Associazione Stalin

Capire Togliatti e il togliattismo

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La guerra di posizione

Premessa


  Per chi voglia ridurre l'esclusione dei comunisti e dei socialisti dal governo ad una questione solo nazionale, e su questo valutare la tattica del PCI, consigliamo di spostare l'attenzione sulle vicende che andavano caratterizzando la situazione internazionale nel dopoguerra. In particolare a partire dalle dichiarazioni di Churchill a Fulton nel 1946 che parlavano di 'cortina di ferro' e quindi davano inizio a quella che poi venne chiamata guerra fredda.

   E' bene mettere perciò al centro del ragionamento sulla fase storica a partire dalla fine del 1947 le questioni geopolitiche che scaturivano appunto direttamente dalla seconda guerra mondiale subito dopo la sua conclusione.

   La vittoria sul fascismo avvenne, come ben noto, con uno schieramento militare che aveva come asse l'alleanza tra URSS, Inghilterra e Stati Uniti attorno a cui ruotavano tutte le altre forze in campo schierate secondo i rapporti politici esistenti al momento del conflitto. Non si trattava solo di rapporti tra stati, ma anche di movimenti armati a carattere partigiano che si muovevano nei vari scacchieri di guerra. Alla resa dei conti l'unità antifascista, abbastanza innaturale e tattica, fu messa in discussione dalle potenze occidentali che avevano capito che in Europa, in particolare in Italia, in Grecia e in Francia, dove avevano operato movimenti partigiani molto forti, rischiavano che l'avanzata sovietica andasse ben oltre Berlino. E' per questo, e per la forza militare acquistata dall'URSS nella guerra, che americani e inglesi si prepararono a fronteggiare la situazione sapendo che l'Unione Sovietica non avrebbe potuto permettersi una nuova guerra con l'occidente capitalistico di cui USA e GB rappresentavano la punta avanzata.

   Questa realtà era ben presente a Togliatti e al PCI al momento della rottura della collaborazione di governo con la DC e con le altre forze conservatrici che ne facevano parte. Essi sapevano che uno dei punti della strategia imperialista americana e delle forze reazionarie e clericali italiane era quello di costringere il Partito comunista allo scontro frontale e liquidarlo anche legalmente. Per questo i comunisti in Italia scelsero, in accordo con la strategia internazionale di Stalin e dell'Unione Sovietica, di affrontare la nuova fase storica, che gramscianamente possiamo definire guerra di posizione, tenendo conto dei rapporti di forza e della strategia internazionale dei comunisti. In base a questa strategia i punti essenziali erano costituiti dalla ricostruzione materiale dell'Unione Sovietica, distrutta dalla guerra di aggressione nazista, la fine del ricatto atomico americano, il sostegno alla rivoluzione cinese, alla Corea e al Vietnam, la formazione di democrazie popolari nell'Europa dell'Est, il rafforzamento dei partiti comunisti in Europa occidentale e lo sviluppo mondiale del movimento della pace per impedire nuove avventure di guerra dell'imperialismo a guida americana.

   Questo era il grandioso quadro strategico entro cui si muoveva la politica del Partito comunista italiano. Che contro questa strategia si scagliassero i 'rivoluzionari' trotskisti era più che naturale dato il ruolo che avevano sempre avuto, ma che gruppi che si definiscono marxisti leninisti abbiano seguito la stessa strada non solo li mette sullo stesso piano, ma è assolutamente contraddittorio con le icone di Stalin che essi hanno portato in giro in questi anni.

   Fissate le linee generali, Togliatti non si limitò solo a definire la linea politica del PCI dentro il quadro che abbiamo delineato, ma il suo contributo fondamentale fu quello di capire su quali basi impostare la guerra di posizione. La questione, per Togliatti, non era quella della sopravvivenza di un nucleo di propagandisti del comunismo, bensì la difesa del ruolo storico di un movimento popolare che aveva portato alla Resistenza armata, alla Repubblica, alla Costituzione e che doveva difendere gli interessi di milioni di persone che quelle scelte avevano condiviso. Una difesa di massa, non ideologica dunque, basata su un'idea concreta delle trasformazioni da apportare nella società italiana.

