo. (...)

In secondo luogo, tutto il corso degli avvenimenti susseguitisi conferma che nonostante la effettiva perdita di influenza, di potere, della possibilità di intervenire su tutto ciò che avviene nella società, si continua, coscientemente o no, a far come se nulla di particolare fosse avvenuto, come se fossero nelle nostre mani e noi potessimo continuare a gestire i complessi processi che si vanno sviluppando nel Paese, utiliz­zando gli stessi metodi del passato.

In terzo luogo, non c'è bisogno di una chiaroveggenza particolare per vedere come in una serie di repubbliche comincino a manifestarsi tendenze federative nella costruzione e nel funzionamento delle organizzazioni di partito, fatto questo che costituirà un passo assai pericoloso non soltanto per il partito ma anche per l'integrità dello Stato.

In quarto luogo, si verifica sotto i nostri occhi una svalutazione dell'autorità dei quadri del partito, dei suoi comitati regionali, delle organizzazioni primarie. Perché mai questo avviene? Eppure per iniziativa del Cc del Pcus e sotto la sua direzione è iniziata, nell'aprile del 1985, la perestrojka. Si sono cominciate a realizzare le trasformazioni nell'economia, è stato attivamente avviato il processo di glasnost e di democratizzazione. Dopo due anni è divenuto evidente che i fenomeni di ristagno della società frenavano la riforma economica, e che era necessario un rifiuto deciso dei dogmi consolidati e degli stereotipi di sviluppo del sistema politico. A tutto questo ci siamo accinti, dedicando la più sollecita attenzione.

In questi due anni l'ondata crescente delle trasformazioni nell'economia, della democratizzazione, della glasnost, la nascita di nuovi istituti sociali informali hanno cominciato a superare i cambiamenti irrilevanti ai quali il Cc del Pcus e il suo Politbjuro si sono decisi nell'ambito dei rapporti di partito, nella struttura dell'apparato di partito e nel complesso della sua vita.

Alcuni Cc di partiti comunisti delle repubbliche, organiz­zazioni locali di partito, agendo nell'alveo di posizioni, forme e metodi di lavoro antiquati, nel corso dell'ultimo anno e mezzo non possono essere in nessun caso considerati immersi nella vita reale. Essi continuano a credere ciecamente nella propria autorità, nell'incrollabilità e necessità delle direttive e risolu­zioni prese. Ma la vita testimonia che così non è.

Il partito, che aveva un ruolo dominante nel sistema amministrativo di comando, con la distruzione di questo sistema viene a perdere ciò che più conta: la possibilità di fornire indicazioni dirette, di intervenire, come avveniva prima, nelle questioni della vita economica, dello sviluppo sovietico, oltre a molte altre cose che erano sempre state contrarie alla sua natura di organizzazione politica.

Cosa deriva da tutto quanto è stato detto? La prima cosa, e la più importante, è che il Comitato centrale del partito non ha ancora assunto una posizione definita nella strategia della ristrutturazione dell'attività del Pcus, a cominciare dalle for­mazioni di base per finire con l'apparato centrale; il dialogo odierno avrebbe dovuto con ogni probabilità essere tenuto decisamente prima.

Inoltre il processo di autorisanamento, che era indispen­sabile al partito, è sfociato per molti aspetti in una autoflagel­lazione, e non di rado in una vera e propria flagellazione degli organi di partito e del partito nel suo complesso, una flagella­zione condotta ovunque e con impeto sempre crescente, in forma verbale, scritta, caricaturale o di altro genere.

Non preoccupa meno che il fatto che noi abbiamo comin­ciato a perdere influenza, controllo sulla situazione che si è venuta a formare in singole regioni del Paese. La fede nella forza, nell'infallibilità delle soluzioni elaborate ha condotto a sottovalutare seriamente la situazione. La valutazione erronea fondamentale consiste nello sperare che tutto si aggiusti da sé nelle questioni etniche, nei fenomeni antisociali di massa, nella conduzione dei mezzi di informazione, nella selezione, distri­buzione ed educazione dei quadri.

Devono essere messi in particolare rilievo i grossi errori compiuti in campo ideologico. L'inerzia delle sezioni e dei segretari del Comitato centrale del partito in questa importan­tissima sfera dell'attività di partito porta, e va detto senza mezzi termini, ad una sempre maggiore «deideologizzazione» della società.

La considerazione successiva, che scaturisce direttamente dall'analisi dei processi verificatisi nell'economia e nella sfera sociale, consiste, a mio modo di vedere, nel fatto che dopo la XIX conferenza di partito noi non abbiamo realmente ristrut­turato tutto il lavoro di partito. Mentre è stata questa, in realtà, la molla più potente nella nostra vita di partito negli ultimi tempi.

