Due linee diametralmente opposte
nell'edificazione dell'economia

Editoriali congiunti del Wenhui Bao, giornale di Shanghai, del Jiefang Ribao, giornale dell'Esercito Popolare di Liberazione, e di Vita dell'organizzazione di Partito, 23 agosto 1967, da "Le due vie dell'economia cinese", antologia di scritti cinesi a cura di Emilio Sarzi Amadè, Milano, 1971, Franco Angeli Editore, pp.64-70.


Esistono due linee diametralmente opposte per edificare un paese do­po che il proletariato ha assunto il potere politico. Una è la linea revisio­nista moderna sovietica, che mette l'accento soltanto sul materiale - macchine e meccanizzazione, e punta sugli incentivi materiali. Essa è contraria a dare il primo posto alla politica proletaria, ignora la lotta di classe e nega la dittatura del proletariato. Essa può condurre solo al capitalismo, non porterà mai al socialismo. La cricca rinnegata sovie­tica di Khrushchov ed i suoi successori sono fanatici sostenitori di questa linea. In linea con il Khrushchov dell'Unione Sovietica, il Khru­shchov cinese ha pure sostenuto con forza questa linea in Cina allo scopo di restaurare il capitalismo.

Il nostro rispettato e amato grande capo presidente Mao ha riso­lutamente criticato e ripudiato questa linea revisionista, ed ha avanzato la sola corretta linea marxista-leninista. Egli aveva già indicato i princi-pii fondamentali per l'edificazione dell'economia socialista nel suo «Rap­porto alla seconda sessione plenaria del settimo comitato centrale del partito comunista cinese» nel 1949. In quel rapporto egli aveva dedi­cato una particolare attenzione ad una analisi dei vari settori dell'econo­mia allora esistenti in Cina e rilevato la necessità di «mettere l'econo­mia statale in grado di divenire il fattore guida dell'intera economia nazionale», di attuare gradualmente la trasformazione socialista del­l'agricoltura, dell'artigianato, e dell'industria e del commercio capita­listi, e di attuare passo a passo l'industrializzazione socialista. Nel 1958 il presidente diede una ulteriore espressione concentrata alla ferma decisione ed alla grande saggezza dei 700 milioni di cinesi nella formulazione della linea generale di «andare avanti, puntare in alto ed ottenere risultati più grandi, più rapidi, migliori e più economici nella costruzione del socialismo», e di tutta una serie di scelte per lo svi­luppo della costruzione socialista «camminando su due gambe». Que­sto ci portò in una situazione completamente nuova, caratterizzata dal grande balzo in avanti della Cina nella costruzione del socialismo. Nel 1960, lo stesso presidente Mao riassunse le esperienze ottenute dalle imprese avanzate durante il grande balzo in avanti, elaborò il noto «statuto della compagnia del ferro e dell'acciaio di Anshan» in oppo­sizione al revisionista «statuto del combinato del ferro e dell'acciaio di Magnitogorsk» sovietico, e stabilì cinque principii fondamentali, e precisamente: insistere nel porre la politica al comando; rafforzare la direzione del partito; sviluppare in grande stile il movimento di massa; istituire il sistema secondo cui i quadri prendono parte al lavoro produttivo, i lavoratori partecipano alla direzione, le disposizioni ed i regolamenti irrazionali e invecchiati vengono riveduti, e i quadri diri­genti, gli operai ed il personale tecnico lavorano in stretta coopera­zione; e attuare vigorosamente la rivoluzione tecnica. Nel 1963 il presidente Mao sottolineò: «La lotta di classe, la lotta per la produ­zione e la sperimentazione scientifica sono i tre grandi movimenti rivo­luzionari per edificare un paese socialista potente». Questa serie di magistrali direttive del presidente Mao indicarono la via giusta per edificare il nostro paese. Questa linea mette l'accento sulla preminenza delle scelte politiche proletarie, sulla necessità di portare fino in fondo la lotta tra le due classi e le due vie, sugli sforzi costanti per consoli­dare e rafforzare la dittatura del proletariato, sul promuovere la rivo-luzionarizzazione del modo di pensare del popolo, sul fatto che la mec­canizzazione va attuata sotto la guida della rivoluzionarizzazione, e sul principio di «fare fermamente la rivoluzione e promuovere la pro­duzione». È proprio sotto la guida della linea rivoluzionaria del presi­dente Mao che la nostra grande patria ha ottenuto brillanti successi nella costruzione del socialismo, che la base economica del socialismo è stata costantemente consolidata e sviluppata, e che si è assicurato che il paese proletario non cambierà mai il suo colore.