   Consapevole di ciò, Palmiro Togliatti, dopo le elezioni del 18 aprile del 1948 che segnano la vittoria della DC e rappresentano il punto conclusivo dell'offensiva iniziata l'anno precedente con l'esclusione di comunisti e socialisti dal governo, pronuncia alla Camera un discorso [qui] duro nell'attacco politico alla DC (“avete diviso il popolo per tenerlo schiavo: noi lo uniremo per guidarlo al rinnovamento”), ma anche capace di delineare una prospettiva che non riguardava solo il Partito comunista, ma ampi settori della società a partire, ovviamente, dai lavoratori.

   Questa capacità di inquadrare le 'forze motrici' della guerra di posizione che si stava delineando diventava il punto di forza della resistenza alla Vandea clericale. Ed essa poggiava su due punti: la visione di un'Italia che superasse le arretratezze che avevano fatto del paese, dall'unità in poi, una società non al livello dello sviluppo civile delle altre società europee e l'attuazione della Costituzione repubblicana come riferimento istituzionale di una nuova società.

   Questa impostazione ebbe un forte impatto nel determinare un blocco molto ampio di opposizione al fronte reazionario e clericale, rovesciando il disegno di isolare e annientare i comunisti. Al contrario, una gran parte della società italiana, quella che esprimeva interessi progressisti, democratici, culturalmente avanzati, si riconobbe nella battaglia dei comunisti.

   Ecco come Togliatti definiva, nel suo intervento del 10 giugno 1948 alla Camera dei deputati la prospettiva indicata dal partito:

   “Noi siamo un paese nel quale anche quelle trasformazioni sociali ed economiche che altrove sono state compiute sotto la bandiera della rivoluzione borghese e ad opera dei partiti rivoluzionari della borghesia qui non sono avvenute. Una barriera apposita venne elevata per limitare l'influenza tra di noi della grande rivoluzione francese: l'influenza politica ed economica e persino culturale e intellettuale. [...] Abbiamo avuto un movimento nazionale che ci ha dato l'unità e l'indipendenza ma questo movimento, per la sua sostanza sociale, non fu una rivoluzione, fu, semmai, una difesa contro la necessaria rivoluzione sociale che già allora era matura nei rapporti della proprietà agraria e nelle condizioni di vita dei lavoratori.”
   Sta di fatto, però - aggiungeva Togliatti - che sulla base di una per lo meno relativa unità di forze democratiche, quale esistette se non altro nel primo periodo dell'Assemblea costituente, abbiamo scritto e approvato per tutta l'Italia una nuova Costituzione, nella quale la necessità di un radicale rinnovamento economico e sociale è affermata in modo esplicito”.

   Quindi, partendo da qui vengono poste le basi per scavare una solida trincea per far fronte all'attacco reazionario della DC, degli americani e del Vaticano.

   Non dimentichiamoci che ad appena un mese dal discorso pronunciato alla Camera dei deputati,Togliatti subì un'attentato che, nelle intenzioni di chi l'aveva progettato, doveva scatenare una risposta che portasse a una guerra civile che avrebbe dovuto liquidare il PCI. Sembra assurda questa ipotesi, ma in realtà i progetti erano ben concreti date le circostanze.

   Per tornare infatti alle questioni geopolitiche (e anche politiche) di quel periodo teniamo presente che era in progetto la NATO, che avrebbe reso permanente l'occupazione americana in Europa, si andava verso lo scoppio della guerra in Corea, si rendeva permanente la divisione della Germania e si usava la religione, con la scomunica dei comunisti, per intimorire le masse cattoliche. Il partito comunista che si batteva contro queste cose era da considerarsi 'sovversivo' e quindi bisognava usare ogni mezzo per depotenziarne la forza cercando anche di dimostrare che stava preparando un'insurrezione.

   Su questo Togliatti, sempre nel citato intervento alla Camera dei deputati, risponde:
   “...scusate se a questo proposito non posso trattenermi dal darvi una piccola lezione di marxismo e di leninismo. Quando un partito comunista ritiene che le circostanze oggettive e soggettive pongano all'ordine del giorno la necessità che le forze popolari avanzate prendano il potere con le armi, cioè con un'insurrezione, esso proclama questa necessità, lo dice apertamente. Così dissero i bolscevichi nel 1917, e marciarono all'insurrezione a vele spiegate. Così abbiamo fatto noi, comunisti italiani, a partire dal settembre 1943.”

