Gorbaciov organizza il dualismo di potere
che avrebbe scardinato l'URSS

Premessa

Un passaggio decisivo dell'opera di trasformazione del sistema socialista in repubblica parlamentare è stato la decisione gorbacioviana di eleggere il primo Congresso dei deputati del popolo che si riunirà per la prima volta dal 25 maggio al 9 giugno 1989. In questo modo la struttura sovietica viene aggirata e nasce un organo di rappresentanza legato direttamente alle forze che esercitano l'egemonia nel processo di 'rinnovamento'. Si tratta di quelle forze, legate all'occidente, che porteranno alla liberalizzazione dell'economia, all'introduzione di una ideologia borghese in tutti i campi e alla preparazione della implosione dell'URSS.

Per definire la situazione creatasi con l'elezione del Congresso dei deputati del popolo, ci si può richiamare al concetto di dualismo di potere di leniniana memoria, stavolta però rovesciato. Non sono più i soviet a creare il dualismo nei confronti del potere centrale, ma è la nuova borghesia filo-occidentale e nazionalista che ottiene di essere rappresentata in un parlamento dove raccoglie le forze per menare il colpo decisivo, scardinare le strutture socialiste e ritornare al parlamento borghese e alla separazione tra le repubbliche socialiste che compo­nevano l'URSS.

Delle sedute del Congresso dei deputati del popolo riportiamo una 'cronologia' pubblicata nel volumetto "L'ottantanove di Gorbaciov", allegato all'Unità del 28 novembre 1989 [qui].

Questa sintesi non è in grado però di dare da sola una rappresentazione esatta dei punti centrali emersi nel dibattito parlamentare del maggio-giugno '89 e che invece vanno puntualizzati per capire di che cosa si discuteva effettivamente e documentano la sostanza del dualismo di potere a cui abbiamo accennato.

Per chiarire le questioni partiamo innanzitutto dal discorso del primo ministro sovietico N. Rizkov alla riunione dei segretari del partito convocati subito dopo la sessione del Congresso dei deputati del popolo. La relazione del capo del governo sovietico [qui] esprime la grave preoccupazione del partito per quello che sta avvenendo e cioè per il fatto che le accuse che gli vengono rivolte lo privano dell'autorità necessaria agli occhi del popolo determinando la perdita del controllo sulla situazione e anche lo sviluppo di movimenti centrifughi nelle varie repubbliche. In altri termini c'è la conferma che il dualismo di potere sta montando e che il Congresso è il punto di riferimento di questo dualismo.

D'altronde, basta vedere in che modo e su quali interventi si svolge il dibattito (nel volume citato sono riportati anche i testi degli interventi dei deputati) e da questo si capisce la natura politica del Congresso del popolo: revisione dei rapporti tra potere centrale e repubbliche ([qui] alleghiamo il programma del Fronte popolare estone), denuncia della repressione in Georgia (a cui risponde il comandante delle truppe della Transcaucasia [qui], richiesta di pubblicazione dei trattati del patto con la Germania. Si va quindi direttamente al cuore dei problemi che interessano i 'revisionisti', non tanto questioni ideologiche, quanto mettere in discussione la storia e le scelte dell'Unione, come poi puntualmente si è verificato.

Il Congresso dei deputati del popolo non è solo un organismo di rappresentanza politica, ma decide anche sulla scelta degli uomini che devono gestire gli organismi di governo.

Intanto elegge il soviet supremo e il suo presidente, innovando così le procedure di designazione del massimo organismo del potere sovietico, al punto che, al momento della nuova elezione, Eltsin, che era stato bocciato in prima battuta, viene 'ripescato' con il trucco delle dimissioni di un altro membro del Soviet supremo e risulta eletto nonostante la precedente bocciatura. Tra i grandi elettori c'è anche il neodeputato Sakharov. E' la preparazione del cambio delle consegne che avverrà dopo i drammatici avvenimenti seguiti alla proclamazione del (fallito) stato di emergenza e dell'attacco di Eltsin a Gorbaciov che viene liquidato definitivamente.