"Con il comunismo si viveva meglio".
Il 66% dei rumeni voterebbe
per il dittatore Ceausescu

Articolo pubblicato dal quotidiano spagnolo El Mundo il 10 aprile 2014. El mundo è il secondo quotidiano per tiratura in Spagna dopo El Pais ed è proprietà della RCS Rizzoli.


Secondo un sondaggio pubblicato oggi, il 66 per cento dei rumeni voterebbe il dittatore comunista Nicolae Cecausescu (1918-1989) se si presentasse alle prossime elezioni presidenziali di novembre.

Secondo lo studio condotto dall'ente privato IRES (Istituto Rumeno di Valutazioni e Strategie), il "genio dei Carpazi", come si faceva chiamare Ceausescu, vincerebbe sull'attuale primo ministro socialdemocratico Victor Ponta (31 percento) e sul capo dello stato Traian Basescu (10 percento).

Il sondaggio rileva che il 69 percento dei cittadini ritiene che si vivesse meglio quando c'era il comunismo, mentre il 35 percento pensano che la loro situazione sarebbe migliore se nel 1989 non fosse caduta la cortina di ferro.

Gli intervistati rispondono che rispetto all'epoca comunista sentono la mancanza soprattutto dell'occupazione (23 por ciento) e di una "vita migliore" (14 por ciento).

L'inchiesta tra I cittadini segnala anche che il 73 percento pensa che la Romania stia andando per la strada sbagliata, mentre il 23 percento pensa il contrario.

Un'inchiesta simile realizzata nel 2010 quantificava in un 41% i rumeni che avrebbero votato per Ceausescu presidente.

Il sondaggio fu condotto tra il 3 e il 6 aprile mediante 1.349 interviste di cittadini effettuate a domicilio e con una percentuale di errore del 3 percento.

Ceausescu morì fucilato nel dicembre 1989 e il suo regime era considerato uno dei più repressivi e duri del vecchio blocco comunista.

La Romania, che è il secondo paese dell'Union Europea (UE) per povertà dopo la Bulgaria, e uno di quelli più colpiti dalla crisi, ha raggiunto nel luglio scorso un nuovo accordo col FMI, il terzo dal 2009, per un credito di 4 miliardi di Euro. Negli ultimi quattro anni il paese ha subito l'applicazione di un piano di aggiustamwento con tagli alla spesa pubblica, incremento delle tasse e diminuzione di salari e pensioni, cosa che ha causato molto malessere sociale.