Come ultima cosa, dobbiamo vedere chiaramente come in molti strati della popolazione il rapporto con gli organi di partito abbia cominciato a vacillare. Questo porta a far sì che il partito passi in secondo piano nella vita sociale. Questo hanno mostrato le elezioni. La mia opinione, compagni, è che si debba riconoscere che la valutazione che è stata fatta dopo le elezioni non era del tutto precisa. Abbiamo sopravvalutato la statistica, rifacendoci al fatto che l'85% dei deputati eletti erano comunisti. Di fatto questa maggioranza quantitativa dei membri del partito dice poco. Molti di essi non hanno una posizione chiara sulla questione principale, che traspare ripe­tutamente negli interventi, e che è legata ai tentativi di sminuire il ruolo dirigente del partito nella società, nel mettere in discussione il fatto che esso sia il suo nucleo politico.

A ciò va aggiunto che anche alle elezioni siamo giunti impreparati. E vero che la nostra piattaforma di partito era molto forte, e che è stata ben accolta dalla gente. Ma vari «informali» di varia, dubbia ispirazione si sono dimostrati più organizzati, hanno agito in modo più attivo, hanno lottato davvero per il voto degli elettori. Nel contempo il partito, che pur disponeva di possibilità enormi, ha di fatto lasciato andare le cose senza intervenire, tenendo una posizione puramente formale.

Anche al Congresso dei deputati non ci siamo ritrovati del tutto preparati. Anche qui è stato sottovalutato l'attivismo di alcuni gruppi, compresi i rappresentanti delle organizzazioni informali. Essi si sono letteralmente fatti strada, sulla tribuna, con le loro piattaforme, i loro programmi, le loro proposte ed accuse, e non di rado anche con insinuazioni dirette all'indi­rizzo del partito. E il Politbjuro si è fatto da parte, in una condizione in qualche modo isolata, come se fosse sotto l'effetto di una qualche sindrome di torpore. Nessun membro del Politbjuro è intervenuto, come è noto, al Congresso. Solo Gorbaciov e Ryzkov, in forza del regolamento del Congresso, hanno preso la parola dalla sua tribuna.

Perché dunque gli altri non sono intervenuti da questa tribuna con le proprie posizioni ed opinioni, e non hanno espresso il proprio atteggiamento riguardo a tutto ciò che è stato detto all'indirizzo del Pcus? Credo che si sia trattato di un nostro errore strategico. Per quanto possa sembrare para­dossale, al Congresso il partito è stato difeso principalmente dagli operai, mentre alcuni segretari di comitati regionali del Pcus si sono perfino tenuti lontani da questo tema nei loro interventi.

Come membro del Politbjuro del Cc, devo soffermarmi in modo particolare su ciò che suscita ora una viva preoccupa­zione. Il Congresso e la sessione hanno mostrato come le modificazioni strutturali avvenute nel Cc siano chiaramente insufficienti. (...)

E' comparso un possente potere reale, costituito dal Con­gresso dei deputati del popolo e dal Soviet Supremo dell'Urss. E noi non possiamo non fare i conti con ciò. Se il partito non trova una via d'uscita a questa situazione, esso può perdere influenza nel governo dello Stato.

Devono essere individuate delle relazioni che favoriscano una coordinazione armoniosa dei poteri politico, legislativo, esecutivo e amministrativo. Se il partito non prestasse atten­zione a ciò, potrebbe accadere che lo slogan avanzato da alcuni, «Soviet senza comunisti», si avvicini alla realtà, e l'articolo 6 della Costituzione dell'Urss risulterebbe cambiato in modo tale che il ruolo del partito verrebbe legislativamente annullato.

E' oggi chiaro, a nostro avviso, che i tentativi di agire al vecchio modo non possono avere successo. Sono necessari nuovi approcci, perché il partito sia come prima all'avanguar­dia della perestrojka. (...)

In qualità di membro del Politbjuro e di Presidente del Soviet dei Ministri dell'Urss, sono stato sottoposto a una seria critica al Congresso e alla sessione del Soviet Supremo del­l'Urss. Una critica imparziale, a volte singolarmente dura, pesante, ma per lo più giusta, costruttiva, che esigeva azioni concrete. Ascoltando tutto ciò che veniva detto al mio indi­rizzo, mi sono accorto di pensare che in alcuni casi non sono stato sufficientemente autocritico. Ci sono infatti stati degli errori, delle sviste, non solo di ordine oggettivo, ma anche soggettivo. In questo mese e mezzo in cui mi sono trovato faccia a faccia con i deputati del popolo, mi sono reso perfettamente conto di cosa sia il processo di risanamento. Da tutto questo verranno tratte delle conclusioni essenziali riguardo al miglioramento sostanziale del lavoro del governo e di quello mio personale. (...).