   Se anche non ci furono però insurrezioni e guerre civili, le forze reazionarie, gli americani e il Vaticano di Pio XII condussero ugualmente una sorta di guerra a bassa intensità, fatta di pressioni religiose, di corruzione, di discriminazioni politiche verso i comunisti e anche di repressione aperta, non solo giudiziaria sulla base del codice Rocco non ancora abolito, ma anche armata contro le lotte e le manifestazioni dei lavoratori.

   Tutti ricordano l'eccidio di Portella delle Ginestre in Sicilia, tutti ricordano gli altri morti ad opera della polizia di Scelba nei conflitti di lavoro e contro i contadini in lotta. Tutti ricordano che nel 1950 a Modena, il 9 gennaio, la polizia sparò contro i lavoratori delle Fonderie Orsi e 6 operai caddero morti.

   L'11 gennaio ci furono i funerali degli operai uccisi e in quella Togliatti pronunciò il discorso che riportiamo [qui]. “In uno stato che ha soppresso la pena di morte anche per i più efferati dei delitti, - così disse Togliatti - voi siete stati condannati a morte, e la sentenza è stata su due piedi eseguita, nelle vie della città, davanti al popolo inorridito. Chi vi ha condannato a morte? Chi vi ha ucciso?.... Voi chiedevate una cosa sola, il lavoro, che è la sostanza della vita di tutti gli uomini degni di questo nome. Una società che non sa dare lavoro a tutti coloro che la compongono, è una società maledetta. Maledetti sono gli uomini che, fieri di avere nelle mani il potere, si assidono al vertice di questa società maledetta e, con la violenza delle armi, con l'assassinio e l'eccidio, respingono la richiesta più umile che l'uomo possa avanzare: la richiesta del lavoro.”


   Se le elezioni del 18 aprile del 1948 avevano rideterminato i compiti dei comunisti e del blocco sociale che essi guidavano, la sconfitta della legge truffa il 7 giugno del 1953 segna la fine della guerra in trincea. Il panorama politico cambia e si ripropone per il PCI la necessità di ridefinire la nuova prospettiva politica.

   Subito dopo la vittoria del 7 giugno, in occasione del dibattito parlamentare per la formazione del nuovo governo, il 27 luglio 1953, Togliatti interviene alla Camera dei deputati [qui] e ridefinisce la prospettiva del PCI in questi termini:
   “Bisogna uscire da questa situazione. Ma che cosa chiediamo noi per uscirne? Nel passato avanzammo la richiesta di una distensione. In una riunione del comitato centrale del nostro partito, all'inizio del 1952, formulammo alcune condizioni per una distensione: chiedemmo il rinvio delle spese militari straordinarie, la liquidazione di qualsiasi ostilità preconcetta verso qualsiasi paese e di qualsiasi discriminazione fra cittadini a seconda che aderissero ad un'idea politica o a un'altra e, quindi, il ritorno del governo alla legalità della Costituzione repubblicana. Queste però erano le condizioni che avanzavamo in un momento in cui avevate la maggioranza nel parlamento e volendo tener conto di questa configurazione politica. Sarebbe sbagliato se ci limitassimo a presentare le stesse rivendicazioni dopo l'evento del 7 giugno, che ha spezzato il vostro monopolio politico. Oggi noi chiediamo qualche cosa di più e precisamente: 1) un'azione attiva del governo italiano per la pace; 2) l'inizio e lo sviluppo di una grande lotta contro la miseria e i privilegi sociali attraverso un'azione che, applicando i principi della nostra Costituzione, attui le riforme sociali di cui la Costituzione ha bisogno.”

   La camera bocciò il governo e De Gasperi fu anche costretto a ritirarsi dalla guida della DC, ma nessuna alternativa nuova si delineò all'orizzonte. La DC era stata sconfitta nel suo tentativo di imporre la legge maggioritaria che avrebbe dovuto, comunque, garantire il potere, e i comunisti ritornavano sulla scena politica più forti, ma sempre come partito di opposizione.

   Una cosa però era certa, non solo la DC era stata sconfitta, ma ormai il PCI, dopo la guerra di posizione del 1948-1953, era diventato un partito che non poteva essere eliminato dalla scena politica e con cui bisognava comunque fare i conti.