Fin dalla fondazione della nuova Cina c'è stata sul fronte econo­mico una lotta acuta ed intensa tra le due linee. Questa lotta era cen­trata sul dare o non dare il primo posto alla politica proletaria, se porla o no al comando e se costruire o no il paese sulla base del grande pen­siero di Mao Tse-tung. In ultima analisi, il nocciolo della lotta era se la Cina dovesse edificare una economia socialista o capitalistica, se do­vesse prendere la via socialista o quella capitalistica.

Guidandoci nella costruzione di uno stato socialista, il presidente Mao ha sempre dato alta priorità alla rivoluzionarizzazione del modo di pensare del popolo. Egli insegna: «Il lavoro politico è la linfa vitale di tutto il lavoro economico»; «non avere un giusto punto di vista po­litico è come non avere anima». Tra gli innumerevoli modi per espan­dere la produzione socialista, quello cardinale è di effettuare una rivo­luzione politica ed ideologica. Se questo è fatto bene, ci sarà un au­mento generale della produzione di grano, cotone, olio, ferro ed acciaio e carbone. Altrimenti la produzione non aumenterà in alcun settore. La garanzia fondamentale per il successo della nostra edificazione so­cialista consiste nell'istillare il pensiero di Mao Tse-tung nelle menti delle masse.

Il Khrushchov cinese fa esattamente il contrario. Egli è contrario a porre la politica proletaria al comando e sparge la menzogna che noi usiamo «metodi ultra-economici» per dirigere la costruzione econo­mica del paese. Egli caldeggia «l'uso di metodi economici per guidare l'economia». Agitando il dito egli ha detto severamente: «Perché dob­biamo dirigere l'economia con metodi amministrativi, invece che con mezzi economici?». Non c'è mai stata una economia indipendente dalla politica. Nessuna parte di una società di classe esiste in un vuoto poli­tico. Se la politica proletaria non è al comando in alcun settore o in alcun dipartimento, allora è la politica borghese che deve essere al co­mando; se il marxismo-leninismo, il pensiero di Mao Tse-tung, non è al comando, allora è il revisionismo, l'ideologia borghese che deve es­sere al comando. Opponendosi a mettere la politica proletaria al co­mando e ponendo invece al comando la politica borghese, il Khrush­chov cinese cerca di restaurare il capitalismo.

Analizziamo ora ciò che il Khrushchov cinese definisce «uso di metodi economici per dirigere l'economia», e vediamo un po' di cosa si tratti in realtà.

Si tratta in realtà di porre il profitto al comando. Tutto per il profitto, e il profitto è tutto... Il Khrushchov cinese ha dichiarato aper­tamente: «Una fabbrica deve fare denaro, è permesso ignorare il piano unificato dello stato e gli interessi generali, e darsi ad ogni sorta di attività egoistiche, di speculazione, dannose all'economia socialista».

Si tratta semplicemente del noto «incentivo materiale». Alla moda capitalistica, il Khrushchov cinese disse: «Se non gli date più denaro, non ci sarà incentivo e non vi farà un buon lavoro». Egli tentò di cor­rompere le masse istillando l'egoismo borghese, distraendo l'attenzione del popolo dalla politica, allargando il ventaglio delle entrate e creando uno strato privilegiato. Questo è un cocente insulto per i lavoratori e gli impiegati rivoluzionari; è un coltello che uccide senza versare san­gue!

Ciò significa anche glorificare svergognatamente il capitalismo. Il Khrushchov cinese disse: «L'economia capitalistica è flessibile e va­riata», «noi dovremmo imparare dall'esperienza del capitalismo nel dirigere le imprese, e specialmente dall'esperienza delle imprese mono­polistiche». Egli disse ai nostri quadri di «imparare seriamente» dai capitalisti, affermando che la capacità «di questi ultimi nella gestione supera di molto quella dei nostri membri del partito». Ai suoi occhi, i capitalisti arraffatori di denaro sono cento volte più saggi dei comu­nisti.

