Chi era Kruscev?

Grover Furr storico americano e autore di vari studi sull'URSS, ha pubblicato, in riferimento al famigerato 'Rapporto segreto' al XX congresso del PCUS, il libro "Khrushchev Lied" (Kruscev ha mentito), in cui passa in rassegna le 61 false "rivelazioni" di Kruscev che fanno del rapporto un tessuto organico di deliberate menzogne. Il libro, pubblicato nel 2007 in russo, è già stato tradotto in varie lingue, tra cui l'inglese (2011) ma anche spagnolo, francese, tedesco, vietnamita, turco, cinese. Una traduzione italiana dovrebbe uscire prossimamente - e finalmente, possiamo dire - per le edizioni Città del Sole. Da parte nostra abbiamo tradotto il capitolo 12, che qui riproduciamo.

In queste pagine viene ricostruita tra l'altro la vicenda più personale di Kruscev, una sorta di biografia della sua carriera nel partito, da cui è interessante trarre considerazioni sulla natura dei suoi comportamenti all'indomani della morte di Stalin.

E' Grover Furr stesso a mettere in chiaro che le sue sono solo ipotesi, anche se basate su riscontri, sulle quali è bene aprire una discussione e che vanno approfondite. Quindi nessuna impostazione meramente complottistica dei fatti, ma un tentativo di definire la base delle motivazioni che hanno determinato le azioni di Kruscev dopo il marzo 1953.

Da come la storia viene ricostruita, emerge che non ci troviamo di fronte a un personaggio che improvvisamente cambia le sue convinzioni di fondo. Il suo 'stalinismo' precedente al 1953 è solo volto a mascherare qualcosa di profondamente diverso.

Se risultassero confermati i suoi collegamenti con i personaggi messi sotto accusa negli anni '30, a partire da Bucharin, si spiegherebbe bene il suo modo di agire dopo la morte di Stalin. Ci troviamo di fronte a un personaggio che nel corso della sua carriera ha avuto vari volti. Dai possibili collegamenti con la rete che negli anni '30 svolgeva un'attività clandestina per rovesciare Stalin - dalla repressione della quale sarebbe riuscito a rimanere indenne - a una sfrenata ricerca di credibilità utilizzando a piene mani la repressione per dimostrarsi più realista del re.

Il Kruscevv che si presenta alla ribalta del partito prendendone la direzione dopo la morte di Stalin è dunque un tipo che ha le idee chiare, almeno sul piano tattico. (E che si sia trattato puramente di tattica lo dimostra il suo improvviso defenestramento dopo aver svolto il lavoro sporco).

Le idee su cui Kruscev si muoveva riguardavano prima di tutto la liquidazione dello 'stalinismo', cioè di un sistema di gestione del partito e dello Stato sovietico finalizzata a sviluppare il modello di organizzazione socialista dell'economia e della società e basata su un'analisi antimperialista dei rapporti internazionali. Ma il suo obiettivo era anche quello di destabilizzare una struttura di partito che al tempo di Stalin aveva garantito il mantenimento di questi due obiettivi.

Per questo la prima mossa,subito dopo la morte di Stalin è quella di liquidare Beria e successivamente, nel 1957, arrivare a una resa dei conti di quello che fu definito il gruppo antipartito, Malenkov, Molotov e Kaganovich che, pur accettando la scelta iniziale di Kruscev, avevano capito successivamente che la prospettiva era ben più radicale del semplice alleggerimento del clima rivoluzionario nel partito e del mantenimento delle prerogative della nomenclatura. Kruscev mirava più in alto: rimettere in discussione il giudizio sull'imperialismo, il carattere rivoluzionario dell'azione dei comunisti nel mondo, l'esercizio della dittatura del proletariato nella costruzione del socialismo.

Kruscev viene quindi da lontano, da quella cultura "antistaliniana" che, dopo la morte di Lenin, cercò con tutti i mezzi di impedire il processo di sviluppo del socialismo e il consolidamento dell'area comunista nel mondo. La sua furia iconoclasta ha provocato però effetti che nell'immediato andavano contro gli interessi di una dirigenza sovietica che non era preparata, come invece avvenne successivamente con Gorbacev, a una trasformazione rapida dell'organizzazione sociale nata dalla rivoluzione d'ottobre. Per arrivare a quella conclusione c'è voluto il lungo periodo della stagnazione brezneviana. Ma a Kruscev spetta il 'merito' di aver aperto la strada.