In ultima analisi, «usare metodi economici per dirigere l'econo­mia» significa permettere alla legge capitalistica del valore di regnare suprema, sviluppare la libera concorrenza, minare l'economia socialista e restaurare il capitalismo. Se noi agissimo secondo questi «metodi economici» caldeggiati dal Khrushchov cinese, gli sconfortati capitalisti sarebbero di nuovo contenti, la classe operaia emancipata sarebbe di nuovo soggetta alla schiavitù ed un gruppo di nuovi elementi borghesi costruirebbero il loro «paradiso» sui cadaveri di milioni di lavoratori.

L'opposizione del Khrushchov cinese a porre la politica al comando si manifesta anche nella sua opposizione a movimenti di massa su larga scala. La causa socialista è la causa rivoluzionaria di milioni di persone. Noi dobbiamo mobilitare pienamente le masse e basarci sulla loro ini­ziativa per costruire una economia socialista. Lanciare o non lanciare un energico movimento di massa costituisce una importante pietra di paragone per vedere se si segue o no il principio di porre la politica al comando; è questo anche un importante aspetto del fondamentale antagonismo tra le due linee nella costruzione economica.

Il nostro grande dirigente presidente Mao ha la più profonda fidu­cia nelle masse, si basa pienamente su di esse e rispetta la loro iniziativa. Egli ci ha insegnato: «Di tutte le cose del mondo, gli uomini sono la più preziosa. Sotto la direzione del partito comunista, finché ci saranno uomini, potranno essere realizzati ogni sorta di miracoli», e «il movi­mento di massa è necessario in ogni lavoro. Esso non può progredire senza movimento di massa». È proprio perché abbiamo insistito nel porre la politica al comando e abbiamo vigorosamente lanciato un movi­mento di massa che noi abbiamo realizzato il grandioso balzo in avanti ed attuato rapide avanzate nell'industria, nell'agricoltura, nella difesa nazionale, nella scienza e nella cultura.

Con la sua posizione borghese reazionaria, il Khrushchov cinese odiava profondamente il movimento di massa rivoluzionario, e fece di tutto per affermare il sistema della direzione di un solo uomo e la linea reazionaria di basarsi sugli esperti. Nel 1949 egli andò a Tientsin e disse agli impiegati delle imprese statali che essi erano «organizza­tori nelle fabbriche statali» e che per la costruzione «bisognava affi­darsi soprattutto ai direttori, agli ingegneri ed ai tecnici». In un di­scorso del 1952 egli disse: «Nella costruzione dell'industria ci sono molte difficoltà. La Cina ha denaro, manodopera e macchine (questo problema può essere risolto in linea generale con l'aiuto dell'Unione Sovietica e delle democrazie popolari), ma non ha ingegneri». In modo ancora più sbracato egli attaccò il nascente movimento di massa rivoluzionario del 1958. Egli sparse assurdità come quella che il movimento era stato attuato «in fretta», «sulla base di alcune notizie vaghe o informazioni non esatte».

Secondo il Khrushchov cinese, nella costruzione economica noi pos­siamo basarci solo su pochi «esperti», «basarci sui direttori, gli inge­gneri e i tecnici» che danno ordini mentre le masse rivoluzionarie sono soltanto «manodopera» e «plebaglia ignorante» «che si mobilita in fretta», che può soltanto «attuare gli ordini di altri» in piena obbe­dienza. Allo scopo di esercitare una dittatura borghese sui lavoratori, egli ed i suoi seguaci si spremettero le meningi per elaborare una serie di regolamenti revisionisti che frenavano l'iniziativa dei lavoratori e mettevano loro addosso la camicia di forza. Facendo questo essi non soltanto frenavano l'iniziativa socialista delle masse e ostacolavano lo sviluppo della costruzione economica socialista, ma ponevano anche i pochi quadri, il personale amministrativo ed i tecnici in una posizione di antagonismo nei confronti degli operai, trasformandoli in burocrati e nuovi elementi borghesi che dominavano sulle masse. In questo modo la natura delle imprese socialiste veniva gradualmente trasformata.

Questa è la lotta tra due linee diametralmente opposte nella costru­zione dell'economia della Cina.

Il marxismo ci insegna che la politica è l'espressione concentrata dell'economia. La degenerazione della base economica socialista con­duce inevitabilmente alla restaurazione del capitalismo in politica. L'in­tero complesso di linee, principii, scelte politiche e misure caldeggiate per tanti anni dal Khrushchov cinese mirava ad alimentare le forze capitalistiche sia nelle città che nelle campagne, ed a minare la base economica socialista per fare in modo che l'economia socialista dege­nerasse in una economia capitalistica. Una volta degenerata l'economia, il nostro partito e il nostro stato avrebbero inevitabilmente, passo a passo, cambiato colore ed il capitalismo sarebbe stato restaurato in tutto il paese. La lotta tra le due linee nella costruzione economica è quindi una lotta tra due linee politiche, due vie e due destini diversi per la Cina.

Il nostro partito politico proletario è fatto per fare politica, con­durre la lotta di classe e realizzare la dittatura del proletariato. Se il nostro partito rifiuta di fare tutto questo ma si preoccupa soltanto della costruzione economica secondo le idee del Khrushchov cinese, non diventerà uno strumento per la pura e semplice organizzazione della vita economica? Non diventerà un «partito industriale» o un «partito agricolo» come quello della cricca rinnegata revisionista so­vietica? Il partito politico è la più alta forma dell'organizzazione di classe. Questo è marxismo elementare. C'è forse un solo partito poli­tico al mondo che sia impegnato soltanto nella produzione e nella co­struzione, ma non nella lotta di classe? Il cosiddetto «partito indu­striale» o «partito agricolo» è semplicemente un trucco per fare del partito una appendice della costruzione economica, un'appendice della borghesia, che orbita attorno ai «profitti». Il solo scopo di un tale partito è quello di fare denaro e di preoccuparsi soltanto dello sfrut­tamento e del capitalismo. Un partito di questo genere non è forse un partito politico completamente borghese?

I fatti della lotta tra le due linee sul fronte economico ci hanno insegnato che noi dobbiamo sempre tenere fermamente a mente gli insegnamenti del presidente Mao, non dimenticare mai di dare premi­nenza alla politica e di porla sempre al primo posto.

Il presidente Mao ci ha insegnato: «Mentre riconosciamo che nello sviluppo generale della storia il materiale determina il mentale e l'es­sere sociale determina la coscienza sociale, noi riconosciamo anche - e anzi dobbiamo riconoscere - l'influenza del mentale sulle cose ma­teriali, della coscienza sociale sull'essere sociale e della sovrastruttura sulla base economica ». La forza morale più potente dei nostri tempi è l'invincibile pensiero di Mao Tse-tung, ed il più grande potenziale di combattimento è il popolo armato del pensiero di Mao Tse-tung. Coloro i quali vedono soltanto la forza materiale tremeranno di paura di fronte ad un nemico che abbia anche solo una o due nuove armi, e gli si arrenderanno vergognosamente in guerra. Essi avranno una cieca fede negli stranieri, striscieranno dietro di loro e saranno loro schiavi ubbi­dienti nel periodo della costruzione. Noi comunisti cinesi, tuttavia, riteniamo fermamente che è il popolo a creare la storia; che una volta che esso abbia padroneggiato il pensiero di Mao Tse-tung il popolo di­verrà infinitamente saggio e coraggioso e dispiegherà una forza inesau­ribile. L'attuale grande rivoluzione culturale proletaria, iniziata e gui­data dallo stesso presidente Mao, è la scuola migliore per studiare ed applicare il pensiero di Mao Tse-tung in modo creativo, una grande forza motrice per lo sviluppo delle forze sociali produttive del nostro paese. Attraverso questa rivoluzione la linea reazionaria borghese del Khrushchov cinese nella costruzione economica sarà sradicata e, con il continuo consolidamento e rafforzamento del potere statale proletario, nella nostra costruzione socialista si avrà sicuramente un nuovo po­tente slancio. «Il popolo cinese ha nobili aspirazioni e capacità. Esso raggiungerà certamente e sorpasserà i livelli avanzati mondiali in un futuro non troppo distante». Non c'è dubbio che esso lascerà molto indietro tutti i paesi imperialisti e revisionisti!